Il fondatore della dinastia, Michele figlio di Fiodor, era nipote della zarina Anastasia, moglie di Ivan IV il Terribile e su quella base reclamò la successione quando la discendenza di Ivan si estinse.
A Michele succedette il figlio
Alessio, che guidò con fermezza il paese tra numerose difficoltà.
Alla morte di Alessio ci fu un
periodo di lotte dinastiche fra i figli di primo letto (
Fëdor III,
Sofia,
Ivan V) ed il partito legato alla famiglia della seconda moglie,
Natal'ja Kirillovna Naryškina, madre del
futuro zar Pietro I, il quale visse più a lungo dei suoi fratellastri, divenendo unico sovrano. Questi riformò radicalmente l'
Impero trasformandolo in una potenza europea, associando al titolo di
Zar quello di Imperatore di tutte le Russie e spostando la
capitale a
San Pietroburgo, che sorse sul
golfo di Finlandia dopo le sue conquiste.
Anche alla sua morte però la corte venne divisa da problemi di successione: allo zar succedette la seconda moglie
Caterina I ed in seguito l'unico figlio vivente, l'adolescente
Pietro II, dell'unico erede di Pietro, lo
zarevic Alessio, privato delle proprie prerogative dinastiche dal padre anni prima: con la morte di Pietro II terminò la linea patrilineare dei Romanov.
Come suo successore venne scelta l'unica figlia ancora in vita di Ivan V, che divenne l'imperatrice
Anna (1693-1740): anch'essa senza figli, adottò come erede un infante figlio della
figlia della propria sorella, che divenne zar col nome di
Ivan VI per soli pochi mesi, sotto la reggenza della madre. Un colpo di stato da parte della cugina di Anna,
l'impetratrice Elisabetta, ultima figlia vivente di Pietro il Grande e della seconda moglie Caterina I, portò quest'ultima sul trono, ed in carcere od in monastero la discendenza di Ivan V. Priva anch'essa di discendenza, adottò come erede il duca
Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp, figlio di sua
sorella maggiore ed erede presunto al trono svedese, nonostante fosse notoriamente di scarse capacità.
Questi salì al trono nel 1762 col nome di Pietro III mantenendo il cognome materno, venendo dopo poco deposto (e fatto assassinare) dalla moglie, che si proclamò imperatrice come
Caterina II, ponendo fine a circa un secolo di lotte di palazzo.
Al regno brillante ed innovatore di Caterina, che in molte cose assomigliò all'avo del marito Pietro il Grande, succedette il figlio
Paolo I, particolarmente fiero di essere discendente di quell'imperatore, benché nelle proprie memorie la madre insinuasse che fosse in realtà
frutto di una relazione con il cortigiano Sergej Saltykov. Figlio unico, e privo di cugini discendenti dai Romanov se non in grado lontano, Paolo mise mano ad una
organica legge di successione, allora una delle più rigorose in Europa, per evitare che in futuro si ripresentassero crisi come quelle che i Romanov avevano affrontato nel XVII secolo: la legge di famiglia si basò sulla primogenitura agnatizia, sulla richiesta della fede ortodossa del monarca e dei membri della dinastia, del consorte dell'imperatore e dei primi eredi in linea di successione. Dopo pochi anni di regno anche Paolo I venne ucciso in una congiura di palazzo, ma la monarchia rimase salda, nelle mani di suo figlio
Alessandro I che, appoggiato anche dai suoi fratelli e dalle sorelle, condusse la Russia oltre le guerre del periodo Napoleonico. L'imperatore, affrontando la possibilità di un
matrimonio morganatico del suo fratello ed erede
Costantino, modificò la legge di successione, aggiungendo la clausola per cui
i consorti dei membri della dinastia dovevano essere di uguale nascita, cioè appartenenti ad una casa reale o regnante, altrimenti la loro prole avrebbe perso ogni diritto.
Alla morte di Alessandro gli succedette
il fratello Nicola I. Autocratico e reazionario, Nicola I dedicò il suo regno a potenziare l'esercito ma nonostante questo il suo regno terminò con la bruciante sconfitta della
guerra di Crimea, per la quale si disse che lo zar morì di dolore. Nicola I ebbe quattro figli, che diedero origine
a quattro rami principali della famiglia Romanov