sabato 7 gennaio 2017

Cosa sono i Voucher? Come si pronuncia il termine Voucher?

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I voucher  (dall'inglese (to) vouch: attestare, garantire; pronuncia italianizzata: vàucer)sono buoni da 10 euro — 7,5 euro netti tolti i mini contributi e la quota Inail —

Permettono di integrare le entrate attraverso prestazioni occasionali il cui compenso è esente
da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato.

Vantaggi anche per il committente: copertura Inail per eventuali incidenti e nessun rischio vertenza

 Vennero introdotti, nel 2008, per le «prestazioni occasionali e accessorie»: vale a dire lavoretti domestici, dalle pulizie al giardinaggio fino alla consegna porta a porta che spesso venivano (e vengono ancora) fatti in nero. Lo scopo principale era ed è quello di tutelare categorie deboli come colf e badanti. Dal 2008 fino allo scorso settembre ne sono stati utilizzati 387 milioni per un valore di poco inferiore, quindi, ai 4 miliardi di euro

Il buono lavoro (chiamato anche voucher) è una modalità di retribuzione per lavoro occasionale di tipo accessorio.

Caratteristiche

La prima introduzione del buono lavoro, come strumento di lavoro occasionale, è del 2003 a opera del secondo governo Berlusconi[1]. Il provvedimento che ne inquadrò per la prima volta l'utilizzo fu infatti la Legge Biagi[2]. Per diversi anni questa forma di remunerazione, introdotta per ridurre il lavoro nero in settori in cui era l'unica modalità di pagamento di manodopera (attività domestiche e simili, svolte da privati per privati in maniera consensuale) fu sostanzialmente semi-sconosciuta[3]. Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali del Governo Prodi II nel 2008 diede attuazione alla legge, precisandone i limiti e l'utilizzo (ad esempio nel settore agrario).
Fu successivamente esteso per i lavori di tipo occasionale con prestazioni brevi riconosciuti dalla Riforma Biagi. Il lavoro di riferimento, allora, era quello tipicamente domestico; infatti lo scopo principale di questo strumento è quello di contrastare il lavoro nero e difendere le categorie considerate più deboli nel mercato del lavoro, come ad esempio le colf e le badanti. Altri utilizzi originari del voucher erano quelli delle ripetizioni a casa da parte di studenti, lavoretti di giardinaggio, pulizie e faccende di casa, attività simili, tipicamente pagate (con l'assenso del lavoratore) in nero e per questo senza protezione assicurativa. Le modifiche alla legislazione furono a opera del Governo Berlusconi IV, in particolare con la legge 33/3009 che estese nel 2010 l'applicazione a tutti i soggetti.
Poco tempo dopo vi fu una totale liberalizzazione di utilizzo (in termini di settori o ambiti) con il Governo Monti (Riforma Fornero), ulteriormente rafforzata dal Governo Renzi (Jobs Act) che ha innalzato i limiti da 5.000 a 7.000 annui e ha eliminato dalla legge la dicitura "di natura meramente occasionale" che era l'essenza del buono lavoro.
Nel tempo la legislazione ha allargato l'utilizzo del buono lavoro dall'ambito domestico ai settori professionali (imprese, enti, ecc.). A tutt'oggi viene molto usato da aziende nel settore del commercio, dell'agricoltura e dell'intrattenimento (ristoranti, bar, discoteche, sale cinema e simili) per prestazioni di lavoro che non superino i 5.000 € netti annui di retribuzione (passati a 7.000 € nel 2015 in seguito all'emanazione del provvedimento legislativo noto come Jobs Act[4]). Per i pensionati o cassaintegrati la cifra scende a 3.000 €. Con l'entrata in vigore del DL 81/2015[5] l'utilizzo del voucher è stato esteso a industria e artigianato e quindi, a parte qualche eccezione, nessun settore è escluso, nemmeno l'edilizia.
Le caratteristiche intrinseche del sistema, tuttavia, ne hanno favorito la diffusione come strumento di elusione ed evasione delle norme fiscali e previdenziali[6].
Questa modalità di lavoro occasionale accessorio[7] ha assunto da tempo anche la denominazione contratto voucher. L'incarico può essere verbale o essere documentato: in qualsiasi caso sottende sempre un contratto di lavoro (di tipo accessorio)[8]. Il voucher, come buono lavoro, è regolarmente vidimato con il logo dell'INPS.
Dal 24 settembre 2016 è obbligatorio l'invio di un SMS all'INPS da parte del committente almeno un'ora prima della prestazione per agevolare la registrazione dell'utilizzo e impedire usi fraudolenti (cioè pagare con voucher solo una piccola parte del compenso).
Attualmente, il valore facciale del buono lavoro è di 10 € di cui 7,50 € vanno netti al prestatore e il resto sono contributi Inps e INAIL.

Valore contabile e modalità di acquisto

Il singolo buono lavoro vale 10 €, il costo con cui viene acquistato dall'azienda o dal datore di lavoro presso l'INPS[9]. Il buono cartaceo può anche essere acquistato presso tabaccai aderenti all'iniziativa, presentando la sola tessera sanitaria. Il voucher telematico prevede invece l'iscrizione delle parti (datore di lavoro e lavoratore) all'INPS e all'INAIL: in questo modo il lavoratore riceverà la INPS CARD su cui vedrà accreditarsi lo stipendio e potrà controllare i contributi versati. Inclusi nella spesa i contributi previdenziali INPS (13%), l'assicurazione INAIL (7%) e i costi di gestione del servizio (5%); pertanto, al lavoratore spettano i restanti 7,50 € (netti)[10][11]. A partire dal 28 giugno 2009 il Ministero diede il via a campagne pubblicitarie sul web, in televisione e al cinema per sponsorizzare questa nuova forma retributiva. La Regione Lazio avviò la promozione dei Buoni Lavoro nel 2010 tramite la campagna "Vo.La - Voucher Lazio" che prevede il rimborso di 1 voucher per ogni 10 acquistati dal datore di lavoro[12].

Abusi e condotte elusive

Il meccanismo dei buoni era nato per introdurre nel mercato del lavoro italiano uno strumento flessibile in grado di far emergere dall'area del lavoro nero quelle forme di lavoro saltuario, o di secondo e terzo lavoro, difficili da perseguire, per le quali risulta onerosa l'attivazione degli strumenti tradizionali per la stipula di un rapporto di lavoro (comunicazione al centro per l'impiego, obbligo di scritturazione del Libro unico del lavoro, consegna del cedolino paga, adempimenti in materia di sicurezza, ecc.).

Utilizzo irregolare

L'evoluzione della pratica, tuttavia, ha messo in luce un vasto fenomeno sociale di utilizzo irregolare, in cui la flessibilità dei buoni lavoro si presta facilmente a pratiche elusive della legislazione del lavoro e della previdenza sociale: tali pratiche tendono a ricondurre, nell'ambito della tipologia flessibile del voucher, rapporti di lavoro veri e propri e di ben altro tipo. Nella pratica, infatti, si segnala il frequentissimo utilizzo dei voucher per la regolarizzazione apparente di rapporti di lavoro di notevole intensità lavorativa, o di notevole continuità della prestazione, non compatibili con i limiti di remunerazione premessa dai buoni lavoro. In tali casi, infatti, il buono lavoro è usato, in modo irregolare, come schermo di regolarità per una prestazione di lavoro intrattenuta quasi interamente in nero, attraverso l'occasionale remunerazione mediante cessione di un voucher.
La semplice attivazione del meccanismo dei voucher nei confronti del lavoratore fa in modo che, nell'eventualità di un infortunio sul lavoro, o di un accesso ispettivo da parte dei servizi di vigilanza dell'INPS, dell'INAIL, o del Ministero del lavoro, è sufficiente l'esibizione dei buoni acquistati, ancorché non corrisposti, perché la presenza del lavoratore in azienda non possa essere considerata irregolare né dar luogo a sanzioni[6]. In tali casi, infatti, è arduo, per i servizi ispettivi, adempiere all'onere della prova circa l'esistenza di prestazioni lavorative ulteriori rispetto a quelle effettivamente remunerate con la cessione di un voucher, dal momento che l'attivazione della prestazione non richiede alcun adempimento di registrazione o comunicazione[6].
Il problema di questo uso irregolare è stato affrontato da una norma contenuta nel Jobs Act, che ha previsto l'obbligo di comunicare l'inizio della prestazione alla Direzione Territoriale del lavoro competente, in modo preventivo e per via telematica (in modo analogo a quanto già previsto per il lavoro intermittente). Un decreto ha reso operativa tale procedura da ottobre 2016[13] sebbene non riguardi tutte le tipologie di committenti/datori di lavoro.

Remunerazione oraria

Il valore del buono lavoro rappresenta la soglia minima di remunerazione resa possibile dal sistema. Tuttavia, le norme di legge non stabiliscono una soglia minima a cui ancorare la remunerazione su base oraria, lasciando aperta la possibilità che un unico buono sia utilizzato per remunerare più ore di lavoro. Per contrastare tale abuso, impedendo forme di "negoziazione" e "svalutazione" della prestazione oraria, la legge di riforma Fornero (legge 28 giugno 2012, n. 92)[14], era intervenuta a regolarne l'utilizzo prevedendo l'emissione di un atto regolamentare che fissasse i valori minimi del compenso orario per ciascuna categoria[6]. Tale previsione è rimasta a lungo inevasa, con la sola eccezione del settore agricolo: in mancanza dell'atto, rimane invariata la discrezionalità nella quantificazione della remunerazione oraria tramite buoni lavoro in tutti i settori diversi dal mondo agricolo[6]. L'impasse regolamentare ha trovato soluzione con l'entrata in vigore del Jobs Act il quale, pur demandando la determinazione del valore nominale orario a un apposito decreto del Ministero del lavoro (da basarsi, previo confronto con le parti sociali, sulle medie orarie delle retribuzioni rilevate nei diversi settori produttivi), stabilisce un regime transitorio durante il quale, in attesa di emanazione del decreto ministeriale, la remunerazione oraria della prestazione di lavoro accessorio è stabilita nel valore di taglio minimo del buono lavoro[15].

Note

  1. ^ http://soldielavoro.soldionline.it/guide/educational-lavoro/voucher-inps-cosa-sono
  2. ^ https://www.giornaledellepmi.it/i-voucher-per-il-lavoro-indagine-del-centro-studi-cna/
  3. ^ http://www.ilfoglio.it/economia/2016/12/28/news/voucher-cosa-sono-e-perche-e-un-problema-ampiamente-sopravvalutato-112775/
  4. ^ Debhorah Di Rosa, Jobs Act, lavoro accessorio: sale il tetto dei compensiIPSOA, 25 giugno 2015.
  5. ^ https://www.fiscoetasse.com/approfondimenti/11857-lavoro-accessorio-i-nuovi-limiti-per-il-2014.html
  6. ^ a b c d e Silvia Favasuli, Jobs Act e buoni lavoro, pericolo precarietàLinkiesta, 9 ottobre 2014.
  7. ^ INPS-Lavoro Accessorio
  8. ^ Infatti, seppur diffuso, è errato dire "assumere dipendenti mediante voucher": il personale remunerato tramite buono lavoro, infatti, è una categoria contrattuale a se.
  9. ^ Tramite versamento sul conto corrente postale 89778229 intestato ad INPS DG LAVORO OCCASIONALE
  10. ^ Ad oggi è possibile cambiare il voucher cartaceo in denaro contante e attivare la INPS CARD (al costo di 5€) soltanto presso le sedi di Poste italiane
  11. ^ Esistono alcune community che promuovono il lavoro occasionale retribuito tramite buoni lavoro, come UTUM.it
  12. ^ http://www.romatoday.it/economia/voucher-lavoro-lazio.html
  13. ^ http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2016-10-08/voucher-partono-nuovi-obblighi-142117.shtml?uuid=ADrk7CYB
  14. ^ Si veda la nuova formulazione dell'art. 72 del D.Lgs. n. 276/2003 (cosiddetta Legge Biagi), a seguito della novella della legge Fornero, a norma della quale il valore nominale orario deve essere fissato con decreto del Ministero del lavoro, "tenuto conto delle risultanze istruttorie del confronto con le parti sociali".
  15. ^ Lavoro accessorio, su Cliclavoro-Portale unico della rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, consultato il 19 ottobre 2015

Bibliografia

Voci correlate

Mappa della guerra civile in Somalia

Somali Civil War (2009-present).svg

   Under control of the Government and Allies 

   Under control of neutral forces (Khatumo State)

   Under control of the Al-Shabaab and Allies 

   Under control of Somaliland Government


 Hizbul Islam (2009–2010)

 Islamic State of Iraq and the Levant (from 2015)[1][2]
Regional:
Non-combat support:
 European Union[7]
Commanders and leaders

Islamic State of Iraq and the Levant Abdul Qadir Mumin
Somalia Hassan Sheikh Mohamud
(President of Somalia)
Somalia Omar Abdirashid Ali Sharmarke
(Prime Minister of Somalia)
Somalia Mohamed Sheikh Hassan
(Minister of Defense)
Somalia Abdullahi Anod
(Chief of the Army)
Somalia Omar Hashi Aden  
(Former Minister of Security)
Djibouti Osman Noor Soubagleh
(Force Commander of AMISOM)[12]
Ethiopia Abreha Tesfay
(Deputy Force Commander of AMISOM)
Burundi Cyprien Ndikuriyo
(AMISOM Chief of Staff)
 Ahmed Mohamed Islam
(President of Jubaland, Chairman of the Raskamboni Movement)
 Sheikh Ibrahim Sheikh Hassan
(Chairman of Ahlu Sunna Waljama'a)
Puntland Abdiweli Mohamed Ali
(President of Puntland)
Galmudug Abdi Hasan Awale Qeybdiid
(President of Galmudug)
 Sharif Hassan Sheikh Aden
(President of Southwestern Somalia)
Strength
 5,000–7,000[13]
 Unknown

Islamic State of Iraq and the Levant 200–300[15]
Somalia 18,000–36,000[16]
 ~20,000[17]
United States 200–300[5]
 ~2,000[18]
 <1,000 (2010)[19]
Casualties and losses
 8,016 killed (by 2012)[20]
 5 killed[21][22][23]
Somalia 756 killed, 367 wounded (by October 2012)[24]
 3,000+ killed[25][26][27][28]
 3 killed, 3 wounded
 66+ killed
Puntland 17+ killed, 40 wounded
Ethiopia 8 killed (before joining AMISOM)
La guerra civile somala è un conflitto scoppiato nel 1991 e tuttora in corso.
Il conflitto nacque dalla resistenza nei confronti del regime di Siad Barre, portata avanti durante gli anni '80. Nel 1988-90 le forze armate somale ingaggiarono scontri con diversi gruppi ribelli, tra i quali il Congresso della Somalia Unita, il Movimento Nazionale Somalo (nel Somaliland) e il Fronte Democratico di Salvezza Somalo (nel Puntland).
Nel 1991, i clan ed i gruppi armati ribelli rovesciarono il regime di Barre; il successivo vuoto di potere portò ad una lotta tra le varie fazioni, specie tra quella di Ali Mahdi e quella guidata da Aidid. Il conflitto indusse le Nazioni Unite ad organizzare una missione di peace-keeping a metà anni '90. Il periodo di decentralizzazione del potere che ne seguì si caratterizzò, in molte aree, per un ritorno ai costumi e alle leggi religiose e dall'insediamento di governi locali nel nord dello Stato. Tale situazione portò ad un relativo affievolimento dell'intensità degli scontri, tanto che il SIPRI rimosse la Somalia dalla lista dei maggiori conflitti in corso nel 1997 e nel 1998.
Nel 2000 venne insediato il Governo nazionale di transizione (GNT), seguito dal Governo federale di transizione nel 2004 (GFT). Il GFT nel 2006, con l'aiuto dell'Etiopia, riuscì a conquistare la maggior parte del territorio a sud controllato dall'Unione delle Corti Islamiche (UCI). Le UCI si trasformarono in un gruppo ancora più radicale che prese il nome di Al-Shabaab, il quale, a sua volta, ha ingaggiato uno scontro con il governo federale e la missione AMISOM dell'Unione Africana, nata per controllare lo Stato.
Nel gennaio 2013, in seguito alla Risoluzione ONU 2093, il mandato dell'AMISOM era stato esteso per un altro anno. I 15 membri del Consiglio di Sicurezza ONU, votarono all'unanimità per la sospensione dell'embargo sulle armi leggere per il periodo di un anno. Inoltre, il Consiglio di Sicurezza invitò il governo federale ad accelerare lo sviluppo di una nuova strategia di sicurezza nazionale, sollecitando le autorità centrali a velocizzare il piano con l'individuazione della composizione delle forze di sicurezza e delle relative lacune. Così da permettere ai partner internazionali di affrontarle al meglio
In seguito alla Risoluzione ONU 2124, la quale ha autorizzato il dispiegamento di altri 4.000 soldati per aumentare il contingente AMISOM, le truppe etiopi hanno formalizzato, nel gennaio 2014, il loro ingresso nella missione. Il loro compito è quello di operare insieme all'Esercito nazionale somalo, con la responsabilità per le operazioni nelle zone a sud di GhedoBakool e nella regione di Bay. Le truppe etiopi rappresentano il sesto contingente AMISOM, dopo quelli di GibutiBurundiSierra LeoneKenya e Uganda.
Nel gennaio 2014, al Summit dell'Unione Africana tenutosi ad Addis Abeba, il Presidente Hassan Sheikh Mohamud chiese un prolungamento del mandato per l'acquisto di armi stabilito dalle Nazioni Unite, in scadenza per marzo dello stesso anno. Il presidente affermò che le forze di difesa somale avessero la necessità di armi ed equipaggiamento migliori per combattere efficacemente i miliziani.
 Il mese successivo il Gruppo di monitoraggio ONU su Somalia ed Eritrea rilasciò un rapporto dal quale emersero gli abusi sistematici degli ufficiali all'interno del governo somalo, i quali permisero la distrazione delle armi dalle forze di sicurezza somale per consegnarle nelle mani di capi fazione e miliziani Al-Shabaab. Il gruppo dichiarò di aver osservato diversi problemi e manifestò molte preoccupazioni per ciò che concerneva la gestione delle scorte di armi e munizioni, tra queste vi era anche la difficoltà per gli osservatori di accedere ai locali, nei quali erano immagazzinate le armi, e ottenere informazioni. Pur riconoscendo l'impossibilità di quantificare il numero di armi dirottate, a causa dei vari limiti, gli osservatori affermarono come uno dei consiglieri chiave del presidente fosse coinvolto nella consegna di armi agli Al-Shabaab e come le spedizioni di armi da Djibouti a dall'Uganda non sarebbero state quantificabili. Il Capo di Stato maggiore dell'esercito Dahir Adan Elmi negò le accuse, dichiarando come nessun ufficiale avesse venduto o dirottato armi e che queste erano conservate in luoghi sicuri. Egli affermò anche come una squadra di monitoraggio ONU avesse per due volte visitato i siti di stoccaggio di armi e munizioni del governo a Mogadiscio; durante la visita vennero mostrate le scorte di armi e i funzionari si mostrarono soddisfatti[118]. Inoltre il comando dichiarò che il governo aveva per due volte acquistato armamenti da quando l'embargo sulle armi applicato alla Somalia era stato parzialmente cancellato. Il generale Elmi sostenne anche che gli Al-Shabaab già possedevano forniture di armi, utilizzando soprattutto ordigni esplosivi e bombe modificate; allo stesso tempo sostenne che il Gruppo di monitoraggio avesse creato le accuse con lo scopo di impedire il funzionamento del governo somalo e delle forze armate, mentre tentava di raccogliere fondi per le sue attività mantenendo la minaccia degli Al-Shabaab costante.

Nel febbraio 2014, una delegazione guidata dal Primo ministro somalo Abdiweli Sheikh Ahmed ebbe un incontro ad Addis Abeba con il Primo ministro etiope Hailemariam Desalegn, per discutere di un rafforzamento delle relazioni tra i due paesi. Ahmed elogiò il ruolo dell'Etiopia del processo di pace e stabilizzazione della Somalia, come il suo supporto nella lotta agli Al-Shabaab, e diede il benvenuto alla decisione dei militari etiopi di entrare nell'AMISOMHailemariam Desalegn, in risposta, promise di continuare negli sforzi di pacificazione e stabilizzazione della Somalia, come quelli per sostenere la crescita delle forze di sicurezza somale, attraverso esperienza, partecipazione e addestramento[120].
All'inizio di marzo 2014 le forze di sicurezza somale e l'AMISOM hanno lanciato un'intensa operazione militare volta a cacciare gli Al-Shabab dalle zone meridionali dello Stato ancora sotto il loro controllo. Secondo il primo ministro Abdiweli Sheikh Ahmed, il governo ha successivamente compiuto degli sforzi per stabilizzare le aree appena liberate, tra le quali Rab DhureHudurWajid e Burdhbo. Il Ministro della Difesa forniva rassicurazioni alla popolazione locale e supporto logistico. Inoltre il Ministro dell'Interno venne preparato ad inserire nei programmi azioni di supporto all'amministrazione locale e alla sicurezza. Un vice ministro e diversi studenti religiosi furono dislocati in tutte e quattro le città per coordinare e supervisionare le iniziative del governo sulla stabilizzazione[121]. Il 26 marzo le forze alleate avevano liberato dieci città nel giro di un mese, tra le quali Qoryoley ed El Buur
Nell'agosto 2014, il governo somalo ha dato il via all'Operazione Oceano Indiano con l'obiettivo di rimuovere dal paese gli ultimi nuclei di resistenza. Il 1º settembre 2014, un drone statunitense, nel contesto di una missione più estesa, uccise il leader di Al-Shabaab Moktar Ali Zubeyr. Le autorità americane indicarono il raid come una delle maggiori perdite per gli Al-Shabaab, da un punto di vista simbolico e operativo e il governo somalo offrì per 45 giorni l'amnistia per tutti i membri moderati del gruppo terroristico. Analisti politici suggerirono che la morte del leader degli Al-Shabaab porterà alla frammentazione e alla eventuale dissoluzione del gruppo.
In data 9 giugno 2015, il Primo ministro della Somalia Omar Abdirashid Ali Sharmarke ha dichiarato che prevede la fine del gruppo terroristico entro il termine dell'anno, aggiungendo però che per affrontare le cause profonde del conflitto, quelle che portano molti giovani ad arruolarsi, servirà molto più tempo.