Disputed territory
La guerra in Siria e in Iraq si complica ulteriormente per un cambio di alleanze che rimette in gioco tutte le forze in campo. Il recente referendum che ha sancito l'indipendenza del Kurdistan Iracheno e i successi dell'SDF (Syrian Democratic Force), guidato dai Curdi Siriani del Rojava e dagli Stati Uniti, a Raqqa e nella valle dell'Eufrate, hanno avvicinato la Turchia (preoccupata per la nascita di uno stato curdo ai suoi confini meridionali) alla Russia, che sostiene il fronte sciita di Siria, Iraq, Iran ed Hezbollah libanesi.
Da tempo i rapporti di Erdogan con gli Stati Uniti di Trump sono molto tesi, sia per l'alleanza degli USA con i Curdi, sia per l'alleanza americana con l'Arabia Saudita contro il Qatar (alleato turco) e contro la Fratellanza Musulmana (alleata del partito di Erdogan), sia per la protezione che gli americani offrono a Fetullah Gulen, accusato da Erdogan stesso di essere la mente del tentato golpe di un anno fa.
Il risultato di queste tensioni si è tradotto in un "ribaltone" da parte della Turchia nel fronte delle alleanze, tanto da arrivare, nel permanente tavolo delle trattative di pace di Astana (capitale del Kazakistan), ad un clamoroso accordo tra Erdogan e Putin riguardo al nord-ovest della Siria (la provincia di Idlib), attualmente teatro di scontro tra gli jihadisti qaedisti wahabiti di HTS (vicini all'Arabia Saudita) e i cosiddetti "ribelli moderati" di Ahrar al-Sham e del Free Syrian Army (alleati di Turchia, Qatar e Fratellanza Musulmana).
Tale accordo prevede, nell'ambito del piano delle de-escalation zones, un intervento diretto dell'esercito turco nella provincia di Idlib, per stroncare una volta per tutte gli jihadisti di HTS, ex Fronte Al-Nusra, braccio militare di Al Qaeda in Siria.
L'esercito turco è entrato nel governatorato di Idlib ieri mattina e si sta rapidamente espandendo nei territori confinanti con la zona di Afrin, controllata dai Curdi del Rojava.
Nel frattempo in Iraq la situazione è molto tesa: l'esercito iracheno si è ammassato ai confini della città di Kirkuk, attualmente sotto controllo del Kurdistan Iracheno, e i rischi di un nuovo fronte di guerra nel nord dell'Iraq sono più che probabili.
Il risultato è, di fatto, uno spezzatino in cui le grandi potenze si stanno ripartendo Siria e Iraq dopo la sconfitta, ormai imminente, dell'Isis, aggrappato a poche roccaforti accerchiate e a un sempre più breve tratto della valle dell'Eufrate.