Lorenzo Monterovere aveva avvertito Jessica soltanto all'ultimo momento, ma lei non era rimasta sorpresa nell'apprendere che il Maestro stava per arrivare a Londra.
Le premonizioni l'avevano avvertita, con il consueto insieme di segnali che soltanto un Iniziato agli Arcani Supremi sapeva interpretare.
Non era particolarmente felice per quella visita: non amava le sorprese e meno che mai quelle del Maestro, che in genere si muoveva soltanto se c'erano motivi piuttosto gravi.
E di certo i motivi non mancavano, ma per una volta Jessica si era illusa di poter gestire la situazione da sola, senza che il Maestro si scomodasse di persona.
Le questioni in sospeso, tuttavia, erano troppe.
E così, si era ritrovata ad aspettarlo all'aeroporto, con una limousine in attesa.
Era facile riconoscere Lorenzo Monterovere persino in un luogo affollato come l'aeroporto di Heathrow, perché era l'unico che anche d'agosto vestiva interamente di viola. Era il suo marchio, la sua firma e la sua cifra, il suo modo di comunicare al mondo che non aveva paura di niente e di nessuno. Solo lui poteva permetterselo senza correre rischi e senza rovinarsi la reputazione.
Al Maestro nessuno osava opporsi: la sua mente era in grado di presentire i pericoli, di piegare le menti più deboli, di leggere le intenzioni delle menti più forti, di reagire con prontezza ad ogni evenienza, anche grazie al risveglio delle memorie ancestrali, che gli conferivano abilità e conoscenze come diretta eredità.
Tutto questo era difficile da capire, e non a caso faceva parte dei Misteri, anche se non di quelli supremi, a cui solo alcuni Maestri avevano accesso.
Tra gli Iniziati, Lorenzo era considerato il più potente, persino più dell'onorevole e venerabile lord Francis George Burke-Roche, Duca di Albany, Grande Maestro dell'Ordine dal 1958.
Il Venerabile aveva 107 anni e le sue forze ormai erano in declino.
Da alcuni mesi, la Reggenza dell'Ordine degli Iniziati era stata affidata al Maestro Consigliere don Fernando Maria Albedo Jerez de Mendoza y Salamanca, Duca di Alcazar de las Altas Torres, Vicepresidente Vicario del Consiglio Ristretto.
Albedo era stato Maestro dello stesso Lorenzo Monterovere, ed insieme a lui guidava la fazione del Serpente Rosso, che gestiva il Programma Genetico, punto cardine del Grande Disegno degli Iniziati.
Il Grande Maestro Burke-Roche capeggiava invece la fazione dell'Aristocrazia Nera, che partecipava al Programma come supervisore e contributore per la Seconda Classe, quella dei nobili senza sangue reale.
Era il bisnonno di lady Jessica, ma non aveva mai mostrato interesse e tantomeno stima nei suoi confronti, tanto da indurre i genitori di lei ad un volontario esilio in Italia.
Jessica si era sentita esclusa e svalutata, ma incominciava a pensare che il suo bisnonno avesse soltanto fatto finta, per motivi di sicurezza, di non appoggiare i propri discendenti.
Forse lo ha fatto per proteggerci. E non ci è riuscito.
Tante volte si era chiesta se l'incidente stradale dove i suoi genitori avevano perso la vita, a Firenze, quando lei aveva solo 11 anni, fosse stato davvero un incidente.
I genitori di Jessica, entrambi Iniziati di alto rango, avevano lavorato al Programma Genetico, seppure con incarichi diversi.
Sua madre, la biologa Marie Gabrielle Tessier-Ashpool (sempre due cognomi, se si voleva lavorare al Programma), di madre francese aristocratica e padre australiano, proprietario di un conglomerato di aziende farmaceutiche, si occupava in particolare di clonazione umana.
Il padre di Jessica, sir James Burke-Roche, era stato un allievo del professor Luigi Luca Cavalli-Sforza, (sempre i due cognomi!) il fondatore della moderna Genetica delle Popolazioni.
Mentre i genitori erano spesso in viaggio per lavoro, Jessica era stata educata da istitutori privati inglesi, francesi e italiani, risiedendo soprattutto a Roma, a Firenze e a Bologna.
Dopo l'incidente, i nonni paterni di Jessica, entrambi Iniziati, ma di rango minore, l'avevano affidata, dietro sollecitazione del Consigliere Albedo, al Maestro Monterovere, il mentore più brillante che un allievo dotato potesse avere.
Lui, colpito dalle notevoli doti intellettive di Jessica, ne aveva ottenuto l'affidamento, e, insieme agli Istitutori, l'aveva scelta come Allieva principale.
Era un grande onore, perché il Maestro Monterovere, oltre ad essere il migliore, l'aveva ammessa ai corsi avanzati, quelli in cui si impartiva agli Allievi più dotati, il cosiddetto "Insegnamento Profondo", teso ad estendere le Virtù Cardinali nella direzione dei Quattro Talenti Superiori: premonizione (per la prudenza), memorie ancestrali (per la giustizia), equilibrio psico-fisico (per la temperanza) e mentalismo (per la forza).
Si trattava di corsi molto duri ed era molto difficile ottenere un risultato sofficiente in tutti e quattro i talenti, anche dopo averli affinati e persino dopo la Prova e dopo l'Iniziazione.
Jessica lo sapeva bene: aveva diciannove anni, aveva superato la Prova a sedici e l'Iniziazione a diciotto. Aveva i talenti, ma ancora non riusciva a dominarli e in alcuni casi persino a risvegliarli.
Ci vuole tempo per queste cose.
I risultati dipendevano molto dalla linea genetica di appartenenza: nel suo caso il mentalismo era molto forte, e proveniva dalla misteriosa Bessie Montague, un'Iniziata di Rango Segreto che era stata allieva e poi compagna di Francis George Burke-Roche, quando erano entrambi molto giovani.
Di lei Jessica non sapeva niente, se non che era la madre di suo nonno, il quale però non aveva ricordi di lei ed era stato educato da Istitutori scelti dal padre.
C'erano troppi segreti nella sua famiglia, ma forse un giorno le memorie ancestrali si sarebbero risvegliate.
Le lezioni del Maestro Monterovere erano state sempre illuminanti. Solo i profani non si rendevano conto dell'importanza dei suoi insegnamenti. Una volta, un collega universitario, ovviamente profano, si era opposto ad un suo corso monografico che, a proprio avviso, era "del tutto inutile".
La direttrice del Dipartimento, Iniziata di rango intermedio, aveva subito preso le difese del Maestro, sentenziando che: "Mai inutile è stata una sua parola o una sua azione nella vita".
Jessica era d'accordo, almeno per la parte di vita in cui lei l'aveva conosciuto.
Una volta, quando aveva all'incirca quindici anni, aveva detto al Maestro che, secondo lei, la maggior parte delle persone era mediocre, e i giovani erano volgari, ignoranti e prepotenti.
E il Maestro le aveva impartito una lezione importante:
"Bisogna stare attenti alle generalizzazioni e alle parole che si usano: "mediocre" è un dispregiativo che interpreta i limiti delle capacità umane soltanto in maniera negativa.
Si enfatizzano i limiti dell' "essere umano medio", che è un concetto astratto, e poi si usa quell'etichetta per incasellare le persone.
E' un procedimento pericoloso. Ogni persona è diversa dalle altre, per questo è sempre meglio non generalizzare"
Ed era certo un principio molto giusto, ma all'epoca lei non conosceva la verità riguardo alla sperimentazione della clonazione umana nei laboratori della Tessier-Ashpool Corporation, l'azienda dei genitori di sua madre.
I nonni materni di Jessica non erano Iniziati, ma "alleati esterni" dell'Ordine, che avevano stretto un patto di reciproco vantaggio, grazie al quale ottenevano suggerimenti importanti nel versante farmaceutico in cambio di favori all'interno dei laboratori riservati.
Quando Jessica aveva capito cosa era accaduto in quei laboratori era rimasta sconvolta.
Io ero l'embrione originario. I duplicati furono tenuti in ghiaccio fino al momento opportuno.
I miei genitori non erano d'accordo, e sono morti. E gli embrioni clonati sono stati impiantati nell'utero di Iniziate volontarie.
Persino il Grande Maestro, suo bisnonno, era rimasto sconvolto quando aveva appreso ciò che Albedo gli stava nascondendo.
E guarda caso, dopo la lite con Albedo, il Grande Maestro Burke-Roche era stato colpito da un'emorragia cerebrale, che lo aveva messo fuori gioco.
Ora l'Aristocrazia Nera cercava un nuovo Principe.
Sta accadendo tutto troppo in fretta. I presagi sono infausti. Devo mantenere l'equidistanza e soprattutto l'equilibrio interiore.
Facile a dirsi, ma quasi impossibile da realizzare.
Le rimbombavano nella mente le parole del suo Maestro, sempre in cattedra ad insegnare:
"Se proprio vogliamo trarre conclusioni dalle statistiche, dobbiamo almeno prendere atto che ciò che noi vediamo come limiti a volte possono essere considerati dei vantaggi dal punto di vista degli obiettivi di sopravvivenza e riproduzione della specie.
Il "giovane medio" ha le caratteristiche che tu gli attribuisci, ma possiamo dire che quello è proprio il modo in cui ci si aspetta che lui agisca, prima di mettere la testa a posto.
Il "giovane medio" diventerà un "essere umano medio" e secondo gli Iniziati l' "essere umano medio" è funzionale al contesto, in maniera spontanea e quasi automatica. L'uomo medio si comporta come ci si aspetta da lui"
Jessica avrebbe voluto zittire quella voce insinuante, ma il ricordo non intendeva retrocedere nell'oblio.
La lezione del Maestro si faceva strada nella mente confusa di Jessica:
"Tutto questo è un bene o un male?
Se lo consideriamo un bene, possiamo dire che l'essere umano medio è una persona normale.
Se ne vediamo gli aspetti negativi allora l'uniformazione alla "media" può farci pensare che l'uomo medio si comporti come un automa. Anche questo è un dispregiativo, ma almeno ci fa riflettere su come i limiti possano essere funzionali alle esigenze primarie della società.
Gli uomini medi sembrano automi perché, almeno in base alle statistiche su campioni rappresentativi, tendono ad agire meccanicamente, hanno una sensibilità limitata, una intelligenza settoriale e pragmatica, una conoscenza esperienziale più che sufficiente, una conoscenza teorica bassa o specializzata in ambiti ristretti. Tutte queste caratteristiche garantiscono gli obiettivi primari per la sopravvivenza della specie e la sua riproduzione, ma non sono sufficienti per garantirne l'evoluzione.
L'evoluzione infatti non si basa solo sulla selezione naturale, ma anche, e direi quasi soprattutto sulla variabilità genetica: gli "inventori", gli "innovatori", possono essere persone disfunzionali rispetto al contesto, ma vanno oltre l' "orizzonte di attesa".
Noi li chiamiamo: i Profeti"
Ecco, quello era stato il punto chiave della lezione.
Era stato così che Jessica aveva conosciuto, per la prima volta, le finalità di base del Programma Genetico.
"Rispetto agli Automi, i Profeti si collocano apparentemente ai margini della società, anche se a volte possono raggiungere il vertice, e questo è uno degli obiettivi del nostro Ordine degli Iniziati.
Senza il nostro intervento, purtroppo, i Profeti morirebbero senza riconoscimenti sociali, in particolare gli artisti o i poeti di talento, e questo ci deve far riflettere su quanto la società abbia bisogno di noi. Il nostro contributo va nella direzione evolutiva, nella costante ricerca del miglioramento"
Naturalmente le rivelazioni andavano centellinate, anche nei corsi avanzati, per cui il Maestro aveva scelto di consolidare i concetti introdotti, prima di andare oltre:
"Gli Automi non leggono, se non manuali, riviste o testi facilmente fruibili, ma sempre e solo nei ritagli di tempo, non si pongono domande esistenziali, e se anche se le ponessero, si accontenterebbero di risposte preconfezionate, non si "curano della loro ombra", direbbe Eugenio Montale, non percepiscono cose che, in effetti, sarebbe meglio non percepire, e quindi si sentono più tranquilli: non possono preoccuparsi per cose di cui ignorano l'esistenza.
Montale stesso li aveva chiamati automi, e aveva il sospetto che fossero felici proprio grazie a questa visione limitata.
Ma c'è un rischio.
Ogni epoca ha la sua elite: i nostri padri, e intendo la generazione precedente alla mia, sono stati i Pionieri, quelli che hanno conquistato il mondo. La mia generazione è quella dei Maestri.
La tua generazione, Jessica, è quella dei Profeti.
Voi sognate in grande, ma il pericolo si nasconde dietro al microscopio.
I cambiamenti saranno radicali, ma potrebbero non vedersi ad occhio nudo.
Abbandonate i sogni delle città fantascientifiche: quel futuro, se mai verrà, sarà soltanto dopo che il nemico sarà stato sconfitto"
Ecco allora che il Maestro aveva introdotto l'ultimo passaggio:
"Verrà un giorno in cui la tecnologia si rivelerà concretamente superiore all'umanità degli "esseri umani medi", e allora ai nostri nemici basterà un supporto tecnologico per rendere gli uomini medi dei cyborg.
Capisci cosa intendo dire? Quelli che ora sembrano Automi lo diventeranno sul serio, e molto presto, anche!
Non è necessario neppure che tale supporto sia impiantato: basterà averlo in tasca.
L'abbiamo previsto da tempo e ormai manca poco.
A quel punto avrà inizio l'età post-umana, il regno della Bestia, e ciò che resta dell'umanesimo dovrà essere pronto a difendersi.
Angeli e Demoni guideranno i loro eserciti , ma la cosa più difficile sarà capire quali sono gli uni e quali sono gli altri.
I Profeti dovranno essere in grado di distinguere e porre gli altri di fronte alla scelta.
Gli Automi potrebbero però scegliere la schiavitù, perché la libertà costa molti sacrifici.
Loro scelgono sempre la via più comoda, la via più facile, quella dove puoi avere tutto tranne la libertà>>
Da allora il termine automi era diventato parte del loro linguaggio in codice, così come le parole di Montale, tratte da "Le Occasioni", che il Maestro citava sempre, riferendosi alla poesia con il termine il "Mottetto":
Addii, fischi nel buio, cenni, tosse
e sportelli abbassati. E' l'ora.
Forse gli automi hanno ragione.
Come appaiono, dai corridoi, murati!
- Presti anche tu alla fioca
litania del tuo rapido quest'orrida
e fedele cadenza di carioca? -
In seguito, quando lei aveva appena incominciato l'università, e preparava l'esame di letteratura italiana, il Maestro le spiegò il significato di quella poesia e disse:
<<Alle volte mi pongo la stessa domanda di Montale, e mi chiedo se abbiano ragione loro>>
Lei non era sicura di aver capito bene:
<<Gli automi? Hanno già avuto la loro ricompensa, ed è ben poca cosa>>
Lorenzo divenne improvvisamente serio:
<<Forse sbagliamo a chiamarli così: sono esseri umani, condividono con noi la Condizione Umana e la spaventosa sorte del vivere, un'espressione coniata dal cattolico tradizionalista Tolkien, che riteneva la morte "un dono di Dio", non la vita terrena. Questa terra, specie dopo la rivoluzione industriale, era diventata "un inferno di metallo e carbone": quella era Mordor e gli orchi erano gli automi veri, senza niente di umano. Ma gli altri avevano ancora un luce interiore, una scintilla, il Fuoco Segreto che alberga in ciascuno di noi. C'è ancora del buono da salvare, il più è saperlo riconoscere. In fondo, Tolkien era uno Gnostico senza saperlo, uno dei nostri, un Iniziato "selvatico", e la sua Iniziazione fu lunga: dalla morte dei genitori quando era ancora bambino alla Battaglia della Somme, a cui scampò perché aveva contratto la Spagnola, e fu portato in infermeria prima della parte più devastante del massacro.
Tutto questo per dire che, anche se spesso ci fanno rabbia, per la loro visione semplicistica delle cose, dobbiamo rispettare i cosiddetti automi, perché sono persone, hanno un'anima, qualunque cosa ciò possa significare a seconda dei vari punti di vista, e ognuno di loro, anche il più piccolo, può cambiare il corso della storia.
Spesso io sono insofferente verso l' "opaca trafila delle cose" della quotidianità: per me quel tempo non passa mai, e la noia mi assale, eppure, come Maestro, ho il dovere di ricordare che sono i piccoli gesti quotidiani quelli che mandano avanti il mondo.
Senza di essi, noi intellettuali moriremmo di fame.
In un certo senso noi dipendiamo da quelli che ci sembrano automi, ma non lo sono, fintanto che la tecnologia non li avrà schiavizzati del tutto.
Noi ci crediamo superiori, ma per quale motivo?>>
Jessica allora aveva risposto:
<<Perché "Maria ha scelto la parte migliore, quella che non le sarà tolta", Luca, 10, 38-42. La vita contemplativa è più importante>>
Il Maestro aveva annuito, compiaciuto:
<<Così è scritto, Cristo però donava il Regno dei Cieli ai "poveri in spirito" e qui i filologi, i traduttori e gli esegeti hanno incontrato qualche difficoltà.
L'ablativo spiritu, che la Vulgata del vangelo secondo Matteo (ma non secondo Luca, 6,20 che riporta solo «μακάριοι οἱ πτωχοί», beati pauperes) aggiunge a questa prima beatitudine, ha il valore d'un complemento di limitazione: Gesù dichiara beati quelli che son poveri "in spirito, nello spirito" (nell'originale greco, τῷ πνεύματι, to(i) pnèumati). Si discute sull'interpretazione di questa limitazione: forse essa intende riferire il concetto di povertà a una disposizione interiore, dell'animo di quanti riconoscono che nulla appartiene a loro stessi, ma tutto a Dio. Secondo altri esegeti l'apparente restrizione esprimerebbe invece, all'opposto, un rafforzamento del concetto: i "poveri in spirito" sono, secondo questa tesi, quelli che son così derelitti da sentire fin nell'animo il disagio e la vergogna della loro miseria.
Nel momento della Prova, ogni aspirante all'Iniziazione diventa consapevole di entrambe le concezioni.
Noi Iniziati, in ogni caso, riteniamo la conoscenza intellettiva come "vita autentica", nel senso in cui la intendeva Heidegger, ma se ci sbagliassimo?
Se fossimo noi la zavorra del mondo, il ramo secco da potare, la variante destinata all'estinzione?
Abbiamo dato per scontata la nostra superiorità morale, culturale, intellettuale, ma a volte mi sembra che questo sia un inaccettabile eccesso di supponenza, da parte nostra, nei confronti di coloro che chiamiamo sprezzantemente "automi".
Li disprezziamo, e non va bene. Il disgusto è un'emozione meschina e ci può indebolire.
Ci impedisce di capire il punto di vista altrui, di essere oggettivi ed equanimi nei nostri giudizi.
Certo, a volte sono davvero stupidi ed esasperanti, però è proprio in quei momenti che io mi chiedo: e se fosse quello il modo corretto di vivere? Se i paraocchi servissero davvero per salvarsi dalla pazzia?
Allora saremmo noi i malati, noi i pazzi, noi gli inferiori.
Ti invito a meditare su questo, Jessica.
Sei la mia allieva più brillante e questo tipo di riflessioni sono riservate all' "insegnamento profondo".
Un giorno tutte queste riflessioni ti saranno utili, quando i tempi saranno maturi>>
Il Maestro era così, parlava per enigmi, formulava paradossi, insinuava dubbi.
Il dubbio ci serve per allenare la mente e renderla pronta all'inaspettato.
Jessica se lo ripeteva spesso.
Forse è la mia unica difesa contro le stilettate del mostro bicefalo: non dare mai nulla per scontato, nemmeno le ovvietà. Problematizzare l'ovvio.
Abolire l'idolatria del fatto compiuto. Non dobbiamo necessariamente trarre conclusioni dal modo in cui è finita una vicenda. A volte non ci sono ragioni, è andata così per puro caso.
L'Invincibile Armata è stata sconfitta dal mare in tempesta, non dalla flotta inglese.
Se il mare fosse stato calmo, forse oggi parleremmo spagnolo.
Certo, se il caso si ripete troppe volte, abbiamo diritto a un legittimo sospetto.
Jessica ormai era un'Iniziata di Rango Segreto, con delicati incarichi "in partibus infidelium", una delle più giovani della storia, insieme alla sua bisnonna Bessie Montague, con diritto di tribuna, ma non di voto in seno al Consiglio, come delegata delle Quattro Fazioni che avevano la maggioranza dei voti nell'Assemblea Generale (il Serpente Rosso, l'Aristocrazia Nera, la Fraternitas Draconis e gli Hyperborei Solis Invicti).
Il Duca di Ravensbourne apparteneva alla fazione degli Iperborei.
Jessica, sposandolo, doveva spiare i progetti di questa fratellanza un tempo così potente.
Ma quello non sarà il mio compito più difficile.
Waldemar Richmond era buono come il pane, ed era trasparente come cristallo attraversato da un raggio di sole.
Ma il nipote del Maestro, a quale fazione sceglierà di appartenere?
I Monterovere appoggiavano il Serpente Rosso, i Ricci-Orsini facevano parte dell'Aristocrazia Nera, ma i Lanni, la famiglia della madre di Lorenzo, erano Iperborei, come gli Ordelaffi.
Roberto non sa ancora nulla.
Quanto dolore lo attendeva, prima di poter conseguire la Sapienza.
E lei, un giorno, avrebbe dovuto fagli da guida.
Il suo Maestro l'aveva preparata e il Consiglio le aveva spiegato cosa l'Ordine si aspettava da lei.
Ma non era tutto l'Ordine: le fazioni all'Opposizione avrebbero dato battaglia.
Con chi si schiererà Roberto?
Nemmeno il Maestro era stato in grado di dirglielo, o forse non l'aveva ritenuto opportuno.
Ogni volta che incontrava Lorenzo, Jessica si sentiva in agitazione.
Era una lotta tra cervelli e quello del Maestro era infinitamente più forte.
Aveva ricevuto anche lui l' "insegnamento profondo" da parte dei suoi due Maestri.
Il primo era stato il defunto professor Erich von Tomaten (senza l'intermediazione di Franz Kranz, che era stato solo un collega, non un Iniziato), autore del fondamentale tomo "Das tausendjaehrige Reich", scritto senza la Umlaut, per non confonderlo con altre opere considerate minori.
Il secondo Maestro era fin troppo vivo, e molto più vecchio di quanto il suo aspetto mostrasse: il consigliere Albedo.
Dal primo aveva ricevuto l'insegnamento teorico, mentre dal secondo aveva appreso quello pratico, il più pericoloso: il mentalismo. Sapeva dare la giusta interpretazione ad ogni minimo movimento del proprio interlocutore e riusciva a leggergli il pensiero e a persuaderlo a stare dalla propria parte.
In teoria tutti gli Iniziati ne erano in grado, ma concretamente nessuno era mai riuscito a sconfiggere Lorenzo Monterovere, nemmeno il Consigliere Albedo.
Quando c'è uno che vince sempre, ci possono essere soltanto due possibilità, per gli altri: o si accetta la sua supremazia, o ci si coalizza tutti contro di lui.
Jessica non riusciva a decidere cosa fosse meglio, perché, pur temendo Lorenzo e il programma che intendeva realizzare insieme ad Albedo, sentiva che soltanto loro la valorizzavano adeguatamente, al contrario degli altri membri della propria famiglia e della propria fazione.
Lorenzo lo sa, e fa leva su questo. Ma il suo programma è troppo azzardato. O forse mi nasconde qualcosa? Lo conosco da una vita, ma la sua mente rimarrà per me sempre un mistero.
Lo vide avvicinarsi col solito sguardo sorridente, leggermente ironico, e il suo aspetto bizzarro, con i capelli argentati e un po' crespi, gli occhi grigi perspicaci, ma insondabili, e la pelle arrossata del fototipo 2, resa quasi viola dalla fluidità del sangue venoso dei capillari.
<<Jessica, ti trovo in forma smagliante, come sempre>> e quello era il suo modo di salutare, anche se avesse avuto davanti a sé un moribondo.
<<"Non c'è mestier lusinghe", Lorenzo. Le belle parole non costano niente, ma si inflazionano, specie in momenti come questo>>
Forse la citazione dantesca se la poteva risparmiare, ma era sempre uno scudo per distrarre l'attenzione dal vero problema.
<<Rilassati, è tutto sotto controllo, come sempre>>
Risposta prevedibile, stava prendendo tempo.
<<E allora perché hai sentito l'esigenza di venire qui, a controllare di persona?>>
Lui fece uno sguardo meravigliato:
<<Ma io sono qui dietro invito del mio caro allievo e pupillo, il giovane Duca di Ravensbourne, tuo fidanzato. Festeggeremo insieme il Ferragosto, ci sarai anche tu, e altri ospiti importanti.
Waldemar è molto felice, per come stanno andando le cose.
Da tempo gli avevo promesso una mia visita a Ravensbourne Mansion e ora ben volentieri...>>
Jessica non era in vena di giochetti:
<<Faresti meglio ad andare direttamente là, allora. Qui a Londra possiamo sopportare soltanto un Monterovere alla volta, e tuo nipote ci ha già...>>
Lorenzo rise, avendo intuito il resto della frase:
<<E' un tipo impegnativo, vero?>>
Lei sorrise, suo malgrado:
<<Mi hai tolto le parole di bocca. E' un ossimoro vivente. E' ossessivo, ma imprevedibile. E' puntiglioso e caotico nello stesso tempo. E' logorroico, salta di palo in frasca, mescola verità e menzogna in modo così inestricabile da confondere anche i più esperti. E' un istrione che indossa infinite maschere. Non si sa mai se reciti o faccia sul serio.
Quando credi di aver capito il suo schema, ecco che lui confonde le carte, con qualche asso nella manica. Il suo schema è il non avere schemi, o cambiarli in continuazione.
Ecco perché sarà difficile incastrarlo, nonostante la sua plateale sbadataggine.
Stanno emergendo il lui anche i talenti tipici della sua linea genetica: l'intuizione, la premonizione il mentalismo e le memorie ancestrali.
Queste ultime stanno già facendo pressione sulla sua mente, ma per fortuna non sono in grado di prendere il controllo: si sono dovute ritagliare i loro piccoli spazi.
Dopo la Prova riuscirà a usarle a suo vantaggio, e si spera anche a nostro vantaggio.
Riguardo alle premonizioni, non sa ancora discernerle dal resto e tanto meno interpretarle, ed è un bene, altrimenti ci avrebbe già neutralizzati.
E' estremamente ricettivo, ma finge di non aver capito e rimanda la reazione.
Bisogna sempre stare sulla difensiva, perché gli viene spontaneo sferrare l'attacco nel momento più inaspettato.
Si tratta solo di stilettate verbali, ma lasciano il segno.
Non si dimenticano.
Forse gli viene spontaneo, ma l'effetto pratico è come un avvertimento: so chi sei, conosco i tuoi punti deboli e, se non mi rispetti, troverò la parola adatta per demolirti dicendo semplicemente e con linguaggio politicamente corretto la verità che ti fa più male e che cerchi di nascondere persino a te stesso.
Si potrà dimenticare lui, ma non si dimenticheranno mai delle sue parole, sono come un tatuaggio sull'anima.
Tutto corrisponde al profilo che speravi di ottenere>>
Il Professore sprizzava gioia da tutti i pori:
<<E tu che hai dubitato di me! Ma ora, naturalmente, questo purosangue va protetto. Credi che Aurora ne sia capace?>>
Era già arrivato al cuore del problema, in meno di un minuto.
Jessica faticava ancora a star dietro al suo ritmo:
<<Sì, ne sono certa. E' molto determinata e direi anche possessiva nei suoi confronti. Ho percepito una complessità, nella sua mente, che è in linea con le proiezioni del Programma Genetico.
Intuisce il nostro gioco. E' molto più furba di quel che sembra, e alla lunga questo potrebbe crearci dei problemi>>
Mentre camminavano diretti verso la limousine che li avrebbe condotti all'Hotel Ritz di Londra,
Lorenzo assunse l'espressione placidamente serena di un monaco zen:
<<Non ne avrà il tempo e le energie. Dovrà sostenere Roberto nei momenti più duri. E' l'unica concessione che faccio a mio nipote>>
L'Allieva però non era del tutto convinta:
<<Ma la Prova potrebbe protrarsi, se lui, come è prevedibile, commetterà errori gravi nelle scelte future. Aurora potrebbe servirci ancora per molti anni. Se gli starà accanto per tutto quel tempo, non avremo né la forza, né il diritto di separarla da lui>>
Il Maestro annuì:
<<Vero, ma se lui supererà la Prova, vedrà le cose in maniera diversa. Diventerà una persona diversa, e avrà bisogno di una diversa anima gemella, il cui profilo, secondo le nostre proiezioni, corrisponde al tuo, Jessica.
Ma per il momento, dobbiamo pensare al fatto che sono solo due adolescenti senza una identità definita, che stanno facendo esperimenti anche di tipo sessuale>>
Jessica non ne era affatto felice, ma non aveva una mentalità proibizionista:
<<Quello che fanno nel loro privato non mi riguarda. Ma in base alle mie percezioni, sento che non dev'essere qualcosa di convenzionale>>
Lorenzo rise:
<<Le proiezioni del Programma ipotizzavano anche questo. Aurora è una brava ragazza, ma non è pura come acqua di fonte.
Credo che Roberto l'abbia capito subito. Sa distinguere una sorgente da un fosso.
E' cresciuto di fianco ad un fiumiciattolo, ma un giorno ha scoperto che quel presunto fiume non aveva una sorgente, era soltanto un fosso di scolo più grande degli altri.
Ah, quanto è rimasto deluso quando glielo feci sapere!
Un'altra volta, ero con lui e i suoi in montagna, e lì vedemmo le sorgenti della Drava, tra Dobbiaco e San Candido, quasi al confine con l'Austria.
Speravo che almeno quella gli sarebbe andata bene, ma sospettavo che avrebbe avuto qualcosa da ridire e infatti dichiarò ad alta voce:
"Sarebbe bella se non l'avessero manomessa gli uomini. Fanno sempre così. Rovinano tutto. Trasformano una sorgente naturale in una banale fontana"
Bisogna ammettere che su certe cose è molto intuitivo.
Fu allora che gli parlai dell'ingegner Francesco Lanni, suo bisnonno, il padre di mia madre, detto "Il Profeta delle Acque": gli spiegai che aveva trovato un modo per preservare le sorgenti originarie del Bidente di Ridracoli e creare, con una diga, un lago purissimo e nel contempo l'acquedotto più grande della Romagna. E nello stesso momento progettava il Cer per irrigare i campi.
Lanni era un Profeta e un uomo puro. Credo che sia stato il primo a risvegliarsi, nelle memorie ancestrali di Roberto, insieme a mia madre Giulia, la nonna che lui non ha mai conosciuto, e forse è grazie a loro che tutti gli altri ricordi sono tenuti a bada.
Roberto dovrà seguire i loro suggerimenti, perché i Lanni non presero mai decisioni meschine, al contrario di tutti i Monterovere, i Ricci e gli Orsini.
Se non dovesse farlo, cadrà nell'oblio, insieme a quel che resta della mia stirpe>>
Jessica aveva ascoltato, prendendo nota di molte questioni. Una però rimaneva aperta:
<<Tu mi hai detto che Roberto non può avere rapporti completi a causa di una fimosi non serrata, e questo annulla il rischio di una gravidanza di Aurora, che darebbe vita a qualcosa che il nostro Programma Genetico ha definito: "abominevole". Ma se lui decidesse di sottoporsi alla circoncisione, allora, in un momento di passione, quei due sarebbero capaci anche di...>>
Lorenzo sollevò una mano, come per dire che aveva capito e sapeva la risposta:
<<Roberto è terrorizzato dagli interventi chirurgici. E' la conseguenza di quella assurdità, decisa da un medico inesperto, di eseguire il distacco della parte serrata senza alcuna anestesia, quando lui aveva solo nove o dieci anni. No, non si farà circoncidere, non prima di aver concluso la Prova.
Solo allora troverà la forza e il coraggio per vincere le sue fobie>>
Jessica non poteva evitare di prendere nota di tutte quelle debolezze di Roberto:
<<Questo complica le cose in altro verso. Una ragazza bellissima come Aurora non potrà certo aspettare anni per avere un rapporto completo col suo presunto fidanzato!
Immagino che ne avrai tenuto conto, quando hai dato il tuo benestare, accordando protezione e favori al visconte Ordelaffi di Bertinoro>>
Il Maestro parve annoiato da tutti quei dettagli materiali:
<<E' ovvio, e quando conoscerai tutte le simulazioni che il nostro Programma Genetico è in grado di fare anche a livello di interazione parziale, te ne renderai conto anche tu.
Come ti ho già detto, a volte le ossessioni o le perversioni condivise sono un collante eccezionale, nei rapporti di coppia. Quel che conta non è l'atto in sé, ma il livello di piacere raggiunto e condiviso. A noi può sembrare strano o addirittura ripugnante, ma per molti altri potrebbe persino essere la norma.
Ho dato il mio benestare ad Aurora anche in considerazione di questo.
Anzi, è stata una fortuna che lei si sia fatta avanti in maniera così esplicita: quando esistono delle anomalie, è meglio mettere subito le carte in tavola.
Come dicono le "massaggiatrici" negli annunci: solo distinti, no perditempo.
Ma anche questo finirà, tra pochi anni.
Nel frattempo Aurora è la soluzione migliore: la manifestazione della sua ossessione idraulica, pur mostrandosi in modo impuro e insano, non è stata arbitraria.
Inconsciamente ha operato come fattore di attrazione in entrambi.
Ma dopo la Prova, Roberto andrà oltre tutto questo, non avrà paura di fare ciò che va fatto e a quel punto tu dovrai fare la tua mossa, e pensare che questo non è un favore che fai a me, ma a te stessa>>
L'Allieva provava una certa preoccupazione, quando vedeva il Maestro disporre delle vite altrui come se fossero pedoni in un'immensa scacchiera.
<<Che ne sarà di Aurora? Non illuderti di potertene sbarazzare facilmente. Lei sa combattere>>
Lorenzo tornò al suo consueto sorriso da monaco zen:
<<Può darsi, anche se io la vedrei meglio come Grande Sacerdotessa delle Paludi. Si tratterebbe di una forma di giustizia poetica, non trovi?>>
Jessica scosse il capo:
<<Tu ridi, ma sai meglio di me i rischi che stiamo correndo>>
Erano arrivati alla Limousine.
Lorenzo appariva soddisfatto:
<<Ed è per questo che ti sto addestrando, come Albedo fece con me.
Spetterà a te il compito neutralizzare Aurora, nel modo che ritieni più giusto, quando i tempi saranno maturi.
Adesso sei ancora troppo emotiva e vulnerabile, ma quando il tuo addestramento sarà completo, potrai tenere testa all'intero Consiglio Ristretto. E il tuo parere peserà molto, nella decisione finale.
La tua famiglia e la tua fazione hanno opinioni un po' diverse dalle mie, ma solo su ciò che è opinabile. E in questi casi si è sempre trovato un accordo>>
Entrarono e l'automobile partì.
Jessica mise subito in chiaro una cosa:
<<Non sarò l'automa di nessuno, Lorenzo>>
Lui annuì con decisione:
<<Nessun Iniziato lo è. E tu meno che mai>>
Lei sapeva, naturalmente, che Roberto, in un modo o nell'altro, sarebbe caduto ai suoi piedi, ma non le piaceva barare, specialmente in questo caso.
Ho già avuto una premonizione su ciò che potrebbe accadere, se Aurora dovesse accorgersi di ciò che io sono incaricata di fare.
L'aveva previsto, in un sogno, perché i sogni premonitori esistono davvero, anche se sono difficili da ricordare.
Ma Jessica ricordava bene quel sogno e spesso ne riascoltava la registrazione, effettuata immediatamente dopo il risveglio, prima che la memoria lo cancellasse:
Aurora appoggia la schiena a quella di Roberto, e mi dice: "Osservaci bene, Jessica. Questo è il modo in cui io e lui staremo sempre, perché lui è il mio gemello in spirito, e dovremo difenderci a vicenda da persone come te.
Guardaci bene: siamo schiena contro schiena, ciascuno con gli occhi puntati dietro le spalle dall'altro. Se agirai contro di me lui ti vedrà e se cercherai di ingannare o di tradire lui, io ti vedrò e ti punirò in un modo che non puoi nemmeno immaginare.
Si allontana senza dire altro.
Roberto la fissa mentre scompare nel buio e poi, finalmente, si volta e si rivolge a me:
"Jessica, non sottovalutare quello che ha detto. Si è sottoposta anche lei alla Prova, e ha mostrato di possedere grandi talenti. Ha capito molte cose e ha deciso in autonomia.
La Prova ci ha cambiati entrambi, rivelando due diverse attitudini: io sono il Veggente, lei è la Combattente.
Siamo stati felici insieme, ma la Prova ha diviso le nostre strade. Io ho scelto la contemplazione e la pace, lei ha scelto l'azione e la guerra.
Uno di noi due doveva dimostrare di saper sopportare il dolore, e lei è sempre stata la più forte"
C'è qualcosa di sbagliato in quel sogno. Aurora non deve sottoporsi alla Prova. Chi glielo potrebbe consentire?
Jessica decise di non parlarne, per il momento. C'erano già fin troppi motivi di preoccupazione e ad ogni giorno bastava la sua pena:
<<Siamo così vicini all'obiettivo che ci eravamo prefissati, eppure così lontani!
Sto parlando in generale, naturalmente.
I presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari. Me l'hai insegnato tu. L'unica cosa che conta è il cambiamento reale che abolisce lo stato di cose del presente.
Sta accadendo troppo in fretta, e temo che non saremo mai preparati del tutto.>>
Lorenzo sapeva che Jessica esprimeva i dubbi di molti Iniziati:
<<La prossima era sarà l'Età dei Profeti. Sarete voi a contrapporvi agli Automi, ed è necessario ampliare i vostri poteri mentali.
Certo, risvegliare troppi Talenti è pericoloso, e capisco la perplessità delle altre fazioni.
Il Consiglio è al corrente dei rischi, ma non si oppone, perché ne conosce la necessità.
Ci stiamo lavorando da millenni. Sarebbe assurdo fermarsi proprio adesso, quando siamo in dirittura di arrivo.
Ogni membro del Consiglio interpreta il Grande Disegno a modo suo, ma non siamo apprendisti stregoni.
Su questo tutte le fazioni sono d'accordo>>
Era vero, e Jessica lo sapeva, ma sentiva che, come sempre, era solo una mezza verità.
Le rimaneva soltanto una domanda:
<<Le ultime generazioni, secondo il Programma Genetico, sono state classificate come l'età dei Pionieri, l'età dei Maestri e l'età dei Profeti.
Ma la prossima generazione, quelli che nasceranno dopo il Duemila, i nostri figli: che nome avete assegnato a loro?>>
Lorenzo vedeva troppa preoccupazione negli occhi di Jessica e questo non andava bene.
Dovrò rinforzare le sue capacità di riequilibrio. E questo non è compatibile, almeno per il momento, con le mezza verità su cui fino ad ora io e Albedo abbiamo mantenuto il silenzio.
Il suo volto si rasserenò e il suo sorriso Zen ricomparve:
<<Ancora non l'abbiamo scelto. Ci penseremo solo quando tutti i Profeti avranno superato la Prova e saranno Iniziati>>
Il vero motivo era un altro, ma lo tenne per sé.
Le mie premonizioni non sono chiare e quelle degli altri Maestri ancor meno.
La prossima generazione, per quel che ne sappiamo, potrebbe essere l'ultima.
Sì, gli Ultimi, questo rischierà di essere il nome, se dovessimo fallire.
E allora sapremo che l'Inca morente aveva ragione.
C'erano alcuni testi, di cui solo il consigliere Albedo aveva una copia, e tra questi anche l'ultimo esemplare dei Mirabilia Providentiae di padre Saverio Gomez, della Compagnia di Gesù.
Lorenzo ne aveva letto un passaggio inquietante;
"Prima di essere giustiziato mediante la garrota, l'ultimo Imperatore Inca, Atahualpa (Cusco, 20 marzo 1497 – Cajamarca, 26 agosto 1533) aveva vaticinato:
«I cristiani domineranno il mondo per altri quattro secoli, poi il mondo si ribellerà e le colpe dei padri ricadranno sui figli».
Sgomento, Padre Gomez aveva chiesto:
«Non c'è dunque speranza per i figli?».
E nelle sue ultime parole, l'Inca morituro aveva predetto:
«Per i figli, niente!» "
E di nuovo il dubbio lo sfiorò.
Forse gli automi hanno ragione... meglio non sapere, non sentire, non accorgersi, non ricordare
non finire nella trappola delle profezie che si autorealizzano.
Ma poi tutte le memorie ancestrali gli ricordavano le sue responsabilità.
No! Mai! L'ho giurato al mio Maestro, prima che la Nuova Camelot fosse distrutta.
E allora anche lui, Lorenzo Monterovere, l'uomo che non si faceva mai turbare dalle emozioni minori, fu preda della nostalgia e del rimpianto.
La nuova Tavola Rotonda non esiste più. Io sono l'ultimo dei Cavalieri.
Quel pensiero lo opprimeva, lo schiacciava.
Persino respirare era uno sforzo.
Cercò di dissimulare il turbamento, fingendo di appisolarsi.
Lentamente riprese il controllo della sua psiche e si ricordò chi era e cosa rappresentava per i suoi seguaci.
La mia lealtà non verrà meno. I Monterovere mantengono sempre la parola data.
La parola dei Monterovere è una sola, da sempre e per sempre.
Quando il momento verrà, io e i miei seguaci saremo pronti.
Tra quindici anni esatti, la Bestia dell'Apocalisse sarà tra noi, anche se pochissimi lo capiranno.
E quando tutto sembrerà perduto, allora noi usciremo allo scoperto, e il Grande Disegno si compirà.
Non poteva dirlo apertamente: le sue parole sarebbero sembrate peggio dei guaiti di un cane che abbaia alla luna!
Ma il paragone era un altro: la sua era la "voce di uno che grida nel deserto".
E il deserto risponderà.
Bisognava solo avere pazienza, e lui ne aveva avuta tanta, come gli ricordavano le Memorie Ancestrali.
L'attesa dura da sempre.
Io ho aspettato più di chiunque altro.
La mia pazienza sarà ricompensata.
Io vedrò l'inizio dell'Impero Millenario.