Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
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giovedì 8 novembre 2012
Gothian. Capitolo 117. La vendetta del Conte di Gothian
Lord Fenrik Steinberg, Conte di Gothian e Re degli Alfar, era furibondo per il modo in cui il suo principale nemico, Marvin Vorkidian, re dei Keltar, era riuscito per la seconda volta a far cadere in trappola le sue truppe.
I licantropi! I maledetti lycans! I massacratori di vampiri! Io credevo di averli sterminati, e invece la stirpe dei Vorkidian li ha nascosti e protetti per mille anni!
Di certo dovevano aver avuto la protezione di qualcuno dei loro dei.
Cernunnos, il signore delle foreste, Lugh, dio della luce e suo figlio Belenos, dio del sole, primo re dei Keltar e antenato dei Vorkidian! Ho sottovalutato l'astuzia di Marvin... ma ora pagherà per questo affronto! La mia vendetta sarà terribile!
Si rivolse al suo stato maggiore:
<<Preparate i draghi neri! Caleremo dall'alto contro il nemico! E liberate tutti i miei mostri: il Rancor, il Behemmot, gli Ogres, gli Orks, i Goblin, i Gremlis, i Golem, gli Zombie e i Troll! Scatenate l'inferno!>>
I draghi neri non emettevano fiamme, ma ghiaccio azzurrognolo. Per questo si erano salvati nella precedente battaglia presso Caemlyn, dove Atar aveva privato di energie i draghi del fuoco.
Salito sulla sua cavalcatura volante, Balerion, il più grande dei draghi neri, Lord Fenrik si diresse immediatamente nella direzione di Marvin Vorkidian.
Evidentemente il giovane re dei Keltar doveva aver previsto anche questa mossa, perché mentre l'orda di mostri avanzava verso l'imboccatura della valle di Endor, contro di loro si schierarono compatte le cinque legioni di Lathear guidate da Masrek Eclionner.
Di Masrek gli importava poco. Non era mai stato un valido combattente, e qualunque vampiro avrebbe potuto avere facilmente la meglio su di lui.
No, era Marvin il vero rivale. In lui il sangue degli Eclionner e dei Vorkidian aveva creato qualcosa di più di un re o di un guerriero: era un profeta e un semidio, per questo andava fermato!
Fenrik si fece trasportare dal suo drago nero proprio nel punto in cui Marvin lo attendeva.
<<Marvin Eclionner Vorkidian!>> gridò <<preparati a subire mutilazioni ben peggiori di quelle che inflissi a tuo nonno Sephir, nell'anno della Primavera di Sangue! Ti farò soffrire così tanto che alla fine mi implorerai di darti la morte!>>
N.d.A. Nell'immagine iniziale Fenrik di Gothian è interpretato da Tom Cruise nei panni di Lestat de Lioncour, come appare nel film "Intervista col vampiro".
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sabato 8 settembre 2012
Gothian. Capitolo 95. Alienor e Lilieth incontrano un misterioso messaggero
Sono sopravvissuta anche a questa prova. Quanto dovrò soffrire ancora, prima che gli dei ritengano che abbia pagato abbastanza per i miei privilegi?
Ma non si trattava solo di un prezzo da pagare. Era anche una lezione di vita.
Chi ha sofferto e ne è uscito ha una cognizione in più: sa che si può sopravvivere.
Mentre meditava su questi pensieri, vide che, presso la riva sud delle paludi, un misterioso personaggio incappucciato e con una verga in mano aspettava immobile, circondato da una luce verdastra.
Sembra un messaggero di morte
Alienor rivolse uno sguardo interrogativo a Lilieth, che osservava, preoccupata, quell'ombra.
Come sempre il più pragmatico fu Vyghar il Pirata, che con un cannocchiale cercò di capire chi fosse quel personaggio.
<<Per tutti i fulmini!>> gridò <<Non è possibile! E' il Priore Mollander! Ma secondo le mie informazioni dovrebbe essere morto nel rogo della Grande Canonica... che razza di stregoneria è mai questa?>>
Lilieth conosceva la risposta:
<<Necromanzia... si è sempre sospettato che Mollander fosse un negromante, e ora ne abbiamo la prova. Egli è riuscito a tenere in vita il suo fantasma, e rimarrà in questo mondo fino a quando non avrà compiuto tutte le sue vendette. E' noto che l'odio dà una ragione di vita persino ai morti!>>
Alienor rabbrividì:
<<Cosa vuole da noi? Che male gli abbiamo fatto?>>
Lilieth scosse il capo:
<<Nessun male, non ce l'ha con noi... credo che noi saremo solo gli strumenti della sua vendetta>>
Vyghar si mostrò d'accordo:
<<Se vuole vendicarsi per quello che gli ha fatto Marigold, quando ha dato fuoco alla Grande Canonica, allora sarò ben lieto di collaborare con lui per far fuori la Dama Gialla!>>
Ad Alienor non piaceva molto l'idea di allearsi con un negromante.
Peggio ancora... con il fantasma di un negromante!
Quando infine giunsero alla riva, lo spettro di padre Mollander si mostrò a loro molto più realistico di quanto avessero immaginato.
<<Vorrei potervi stringere la mano, ma ahimè non posso farlo, essendo io puro spirito>>
<<Sulla vostra purezza avrei qualcosa da ridire, Padre Mollander!>> replicò il Pirata.
Il fantasma del vecchio sacerdote sorrise:
<<Vedo che non c'è bisogno di presentazioni! I miei omaggi ad Alienor di Alfàrian, legittima regina degli Alfar, e a Lilieth Vorkidian, regina madre dei Keltar!>>
Gli occhi di Lilieth si commossero:
<<Regina madre? Questo vuol dire che Marvin...>>
<<Esattamente: Marvin è stato proclamato Re dei Keltar dall'Assemblea del popolo. La dinastia Vorkidian è stata restaurata>>
La gioia di Lilieth fu intensa... ma breve:
<<Il difficile però deve ancora venire>>
Mollander annuì sorridendo:
<<E' per questo che vi serve il mio aiuto>>
Vyghar intervenne immediatamente:
<<A che prezzo?>>
Lo spettro ridacchiò:
<<Siete sempre il solito mercenario, Lord Vyghar di Linthael!>>
<<E voi il solito stregone doppiogiochista! Immagino che saremo le vostre pedine per vendicarvi di Marigold di Gothian!>>
Il solo nome della Dama Gialla, imperatrice dei Lathear, fece calare il silenzio.
L'espressione di padre Mollander divenne seria:
<<Tra poco i pretoriani di Marigold vi arresteranno. Sì, sono stato io a dirle dove trovarvi, ma solo per rendervi più facile il compito che dovete svolgere. >>
Vyghar fece per protestare, ma Lilieth lo fermò e Mollander riprese:
<<Lady Alienor e Lady Lilieth, voi sarete ospitate nel nuovo edificio della Grande Canonica, sotto la mia protezione. Marigold vorrebbe servirsi di voi come ostaggi per ricattare Marvin e convincerlo a sposarla, ma commetterà l'errore, da me suggerito, di affidare la guardia della Canonica a Lord Vyghar, dietro un lauto compenso, ignorando che il Pirata gentiluomo ora ha altre priorità, diciamo... sentimentali...>> e strizzò l'occhio a Lilieth.
<<E la nostra missione?>> chiese Alienor.
<<Sarà Marigold stessa a consegnare il sigillo di Masrek al senatore Velares, capo dell'opposizione, che potrà finalmente testimoniare che la successione di Elner XI è illegittima, e che il legittimo erede è Marvin. A questo punto farò in modo che voi, Lady Lilieth, potrete tenere un discorso al Senato imperiale>>
Lilieth era perlessa:
<<Voglio parlare col senatore Velares in privato e lasciare a lui l'iniziativa. Se parlassi io direttamente al Senato, tutti penserebbero che sia d'accordo con Marigold!>>
Mollander tornò a sorridere:
<<Milady, voi mi sottovalutate! Sarò io ad avvertire Velares, e naturalmente anche Marvin, che tutta questa sceneggiata è una trappola per preparare la detronizzazione e la caduta della Dama Gialla e, contemporaneamente, della dinastia Eclionner!>>
Alienor intervenne:
<<E voi, Mollander, cosa ci guadagnate, in tutto questo?>>
Lo spettro le sorrise quasi dolcemente:
<<Il Paradiso, naturalmente! La giusta ricompensa per aver impedito che i demoni Atar ed Eclion imponessero il loro dominio su Lathena per altri mille anni!>>
Alienor rimase scettica:
<<Il Paradiso? Voi siete un negromante, uno stregone... un malvagio!>>
A quelle parole lo spettro di Mollander divenne grande e terribile:
<<Un giorno capirete che a volte i "cattivi" hanno un'umiltà che i "buoni", nella loro presunzione, non conoscono>>
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domenica 29 luglio 2012
Gothian. Capitolo 89. Marvin entusiasma l'Assemblea dei Keltar
Dalla folla immensa riunita nella Piana delle Assemblee, a est della foresta di Broceland, s'irradiava quell'atmosfera nel contempo tesa e fremente delle grandi occasioni, quelle in cui si è consapevoli che si sta "facendo la Storia".
Marvin indossava le vesti regali, la corona e la spada di Vorkidex, simboli della legittimità del suo diritto a regnare sui Keltar, ma il suo animo non era quello di un sovrano assoluto.
Non regnerò contro la volontà del mio popolo. Se il mio discorso non li convincerà, non imporrò la mia presenza.
Il druido Gwydion era al suo fianco, e questo era molto importante.
Senza l'appoggio dei druidi, non andrò da nessuna parte.
Alla sua sinistra, vi era Ser Ywain de Bors, figlio del Duca di Amnisia.
Lui rappresenta i cavalieri e i feudatari.
Accanto a lui, il generale Torq rappresentava i fanti, i guerrieri non dotati di cavallo, che erano la stragrande maggioranza.
I fanti sono il popolo! Non i cavalieri e i nobili, ma i guerrieri a piedi. Sono loro che devo convincere! E' a loro che devo comunicare che valgo qualcosa non perché sono discendente dei cento re, ma perché sono Marvin Vorkidian, e basta!
Li guardò e vide nei loro volti qualcosa che assomigliava a un fermento religioso.
Aspettavano da troppo tempo il Profeta. Hanno bisogno di credere in me! Non posso deluderli, non devo...
Gwydion gli impartì la benedizione e poi disse: <<E' il momento!>>
Marvin annuì, salì su un podio, e cercò di raccogliere tutte le sue forze, chiedendo l'aiuto interiore delle memorie di Vorkidex.
Sollevò il braccio destro, con il palmo della mano rivolto verso di sé, come sono soliti salutare i sovrani, e questo gesto fu subito accolto con una ovazione.
Vogliono credere in me, sono stanchi di aspettare.
Questo pensiero lo fece sentire in profonda empatia con la folla che aveva davanti:
<<Popolo dei Keltar, cittadini della Federazione, il giorno della riscossa è arrivato!>>
<<Sono Marvin Vorkidian, della tribù dei Keltar Senia, e sono il rappresentante del ducato di Amnisia. Quando sono giunto a Floriana, sono stato riconosciuto dall'Arciduca come legittimo discendente di re Vorkidex. Inoltre l'Arcidruido in persona mi ha iniziato agli Arcani Supremi, e mi ha mandato in missione prima nella foresta di Broceland e poi alle sorgenti dell'Amnis. Qui ho ricevuto l'investitura dalla Dama del Lago, che mi ha consegnato questa spada e questa corona. Ma tutto questo non vale nulla, se voi non mi concederete la vostra fiducia>>
L'Assemblea mostrò rispetto ed attenzione.
Marvin si fece forza:
<<C'è stato un tempo in cui il Regno dei Keltar era grande e felice! In quel tempo, la capitale era Caemlyn, che ora molti considerano una leggenda. Ma non è una leggenda! Io l'ho vista con i miei occhi! La Dama del Lago me l'ha mostrata! Caemlyn esiste ancora, ed è pronta a tornare all'antica grandezza!>>
<<A Caemlyn vi sono templi che adorano non solo gli angeli a cui i nostri druidi rivolgono le loro preghiere, ma anche il supremo Dio del Bene, Ahura Mazda, per il quale la Dama Vivien ha offerto la propria intercessione. Su questa roccia intendo riedificare il Regno dei Keltar, e le forze del Male non prevarranno su di noi!>>
L'Assemblea esplose in una ovazione, ma i druidi rimasero seduti, perché quella rivelazione risultava contraria ad un principio di equilibrio tra Bene e Male, che era considerato il fondamento stesso degli Arcani Supremi.
Un druido anziano si alzò e tuonò: <<Non prevalebunt! Questa era la formula nella lingua dei Lathear, il popolo che ci ha schiacciato e umiliato per mille anni! Siamo stati come gente perduta sulla terra, senza neanche un padrone! Ed ora tu, Marvin Eclionner, nipote di Sephir il Sanguinario, vieni qui a sovvertire le nostre tradizioni e ti proclami re e profeta, mentre io in te vedo solo il futuro despota che regnerà su Lathena a fianco della Dama Gialla!>>
Marvin si era aspettato quell'obiezione.
Attese qualche istante, osservando la folla, che voleva da lui una risposta convincente.
<<Fino a pochi mesi fa, credevo che mio padre fosse morto, e non conoscevo il suo cognome. Sono nato e cresciuto tra i Keltar, col cognome di mia madre: Vorkidian, l'unico cognome che intendo portare per il resto della mia vita. Non ho nessuna intenzione di accettare compromessi con Marigold di Gothian! Se la mia legittimità come erede al trono imperiale di Lathena sarà riconosciuta, allora io regnerò come un Vorkidian, e porterò la pace tra i popoli a cui appartengono i miei genitori. I Keltar e i Lathear saranno liberi e sovrani nei propri territori, ed io sarò garante di questo reciproco rispetto. Ma nel mio cuore, io sono prima di tutto un Keltar, e prima di tutto un Vorkidian. Con me, la dinastia Eclionner avrà fine, ed una nuova stirpe sorgerà, se anche Alienor di Alfarian vorrà contribuire con me al sogno di unire e pacificare sotto una sola patria i tre popoli del Continente Centrale!>>
<<I druidi non devono temere ciò che ho visto riguardo a Caemlyn e ai templi di Ahura Mazda. Questo era il culto principale, più di mille anni fa. Sappiano i druidi che io, come Profeta, non minaccio la religione, ma intendo riportarla alla sua originaria purezza. Non sono venuto per abolire la tradzione e la legge, ma per portarle a compimento!>>
L'Assemblea tornò ad applaudirlo con rinnovato entusiasmo, ma i druidi apparivano perplessi.
Marvin rivolse uno sguardo di sincera comprensione verso di loro.
<<Rispetto i vostri dubbi, ma vi prego: accettate questo mio gesto di pace, altrimenti non potrò mai essere il vostro Profeta>>
Gwydion, a fianco a lui, incominciò ad applaudire, e con un vigoroso cenno della mano, invitò i suoi colleghi druidi a fare altrettanto.
I più giovani si unirono subito a lui, seguiti lentamente dai più anziani, finché la maggioranza dei religiosi si dimostrò consenziente.
Marvin ebbe un sospiro di sollievo.
<<Non pretendevo l'unanimità. Questa maggioranza mi basta. E l'opposizione avrà sempre i suoi diritti>>
Mentre l'Assemblea gridava a gran voce: <<Viva il Re!>> Marvin scorse tra la folla il sacerdote Lathear dalla pelle scura, Padre Ulume, che annuiva soddisfatto.
Anche la sua missione ha avuto compimento: oggi ha visto la mia scelta. Essere un Vorkidian e non un Eclionner. Essere devoto ad Ahura Mazda e non al demone Eclion. In nome di questo, un giorno anche i Lathear mi saranno riconoscenti.
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sabato 14 luglio 2012
Gothian. Capitolo 85. Marvin convoca l'assemblea dei Keltar
Quando Marvin fece ritorno dal viaggio solitario verso le fonti dell'Amnis, incontrò a metà strada il druido Gwydion, il cavaliere ser Yvain de Bors e , con sua sorpresa, anche il sacerdote Padre Ulume, in rappresentanza della delegazione dei Lathear.
Mostrò loro la spada, ed essi rimasero estasiati.
L'elsa era costituita da un sole dorato, simbolo di Belenos, angelo del sole e capostipite della stirpe dei Vorkidian.
L'acciaio era decorato e sfavillante, l'arma era enorme e incuteva paura.
Ma sul suo significato non c'erano dubbi, e Gwydion per primo si inginocchiò dicendo:
<<Lunga vita al re dei Keltar, Marvin, primo del suo nome, della stirpe Vorkidian, Figlio di cento re, Principe promesso e Profeta del nostro popolo!>>
Marvin accettò l'omaggio, che venne prestato anche da Ser Yvain.
Ulume, essendo un Lathear, si limitò ad un inchino, ma nel suo sguardo c'era la consapevolezza di chi ha visto compiersi un'antica profezia.
Marvin accettò l'omaggio, ma poco aiutò gli amici a rialzarti, e fece un cenno di ringraziamento anche al sacerdote lathear:
<<Amici miei, vi ringrazio per aver riconosciuto per primi la mia regalità, ma il difficile incomincia adesso!
Dovrò parlare ai rappresentati di tutti i Keltar riuniti in assemblea: tutti devono sapere cosa mi è stato detto da Vivien, e conoscoscere qual è la mia missione e come riusciremo a proteggere il nostro popolo e la nostra terra>>
Gwydion sollevò una mano in un gesto di benedizione e rispose:
<<I rappresentanti sono già già stati convocati, mio signore!>>
Ser Yvain aggiunse: <<Ci aspettano a est della foresta di Broceland. Attendono voi, mio re!>>
Marvin sorrise: <<Continuate a chiamarmi col mio nome, senza titoli o forme di cortesia>>
Poi vide che era stato preparato un cavallo nero per lui.
<<Quello è il dono della Congregazione dei Druidi>> disse Gwydion
Marvin aveva appreso l'arte dell'equitazione, così come anche le tecniche di combattimento e l'uso delle armi, quando i ricordi di Vorkidex si erano risvegliati in lui.
<<Non so se tutto quello che ho da dire farà piacere ai druidi>>
Gwydion annuì:
<<Un profeta deve dire anche cose scomode, ed essere pronto ad andare contro le tradizioni. I druidi lo sanno. Se tu troverai le parole giuste per raccontare ciò che ti è stato detto e che hai visto, allora capiranno!>>
Marvin scosse il capo: <<Ci sono cose che non piaceranno neanche a te...>>
<<Per esempio?>> chiese il giovane druido.
<<Vivien ha confermato qualcosa che sospettavo da tempo. La dottrina degli Arcani Supremi contiene degli errori>>
Gwydion capì che erano questioni troppo delicate per parlarne in quel momento, ma il sacerdote Padre Ulume, che aveva sentito, dichiarò:
<<Anche i confratelli della Sacra Canonica hanno molti dubbi su alcune questioni legate agli Arcani Supremi. Soprattutto sul tema dell'intercessione dell'entità sovrumana di fronte alla divinità>>
Ser Yvain, per spezzare la tensione, intervenne.:
<<E credete che all'Assemblea dei Keltar importi qualcosa di queste fumisterie metafisiche?>>
Gwydion approfittò di questa domanda per deviare il discorso:
<<Dipende da come saranno rappresentate le varie fazioni... che rappresentanza avranno i druidi, e quanta i guerrieri o i contadini?>>
Marvin si mostrò sicuro di sé:
<<Ho le memorie di Vorkidex nella mia mente: so bene come erano organizzate le assemblee del regno, prima che Arexatan ci sottomettesse! Torneremo a quelle istituzioni, e sarà un progresso!>>
N.d.A.
Marvin Vorkidian è rappresentato da Jon Snow ne "Il trono di spade" di George Martin.
L'espressione "Figlio di Cento Re" è tratta dai romanzi della serie di Avalon, i prequel de "Le nebbie di Avalon" di Marion Zimmer Bradley.
Il druido Gwidion è rappresentato da re Baelor Targaryen il Benedetto ne "Le cronache del ghiaccio e del fuoco".
La mappa dell'alta valle amnisiana ricalca alcuni tratti del Piemonte e della Valle d'Aosta. I toponimi sono facilmente riconducibili alle città di quella zona.
I Keltar sono i Celti, di cui ho ricostruito le istituzioni in maniera distante dall'originale, come se la Gallia non fosse mai stata invasa dai Franchi, né cristianizzata. E' una sorta di ucronia.
Ser Ywain de Bors è rappresentato da ser Loras Tyrell in "A games of thrones" dove vince il torneo di Approdo del re e dona la rosa a Sansa Stark.
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mercoledì 9 maggio 2012
Gothian. Capitolo 54. Il Conte Fenrik sposa la Regina degli Alfar
La rocca di Alfarian era caduta in mano agli Albini di Gothian senza opporre alcuna resistenza, a causa del tradimento di Ser Gahel, capitano delle guardie, amante della regina Alyx e spia del Conte Fenrik.
Il Conte in persona si era insediato da padrone nella reggia e aveva subito convocato la regina degli Alfar al suo cospetto.
Quando l'aveva visto, Alyx si era meravigliata. Si era aspettata un orribile vecchio e si era invece trovata di fronte ad un uomo giovane, per quanto albino, e con un fascino che lo rendeva persino attraente.
Ma dietro doveva esserci una spiegazione legata alla sua natura di vampiro.
Ma dietro doveva esserci una spiegazione legata alla sua natura di vampiro.
E' il sangue che ha bevuto... lo ha fatto ringiovanire!
Il Conte le aveva concesso di sedersi al suo fianco, segno di grande onore, e aveva ordinato ad una ancella di portare da bere.
«Scusate se non mi unisco a voi, Maestà, ma io non bevo… vino»
Quella pausa tra le due ultime parole aveva tolto i residui dubbi circa la natura di Lord Fenrik.
La regina però non ne aveva paura.
«Parlate pure liberamente, Lord Fenrik. Non ho intenzione di oppormi ai vostri disegni»
Il Conte parve compiaciuto:
La regina però non ne aveva paura.
«Parlate pure liberamente, Lord Fenrik. Non ho intenzione di oppormi ai vostri disegni»
Il Conte parve compiaciuto:
«Mi compiaccio per la vostra ragionevolezza, Lady Alyx. Del resto il mio esercito ha interamente conquistato il Regno degli Alfar. Io stesso ho guidato i miei Albini in battaglia contro re Kerelik, e l'ho affrontato in duello. Potete mettere da parte le richieste di annullamento del matrimonio: ora siete vedova»
Alyx accolse la notizia con sguardo complice:
«Io vedova, e voi divorziato... se le voci su Lady Marigold sono vere...»
Il Conte si era fissato le unghie per un po' prima di rispondere:
«Ha commesso un errore e lo pagherà caro. Ma almeno ora anch'io posso risposarmi»
Alyx aveva capito subito dove Fenrik voleva andare a parare.
In quanto a cinismo sembravano fatti l'uno per l'altra.
Senza dire nulla si era tolta il mantello e si era avvicinata a lui con le mani tese in segno di sottomissione.
Il Conte non era uomo di grandi passioni, e anche se era nota la sua predilezione per le bionde donne Alfar, sapeva distinguere tra un tentativo di seduzione ed un contratto di matrimonio.
In quanto a cinismo sembravano fatti l'uno per l'altra.
Senza dire nulla si era tolta il mantello e si era avvicinata a lui con le mani tese in segno di sottomissione.
Il Conte non era uomo di grandi passioni, e anche se era nota la sua predilezione per le bionde donne Alfar, sapeva distinguere tra un tentativo di seduzione ed un contratto di matrimonio.
«Accetto la vostra sottomissione, Lady Alix, e vi propongo un accordo»
La regina aveva sorriso.
I vampiri conoscono un solo tipo di accordo.
Desiderava l'eterna giovinezza e non aveva più nulla da perdere.
«Lady Alyx, vi offro il dono della vita eterna su questa terra. In cambio voi dovrete sposarmi e riconoscermi come legittimo sovrano»
C'era un'unico punto su cui Alyx doveva contrattare:
«Che ne sarà dei miei figli?»
La regina aveva sorriso.
I vampiri conoscono un solo tipo di accordo.
Desiderava l'eterna giovinezza e non aveva più nulla da perdere.
«Lady Alyx, vi offro il dono della vita eterna su questa terra. In cambio voi dovrete sposarmi e riconoscermi come legittimo sovrano»
C'era un'unico punto su cui Alyx doveva contrattare:
«Che ne sarà dei miei figli?»
Il Conte parve ricordarsi solo in quel momento che Alyx aveva tre figli.
«Farò loro un'offerta che non si può rifiutare»
La regina conosceva i suoi figli. L'unica che avrebbe potuto creare dei problemi era Alienor, che per fortuna si trovava a sud.
«Farò loro un'offerta che non si può rifiutare»
La regina conosceva i suoi figli. L'unica che avrebbe potuto creare dei problemi era Alienor, che per fortuna si trovava a sud.
Alyx aveva annuito e poi aveva scoperto il collo pallido, offrendolo al morso del vampiro.
Fenrik, senza alcuna esitazione, l'aveva addentata in modo così violento e profondo che l'emorragia l'aveva portata rapidamente ai confini della morte.
Fenrik, senza alcuna esitazione, l'aveva addentata in modo così violento e profondo che l'emorragia l'aveva portata rapidamente ai confini della morte.
Il Conte aveva poi sollevato la bocca dal fiero pasto e mentre la teneva tra le braccia, aveva recitato una formula solenne:
«Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se morto, vivrà. Chi vive e crede in me non morirà in eterno»
Con un coltello si era fatto un piccolo taglio, da cui era gocciolato un sangue nero e gelido, che egli raccolse in una coppa dorata.
Era il suo santo Graal.
«Questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti i remissione dei peccati. Prendete e bevetene. Fate questo in memoria di me»
Alyx aveva bevuto senza protestare.
Il Conte allora si lasciò andare alle confidenze:
Era il suo santo Graal.
«Questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti i remissione dei peccati. Prendete e bevetene. Fate questo in memoria di me»
Alyx aveva bevuto senza protestare.
Il Conte allora si lasciò andare alle confidenze:
«Io sono il Principe dei non-morti, e mio padre è il Signore dei ghiacci, Gothar, detto il Consigliere, perché il supremo Ahriman, Dio del Male, ascolta lui, prima di ogni altro demone.
Che dunque il potere dei ghiacci si unisca a quello del sangue nel donarti l'eterna giovinezza, in nome di Gothar il Consigliere»
E la giovinezza.
Era come se si fosse destata da un sogno.
Quel sogno era la mia vita.
Da quel momento era incominciata la non-morte.
E le piaceva.
E le piaceva.
Il Conte l'aveva aiutata a rimettersi in piedi.
«Ora, mia cara Alyx, dobbiamo formalizzare la nostra alleanza e la nostra unione. Chiamate un notaio e quattro testimoni. Non ci vorrà molto»
«Ora, mia cara Alyx, dobbiamo formalizzare la nostra alleanza e la nostra unione. Chiamate un notaio e quattro testimoni. Non ci vorrà molto»
Alyx aveva eseguito tutto senza protestare, ma si era presentata con un singolare abito da sposa, indossando come corona un trofeo di caccia di qualche defunto antenato. L' "abito da sposa" non era da meno. In fondo, era pur sempre il suo matrimonio!
Fenrik aveva apprezzato, con un lievissimo, ma inequivocabile sorriso.
L'aveva poi condotta senza preamboli in camera da letto.
Per rendere valido il matrimonio, bisognava consumarlo.
Fenrik si era rivelato un amante insospettabilmente vigoroso.
Marigold è stata una sciocca a lasciarlo.
L'aveva poi condotta senza preamboli in camera da letto.
Per rendere valido il matrimonio, bisognava consumarlo.
Fenrik si era rivelato un amante insospettabilmente vigoroso.
Marigold è stata una sciocca a lasciarlo.
Si rivolse verso il suo sposo.
«Ora che faremo?» gli chiese Alyx mentre lui si rivestiva.
La risposta di Fenrik non si fece attendere:
«Andremo a sud, nella Federazione Keltar. Farò a Marvin Vorkidian un'offerta che si non può rifiutare...»
N.d.A.
Il popolo degli Alfar nasce dalla commistione degli Elfi con i popoli germanici del nord.
Il Conte Fenrik di Gothian è rappresentato da Alucard di Castlevania.
Famosa la battuta di Dracula: "Io non bevo... vino..."
I vampiri di Gothian sono nati dalla trasformazione in non-morti del popolo degli Albini, che gli Alfar avevano esiliato a nord del circolo polare artico. La prima a trasformarsi fu la madre del conte, Herberta von Steinberg, contessa di Gothian, ad opera del demone dei ghiacci, Gothar il Consigliere.
Famosa anche la battuta del Padrino: "Gli faremo un'offerta che non si può rifiutare" nel capolavoro di Francis Ford Coppola.
La frase di Fenrik sul sangue e l'immortalità è una versione modificata e decisamente demoniaca di una frase presente nel Vangelo di Giovanni: "Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se morto, vivrà. Chi vive e crede in me non morirà in eterno". Questo noto passaggio è stato spesso ripetuto o riformulato nei contesti più vari, ricordo, per esempio, la serie "x-files".
L'immagine del "sollevare la bocca" è dantesca, si pensi al conte Ugolino che "la bocca sollevò dal fiero pasto".
Ahiriman è il dio del male nello Zoroastrismo (religione persiana antica rivelata dal profeta Zarathustra).
Le immagini femminili sono di Luis Royo.
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sabato 17 marzo 2012
Maria José, la Regina di Maggio (1° parte)
Marie José Charlotte Sophie Amelie Henriette Gabrielle di Sassonia-Coburgo-Gotha
(Ostenda, 4 agosto 1906 – Ginevra, 27 gennaio 2001), nata principessa reale del Belgio, fu l'ultima regina d'Italia come consorte di Umberto II di Savoia.
Poiché il suo regno durò solamente dal 9 maggio al 12 giugno 1946, venne soprannominata dagli Italiani: la Regina di maggio.
Era figlia del re del Belgio, Alberto I di Sassonia-Coburgo-Gotha, cugino del re Giorgio V del Regno Unito, e di Elisabetta di Wittelsbach, della casa reale di Baviera, omonima dell'imperatrice d'Austria, Sissi, sua prozia.
Difficilmente si sarebbe potuto trovare un sangue più "blu" di quello della principessa reale del Belgio per l'erede al trono d'Italia, Umberto di Savoia. Il loro matrimonio era stato combinato fin da quando Maria José era ancora bambina. La sua provenienza dal più aperto ambiente reale belga e l'educazione di stampo moderno che aveva ricevuto, si scontravano con il rigore della più chiusa monarchia italiana. La più classica educazione e istruzione dello stesso Umberto e, soprattutto, il ligio ossequio del principe all'etichetta, alle regole e all'autorità paterna, furono tutti fattori di ostacolo alla riuscita della loro unione. In seguito, Maria José avrebbe confidato all'amico giornalista, Indro Montanelli, che in confronto alla casa reale del Belgio, la casa reale di Savoia le era apparsa fin da subito "un frigidaire", ossia un frigorifero!
Le nozze con il Principe di Piemonte furono celebrate a Roma l'8 gennaio del 1930 nella Cappella Paolina del palazzo del Quirinale.
La coppia trascorse i primi anni di matrimonio a Torino, dove Umberto comandava il 92º reggimento di fanteria con il grado di colonnello. Negli anni torinesi la principessa preferì sottrarsi ai rapporti con gli esponenti della nobiltà e con la cerchia delle amicizie del marito, ritagliandosi spazi e frequentazioni personali.
Anche a Roma, nell'appartamento privato del Quirinale, ricevette filosofi, intellettuali e scrittori in modo del tutto indipendente da Umberto.
Diverso e sotto alcuni aspetti più felice fu il periodo trascorso da Maria José e Umberto a Napoli, dove essi si trasferirono nel 1933, complici probabilmente l'ambiente umano e il clima. Di certo la vita di coppia venne allietata in questo periodo dalla nascita di tre dei loro quattro figli: Maria Pia il24 settembre 1934; Vittorio Emanuele il 12 febbraio 1937; Maria Gabriella il 24 febbraio 1940. La quartogenita, la principessa Maria Beatrice, nacque a Roma il 2 febbraio 1943.
Maria José si occupò personalmente dei suoi figli, sia nei soggiorni autunnali al Castello Reale di Racconigi che in quelli estivi di Villa Maria Pia a Posillipo
Non vi fu mai simpatia tra la principessa e Mussolini, specie dopo l'alleanza con Hitler e la firma delle leggi razziali. Da quel momento, Maria José non nascose i propri sentimenti di ostilità nei confronti dell'operato di Mussolini e anche Umberto, del resto, faticava a nascondere un certo dissenso.
Fino allo scoppio della guerra, la sua vita fu comunque serena, e caratterizzata da una partecipazione ad iniziative benefiche e viaggi in tutto il paese e all'estero. Per tutto questo si guadagnò la simpatia di buona parte degli Italiani, anche di molti che non vedevano con favore i Savoia o la stessa monarchia.
Ecco una curiosa immagine risalente ad un viaggio in Libia, allora parte dell'impero coloniale italiano.
Attenta alla politica interna e internazionale, nel 1939 Maria José sostenne che l'Italia non era nelle condizioni di sostenere, e tanto meno vincere, una guerra. Quando l'Italia entrò in guerra, nel 1940, la principessa promosse un'azione segreta volta a collegare l'ambiente antifascista direttamente con i Savoia. A tal fine incontrò personaggi come Benedetto Croce, Ugo la Malfa, Ivanoe Bonomi, Elio Vittorini, Alcide de Gasperi.
Mussolini era al corrente delle azioni della principessa, ma ne sottovalutò l'importanza, considerando che il re era comunque dalla parte del governo, almeno fino al 1942. Nell'ambiente della monarchia, per questa ragione, Maria José venne definita da molti "l'unico uomo di Casa Savoia".
(Ostenda, 4 agosto 1906 – Ginevra, 27 gennaio 2001), nata principessa reale del Belgio, fu l'ultima regina d'Italia come consorte di Umberto II di Savoia.
Poiché il suo regno durò solamente dal 9 maggio al 12 giugno 1946, venne soprannominata dagli Italiani: la Regina di maggio.
Era figlia del re del Belgio, Alberto I di Sassonia-Coburgo-Gotha, cugino del re Giorgio V del Regno Unito, e di Elisabetta di Wittelsbach, della casa reale di Baviera, omonima dell'imperatrice d'Austria, Sissi, sua prozia.
Difficilmente si sarebbe potuto trovare un sangue più "blu" di quello della principessa reale del Belgio per l'erede al trono d'Italia, Umberto di Savoia. Il loro matrimonio era stato combinato fin da quando Maria José era ancora bambina. La sua provenienza dal più aperto ambiente reale belga e l'educazione di stampo moderno che aveva ricevuto, si scontravano con il rigore della più chiusa monarchia italiana. La più classica educazione e istruzione dello stesso Umberto e, soprattutto, il ligio ossequio del principe all'etichetta, alle regole e all'autorità paterna, furono tutti fattori di ostacolo alla riuscita della loro unione. In seguito, Maria José avrebbe confidato all'amico giornalista, Indro Montanelli, che in confronto alla casa reale del Belgio, la casa reale di Savoia le era apparsa fin da subito "un frigidaire", ossia un frigorifero!
Le nozze con il Principe di Piemonte furono celebrate a Roma l'8 gennaio del 1930 nella Cappella Paolina del palazzo del Quirinale.
La coppia trascorse i primi anni di matrimonio a Torino, dove Umberto comandava il 92º reggimento di fanteria con il grado di colonnello. Negli anni torinesi la principessa preferì sottrarsi ai rapporti con gli esponenti della nobiltà e con la cerchia delle amicizie del marito, ritagliandosi spazi e frequentazioni personali.
Anche a Roma, nell'appartamento privato del Quirinale, ricevette filosofi, intellettuali e scrittori in modo del tutto indipendente da Umberto.
Diverso e sotto alcuni aspetti più felice fu il periodo trascorso da Maria José e Umberto a Napoli, dove essi si trasferirono nel 1933, complici probabilmente l'ambiente umano e il clima. Di certo la vita di coppia venne allietata in questo periodo dalla nascita di tre dei loro quattro figli: Maria Pia il24 settembre 1934; Vittorio Emanuele il 12 febbraio 1937; Maria Gabriella il 24 febbraio 1940. La quartogenita, la principessa Maria Beatrice, nacque a Roma il 2 febbraio 1943.
Maria José si occupò personalmente dei suoi figli, sia nei soggiorni autunnali al Castello Reale di Racconigi che in quelli estivi di Villa Maria Pia a Posillipo
Non vi fu mai simpatia tra la principessa e Mussolini, specie dopo l'alleanza con Hitler e la firma delle leggi razziali. Da quel momento, Maria José non nascose i propri sentimenti di ostilità nei confronti dell'operato di Mussolini e anche Umberto, del resto, faticava a nascondere un certo dissenso.
Fino allo scoppio della guerra, la sua vita fu comunque serena, e caratterizzata da una partecipazione ad iniziative benefiche e viaggi in tutto il paese e all'estero. Per tutto questo si guadagnò la simpatia di buona parte degli Italiani, anche di molti che non vedevano con favore i Savoia o la stessa monarchia.
Ecco una curiosa immagine risalente ad un viaggio in Libia, allora parte dell'impero coloniale italiano.
Attenta alla politica interna e internazionale, nel 1939 Maria José sostenne che l'Italia non era nelle condizioni di sostenere, e tanto meno vincere, una guerra. Quando l'Italia entrò in guerra, nel 1940, la principessa promosse un'azione segreta volta a collegare l'ambiente antifascista direttamente con i Savoia. A tal fine incontrò personaggi come Benedetto Croce, Ugo la Malfa, Ivanoe Bonomi, Elio Vittorini, Alcide de Gasperi.
Mussolini era al corrente delle azioni della principessa, ma ne sottovalutò l'importanza, considerando che il re era comunque dalla parte del governo, almeno fino al 1942. Nell'ambiente della monarchia, per questa ragione, Maria José venne definita da molti "l'unico uomo di Casa Savoia".
Il 6 agosto 1943 Maria José venne convocata dal suocero, il quale non le parlava direttamente da più di due anni, e le venne espressamente ordinato di troncare immediatamente ogni rapporto con l'opposizione antifascista e ogni attività politica. Inoltre il re la costrinse a ritirarsi con i quattro figli a Sant'Anna di Valdieri, sotto la sorveglianza della cognata Jolanda, e le ordinò di rimanervi fino a che lui stesso non l'avesse espressamente richiamata a Roma.
L'8 settembre la principessa, come il resto degli italiani, apprese la notizia dell'Armistizio dalla radio. Dopo un viaggio piuttosto avventuroso, riuscì a portare in salvo i figli in Svizzera, dove si mise in contatto, tramite Luigi Einaudi, con gli ambienti partigiani. Pur essendo controllata dalle autorità elvetiche, riuscì comunque, in diverse occasioni, a trasportare armi per la Resistenza nel nord Italia. C'era in lei la speranza di poter salvare la monarchia dal discredito in cui era caduta dopo la fuga del re a Brindisi. Nonostante Umberto avesse ottenuto la luogotenenza, il re si rifiutò di abdicare, e la principessa, che per tutta la vita era stata educata a diventare regina, incominciò a temere che l'impegno di tutti quegli anni fosse divenuto ormai inutile. Tornata in Italia dopo la Liberazione, riprese l'attività di volontariato presso la Croce Rossa. Durante una visita all'ospedale di Cassino, il 9 maggio 1946, fu informata dell'abdicazione del suocero. Fonti contemporanee riportano che quando, di ritorno a Roma, fu salutata come "regina", non manifestò alcun entusiasmo, e anzi avrebbe commentato: "Sono una regina? Non in queste condizioni. Non è così che mi ero immaginata questo giorno".
Non ci fu nessuna incoronazione per colei che per quasi quarant'anni era stata educata per regnare. Solo una sbiadita foto di circostanza ricorda i pochi giorni di regno della Regina di Maggio.
Non ci fu nessuna incoronazione per colei che per quasi quarant'anni era stata educata per regnare. Solo una sbiadita foto di circostanza ricorda i pochi giorni di regno della Regina di Maggio.
Fine prima parte.
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giovedì 2 febbraio 2012
Gothian, Capitolo 3, Lady Ariellyn Vòrkidian, Contessa di Keltar-Senia e suo nipote Marvin
3 luglio 999 I.L. , Ducato di Amnisia, Federazione Keltar
Ogni estate, la non più giovanissima Lady Ariellyn Vòrkidian, Contessa di Keltar-Senia, lasciava la città lagunare di Amnisia per trascorrere i mesi caldi nell'antica villa di campagna della sua nobile stirpe, che discendeva da Vòrkidex, l'ultimo re dei Keltar, sconfitto e ucciso mille anni prima da Arexatan Eclionner.
Con lei viveva il nipote, Marvin Vorkidian-Roth, nato dal matrimonio della sua unica figlia Lilieth con il diplomatico lathear Recormas Roth, scomparsi misteriosamente, durante un viaggio a Lathena, nell'anno della Primavera di Sangue.
Nell'anno 999, però, la partenza di Marvin per il Borgo di Keltar-Senia era stata ritardata, perché il diciottenne erede dei Vorkidian si stava per diplomare alla scuola di Retorica del Ducato di Amnisia.
Il diploma gli avrebbe permesso di trovare impiego presso la Cancelleria di Lord Gallrian de Bors, Duca di Amnisia, che era stato collega dei suoi genitori come diplomatico e ambasciatore e che ora ricopriva l'incarico di vicepresidente della Federazione Keltar.
Il diploma gli avrebbe permesso di trovare impiego presso la Cancelleria di Lord Gallrian de Bors, Duca di Amnisia, che era stato collega dei suoi genitori come diplomatico e ambasciatore e che ora ricopriva l'incarico di vicepresidente della Federazione Keltar.
La città lagunare di Amnisia era sorta due millenni prima, come rifugio dei Keltar della stirpe Senia, negli isolotti della grande Laguna, dove si riparavano dalle scorrerie dei popoli confinanti.
Il popolo dei Keltar, nonostante la sudditanza all'Impero Lathear, aveva mantenuto per secoli una certa autonomia, ed anche una totale riconoscibilità
Il popolo dei Keltar, nonostante la sudditanza all'Impero Lathear, aveva mantenuto per secoli una certa autonomia, ed anche una totale riconoscibilità
I Keltar avevano capelli rossi, ramati o castano-bronzei, occhi verdi e pelle chiara,
mentre i Lathear si distinguevano per i capelli neri corvini con riflessi blu, occhi molto scuri e pelle olivastra.
Marvin era un “mezzosangue”, e per giunta orfano di entrambi i genitori. Suo padre era un Làthear e sua madre una Keltar e tale unione era cinsiderata un tabù da entrambi i popoli: per questo i nati da coppie miste venivano guardati dall’alto in basso sia dall’aristocrazia terriera dei Keltar, sia dai burocrati di etnia Lathear.
Marvin era stato oggetto di scherno per il suo aspetto, considerato insolito e bizzarro: i suoi capelli erano castano scuri e i suoi occhi erano di un colore nocciola con screziature azzurre.
Marvin, pur non disprezzando l'aspetto fisico delle persone, come facevano gli intellettuali, teneva in maggiore considerazione la bellezza della natura e dell’arte, ed Amnisia era una città meravigliosa, con palazzi, chiese e mausolei costruiti e decorati con magnificenza.
Egli amava profondamente tutta la sua terra, quel paesaggio brumoso, dai contorni sfumati, dai colori tenui. Gli piaceva andare in barca sulla Laguna e fermarsi nei capanni di pesca degli amici, sugli isolotti selvaggi a ovest di Amnisia. Così come amava camminare, in campagna, sugli argini dei canali.
Marvin, pur non disprezzando l'aspetto fisico delle persone, come facevano gli intellettuali, teneva in maggiore considerazione la bellezza della natura e dell’arte, ed Amnisia era una città meravigliosa, con palazzi, chiese e mausolei costruiti e decorati con magnificenza.
Egli amava profondamente tutta la sua terra, quel paesaggio brumoso, dai contorni sfumati, dai colori tenui. Gli piaceva andare in barca sulla Laguna e fermarsi nei capanni di pesca degli amici, sugli isolotti selvaggi a ovest di Amnisia. Così come amava camminare, in campagna, sugli argini dei canali.
Il luogo più lontano visitato da Marvin era il punto in cui aveva inizio il Delta del grande fiume Amnis. Lo aveva sempre affascinato quel luogo in cui l’enorme corso d’acqua, largo mille chilometri, si divideva dapprima nei tre bracci principali, per poi frastagliarsi ulteriormente in una miriade di rivoli che alimentavano canali e lagune a perdita d’occhio.
Marvin non era mai sceso più a sud delle antiche mura che da mille anni separavano lo stato meridionale Lathear dai regni “barbari” del centro-nord, conquistati dal primo Imperatore, Arexàtan Eclionner, il fondatore della sacra dinastia.
Dopo quasi mille anni e cinquanta generazioni, era ancora molto importante, per un membro della Dinastia, poter vantare un aspetto simile a quello di Arexatan Eclionner, perché egli non solo era stato il primo Imperatore, ma era ancora venerato dai preti della Chiesa Lathearica come il Messia, figlio del dio Eclion, il Sole.
La natura semidivina di Arexatan era un dogma indiscutibile, che però aveva poco valore e nelle campagne dei villaggi Keltar.
Lady Ariellyn Vorkidian, preferiva il cuto politeista dei Keltar, che veneravano liberamente gli Dei della Natura. Non a caso aveva scelto come primo precettore per il nipote il druido Halfgan, che viveva nel Borgo Keltar-Senia.
Marvin ricordava con nostalgia le bellissime estati trascorse con Halfgan a studiare la natura e le sue leggi, e a imparare le antiche storie dei Keltar, le leggende e i canti in lingua Keltàri Antico, accompagnato dalla musica dell’arpa, del liuto, dell’armonica e della cornamusa. La lingua Keltari era ormai diventata un dialetto parlato solo nelle campagne. Il Latheari si era imposto come lingua ufficiale.
Ariellin e Halfgan parlavano benissimo sia il Latheari che il Keltari, e avevano insegnato a Marvin a parlare e scrivere correttamente entrambe le lingue. Erano stati i suoi primi educatori, e di fatto gli avevano da madre e da padre, dopo che era rimasto orfano.
Non aveva ricordi precisi dei genitori: erano scomparsi quando lui non aveva solo un anno. Tutto ciò che sapeva di loro gli era stato raccontato da Ariellin: in quanto diplomatici del Ducato, dovevano portare notizie molto segrete a Lathena. Erano partiti il giorno seguente alla Battaglia di Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue, e non erano più tornati. Nessuno aveva più avuto alcuna notizia di loro, e molto probabilmente erano morti, anche se Marvin si rifiutava di accettare quell'idea.
Sua madre Lilieth si era fatta fare un ritratto, prima di partire:
Dopo la morte di Vorkidex, il figlio del re, Kevin Vorkidian, aveva tenuto in custodia la corona, ma aveva dovuto giurare sul suo dio, Belenos,
che la famiglia Vorkidian non avrebbe mai più rivendicato il trono.
Il Giuramento di Kevin, così era stato chiamato, aveva permesso ai Keltar un piccolo margine di autonomia per più di novecento e ottanta anni.
Ma qualcosa era successo, diciassette anni prima, qualcosa che aveva portato i Keltar ad allearsi con gli Alfar per sconfiggere i Lathear.
I druidi dicevano che il giuramento era valido solo per cinquanta generazioni e che la cinquantesima era nata l'anno prima, con Marvin, per i Keltar, e con Elner XI, per i Lathear. Da quel momento, il Giuramento aveva perso valore.
L'Arcidruido di Floriana aveva in custidia l'unica copia sopravvissuta del Giuramento di Kevin, l'unico documento, secondo le leggende, di un più ampio accordo che sarebbe stato siglato tra Wechtigar I il Pio, figlio di Arexatan Eclionner e Kevin Vorkidian, figlio di Vorkidex, alla presenza dei rispettivi dei: Eclion e Belenos.
Tra le due divinità vi era grande discordia, tanto che per i Keltar era Belenos il dio del Sole, mentre Eclion era considerato il Signore delle Tenebre.
Secondo alcuni druidi, nel momento della stipulazione dell'Antico Patto, sarebbero stati presenti come garanti dell'accordo anche il dio del fuoco Atar, la dea della luce Aenor e il dio dei ghiacci perenni Gothar, con i loro rispettivi sacerdoti e altri personaggi leggendari, come la sesta moglie di Arexatan, cacciata dai figli delle mogli precedenti dopo la morte del grande imperatore. O meglio, la sua "assunzione in Cielo".
I sacerdoti ortodossi del Clero Lathear smentivano questo accordo: Eclion era l'unico Dio, gli altri erano demoni, contro i quali gli esorcisti della Grande Canonica lottavano da un millennio, per quanto corresse voce che i Canonici stessi fossero adoratori dei demoni e in odore di eresia.
Marvin considerava quelle leggende come favole interessanti, ma nulla di più, e sua nonna Ariellyn, con l'appoggio del druido Halfgan, avevano sostenuto quella convinzione, dicendo che era meglio per suo nipote non perdere tempo con le superstizioni.
E se non fossero solo favole e superstizioni?
Questo fu il pensiero di Marvin mentre entrava nella scuola di Retorica per gli esami finali.
N.d.A.
Lady Ariellyn Vorkidian è rappresentata dalla contessa Erzebet Bàthory, o Elizabeth Bàthory.
Marvin Vorkidian è rappresentato da Jon Snow, de "Il trono di spade" di George Martin.
Lilieth Vorkidian è interpretata da Claire Forlani nel ruolo di Igraine Pendragon in "Camelot".
I Keltar sono i Celti, così come i Lathear sono i Latini o gli antichi romani e gli Alfar sono i discendenti degli Elfi.
La Federazione Keltar domina su un territorio che, nella mappa, ricalca buona parte della pianura padana. Il fiume Amnis è il Po, e la città di Amnisia è un misto tra Venezia, Ravenna, Chioggia e Comacchio.
La statua di Belenos (o Belenus, in celtico) è in realtà l'Apollo di Veio, di fattura etrusca.
Ma qualcosa era successo, diciassette anni prima, qualcosa che aveva portato i Keltar ad allearsi con gli Alfar per sconfiggere i Lathear.
I druidi dicevano che il giuramento era valido solo per cinquanta generazioni e che la cinquantesima era nata l'anno prima, con Marvin, per i Keltar, e con Elner XI, per i Lathear. Da quel momento, il Giuramento aveva perso valore.
L'Arcidruido di Floriana aveva in custidia l'unica copia sopravvissuta del Giuramento di Kevin, l'unico documento, secondo le leggende, di un più ampio accordo che sarebbe stato siglato tra Wechtigar I il Pio, figlio di Arexatan Eclionner e Kevin Vorkidian, figlio di Vorkidex, alla presenza dei rispettivi dei: Eclion e Belenos.
Tra le due divinità vi era grande discordia, tanto che per i Keltar era Belenos il dio del Sole, mentre Eclion era considerato il Signore delle Tenebre.
Secondo alcuni druidi, nel momento della stipulazione dell'Antico Patto, sarebbero stati presenti come garanti dell'accordo anche il dio del fuoco Atar, la dea della luce Aenor e il dio dei ghiacci perenni Gothar, con i loro rispettivi sacerdoti e altri personaggi leggendari, come la sesta moglie di Arexatan, cacciata dai figli delle mogli precedenti dopo la morte del grande imperatore. O meglio, la sua "assunzione in Cielo".
I sacerdoti ortodossi del Clero Lathear smentivano questo accordo: Eclion era l'unico Dio, gli altri erano demoni, contro i quali gli esorcisti della Grande Canonica lottavano da un millennio, per quanto corresse voce che i Canonici stessi fossero adoratori dei demoni e in odore di eresia.
Marvin considerava quelle leggende come favole interessanti, ma nulla di più, e sua nonna Ariellyn, con l'appoggio del druido Halfgan, avevano sostenuto quella convinzione, dicendo che era meglio per suo nipote non perdere tempo con le superstizioni.
E se non fossero solo favole e superstizioni?
Questo fu il pensiero di Marvin mentre entrava nella scuola di Retorica per gli esami finali.
N.d.A.
Lady Ariellyn Vorkidian è rappresentata dalla contessa Erzebet Bàthory, o Elizabeth Bàthory.
Marvin Vorkidian è rappresentato da Jon Snow, de "Il trono di spade" di George Martin.
Lilieth Vorkidian è interpretata da Claire Forlani nel ruolo di Igraine Pendragon in "Camelot".
I Keltar sono i Celti, così come i Lathear sono i Latini o gli antichi romani e gli Alfar sono i discendenti degli Elfi.
La Federazione Keltar domina su un territorio che, nella mappa, ricalca buona parte della pianura padana. Il fiume Amnis è il Po, e la città di Amnisia è un misto tra Venezia, Ravenna, Chioggia e Comacchio.
La statua di Belenos (o Belenus, in celtico) è in realtà l'Apollo di Veio, di fattura etrusca.
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