Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 7 aprile 2014
Virginia D. Capitolo 4. Il nome.
Il quarto la vidi arrivare da fuori. I suoi capelli sciolti erano una cascata castano scura, leggermente ondulata, che rifletteva la luce intensa del sole.
L'aspetto era ancora più elaborato.
Portava una camicetta colorata a fantasia, con colletto bianco ed una giacchetta dello stesso colore della camicia. Completava il tutto una gonna arancione, con scarpe in abbinamento, calze bianche da scolaretta, orecchini di giada e una borsetta azzurra.
Era bellissima.
Quando prese posto sul solito banco, io mi sedetti subito a fianco a lei, che questa volta si voltò e mi rivolse un vago sorriso, come a dire che ormai aveva capito che io volevo starle vicino.
Questa disponibilità a una seppur vaga comunicazione trovò conferma nel fatto che appoggiò sul banco il proprio tesserino universitario, tra me e lei, ed io potei quindi leggere il suo nome e cognome. Il nome Virginia era quantomai adatto al suo aspetto verginale, mentre il cognome mi lasciò perplesso, tanto da pensare che fosse uno scherzo. Vi basti per ora sapere la sua iniziale, perché salvaguardare la privacy di lei.
Io volli rispondere a quella muta e discreta presentazione lasciando aperto il mio quaderno sul frontespizio, dove c'erano le mie generalità.
Per una ragazza riservata come lei e un ragazzo misterioso come me quella strana forma di presentazione muta equivalse a una conversazione di cinque ore.
Inoltre, durante la lezione, la vidi sorridere spesso, per la comicità involontaria della prof. di Lingua latina, la giunonica Giunone, che provocava nella mia Venere momenti di allegria che le illuminava il fresco viso di fanciulla.
Mi sembrava incredibile che una ragazza così attraente fosse così sola.
A volte mi chiedevo se anche gli altri la vedessero. Ma su questo non c'erano dubbi, perché qualche interazione era comunque avvenuta, fosse solo per farsi spazio, o raccogliere qualcosa o prestare una penna.
Quindi non era una mia allucinazione, né un fantasma.
Semplicemente, come me, era una persona di indole solitaria, che teneva molto alla sua sfera privata.
Vidi che usava un cellulare normale, di rado. Aveva nella borsetta, semiaperta sul banco, un lettore mp3.
Il sapere che non possedeva uno smartphone e che quindi non era dipendente da esso, come invece lo erano tutte le altre, me la rendeva ancora più attraente.
Le altre ragazze erano sciatte. Magari sarebbero state anche carine, ma si recavano all'università come se andassero in palestra, con gli odiosi leggins oppure dei jeans strettissimi e banali. Seguivano in maniera acritica la moda del momento. Erano insignificanti.
Virginia invece era tutto il contrario.
Il suo viso sembrava senza trucco, in realtà notai che c'era un sapiente make-up, molto discreto, che valorizzava i suoi occhi meravigliosi, dai quali trasparivano insieme dolcezza e malinconia. Sì, erano i classici occhi da cerbiatta, ma più scuri e più tristi.
Quali segreti si nascondevano nella sua mente? Com'era la sua vita, al di fuori dell'università? Chi era l'uomo fortunato, pari agli Dei, che aveva il privilegio di essere da lei amato.
Si sentiva mai sola?
Mi venne in mente il passo di un romanzo a me molto caro, compresa la sceneggiatura che ne era stata ricavata per trarne un film.
Oh, ma tu sei sola! Chi lo sa cosa dici alle tenebre, nelle amare veglie notturne, quando tutta la tua vita sembra contrarsi, e le pareti della tua dimora ti si stringono addosso, come una gabbia che vuole imprigionare qualcosa di selvaggio.
Così bella, così fredda, come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell'inverno.
Cast
Emmy Rossum - Virginia D.
Virginia D. Capitolo 3. Fantasie, ipotesi e deduzioni.
Se una cosa strana accade una volta è puro caso, se accade due volte è una singolare coincidenza, ma se accade tre volte, be', allora è diverso.
Al terzo giorno in cui la misteriosa studentessa si presentò con un aspetto che ne confermava lo stile e la rendeva diversa da tutte le altre, dovetti prendere atto che era una persona speciale, perché, al contrario di quel che pensano i moralisti, l'abito fa il monaco.
Camicetta bianca abbottonata, colletto bianco, una leggerissima maglia viola con ricami in pizzo, che lasciava intravvedere tutto, pantaloni neri, scarpe nere. Capelli sciolti
Mi sedetti di fianco a lei, che per la prima volta mi rivolse un rapido sguardo, dalla testa ai piedi, come era logico immaginarsi da una persona che cura tanto il proprio aspetto.
Non dirò com'ero vestito io, ma certamente anch'io avevo il mio stile, ed era uno stile classico, un po' come se avessi la divisa di qualche college privato inglese o americano.
In quel momento non lei non mostrò alcun segno di interesse, ma in seguito seppi che era stato proprio il mio abbigliamento a farle capire che anche io avevo una personalità diversa dall'ordinario.
In fondo sia lei che io avevamo scelto un'immagine che incarnava un'idea di distinzione elegante non fine a se stessa, ma veicolo di un messaggio che poteva essere compreso soltanto da chi aveva una forte sensibilità estetica.
Sentivo che questa affinità avrebbe potuto, prima o poi, favorire una comunicazione con lei.
Immaginavo che un giorno avrebbe potuto rivolgere a me il suo meraviglioso sorriso, e non per mera cortesia, ma per una comprensione profonda del fatto che potevamo condividere qualcosa.
Per il momento avevo in mano pochi dati riguardo alla sconosciuta che mi aveva così affascinato.
Continuava ad essere totalmente riservata, non parlando con nessuno e non cercando alcun contatto.
Era estremamente veloce e precisa nel prendere appunti, in bella calligrafia, peraltro, come solo le donne sanno fare.
In questo io ero molto vicino al maschio medio: i miei appunti erano disordinati e scritti con una calligrafia incomprensibile persino a me stesso.
Però vidi con sorpresa che, almeno due volte, Virginia sbirciò verso il mio quaderno, come per avere conferma riguardo a qualcosa che la giunonica prof. di Lingua latina aveva detto frettolosamente.
Al termine delle due ore di latino, la classe si divideva, in quanto i "classicisti" frequentavano un corso di lingua greca, mentre i "modernisti" erano indirizzati verso un corso di linguistica italiana.
Quel giorno decisi, per pura curiosità e con la massima discrezione, di seguirla e vedere se in effetti andava a frequentare Lingua greca.
Notai ancora che non parlava con nessuno, nemmeno con le ragazze "classiciste". Si fermava a prendere il caffè alla macchinetta, ma lo consumava in disparte e poi si recava dritto nell'aula di greco, senza nemmeno andare in bagno.
Ipotizzai anche qui che doveva avere, come me, il disgusto per le condizioni esecrabili in cui versavano i bagni dell'università più antica del mondo. Pareva che fosse dai tempi del padre Irnerio che non li avessero più puliti!
Questo tipo di condotta richiedeva una buona dose di autocontrollo, ed era una cosa che io apprezzavo molto.
Con la stessa curiosità, alla fine delle due ore successive, tornai a seguirla da lontano e vidi che, appena uscita dall'aula, si recava direttamente fuori dalla facoltà e alla fermata dell'autobus.
Questo non mi permetteva di sapere se abitava in città, come me, o se era una pendolare.
Le mie indagini, però, non si spinsero oltre.
Cast
Emmy Rossum - Virginia D.
Virginia D. Capitolo 2. Venere e Giunone.
Il giorno successivo, applicai uno stratagemma piuttosto scontato, ma pur sempre efficace: aspettai che lei entrasse in aula e prendesse posto e poi io presi posto accanto a lei, fingendo indifferenza.
Non sono mai stato un seduttore - sono troppo pigro per quel genere di cose - ma se una donna mi piace, mi "rendo disponibile", in maniera educata, cortese, con un pizzico di ironia.
Virginia però era speciale, questo l'avevo capito ancor prima di sapere come si chiamasse.
Bastava vedere la cura con cui ogni giorno plasmava il suo aspetto, senza secondi fini.
Non cercava di parlare con nessuno, non si guardava attorno e non favoriva in nessuno modo i contatti, anche solo visivi.
Ma allora a chi era destinato tutto lo sforzo di avere un aspetto curato e particolare?
Immaginai che dopo le lezioni si incontrasse con un ipotetico fidanzato, magari iscritto a ingegneria o a medicina, o al massimo a giurisprudenza.
Quel giorno indossava un vestito bianco, bordato di grigio e di blu (era una combinazione che le piaceva) e portava i capelli legati indietro in una coda, e degli orecchini blu scuri, che le davano un'aria leggermente più adulta. Anche quel vestito aveva un colletto bianco, che le attribuiva un fascino da collegiale.
Eppure c'era qualcosa di retrò in tutto il suo stile. Mi ricordava in modo incredibile alcune foto di gioventù di mia madre, quando era all'università.
Ma più che "vintage", lo stile di Virginia mi faceva tornare alla mente, pur essendo lei molto più giovane e molto più bella, quello di Wallis Simpson, una donna che non era bella, non era giovane, ma era attraente e carismatica, e sempre la più elegante.
Mi consideravo uno dei pochi a condividere la scelta di Edoardo VIII.
Forse lei si vestiva in quel modo perché inconsciamente cercava l'attenzione di un uomo speciale, come io amavo considerarmi, nella mia sincera immodestia.
Non osavo guardarla, se non in tralice, brevemente. Vedevo che era molto attenta alla lezione.
La professoressa, una vecchia balena dall'aria spiritata, stava parlando con enfasi delle cause dell'ira di Giunone contro Enea, ed era così presa da quel discorso che pareva Giunone stessa, incarnatasi nel corpo di una anziana obesa con occhi fuori dalle orbite.
Anche se quella prof. mi causò molti guai, devo però esserle grato perché senza di lei non sarei mai riuscito a conoscere Virginia e forse non avrei mai visto nemmeno il suo splendido sorriso.
Giunone - chiamerò così la prof. di Lingua latina - era a tal punto buffa che le sue battute, di per sé non particolarmente brillanti, risultavano comicissime per l'espressione con cui le diceva.
Fu così che Virginia, alla fine, non poté trattenere un sorriso e finalmente il suo volto si illuminò.
Come ho detto, Virginia aveva il naso leggermente prominente, ma questo la rendeva ancora più bella ai miei occhi, perché le dava un'aria aristocratica, che per me è sempre stata fondamentale.
Ebbi la conferma che lei rideva anche con gli occhi, che diventavano ancora più grandi e luminosi, pur essendo castani.
Ero conquistato: lei era ai miei occhi come Venere.
E così, complice la lezione sull'Eneide, trovai il suo primo soprannome - Venere per l'appunto - che curiosamente iniziava con la stessa lettera del suo nome vero, Virginia, che ancora non avevo avuto l'onore di conoscere.
Cast
Emmy Rossum - Virginia D.
Elisabetta II ammira le scarpe di Napolitano
La regina, dopo essersi complimentata con Napolitano per l'ottima scelta delle scarpe, ha espresso il suo apprezzamento per la restaurazione della Monarchia in Italia, suggerendo a re Giorgio di assumere il nome di Umberto III. Infine ha dichiarato il proprio sollievo per il fatto di aver finalmente trovato un monarca più vecchio di lei. ;-)
Il gatto quotidiano
Buon inizio settimana con una carrellata di simpaticissimi felini! ;-)
e per finire un gatto amante dei libri
Iscriviti a:
Post (Atom)