Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
venerdì 31 gennaio 2014
Il rischio Grecia è alle porte, a partire dalla Sicilia e da Napoli
Il disastro della Sicilia è identico a quello dello stato ellenico (e a quello di altre città italiane)
- 31-01-2014
di Giorgio Mulè (Panorama)
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Ci sono segnali che non vanno sottovalutati. Guai a farlo, perché spesso le conseguenze possono essere deleterie se non addirittura letali. E allora, nel clamoroso silenzio di giornali e televisioni, c’è da spalancare gli occhi su quanto avviene in Sicilia. La scorsa settimana denun ciammo con forzal’«illusionista» Rosario Crocetta, il governatore sprecone che aveva messo in piedi una finanziaria da Ridolini. Un papocchio contabile fermato dal commissario dello Stato, nel giorno stesso in cui Panorama è arrivato in edicola, con la bocciatura di 33 dei 50 articoli che componevano la legge di stabilità. Un disastro mai avvenuto nella storia dell’autonomia isolana.
Conseguenza: con le casse improvvisamente vuote, il 27 gennaio non è stato pagato lo stipendio a circa 30 mila dipendenti regionali. Non solo. In questa situazione, Crocetta ha annunciato che nel giro di qualche settimana chiuderanno per asfissia finanziaria i teatri pubblici di Palermo, Catania, Messina, gli enti parco, le scuole per ciechi e sordi, i ricoveri per minori, i centri per i disabili.
Non giriamoci intorno: è il «modello Grecia», quello prodotto dalla desertificazione industriale in cui non si crea ricchezza ma si spremono di tasse i contribuenti. Siamo davanti all’aspetto più mastodontico e vergognoso della malapolitica, che non fonda il consenso su un’economia sana fatta di industrie ma si nutre di stipendi pubblici e mantiene 28.542 guardie forestali (per la nota equazione clientelare secondo cui a un albero deve corrispondere un dipendente). C’è una responsabilità politica enorme alla radice: un fanfarone che ha fatto sempre leva sull’antimafia, con affermazioni apodittiche e teorie prive di riscontro, ha pensato bene di governare da solo con la criminalizzazione costante di quelli che si oppone- vano alle sue stramberie. Un delirio di onnipotenza infarcito da una nouvelle vague amministrativa strampalata che lo ha convinto di potere impunemente sputacchiare sui partiti e sulle regole.
Insomma, un capolavoro in salsa siciliana. Il governo nazionale ora e senza perdere altro tempo deve mettere «sotto tutela» la Regione (il governatore, pensate, ha il rango di ministro e partecipa con diritto di voto alle riunioni a Palazzo Chigi che affrontano questioni legate all’isola). Il disastro siciliano, con tagli e tasse d’ispirazione ateniese, può essere l’inizio della fine per tutto il Paese: è spiacevole e persino tragico ammetterlo, ma siamo a buon punto per diventare come la Grecia.
Ci rifletta Matteo Renzi. Perché da segretario del Pd arriverà presto a un punto chiave quando sarà ineluttabile mettere mani alle realtà territoriali: appoggerà la giunta fallimentare di Luigi de Magistris (vedere l’articolo a pagina 11)? Si schiererà al fianco di quelle rosso sbiadite di Palermo, Genova, Milano? E quando dovrà affrontare realtà regionali come la Sicilia, che cosa farà il «nuovo» Pd: salverà il fanfarone? O si schiererà giustamente con il commissario dello Stato per fermare un bluff e tentare di salvare l’isola?
Se il capitalismo diventa di sinistra
I motivi non sono congiunturali né occasionali, ma rispondono a una precisa e profonda logica di sviluppo del capitalismo quale si è venuto strutturalmente ridefinendo negli ultimi quarant’anni. Ne individuerei la scena originaria nel Sessantotto e nell’arcipelago di eventi ad esso legati. In sintesi, il Sessantotto è stato un grandioso evento di contestazione rivolto contro la borghesia e non contro il capitalismo e, per ciò stesso, ha spianato la strada all’odierno capitalismo, che di borghese non ha più nulla: non ha più la grande cultura borghese, né quella sfera valoriale che in forza di tale cultura non era completamente mercificabile.
Non vi è qui lo spazio per approfondire, come sarebbe necessario, questo tema, per il quale mi permetto, tuttavia, di rimandare al mio Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo (Bompiani, 2012). Comunque, per capire a fondo questa dinamica di imposizione antiborghese del capitalismo, e dunque per risolvere l’enigma dell’odierna sinistra, basta prestare attenzione alla sostituzione, avviatasi con il Sessantotto, del rivoluzionario con il dissidente: il primo lotta per superare il capitalismo, il secondo per essere più libero individualmente all’interno del capitalismo. Tale sostituzione dà luogo al piano inclinato che porta all’odierna condizione paradossale in cui il diritto allo spinello, al sesso libero e al matrimonio omosessuale viene concepito come maggiormente emancipativo rispetto a ogni presa di posizione contro i crimini che il mercato non smette di perpetrare impunemente, contro gli stermini coloniali e contro le guerre che continuano a essere presentate ipocritamente come missioni di pace (Kosovo 1999, Iraq 2003 e Libia 2011, giusto per ricordare quelle più vicine a noi, avvenute sempre con il pieno sostegno della sinistra).
Dal Sessantotto, la sinistra promuove la stessa logica culturale antiborghese del capitalismo, tramite sempre nuove crociate contro la famiglia, lo Stato, la religione e l’eticità borghese. Ad esempio, la difesa delle coppie omosessuali da parte della sinistra non ha il proprio baricentro nel giusto e legittimo riconoscimento dei diritti civili degli individui, bensì nella palese avversione nei confronti della famiglia tradizionale e, più in generale, della normalità borghese.
Si pensi, ancora, alla distruzione pianificata del liceo e dell’università, tramite le riforme Berlinguer, , distruggendo le acquisizioni della benemerita riforma della scuola di Giovanni Gentile del 1923, hanno conformato – sempre in nome del progresso e del superamento delle antiquate forme borghesi – l’istruzione al paradigma dell’azienda e dell’impresa (debiti e crediti, presidi managers, ecc.).
Il principio dell’odierno capitalismo postborghese è pienamente sessantottesco e, dunque, di sinistra: vietato vietare, godimento illimitato, non esiste l’autorità, ecc. Il capitalismo, infatti, si regge oggi sulla nuda estensione illimitata della merce a ogni sfera simbolica e reale (è questo ciò che pudicamente chiamiamo “globalizzazione”!). “Capitale umano”, debiti e crediti nelle scuole, “azienda Italia”, “investimenti affettivi”, e mille altre espressioni simili rivelano la colonizzazione totale dell’immaginario da parte delle logiche del capitalismo odierno. Lo definirei capitalismo edipico: ucciso nel Sessantotto il padre (l’autorità, la legge, la misura, ossia la cultura borghese), domina su tutto il giro d’orizzonte il godimento illimitato. Se Mozart e Goethe erano soggetti borghesi, e Fichte, Hegel e Marx erano addirittura borghesi anticapitalisti, oggi abbiamo personaggi capitalisti e non borghesi (Berlusconi) o antiborghesi ultracapitalisti (Vendola, Luxuria, Bersani, ecc.): questi ultimi sono i vettori principali della dinamica di espansione capitalistica. La loro lotta contro la cultura borghese è la lotta stessa del capitalismo che deve liberarsi dagli ultimi retaggi etici, religiosi e culturali in grado di frenarlo.
Dalla sinistra che lotta contro il capitalismo per l’emancipazione di tutti si passa così, fin troppo disinvoltamente, alla sinistra che lotta per la legalità, per la questione morale, per il rispetto delle regole (capitalistiche!), per il diritto di ciascuno di scolpire un sé unico e inimitabile: da Carlo Marx a Roberto Saviano. È certo vero che Berlusconi è il Sessantotto realizzato, come ha ben mostrato Mario Perniola in un suo aureo libretto: la legge non esiste, vi è solo il godimento illimitato che si erge a unica legge possibile. Ma sarebbe un errore imperdonabile credere che il capitalismo sia di destra. Lo era al tempo dell’imperialismo e del colonialismo. Oggi il capitalismo è il totalitarismo realizzato (a tal punto che quasi non ci accorgiamo nemmeno più della sua esistenza) e, in quanto fenomeno “totalizzante”, occupa l’intero scacchiere politico. Più precisamente, si riproduce a destra in economia (liberalizzazione selvaggia, privatizzazione oscena, sempre in nome del teologumeno “ce lo chiede l’Europa”), al centro in politica (sparendo le ali estreme, restano solo interscambiabili partiti di centro-destra e di centro-sinistra), a sinistra nella cultura. Sì, avete capito bene: a sinistra nella cultura. Dal Sessantotto in poi, la cultura antiborghese in cui la sinistra si identifica è la sovrastruttura stessa del capitalismo postborghese: il quale deve rimuovere la borghesia e lasciare che a sopravvivere sia solo la già ricordata dinamica di estensione illimitata della forma merce (essa stessa incompatibile con la grande cultura borghese). Di qui le forme culturali più tipiche della sinistra: relativismo, nichilismo, scetticismo, proceduralismo, pensiero debole, odio conclamato per Marx e Hegel, elogio incondizionato del pensiero della differenza di Deleuze, ecc.
In questo timbro “totalizzante” risiede il tratto principale dell’ormai avvenuta estinzione dell’antitesi tra destra e sinistra, due opposti che oggi esprimono in forme diverse la stessa visione del mondo, duplicando tautologicamente l’esistente. Negli ultimi “trent’anni ingloriosi”, il capitale e le sue selvagge politiche neoliberali, all’insegna della perdita dei diritti del lavoro e della privatizzazione sfrenata, si sono imposti con uguale forza in presenza di governi ora di centro-destra, ora di centro-sinistra (Mitterand in Francia, Blair in Inghilterra, D’Alema in Italia, ecc.). Di conseguenza, l’antitesi tra destra e sinistra esiste oggi solo virtualmente come protesi ideologica per manipolare il consenso e addomesticarlo in senso capitalistico.
Destra e sinistra esprimono in forme diverse lo stesso contenuto e, in questo modo, rendono possibile l’esercizio di una scelta manipolata, in cui le due parti in causa, perfettamente interscambiabili, alimentano l’idea della possibile alternativa, di fatto inesistente. Vi è, a questo proposito, un inquietante intreccio tra i due apoftegmi attualmente più in voga presso i politici – “non esistono alternative” e “lo chiede il mercato” –, intreccio che rivela, una volta di più, l’integrale rinuncia, da parte della politica, a operare concretamente in vista della trasformazione di un mondo aprioristicamente sancito immodificabile.
Il paradosso sta nel fatto che la sinistra oggi, per un verso, ha ereditato il giacimento di consensi inerziali di legittimazione proprio della valenza oppositiva dell’ormai defunto partito comunista e, per un altro verso, li impiega puntualmente in vista del traghettamento della generazione comunista degli anni Sessanta e Settanta verso una graduale “acculturazione” (laicista, relativista, individualista e sempre pronta a difendere la teologia interventistica dei diritti umani) funzionale al capitalismo globalizzato. Il quotidiano “La Repubblica” è la sede privilegiata di questo processo in cui si consuma questa oscena complicità di sinistra e capitalismo. I molteplici rinnegati, pentiti e ultimi uomini che popolano le fila della sinistra si trovano improvvisamente privi di ogni sorta di legittimazione storica e politica, ma ancora dotati di un seguito identitario inerziale da sfruttare come risorsa di mobilitazione. Per questo, la sinistra continua inflessibilmente a coltivare forme liturgiche ereditate dalla fede ideologica precedente nell’atto stesso con cui abdica completamente rispetto al proprio originario “spirito di scissione” (la formula è del grande Antonio Gramsci), aderendo alle logiche del capitale in forme sempre più grossolane. È di Bersani la frase, pronunciata in campagna elettorale, “i mercati non hanno nulla da temere dal PD”: frase pleonastica, perché esprime ciò che già tutti sapevamo, ma che è rilevante, perché ben adombra come la sinistra continui indefessamente a lavorare per il re di Prussia, il capitalismo gauchiste.
Lungo il piano inclinato che porta dalla nobile figura di Antonio Gramsci a personaggi come Massimo D’Alema o Vladimir Luxuria si è venuto consumando il tragicomico transito dalla passione trasformatrice al disincanto cinico – tipico della generazione dei pentiti del Sessantotto, la più sciagurata dal tempo dei Sumeri ad oggi – fondato sulla consapevolezza della morte di Dio, con annessa riconciliazione con l’ordo capitalistico. Con i versi di Shakespeare: “orribile più di quello delle erbacce è l’odore dei gigli sfioriti” (lilies that fester smell far worse than weeds). E questi gigli sono effettivamente sfioriti: sono l’incarnazione di quello che Nietzsche chiamava l’“ultimo uomo”. L’ultimo uomo sa che Dio è morto e che per ciò stesso tutto è possibile: perfino aderire al capitalismo e bombardare il Kosovo o la Libia.
È, del resto, solo in questo scenario che si comprende il senso profondo della dinamica, oggi trionfante, della personalizzazione esasperata della polemica con l’avversario. L’antiberlusconismo, con cui la sinistra ha identificato il proprio pensiero e la propria azione negli ultimi vent’anni, ne rappresenta l’esempio insuperato. La personalizzazione dei problemi, infatti, si rivela sempre funzionale all’abbandono dell’analisi strutturale delle contraddizioni, ed è solo in questa prospettiva che si spiega in che senso l’antiberlusconismo sia stato, per sua essenza, un fenomeno di oscuramento integrale della comprensione dei rapporti sociali. L’antiberlusconismo ha permesso alla sinistra di riciclarsi, ossia di passare dall’opposizione operativa al capitalismo all’adesione alle logiche neoliberali, difendendo l’ordine, la legalità (capitalistica) e le regole (anch’essere capitalistiche). L’antiberlusconismo ha indotto l’opinione pubblica a pensare che il vero problema fossero sempre e solo il “conflitto di interessi” e le volgarità esistenziali di un singolo individuo e non l’inflessibile erosione dei diritti sociali (tramite anche le forme contrattuali più spregevoli, che rendono a tempo determinato la vita stessa) e la subordinazione geopolitica, militare e culturale dell’Italia agli Stati Uniti.
Ingiustizia, miseria e storture d’ogni sorta hanno così cessato di essere intese per quello che effettivamente sono, ossia per fisiologici prodotti del cosmo a morfologia capitalistica, e hanno preso a essere concepite come conseguenze dell’agire irresponsabile di un singolo individuo. Per questa via, la politica della sinistra – con Voltaire, “mi ripeterò finché non sarò capito” – non ha più avuto quale referente polemico il sistema della produzione e dello scambio – ritenuto anzi incondizionatamente buono o, comunque, intrascendibile –, bensì l’irresponsabilità di una persona che, senza morale e senza onestà, ha inficiato il funzionamento di una realtà sociale e politica di per sé non contraddittoria.
La politica ridotta al tragicomico teatro identitario dell’opposizione tra berlusconiani e antiberlusconiani ha permesso di far passare inosservato lo scolpirsi del nuovo profilo di una sinistra che – nel nome della questione morale e nell’oblio di quella sociale – ha abdicato rispetto alla propria opposizione agli orrori che il capitalismo non ha cessato di generare. È in questo senso che l’antiberlusconismo rivela la sua natura anche più indecente, se mai è possibile, dello stesso berlusconismo. In questo risiede la natura tragica, ma non seria dell’odierna sinistra, fronte avanzato della modernizzazione capitalistica che sta distruggendo la vita umana e il pianeta. La sinistra è il problema e, insieme, si pensa come la soluzione. Il primo passo da compiere per riprendere il perseguimento del programma marxiano dell’emancipazione di tutti dal capitalistico regno animale dello spirito consiste, pertanto, nell’abbandono incondizionato della sinistra e, anzi, della stessa dicotomia destra-sinistra. Tutto il resto è chiacchiera d’intrattenimento o, avrebbe detto Marx, “ideologia”.
Fonte: Lo Spiffero
Gli Arcani Supremi. Capitolo 78. Il piano di India e Robert
<<La tua proposta mi rende felice. Forse un giorno diventerò davvero la tua duchessa, ma prima dobbiamo risolvere molte questioni in sospeso con gli Iniziati, con le nostre famiglie, con i nostri nemici e in generale con il resto dell'umanità>>
La leggera ironia con cui India pronunciò quelle parole fece sorridere Robert.
<<Allora temo che il nostro fidanzamento sarà più lungo del previsto>>
India si fermò un attimo a riflettere:
<<Non troppo lungo. Direi un anno e mezzo, all'incirca. Pensi di potermi aspettare?>>
<<Ti aspetterei per tutta la vita, e anche per le vite successive>>
Quelle parole la commossero:
<<Cosa ho fatto per meritarmi tanto amore?>>
Robert la abbracciò:
<<Sei una ragazza seria e colta, senza essere acida e saccente. E persino ora che sei un'Iniziata e hai visto il tuo destino di somma sacerdotessa, hai mantenuto la semplicità e la dolcezza che avevi prima. E poi le memorie di Vivien, che riposano nella tua mente, fanno sì che tu mi conosca meglio di qualsiasi altra donna>>
India sorrise:
<<E va bene, mi hai convinta! Ora però devi ascoltarmi. Dobbiamo concordare un piano d'azione per dare una soluzione a tutti i quesiti che sono rimasti in sospeso, primo tra tutti il fatto che, pur avendo superato l'Iniziazione e guardato al di là dal Varco, non l'abbiamo voluto riaprire. Mio padre e lady Edith andranno su tutte le furie, a meno che non troviamo una spiegazione convincente, il che significa una bugia, o meglio una mezza verità, ben raccontata>>
Nel vedere il volto di lei illuminarsi e la sua bocca sorridere, Robert si sentì completamente disposto a fare qualsiasi cosa India avesse in mente.
<<Qual è il tuo piano, mia adorata?>>
Lei gli accarezzò i capelli e incominciò a parlare lentamente, a voce bassa, come se qualcuno potesse in qualche modo udire il loro complotto, anche se erano soli.
<<Prima andremo dai miei genitori. Mio padre vorrà ascoltare la versione di entrambi, per cui dobbiamo metterci d'accordo nei minimi particolari>>
Per le successive due ore, India spiegò a Robert tutto quello che avrebbero dovuto dire e fare.
Si trattava di un piano ambizioso, con una certa dose di rischio, ma potevano farcela.
<<Non abbiamo alternative. Se fallissimo, allora nessuno potrebbe salvarsi dal Grande Cataclisma che nel prossimo secolo si abbatterà su tutti noi. Nel qual caso, almeno in questo universo, l'uomo scomparirà>>
Robert annuì, chiedendosi se, in fin dei conti, l'umanità meritasse di salvarsi.
Forse non se lo merita, ma questo non ci può esentare dal compiere il nostro dovere.
giovedì 30 gennaio 2014
La "coscienza" esiste nella materia. E' scritta nel nostro cervello
NEW YORK (WSI) - Per secoli abbiamo pensato che la coscienza fosse una sorta di intuizione morale presente nella mente umana, un senso innato in grado di farci capire se ci stiamo comportando bene o male.
A quanto pare non è così. Un gruppo di scienziati della Oxford University ha scoperto che a monitorare le decisioni prese è una precisa regione del cervello, chiamata polo frontale laterale. Lo riporta un articolo pubblicato sull’ Indipendent.
Più o meno grande quanto un "cavolo di Bruxelles", la scoperta di questa parte del cervello, che non si trova negli animali, rappresenta un salto nelle attuali conoscenze scientifiche.
"Il polo frontale laterale – si legge nell’articolo - è come un coniuge che vi informa velocemente se avete commesso un errore grossolano. E’ la voce gentile ma ferma, dell’autorità che ti dice di andare nella tua stanza e riflettere su quello che hai fatto, in modo da non ripetere lo sbaglio".
Chi possiede ora le nostre riserve auree? Gli effetti del decreto Bankitalia.
Ieri è stato approvato in via definitiva il Decreto Legge Letta-Saccomanni, emanato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 Novembre, volto a modificare l’assetto dei proprietari della Banca Centrale Italiana, oggi in mano ai maggiori cartelli finanziari operanti nel Belpaese, tra cui Intesa San Paolo, Unicredit e Assicurazioni Generali. Il Governo ha stabilito di rivalutare il capitale sociale della Banca d'Italia, (e quindi delle banche azioniste) rendendo operativa la sua natura di società per azioni, aperta a ogni operatore del mercato finanziario globale potrà acquistare le quote di Bankitalia fino a detenere un massimo del 3% delle azioni. Questo significa, ad esempio, che le varie banche d’affari americane Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e City Groups potranno spartirsi ad un prezzo irrisorio, insieme ad altri operatori (magari Cinesi, Tedeschi ecc…), la Banca Centrale Italiana e le sue riserve auree.
Il bello è che il Governo Berlusconi approvò nel 2005 una legge (la sconosciuta 262/2005) che prevedeva esattamente il contrario: la rinazionalizzazione della Banca d’Italia con il passaggio del 100% delle quote dai privati allo Stato Italiano. Accadde nel 2005, quando – dopo interminabili pressioni – finalmente si seppe chi erano gli azionisti di BdI, fino a quel momento sconosciuti. La legge approvata dal Parlamento dall’allora centrodestra non è mai piaciuta (chissà perché…) ai banchieri italiani, appena qualche mese fa il Presidente dell’ABI Patuelli chiese di cambiare la 262/2005 che in tanti anni non è mai stata resa operativa. Saccomanni, che viene proprio da Bankitalia, ha subito obbedito al dicktat e grazie al silenzio dei media, ora il Parlamento si accinge ad approvare un provvedimento che scippa in maniera definitiva la Banca Centrale agli italiani.
Ma c’è di più. Il motivo formale per cui non è mai stata resa operativa la 262/2005 è rintracciabile nella questione del capitale delle quote. Il valore di Bankitalia era, fino al decreto legge di Letta e Saccomanni, di appena 156.000 euro, cifra stabilita dalla legge bancaria del 1936. Con il DL del Governo e grazie ad una stima di alcuni “saggi” nominati dallo stesso Saccomanni, si è deciso in forza di legge che il valore della BdI è di circa 7 MILIARDI di Euro (a fronte dei 100 miliardi di euro di riserve auree detenute). Grazie a questa operazione gli azionisti come Unicredit, San Paolo etc… si sono ritrovati un grande capitale a disposizione, pronto da vendere al mercato. E’ come se il Governo stabilisse a tavolino che il valore della vostra società o della vostra abitazione fosse moltiplicato esponenzialmente! Un regalo unico ai soliti noti, con l’aggravante che quella creazione di denaro dal nulla (che tra le altre cose ha fatto incazzare anche la Bundesbank!) doveva andare a vantaggio dello Stato italiano, degli italiani, nostro.
Ma la cosa più grave è la questione della riserva aurea di Palazzo Koch: tonnellate e tonnellate di lingotti d’oro nostri diverranno proprietà di chi comprerà la nostra Banca. Circa 100 Miliardi di riserve auree (l’Italia è il terzo Paese più ricco d’oro del mondo) voleranno via insieme all’ultimo residuo di sovranità finanziaria del popolo italiano.
mercoledì 29 gennaio 2014
Eleganza maschile - Nodo Windsor - tie Windsor knot
Ecco un esempio di vera eleganza maschile, altro che quello che si vede sfilare sulle passerelle di Pitti Uomo!
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La formazione degli Stati Uniti d'America
In beige i13 stati fondatori, i giallo i Territori acquistati dalla Gran Bretagna in seguito al Trattato di Versailles del 1783, in viola i territori acquistati dalla Francia nel 1803, in verde i Territori messicani annessi bel 1845, in arancione i Territori britannici annessi nel 1846, in color nocciola i territori messicani annessi fino al 1853.
L'Alaska fu ceduta dalla Russia nel 1867. Le Hawaii furono annesse nel 1898.
Presagi infausti: dai fulmini alla fine della colomba bianca. L'Apocalisse è vicina?
Mettiamo insieme i fatti, cioè i segni che per gli scettici non sono che manifestazioni meteorologiche o delinquenziali. Il giorno in cui vennero annunciate le dimissioni di Ratzinger, un fulmine colpì la cupola di San Pietro, per la precisione quella che in architettura si chiama lanterna, la sommità, dov’è la sfera sormontata dalla croce. La foto è oltremodo suggestiva perché dall’interno delle finestre della basilica emana un bagliore sinistro, come se vi divampasse un incendio.
Poi, un violento nubifragio si abbatte su Rio de Janeiro e un fulmine colpisce la statua del Cristo Redentore sul Corcovado, il monte antistante la baia di Rio, danneggiando la testa e due dita. La foto della saetta che colpisce il Cristo sembra ispirata alle pagine dell’Apocalisse di Giovanni: «Le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Il cielo si ritirò come un rotolo che si involge e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto».
Questa domenica, al termine dell’Angelus, la colomba fatta librare da papa Francesco è finita preda di una cornacchia e un gabbiano. E poi, ieri, la scoperta che qualche notte fa ignoti hanno rubato l’ampolla con il sangue di Giovanni Paolo II, custodita in un piccolo santuario di montagna, San Pietro della Ienca, ai piedi del Gran Sasso. Con la reliquia, un pezzo di stoffa imbevuto del sangue di Wojtyla sprizzato durante l’attentato del killer turco Ali Agca nel 1981, i ladri hanno sottratto anche un crocifisso di nessun valore, il che fa pensare che non avessero in mente di far soldi, ma di realizzare qualche disegno blasfemo.
Il calendario suggerisce alcune piste: giusto ieri, quando è stato scoperto il furto, era il giorno della memoria per le vittime della Shoah, il che ha fatto pensare all’azione di satanisti che volessero infangare col loro gesto la raccolta meditazione su quell’innominabile catastrofe. I sostenitori di questa tesi ricordano anche che dal 25 al 29 gennaio gli adepti del principe di questo mondo evocano il demone Volac, per prepararsi alla data del 2 febbraio, la Candelora dei cattolici, che al contrario nell’anno liturgico satanico corrisponde al giorno dell’iniziazione dei nuovi adepti, e non è da escludersi che in qualcuno di questi riti iniziatici possa essere impiegato il sangue trafugato proprio a quello scopo. Va ricordato anche che l’Angelo caduto, Lucifero, ha nel suo nome il significato di “portatore di luce”, e nella Candelora si benedicono le luci delle candele, simbolo del Cristo-Luce.
Nelle mitologie come nei racconti dell’orrore e del soprannaturale, da H.P. Lovecraft a King, si apre sempre un varco alle forze del Male, nasce un’evocazione, che fatalmente si richiude e sancisce la sconfitta del principio distruttore. Nemmeno la fisica contemporanea crede più a un universo destinato alla morte per entropia, parla di infiniti cicli di infiniti universi che muoiono e rinascono. Forse, questi che abbiamo descritti, noi li crediamo segni malvagi, ma in realtà non sono che la visione confusa, incerta, di ciò che un giorno vedremo chiaramente, faccia a faccia.
di Giordano Tedoldi
Gli Arcani Supremi. Capitolo 77. La Golden Dawn - Alba Dorata
La Golden Dawn o più precisamente Hermetic Order of the Golden Dawn ("Ordine Ermetico dell'Alba Dorata") fu un ordine della fine del XIX secolo e dell'inizio del XX secolo, che praticava una forma di teurgia e sviluppo spirituale e che ebbe una grande influenza sull'occultismo occidentale del XX secolo.
I tre fondatori, William Robert Woodman, William Wynn Westcott e Samuel Liddell MacGregor Mathers furono massoni e membri della Societas Rosicruciana in Anglia (S.R.I.A.).
Società iniziatica fondata sulla tradizione della Qabbalah ed orientata al recupero della più autentica tradizione d'Occidente, adottò l'immagine dell'Alba come simbolo del risveglio spirituale, dell'illuminazione alla consapevolezza.
Le radici del mistero
I dati e le testimonianze datano al 1888 la costituzione di questa fratellanza a Londra, ad opera di Wynn Westcott, Samuel Liddell McGregor-Mathers e Robert William Woodman, che rispettivamente assunsero le tre cariche fondamentali dell'Ordine: Cancellarius, Praemonstrator, Imperator. Notoriamente R.W. Woodman apparteneva agli alti gradi della Massoneria; era infatti membro della Societas Rosicruciana in Anglia, a sua volta fondata nel 1866 da Robert Wentworth Little, un alto funzionario della Gran Loggia d'Inghilterra; tuttavia ciò non vale a configurare la Golden Dawn come circolo massonico, in quanto essa ha sempre conservato una propria autonomia organizzativa e sostanziali differenze ritualistiche rispetto alla Massoneria cosiddetta "regolare".
Tra i documenti fondamentali dell'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata c'è un manoscritto cifrato chiamato Cipher Manuscript, rispetto alla cui acquisizione è noto uno scambio di lettere fra i tre fondatori della Golden Dawn e un'adepta di una fratellanza tedesca omologa, denominata Order der Goldenen Dammerung. Non si ha certezza dell'identità storica di questa adepta, poiché ella viene chiamata con l'appellativo iniziatico V.H. Soror S.D.A. Mathers la identificò con una certa Fraulein Sprengel, sostenendo che sia stata la fonte diretta del manoscritto.
Si tentò anche di collegare i manoscritti inviati dalla Sprengel alla collezione del defunto occultista e massoneKenneth Mackenzie (1833-1886), ma la cosa è sempre rimasta dubbia. Tuttavia, ancor oggi, molti adepti della Golden Dawn ritengono che l'Ordine tedesco sia un Ordine di "secondo livello", dal quale la Golden Dawn di Londra sarebbe dipesa. I più addentro le vicende storiche di questa fratellanza, perfettamente delineate da adepti coscienziosi come R. A. Gilbert, l'Ordine Ermetico ebbe origini proprie, indipendenti da qualsiasi altra organizzazione benché affine ad altre per organizzazione e ritualità. Il tentativo di collegare la Golden Dawn ad un fantomatico Ordine tedesco, servì a collegare la stessa Golden Dawn alla tradizione della Rosa Croce, la fratellanza seicentesca straordinariamente famosa soprattutto per i documenti chiamati Manifesti, leggendariamente attribuiti a Christian Rosenkreutz. Dopo la decifrazione - compiuta da Westcott con l'aiuto di McGregor-Mathers - il Cipher si dimostrò non essere antico; tuttavia si presentava, in apparenza, come comunicazione di entità spiritiche, attraverso il rituale mistico di una sconosciuta e preesistente "Golden Dawn".
Fascino e carisma della Golden Dawn
Questi aspetti contribuirono ad accrescere il fascino e l'attrazione magnetica verso le ricerche spirituali della Golden Dawn, avvicinando altri artisti del calibro di William Butler Yeats, Arthur Machen, Edward Waite. William Butler Yeats, che aderì all'Ordine il 7 marzo 1890, è il noto poeta che conseguì per le sue opere il premio Nobel per la letteratura e che utilizzò le sue conoscenze esoteriche anche per sostenere l'identità culturale dell'Irlanda e la sua indipendenza politica dall'Inghilterra. Irlandese di terza generazione e discendente da un Rettore Ortodosso della Chiesa d'Inghilterra, Yeats ebbe vastissimi interessi, dettati proprio dalla sua difficoltà di aderire al dogma. Fu in contatto con la Società Teosofica, fondata da Helena Petrovna Blavatsky, che si proponeva di rivelare le radici orientali del pensiero ed estenderle e parteciparle al mondo occidentale.
Yeats importò nella Golden Dawn questa sensibilità eclettica per la ricerca, cercando l'indipendenza da ogni controllo esterno di natura massonica e cercando di rimanere al riparo dagli effimeri intrighi di potere che all'interno dell'Ordine stavano per cominciare, un teatrino che gli avrebbe anche fruttato minacce di morte. Alla morte di Woodman, che era stato Imperator dell'Ordine, Samuel Liddell McGregor-Mathers assunse un ruolo estremamente attivo nell'Ordine, strutturando concretamente il Secondo livello. La Golden Dawn di Londra, sin dalla sua fondazione nel 1887, aveva sempre operato iniziazioni, secondo il progredire delle Dieci Sephirot dell'Albero Cabalistico che ne costituisce l'asse portante. Tuttavia, nella prima fase, il livello iniziatico si fermava al quarto grado. Adesso, McGregor Mathers realizzava la struttura del Secondo Ordine (gradi quinto, sesto e settimo), collocando al di sopra di questo un Terzo Ordine. Non si hanno tracce certe né altre evidenze per documentare se a questa struttura teorica sia conseguita una effettiva realizzazione con attribuzione piena di cariche e ruoli. L'affermazione che viene ripetuta nei rituali di iniziazione è tale per cui, comunque, chi viene iniziato all'Ordine entra in una relazione con la spada karmica del Magus Ipsissimus, il Vertice dell'Ordine, e con quella dei Fondatori.
Yeats importò nella Golden Dawn questa sensibilità eclettica per la ricerca, cercando l'indipendenza da ogni controllo esterno di natura massonica e cercando di rimanere al riparo dagli effimeri intrighi di potere che all'interno dell'Ordine stavano per cominciare, un teatrino che gli avrebbe anche fruttato minacce di morte. Alla morte di Woodman, che era stato Imperator dell'Ordine, Samuel Liddell McGregor-Mathers assunse un ruolo estremamente attivo nell'Ordine, strutturando concretamente il Secondo livello. La Golden Dawn di Londra, sin dalla sua fondazione nel 1887, aveva sempre operato iniziazioni, secondo il progredire delle Dieci Sephirot dell'Albero Cabalistico che ne costituisce l'asse portante. Tuttavia, nella prima fase, il livello iniziatico si fermava al quarto grado. Adesso, McGregor Mathers realizzava la struttura del Secondo Ordine (gradi quinto, sesto e settimo), collocando al di sopra di questo un Terzo Ordine. Non si hanno tracce certe né altre evidenze per documentare se a questa struttura teorica sia conseguita una effettiva realizzazione con attribuzione piena di cariche e ruoli. L'affermazione che viene ripetuta nei rituali di iniziazione è tale per cui, comunque, chi viene iniziato all'Ordine entra in una relazione con la spada karmica del Magus Ipsissimus, il Vertice dell'Ordine, e con quella dei Fondatori.
Apogeo e fermenti della dissoluzione
Mathers e Westcott entrarono presto in disaccordo per via dell'esuberanza del primo, al punto che il secondo decise di ritrarsi dall'Ordine. Non si trattò tuttavia di un dissidio lacerante sul piano personale, poiché lettere e documenti attestano di un prestito in danaro che Westcott avrebbe fatto a Mathers anni dopo queste vicende. L'asserito egocentrismo di Mathers, questo ego ipertrofico che assorbiva tutto, che tutto voleva possedere, comprendere, decidere, finì con il condizionare molto le attività dell'Ordine. Gli stessi adepti, piuttosto che privilegiare la ricerca, apparivano impegnati in una corsa al conseguimento del grado iniziatico. Membri come Felkin e Crowley, ciascuno per proprio conto e secondo propri criteri, avevano iniziato una corrente in cui convergevano aspetti delle dottrine di Anton Mesmer (1734-1815) e di Allan Kardec (1804-1869), in base a cui ritenevano di poter ottenere insegnamenti e istruzioni (e attribuzioni di grado) direttamente da entità astrali. Ebbe luogo una progressiva delegittimazione dell'Ordine, che condusse ad una pluralità di scismi interni. Mathers trasferì da Londra a Parigi la sede principale dell'Ordine, ne cambiò il nome in Golden Dawn to the Alpha et Omega, mentre l'ala di Robert William Felkin prese il nome di Stella Matutina. La linea che continuò a fare riferimento a Mathers si sviluppò negli Stati Uniti, con i Templi di Thoth-Hermes (Chicago); Ihme (Boston); Themis (Philadelphia). Al tempio di Alfa e Omega rimase Mina che, a partire dal momento della morte di Mathers (1918), avrebbe assunto d'essere in contatto diretto e in comunicazione operativa con la sua anima.
L'ascesa di Aleister Crowley
Se l'Alfa e Omega aveva adesso l'egemonia a Parigi, la corrente di Felkin, la Stella Mattutina, si sviluppò soprattutto in Nuova Zelanda, mantenendo comunque una presenza significativa a Londra. La piazza di Londra fu presto tuttavia egemonizzata dall'ascesa di Aleister Crowley. Iniziato all'Ordine il 18 novembre 1898, Crowley fu molto vicino a McGregor-Mathers durante il periodo di Parigi.
La diffusione della notorietà delle vicende della Golden Dawn, piuttosto che per il tramite di questi gruppi di ricerca esoterica è soprattutto dovuta all'eclatante impatto dell'opera di Aleister Crowley che - sia pure in modo occulto e sotterraneo - ha segnato in maniera profondissima il Novecento. Crowley definì la magia come «la Scienza e l'Arte di causare cambiamenti in conformità con la Volontà» e, nel corso della sua vita, divulgò progressivamente tutti i rituali e gli insegnamenti della Golden Dawn, di cui egli era a conoscenza, pubblicandoli sul suo giornale The Equinox. Fu, probabilmente, la prima volta che apparvero in stampa i genuini insegnamenti operativi d'una società ermetica, e non soltanto semplici testi cerimoniali o traduzioni in un linguaggio simbolico esoterico, incomprensibile ai "profani".
Nel 1904, Crowley fondò l'Ordo Templis Orientis, che influenzò profondamente il misticismo contemporaneo.
Il nome "Golden Dawn", in italiano Alba Dorata, evoca la nascita dell'omonimo movimento politico greco di destra identitaria. Il nesso tra le due realtà apparentemente così distanti sta nel fatto che buona parte del misticismo della Golden Dawn e dell'Ordo Templis Orientis fu alla base della nascita di società come il Germanenorden e della Thule Gesellschaft, che contribuirono alla nascita del nazismo.
Un'altra traduzione di "Golden Dawn" è Rosa Rossa. Ne fecero parte Thomas Eliot, Bram Stoker, William Butler Yeats e alcuni membri della famiglia reale inglese, tra cui il principe George, Duca di Kent, che per molto tempo tentò una pacificazione tra Gran Bretagna e Germania. Pare che la vicenda del volo di Rudolf Hess, conclusosi in Scozia, avesse a che fare con questa trattativa fra l'aristocrazia britannica e il nazionalsocialismo, che miravano ad una alleanza in funzione antibolscevica contro Stalin.
La diffusione della notorietà delle vicende della Golden Dawn, piuttosto che per il tramite di questi gruppi di ricerca esoterica è soprattutto dovuta all'eclatante impatto dell'opera di Aleister Crowley che - sia pure in modo occulto e sotterraneo - ha segnato in maniera profondissima il Novecento. Crowley definì la magia come «la Scienza e l'Arte di causare cambiamenti in conformità con la Volontà» e, nel corso della sua vita, divulgò progressivamente tutti i rituali e gli insegnamenti della Golden Dawn, di cui egli era a conoscenza, pubblicandoli sul suo giornale The Equinox. Fu, probabilmente, la prima volta che apparvero in stampa i genuini insegnamenti operativi d'una società ermetica, e non soltanto semplici testi cerimoniali o traduzioni in un linguaggio simbolico esoterico, incomprensibile ai "profani".
Nel 1904, Crowley fondò l'Ordo Templis Orientis, che influenzò profondamente il misticismo contemporaneo.
Il nome "Golden Dawn", in italiano Alba Dorata, evoca la nascita dell'omonimo movimento politico greco di destra identitaria. Il nesso tra le due realtà apparentemente così distanti sta nel fatto che buona parte del misticismo della Golden Dawn e dell'Ordo Templis Orientis fu alla base della nascita di società come il Germanenorden e della Thule Gesellschaft, che contribuirono alla nascita del nazismo.
Un'altra traduzione di "Golden Dawn" è Rosa Rossa. Ne fecero parte Thomas Eliot, Bram Stoker, William Butler Yeats e alcuni membri della famiglia reale inglese, tra cui il principe George, Duca di Kent, che per molto tempo tentò una pacificazione tra Gran Bretagna e Germania. Pare che la vicenda del volo di Rudolf Hess, conclusosi in Scozia, avesse a che fare con questa trattativa fra l'aristocrazia britannica e il nazionalsocialismo, che miravano ad una alleanza in funzione antibolscevica contro Stalin.
Sondaggi: intenzioni di voto (29-1-14)
Centrosinistra e Centrodestra sopra il 35% e quasi alla pari, stabile il Movimento 5 stelle, in calo i piccoli partiti. (Fonte Ipsos / Bidimedia)
Diversi i dati di Euromedia Reasearch
I numeri - Ecco tutti i dati partito per partito: Forza Italia 22,3%, Nuovo Centrodestra 3,6%, Lega Nord-3L 4,1%, Fratelli d'Italia-Centrodestra Nazionale 2,2%, Movimento per Alleanza Nazionale ( La Destra+Io Sud+Fiamma Tricolore) 1,0%, Grande Sud+MPA+altri centrodestra 0,5%. Totale Centrodestra: 33,7%. Partito democratico 28,5%, Sinistra Ecologia Libertà 3,2%, altri centrosinistra 0,8%. Totale Centrosinistra: 32,5. Udc-Unione di Centro 2,6%, Scelta Civica-Con Monti per l'Italia 1,6%. Totale Centro: 4,2%. Verdi-Il Sole che ride 1,3%. Movimento 5 stelle-Beppe Grillo.it 22,1%, altri 6,2%
Ecco invece i dati di Scenarieconomici.it
Ecco poi il sondaggio Lorien:
In tutti i casi emerge un dato comune: se fosse in vigore la legge elettorale proposta da Renzi a Berlusconi, il cosiddetto Italicum, le coalizioni di Centrodestra e Centrosinistra andrebbero al ballottaggio al secondo turno e si rivelerebbero determinanti le scelte degli elettori e del Movimento 5 Stelle, oltre che quelle degli indecisi e degli astenuti al primo turno.
Ecco invece i dati di Scenarieconomici.it
Ecco poi il sondaggio Lorien:
In tutti i casi emerge un dato comune: se fosse in vigore la legge elettorale proposta da Renzi a Berlusconi, il cosiddetto Italicum, le coalizioni di Centrodestra e Centrosinistra andrebbero al ballottaggio al secondo turno e si rivelerebbero determinanti le scelte degli elettori e del Movimento 5 Stelle, oltre che quelle degli indecisi e degli astenuti al primo turno.
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