Laura Ozzani di Fossalta, un'altra delle sorelle del conte Umberto destinata ad un matrimonio catastrofico, sposò in giovanissima età, di nascosto e contro la
volontà della famiglia, un sedicente poeta futurista e avanguardista, di nome
Adriano Trombadore, uomo bruttissimo (assomigliava a Montale, purtroppo solo
nel fisico), ma inspiegabilmente affascinante agli occhi delle donne, forse per
la sua voce baritonale.
I Trombadore erano una famiglia della media borghesia (oggi si direbbe "di ceto medio"): il padre di
Adriano era insegnante di liceo classico (cosa che a quell'epoca aveva un prestigio ben maggiore rispetto ad oggi) e possidente di terre nella zona di Fossalta (i nonni infatti erano agricoltori agiati, i bisnonni coltivatori diretti e i trisavoli braccianti presso il feudo Ozzani), la
madre era figlia di un farmacista.
Erano tutti ferventi fascisti dal ’22 al ’43, poi repubblichini di Salò fino al 25 aprile ‘45, improvvisamente liberali fino al ’48, democristiani fino al ’54, socialdemocratici fino al ’63, socialisti fino al75’ ,
comunisti di ferro in seguito.
Erano tutti ferventi fascisti dal ’22 al ’43, poi repubblichini di Salò fino al 25 aprile ‘45, improvvisamente liberali fino al ’48, democristiani fino al ’54, socialdemocratici fino al ’63, socialisti fino al
Adriano, il Sommo Poeta, si era sempre distinto per le sue
idee dannunziane e ciò gli era valsa la stima del generale De Toschi e della
Signorina Carlotta, sua compagna di studi (e non solo di studi), che lo aveva
introdotto a Villa Ozzani.
Fu in tale occasione che, dopo essersi distinto per la sua personalità dandy e per la sua eloquenza, venne assunto dal Conte Ozzani per scrivergli i discorsi ufficiali.
Come ebbe a scrivere, all'incirca, Mordecai Richler, i ricchi possono permettersi quasi tutto, ma un poeta non dovrebbero permetterselo: "è qualcosa che ha a che fare con la dignità umana, con la sacralità della parola"
Ma Adriano Trombadore, pur disprezzando "il vile denaro" a parole e facendone, come tutti i radical-chic, un usus pauper (seguendo la regola di San Bonaventura riguardo ai beni materiali posseduti dai francescani, che potevano sì possederli, ma erano tenuti a "usarli nel disprezzo") sotto sotto aveva già fatto suo l'antichissimo adagio latino secondo cui pecunia non olet.
In tal modo divenne, presso gli Ozzani, qualcosa di simile a ciò che Ovidio era diventato presso la dinastia imperiale Giulio-Claudia ai tempi di Augusto, e, allo stesso modo del grande poeta latino, finì per cadere in disgrazia a causa di un eccesso di licenziosità erotica e di un errore imperdonabile (carmen et error me perdiderunt).
La sua personalità seducente e dannunziana fece sì che la figlia preferita del Conte, la dolce Laura Ozzani di Fossalta, si innamorasse di lui.
Fu in tale occasione che, dopo essersi distinto per la sua personalità dandy e per la sua eloquenza, venne assunto dal Conte Ozzani per scrivergli i discorsi ufficiali.
Come ebbe a scrivere, all'incirca, Mordecai Richler, i ricchi possono permettersi quasi tutto, ma un poeta non dovrebbero permetterselo: "è qualcosa che ha a che fare con la dignità umana, con la sacralità della parola"
Ma Adriano Trombadore, pur disprezzando "il vile denaro" a parole e facendone, come tutti i radical-chic, un usus pauper (seguendo la regola di San Bonaventura riguardo ai beni materiali posseduti dai francescani, che potevano sì possederli, ma erano tenuti a "usarli nel disprezzo") sotto sotto aveva già fatto suo l'antichissimo adagio latino secondo cui pecunia non olet.
In tal modo divenne, presso gli Ozzani, qualcosa di simile a ciò che Ovidio era diventato presso la dinastia imperiale Giulio-Claudia ai tempi di Augusto, e, allo stesso modo del grande poeta latino, finì per cadere in disgrazia a causa di un eccesso di licenziosità erotica e di un errore imperdonabile (carmen et error me perdiderunt).
La sua personalità seducente e dannunziana fece sì che la figlia preferita del Conte, la dolce Laura Ozzani di Fossalta, si innamorasse di lui.
Fu così che, in un dì fatale del ‘33, mentre leggeva “per diletto”
assieme alla dolce Laura, un passo del canto V dell’Inferno (scelta non del
tutto casuale), fu travolto da un’insolita passione (questa era la sua versione
dei fatti) per la nobile (e ricca) donzella.
E siccome l’amore a
nullo amato amar perdona, Laura fu presa
del costui piacer sì forte ecc. ecc…
Galeotto fu il libro e
chi lo scrisse (povero Dante!) e quel giorno più non vi lessero “avante”.
Fuggirono dalla Villa la sera stessa, pernottarono in un
albergo e il giorno dopo partirono per Firenze.
Lì vissero per un mese in un appartamento con vista su Piazza della Signoria, pagando vitto e alloggio con i denari ricavati al Monte dei Pegni, dove Laura aveva depositato tutti i suoi gioielli e anche altri trafugati dallo scrigno della madre,la Contessa Adelaide
della nobile famiglia Aldrovandi.
(A tal proposito farà bene un rapidissimo ripasso dell'albero genealogico della nobile famiglia Ozzani di Fossalta e delle famiglie ad essa collegate, tra cui i Trombadore, i De Toschi, i Papisco, i Rubini, i Federici e i Bruni)
Lì vissero per un mese in un appartamento con vista su Piazza della Signoria, pagando vitto e alloggio con i denari ricavati al Monte dei Pegni, dove Laura aveva depositato tutti i suoi gioielli e anche altri trafugati dallo scrigno della madre,
(A tal proposito farà bene un rapidissimo ripasso dell'albero genealogico della nobile famiglia Ozzani di Fossalta e delle famiglie ad essa collegate, tra cui i Trombadore, i De Toschi, i Papisco, i Rubini, i Federici e i Bruni)
Ippolito Ozzani di Fossalta + Valeria Serbelloni
|
--------------------------------------------------------
| |
Vittorio Ozzani di Fossalta + Adelaide Aldrovandi Violetta + Gen. DeToschi
1892- 1948 | 1899-1994 1909-1929 1895-1978
| |
| Carlotta De Toschi
| 1929
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
| | | | |
Umberto Carlo Grazia Laura Margherita
1915-1986 1917-1995 1919-1997 1921-1998 1923 -2000
+ + +
Claudia Adriano Trombadore Giuseppe Papisco
Protonotari 1912 – 1987 1916-1998
Bonaccorsi | divorzio 1975 | | risposatosi poi con
1919-2000 --------------------------------------------------
| | | |
---------------------------- Piergiuseppe Benedetta Goffredo +
| | 1944 1947 1949 Serena Sarpi
Alessio Virginia + 1937
1940-1999 1942 Massimo Piccioni |
+ 1940 | Bramante
Esther ---------------------------------------------- 1967
Rubini | |
1943-1999 Alberto Piccioni Cristina Piccioni
(+ Giulia 1970 1975
Federici
1942)
|
Roberto Bruni Ozzani
1962
Per coronare il loro sogno d'amore, anche se forse nel caso di Adriano si sarebbero potute usare parole un po' diverse, almeno riguardo ai moventi che spinsero uno scapolo impenitente come lui a recarsi all'altare con gioia paragonabile a quella di un condannato che si reca al patibolo, decisero di regolarizzare la loro unione.
Va però riconosciuto al Trombadore che il suo addio al celibato e alla vita di tombeur de femmes, per quanto temporaneo, sia avvenuto in grande stile.
Va però riconosciuto al Trombadore che il suo addio al celibato e alla vita di tombeur de femmes, per quanto temporaneo, sia avvenuto in grande stile.
Lui e Laura Ozzani di Fossalta si scambiarono i voti nuziali nientemeno che nella basilica di Santa Croce, giurandosi eterna fedeltà sulle tombe di Foscolo e
Alfieri, di Machiavelli e Galilei (i quali ancora si rivoltano).
L'idillio fiorentino fu breve e non sopravvisse alla clausola "in ricchezza e in povertà".
L'idillio fiorentino fu breve e non sopravvisse alla clausola "in ricchezza e in povertà".
Finiti i soldi, infatti, data l'impossibilità, per un poeta del calibro di Adriano Trombadore, di umiliarsi lavorando in attività indegne del suo genio creativo, se ne tornarono
nella ariostesca Ferrara, che non li accolse proprio a braccia aperte.
Ma ormai ineluttabilmente sposati agli occhi di Dio, della Patria e della Famiglia, oltre che del Duce, del Vate e del Re. Inoltre, piccolo dettaglio, Laura era incinta di un futuro balilla della grande nazione proletaria italiana, poi chiamato Dante Gabriele, in onore dei colleghi del Sommo Poeta (che ignorava che la stessa idea era venuta anche ad un certo Rossetti, un secolo prima)
Ma ormai ineluttabilmente sposati agli occhi di Dio, della Patria e della Famiglia, oltre che del Duce, del Vate e del Re. Inoltre, piccolo dettaglio, Laura era incinta di un futuro balilla della grande nazione proletaria italiana, poi chiamato Dante Gabriele, in onore dei colleghi del Sommo Poeta (che ignorava che la stessa idea era venuta anche ad un certo Rossetti, un secolo prima)
Soggiornarono per qualche settimana presso la Villa De Toschi, che in fatto di mediazioni di coppia non aveva rivali.
Ma qui il Sommo Poeta, come ormai Adriano si faceva chiamare dai suoi ammiratori, per quanto non avesse ancora scritto il capolavoro che aveva in mente e che si sarebbe dovuto intitolare, profeticamente, "La grande bellezza", decise, per raggranellare quel po' di "vile denaro" (che gli serviva per i sigari Montecristo e per il whiskey della McTavish, acquistato in contrabbando, oltre che per onorare i debiti contratti nei casini e nei casinò), di concedere lezioni private alle giovani e avvenenti studentesse di buona famiglia.
Questo poté durare fintanto che il mercato delle lezioni private non fu monopolizzato dalla signorina Carlotta De Toschi. Nel momento in cui la De Toschi si accorse che il Trombadore era un concorrente di non poco conto, decise che "non era decente" ospitare a casa sua, "una dimora onorata" un uomo "di dubbia moralità".
Oltre a sbattere fuori lui e famiglia, la devota Grand Mademoiselle dell'alta società ferrarese, iniziò contro di lui una campagna denigratoria senza precedenti e, a voler essere onesti, non del tutto infondata.
Ma qui il Sommo Poeta, come ormai Adriano si faceva chiamare dai suoi ammiratori, per quanto non avesse ancora scritto il capolavoro che aveva in mente e che si sarebbe dovuto intitolare, profeticamente, "La grande bellezza", decise, per raggranellare quel po' di "vile denaro" (che gli serviva per i sigari Montecristo e per il whiskey della McTavish, acquistato in contrabbando, oltre che per onorare i debiti contratti nei casini e nei casinò), di concedere lezioni private alle giovani e avvenenti studentesse di buona famiglia.
Questo poté durare fintanto che il mercato delle lezioni private non fu monopolizzato dalla signorina Carlotta De Toschi. Nel momento in cui la De Toschi si accorse che il Trombadore era un concorrente di non poco conto, decise che "non era decente" ospitare a casa sua, "una dimora onorata" un uomo "di dubbia moralità".
Oltre a sbattere fuori lui e famiglia, la devota Grand Mademoiselle dell'alta società ferrarese, iniziò contro di lui una campagna denigratoria senza precedenti e, a voler essere onesti, non del tutto infondata.
Laura Ozzani di Fossalta era però troppo orgogliosa e ostinata per
tornare da sconfitta alla Villa di famiglia, e quindi decise che la cosa migliore fosse
andare a vivere presso la famiglia Trombadore. Qui divenne grandissima amica
dei suoceri e della cognata Carolina, della cui generosità fece ampiamente
tesoro. Le nacque una seconda figlia, Angela Beatrice, di una bruttezza imbarazzante, che però
avrebbe avuto una vita sentimentale molto intensa.
Infine, quando nacque il terzo figlio, Ludovico Torquato, le lezioni private non bastarono più e il Sommo Poeta dovette tornare, col capo cosparso di cenere, a Canossa, ovverosia a Fossalta, a implorare (ma solo tatticamente, come faceva intendere lui ai suoi devoti discepoli) il perdono degli Ozzani.
Poiché il nuovo Conte, il "giovane" Umberto, suo cognato, aveva bisogno di qualcuno che lo rendesse meno pregiudizialmente condannato dalla nascente potenza delle cooperative rosse, alla fine, unendo gli appoggi della destra con quelli della sinistra, il Sommo Poeta Trombadore riuscì a diventare prima insegnante di liceo classico (collega e concorrente numero uno della signorina Carlotta De Toschi) e poi addirittura libero docente di Letteratura Italiana presso l'Università, entrando subito in polemica, tramite audaci provocazioni, con personaggi "di peso" quali don Benedetto Croce, anche se di questa notizia non si hanno fonti del tutto attendibili. Pare che Trombadore scrivesse a Croce lettere di fuoco alle quali don Benedetto, regolarmente, non rispondeva.
Infine, quando nacque il terzo figlio, Ludovico Torquato, le lezioni private non bastarono più e il Sommo Poeta dovette tornare, col capo cosparso di cenere, a Canossa, ovverosia a Fossalta, a implorare (ma solo tatticamente, come faceva intendere lui ai suoi devoti discepoli) il perdono degli Ozzani.
Poiché il nuovo Conte, il "giovane" Umberto, suo cognato, aveva bisogno di qualcuno che lo rendesse meno pregiudizialmente condannato dalla nascente potenza delle cooperative rosse, alla fine, unendo gli appoggi della destra con quelli della sinistra, il Sommo Poeta Trombadore riuscì a diventare prima insegnante di liceo classico (collega e concorrente numero uno della signorina Carlotta De Toschi) e poi addirittura libero docente di Letteratura Italiana presso l'Università, entrando subito in polemica, tramite audaci provocazioni, con personaggi "di peso" quali don Benedetto Croce, anche se di questa notizia non si hanno fonti del tutto attendibili. Pare che Trombadore scrivesse a Croce lettere di fuoco alle quali don Benedetto, regolarmente, non rispondeva.
Se come poeta e critico letterario non aveva ancora ottenuto il meritato successo, ben altri furono i suoi allori come seduttore. Tutte le studentesse e le colleghe si innamoravano di lui,
per motivi inspiegabili agli occhi della maggioranza “illetterata”. La sua
bruttezza era infatti peggiorata a causa dell’abuso di alcool e fumo: era
diventato grasso, paonazzo, con occhi sporgenti da batrace, capelli biancastri
scarmigliati, a volte, insinuavano i soliti maligni, aveva persino la bava alla bocca.
Ma più diventava laido e osceno, almeno a detta degli invidiosi, che lui giudicava "autorità borghesi reazionarie e seguaci del capitalismo", più le donne impazzivano per lui.
La sua fama di Sommo Poeta si accrebbe, anche se nessuno avrebbe saputo citare nemmeno un verso delle sue poesie.
In verità nessuno le aveva lette. Anzi, per dirla tutta, nessuno aveva mai avuto la prova che tali poesie esistessero veramente.
Ma più diventava laido e osceno, almeno a detta degli invidiosi, che lui giudicava "autorità borghesi reazionarie e seguaci del capitalismo", più le donne impazzivano per lui.
La sua fama di Sommo Poeta si accrebbe, anche se nessuno avrebbe saputo citare nemmeno un verso delle sue poesie.
In verità nessuno le aveva lette. Anzi, per dirla tutta, nessuno aveva mai avuto la prova che tali poesie esistessero veramente.
Per anni, il Trombadore esercitò il suo fascino “letterario”
su studentesse e colleghe, riuscendo però, a riprova del fatto che non fosse certo uno stupido, a non farsi mai cogliere in flagrante
adulterio né da sua moglie, né dai mariti o fidanzati o genitori delle sue
donzelle.
Il suo prestigio di professore e poeta divenne tale che sua moglie Laura era
talmente fiera di cotanto marito che preferiva farsi chiamare Signora
Trombadore piuttosto che Signora Ozzani di Fossalta.
Tra le frequentatrici di Villa Ozzani, l’unica che non si
fece mai incantare dalle fanfaronate del Trombadore fu proprio la nostra
Giulia Federici, e questo le costò l’ostilità non solo del Sommo Poeta, ma anche di sua
moglie Laura, che la gente chiamava “la Somma Poetessa ”, quasi che la
presunta poesia del primo si potesse trasferire per osmosi alla seconda.
Tra l’altro la giovane Giulia Federici ebbe come docente di lettere, al liceo, proprio il Trombadore, e siccome si mostrò "inspiegabilmente" refrattaria alle "raffinate" avances del Sommo Poeta, ne dovette subire le angherie e le rappresaglie in termini di interrogazioni punitive e voti non troppo brillanti.
Fortunatamente, però, il Sommo era quasi sempre assente da scuola a causa di imprecisate malattie, che sarebbe stato meglio chiamare postumi di sbornie colossali.
Fortunatamente, però, il Sommo era quasi sempre assente da scuola a causa di imprecisate malattie, che sarebbe stato meglio chiamare postumi di sbornie colossali.
Avremo modo di ritornare a parlare di costui e della sua
famiglia e del legame inestricabile che questa ebbe con Giulia Federici e con suo figlio Roberto Bruni, oltre che, naturalmente, con la saga familiare degli Ozzani di Fossalta.