giovedì 13 febbraio 2020

Vite quasi parallele. Capitolo 50. Un gioco più grande di noi

Da molti anni ormai Ettore Ricci aveva preso possesso dello studio del suo defunto suocero, Achille Orsini, venticinquesimo Conte di Casemurate, facendone la propria "sala del trono".
Diana Orsini, moglie di Ettore e ventiseiesima Contessa di Casemurate, non aveva messo più piede in quella stanza da così tanti anni che, quando finalmente si decise a ritornarvi, si meravigliò di trovarla quasi immutata.
<<Ettore. credo che sia venuto il momento di tornare a parlarci>> esordì Diana, dopo essere entrata nel suo studio.
Lui inarcò le sopracciglia:
<<Ah sì? Non mi rivolgi la parola da quindici anni, e poi improvvisamente arrivi qui, come se niente fosse, e pretendi che io sia disposto a fare conversazione... >>
Lei si sedette sulla poltrona di fronte a lui, fissandolo con determinazione:
<<Si tratta di una questione importante, che non può essere rimandata. Ti chiedo solo di ascoltarmi>>
Ettore sospirò, piegando il giornale sulla pagina delle quotazioni azionarie:
<<Sentiamo!>>
Diana annuì lievemente, in segno di ringraziamento:
<<Io sono convinta che quello che è successo ad Anna non sia una mera casualità>>
Lui alzò gli occhi al cielo:
<<Non vorrai ricominciare con le tue teorie del complotto, spero?>>
Lei mantenne un tono serio:
<<Ettore, fino ad ora ho scelto di fingere di non vedere, di non capire, di non sapere, perché credevo  che fosse l'unico modo per evitare che la nostra famiglia si disgregasse.
Ma adesso non posso più far finta di niente>>
Ettore la fissò con aria esasperata:
<<Ma si può sapere di cosa stai parlando?>>
Gli occhi neri di Diana sostennero lo sguardo del marito:
<<Di Silvia. Era lei il bersaglio di Adriano. Anna è stato solo un ripiego>>
Ettore sorrise:
<<Nostra figlia sa difendersi benissimo da sola, e ce ne ha dato prova, per cui non vedo la ragione di preoccuparsi>>
Diana scosse il capo:
<<Ancora una volta ti ostini a non voler vedere quello che succede sotto il tuo naso>>
Lui sbuffò, sempre più spazientito:
<<Ah, ecco, alla fine si torna sempre a questo punto. Io non capisco nulla, invece tu sei il grande genio che risolve i misteri>>
Lei aveva previsto questa reazione e cercò di arrivare gradualmente al punto:
<<Non è questione di intelligenza, ma di volontà. Ogni volta che ho tentato di metterti in guardia da certe persone di cui ti fidi troppo, tu hai reagito dandomi della pazza, perché non avevo le prove. Ma stavolta è diverso. In tutto questo tempo ho osservato attentamente i fatti, e ho capito persino più di quanto fosse necessario capire. Sarebbe stato più facile vivere di ipotesi, ma per noi è il momento di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile>>
Ettore si spazientì:
<<Basta parlare per enigmi, Diana! A quali fatti ti riferisci?>>
Lei percepì un fondo di curiosità, dietro all'atteggiamento scettico del coniuge:
<<Michele si era messo in testa l'idea che Silvia si sarebbe fidanzata con suo figlio, che lui considera letteralmente il "massimo">>
Ettore sorrise:
<<E' una sua debolezza, lo riconosco. Ma gli ho risposto per rime!>>
Diana si irritò per la mancanza di tatto del marito:
<<Sarebbe bastato fargli notare che Silvia non era interessata a Massimo. Tu invece hai trattato Michele come un servo e lo hai offeso. "Sei il mio miglior servitore, Michele, ma un uomo non può dare in sposa la propria erede al figlio di un servitore!". Lo hai umiliato...>>
Lui mantenne un'aria divertita:
<<Non dirmi che adesso Michele Braghiri ti sta simpatico!>>
Lei scosse il capo con decisione:
<<Tu sai come la penso sul suo conto. E' un uomo pericoloso, soprattutto quando si sente offeso. E stavolta hai offeso anche Massimo, che a mio parere è ancor più pericoloso di suo padre>>
Ettore scrollò le spalle:
<<Oh, avanti, Diana, non essere ridicola. Michele non ha nulla da guadagnarci a mettersi contro di me. E Massimo è solo un ragazzo!>>
Diana gli puntò un indice contro:
<<Un ragazzo? Ma se ha ventiquattro anni! E' laureato in matematica, sta preparando il concorso per l'insegnamento. Io non ho potuto studiare, ma, a differenza tua, non sottovaluto i laureati, specie quelli con 110 e lode>>
<<E come avrebbe fatto a causare lo scandalo di Anna e Adriano?>>
<<Ma è ovvio! Chi ci ha portato in casa il Sommo Poeta? La Signorina De Toschi... la stessa che ha un'adorazione particolare per Massimo e altrettanti motivi per provare invidia e rancore nei nostri confronti, e in particolare nei confronti di nostra figlia>>
Ettore non si scompose:
<<Le tue manie di persecuzione si sono aggravate. Tu hai bisogno di andare da un medico... uno bravo, come si suol dire>>
Lei sorrise:
<<E allora dimmi chi è stato a uccidere mia sorella e mio fratello, e a far fuori Federico. L'ispettore e il giudice hanno insabbiato tutto, per fare un favore a te. E in tutti questi anni non ti sei mai chiesto niente, non hai mai voluto fare chiarezza, non ti sei mai interessato di nulla, come se tutto questo non ti riguardasse>>
Ettore si incupì:
<<Ma cosa potevo fare? Sollevare un polverone che ci avrebbe screditato agli occhi di tutto il mondo? Se fosse stato reso pubblico che si era trattato di omicidio, tutti avrebbero puntato il dito contro di me, come tu stai facendo ora.
Certo, io ho tratto, seppur indirettamente, un vantaggio da quelle morti, ma non sono il mandante. Forse qualche mio collaboratore ha voluto agire da solo, nell'ombra. 
Dubito che sia Michele, è troppo pavido per questo tipo di cose.
Ma una cosa è certa: io sono innocente.
La mia unica colpa è di essermi illuso nei tuoi confronti. 
Credevo che noi due, insieme, avremmo potuto vincere>>
Colpita da quelle parole che mettevano in luce tutta l'amarezza per ciò che il loro matrimonio non era stato, Diana non ebbe il coraggio di ricordargli che la loro unione era avvenuta in circostanze infauste.
<<Possiamo ancora vincere, anzi dobbiamo vincere, per la nostra famiglia. Le nostre figlie, i nostri nipoti e tutti coloro che verranno. E' per questo che ti sto consigliando di prendere sul serio i miei avvertimenti. Sono in tanti che vorrebbero vedere la nostra famiglia nel fango, per poi impedirle di rialzarsi...>>
Ettore la fermò, sollevando una mano:
<<Non c'è mai stato un "noi". Quando tu parli della famiglia, pensi ancora agli Orsini di Casemurate. Io sono stato soltanto un principe consorte>>
Diana scosse il capo:
<<Ma cosa stai dicendo? E' tutto di tua proprietà. Sei il padrone indiscusso da trent'anni!>>
Lui divenne ancora più cupo:
<<Tutti mi guardano come un usurpatore, una calamità temporanea da sopportare prima che tutto torni di nuovo nelle mani dei gentiluomini. Per questo avrei voluto il figlio maschio. Lui almeno avrebbe continuato la mia stirpe e il mio cognome. E invece tutto sarà diviso tra le nostre figlie e andrà a ingrandire i feudi dei loro mariti. E di me non resterà traccia, mentre tutti ricorderanno per sempre il nome degli Orsini, che governarono queste terre dal 1278, quando i Papi della loro nobile stirpe li mandarono qui per la prima volta. Vedi che conosco la storia? Ho imparato molte cose, in questi anni, mentre tu te ne stavi rinchiusa nella tua stanza a leggere romanzi inutili>>
Sarebbe stato inutile spiegargli che leggere era l'unica attività umana che, dal punto di vista di Diana, poteva inseguire l'infinito oltre i limiti angusti nei quali era costretta a vivere.
Ettore non poteva capirlo, ed era inutile rimproverarlo per questo: aveva altre doti.
Ma riguardo alla questione della famiglia Braghiri, Diana non voleva darsi per vinta:
<<Massimo e Michele vanno allontanati, prima che possano combinare altri danni>>
Ettore stava esaurendo la sua riserva di pazienza:
<<E cosa mai potrebbero fare, senza rischiare di essere scoperti?>>
Diana ci aveva pensato a lungo:
<<Potrebbero trovare qualcosa per ricattarti. Michele sa fin troppe cose sui tuoi affari. Potrebbe aver architettato un piano per far ricadere su di te le proprie colpe>>
Questa osservazione riuscì a far breccia su Ettore:
<<Potrebbe, ma anche se fosse, io non potrei certo obbligare Silvia a sposare Massimo. I tempi stanno cambiando>>
Diana annuì:
<<Oh sì, stanno decisamente cambiando. Ma non è questo il punto. I Braghiri vogliono vendicarsi: a loro importa rovinarti, e di conseguenza rovinare anche me e Silvia, che viviamo ancora qui a Villa Orsini>>
Lui non si scompose:
<<Il giudice De Gubernatis, nostro cognato, controlla le indagini preliminari su tutta la Contea di Casemurate di Forlì, e nessuno potrà smuoverlo da quell'incarico, fintanto che godrà della protezione dell'altro nostro cognato, il senatore Baroni, che è anche membro laico del CSM>>
Diana scosse il capo:
<<Il potere dei cognati non durerà in eterno. Siamo rimasti intrappolati in un gioco più grande di noi>>
Ettore accennò un sorriso di compiacimento:
<<Mi fa piacere che tu parli al plurale. Perché anche il tuo silenzio ti rende mia complice e credo che tu lo sappia>>
Lei gli rivolse uno sguardo infuriato:
<<Sei un vigliacco!>>
<<Oh, avanti, Diana, non essere melodrammatica!
E' tutto sotto controllo: la nostra rete di clientele durerà abbastanza per darmi il tempo di mettere tutto in ordine agli occhi della legge.
E comunque devi tenere conto di un altro fatto assolutamente indiscutibile: se cadessimo noi, cadrebbero anche i nostri eventuali nemici. 
Massimo potrà anche rendersi autonomo da noi, ma i suoi genitori non troverebbero un lavoro così ben remunerato e prestigioso come quello che hanno qui.
Se il Feudo Orsini dovesse cadere in rovina, trascinerebbe con sé anche loro nel fango.
Non conviene a nessuno di loro accusarmi: sarebbe come se si tagliassero la mano destra con la sinistra.
E dunque credo che l'unico modo per controllare le azioni di Michele e Massimo sia proprio tenerli legati a noi e al nostro destino. 
Non dobbiamo allontanarli, ma vincolarli ancora più strettamente>>
Diana si rese conto che quell'osservazione aveva un senso, ma non le piacquero per niente le implicazioni che ne derivavano:
<<E cosa vorresti fare, allora?>>
Ettore sorrise:
<<Sei proprio sicura che Silvia non sia interessata a Massimo?>>
<<Sicurissima! Ma cosa ti salta in mente? Prima dici che i tempi sono cambiati, e poi vorresti condannare Silvia alla stessa infelicità a cui io sono stata costretta?>>
Lui si incupì:
<<Alla fine si ritorna sempre a questo punto. Ma questa volta, dato che sei stata tu a incominciare il discorso, devi lasciarmi il diritto di replicare in tutta sincerità!>>
Lei sospirò:
<<La sincerità non implica necessariamente la verità di ciò di cui si parla. Ma comunque, se proprio insisti, dimmi pure...>>
Lui si mise una mano tra gli occhi, come per nascondere un dolore profondo, nascosto per un tempo lunghissimo.
<<Tu sei sempre stata accecata dal pregiudizio nei miei confronti, perché io non appartenevo al tuo ceto sociale...>>
<<Ma non dire sciocchezze!>>
<<... e dal fatto che non rispondevo ai tuoi canoni di perfezione estetica...>>
<<Io non sono una donna superficiale e lo sai benissimo!>>
<<... e dalla rozzezza e ignoranza che io mostravo da giovane>>
<<A questo hai posto rimedio grazie ai miei consigli, a riprova del fatto che ti ritenevo intelligente e pronto ad apprendere>>
<<Parli come mia madre, ma almeno lei ha sempre creduto in me. Tu invece mi hai sopportato soltanto per il bene superiore della famiglia, per tutelare "l'onore degli Orsini". 
Ma quel cognome si estinguerà con te, mentre il mio denaro durerà per almeno altre due generazioni, e i nostri nipoti ringrazieranno me!>>
Diana scattò in piedi:
<<E il mio sacrificio? Credi che non lo terranno in considerazione? Le nostre stesse figlie guardano a me come una martire. Tanto più lo faranno i nostri nipoti, quando capiranno che cosa ho dovuto sopportare per colpa tua.
Sono venuta qui con le migliori intenzioni, ma sono stata un'ingenua. 
Però ti avverto: non coinvolgere Silvia nelle tue trame! Lei è l'unica che può liberarsi dalla ragnatela che ci hai tessuto intorno, e io la difenderò con le unghie e con i denti, finché avrò vita. Ti ho avvertito>>
Ettore parve sorpreso:
<<Se pensi che io possa minacciare di diseredarla, voglio tranquillizzarti. Avrà la sua parte.
Io sono un grande uomo d'affari e nessuno resterà a bocca asciutta>>
Diana, ormai sulla porta, sorrise amaramente:
<<Oh, non ne dubito. Si può essere un grande uomo d'affari anche essendo un pessimo marito e un cattivo padre>>