Númenor era una grande isola, dalla forma simile a quella di una stella a cinque punte, situata nel mezzo del mare Occidentale. La regione centrale aveva un diametro di circa 400 chilometri, e ognuna delle cinque penisole (le punte della stella) si estendeva più o meno alla stessa distanza, ognuna con le proprie caratteristiche fisiche e geologiche. L'isola era quindi divisa in sei parti, le cinque penisole più la regione centrale:
- Forostar ("Terre settentrionali")
- Andustar ("Terre occidentali")
- Hyarnustar ("Terre sud-occidentali")
- Hyarrostar ("Terre sud-orientali")
- Orrostar ("Terre orientali")
- Mittalmar ("Terre interne")
Al centro dell'isola sorgeva il monte Meneltarma (il "Pilastro del Cielo"), che suggerisce una possibile origine vulcanica dell'isola. Meneltarma era il punto più alto dell'intera isola e fu considerato sacro dai númenóreani, che vi costruirono un tempio dedicato a Eru Ilúvatar: solo ai re di Númenor era permesso parlare sulla sommità.
Si diceva, inoltre, che in una giornata chiara, dalla cima del Meneltarma, fosse possibile scorgere in lontananza Tol Eressëa, l'isola a est di Valinor.
Probabilmente era possibile anche dalla spiaggia occidentale e dalle navi che si allontanavano un po' dalla costa.
I pendii più bassi della montagna erano coperti d'erba, ma vicino alla sommità diventavano sempre più ripidi ed era sempre più difficile scalarli; i re in seguito costruirono una strada a spirale verso la cima, iniziando dalla punta meridionale che si avvolgeva tutt'intorno alla montagna sino alla sommità. Questa era stata in qualche modo appiattita, e si diceva che fosse «capace di contenere una grande moltitudine».
Númenor è un adattamento nella lingua parlata dai suoi abitanti, gli Uomini dell'Ovest o Dunedain dell'Alto Elfico (Quenya) Númenorë, che significa "Terra Occidentale". Essa veniva indicata con molti nomi, tra cui quelli che seguono. Anadûnê, "Ovesturia" (Westland in inglese, "Terra d'Ovest") è il nome in lingua númenóreana e in linguaggio corrente della Terra di Mezzo (Ovestron); in Valarin è chiamata Andor, "Il Dono"; l'equivalente in Adunaic èYôzâyan (la "Terra del Dono"). Altri nomi sono Elenna (in Quenya "Terra della Stella", contrazione di Elenna-norë, "la terra chiamata verso la Stella"). Dopo la sua fine, venne chiamata Akallabêth in Adunaico ("la [terra] Caduta", termine che indica anche il racconto della fine di Númenor), traduzione del Quenya Atalantë, o Mar-nu-Falmar (la Casa inghiottita dalle onde, in Sindarin).
Armenelos, ai piedi del monte in direzione sud-est, era la Città dei Re
Armenelos, ai piedi del monte in direzione sud-est, era la Città dei Re
La città più grande, anche porto principale, era Rómenna, nella parte terminale del lungo fiordo che separava la penisola orientale da quella sudorientale.
Andúnië, un altro grande e importante porto, era situata nel lontano nord-ovest dell'isola. I Principi di Andunie erano imparentati con la famiglia reale in quanto discendevano dalla principessa Silmarien.
Silmarien, principessa reale di Numenor, sposò Elatan di Andunie, da cui ebbe il figlio Valandil, primo Principe di Andunie, fondatore della stirpe dei futuri sovrani di Arnor e Gondor.
Erano tutti discendenti di Elros Tar-Minyatur, figlio di Earendil e di Elwing e gemello di Elrond.
Akallabêth
Nel penultimo capitolo de Il Silmarillion si parla dell'ascesa e della caduta di Númenor: Akallabêth in Adunaico (la lingua di Númenor) significa "La caduta" (in Quenya si tradurrebbe con Atalantë). All'inizio del capitolo vengono enumerati gli uomini che facevano parte della razza dei Númenóreani e il motivo per cui essi, sotto consiglio di Sauron, sfidarono la collera dei Valar dai quali furono puniti con la distruzione della loro isola.
L'autore prosegue con la narrazione della fondazione dei regni dei Nùmenòreani in esilio, Gondor e Arnor fondati dal figlio dell'ultimo principe di Andunie, Elendil e dai suoi figli.
L'autore prosegue con la narrazione della fondazione dei regni dei Nùmenòreani in esilio, Gondor e Arnor fondati dal figlio dell'ultimo principe di Andunie, Elendil e dai suoi figli.
Esso tratta dell'infelice matrimonio di Tar-Aldarion, re di Numenor e della regina Erendis.
Il loro rapporto coniugale fu tormentato a causa delle lunghe assenze del re, continuamente in viaggio per mare.
Ebbe a soffrirne in particolare l'unica figlia di Aldarion ed Erendis, e cioè la principessa Ancalime, erede al trono di Numenor.
Ancalime fu la prima regina regnante di Numenor, e per molti anni rifiutò di sposarsi. Accettò infine il matrimonio con un cugino soltanto per preservare la dinastia reale.
Sotto molti aspetti la figura della regina Tar-Ancalime ricorda quella di Elisabetta I d'Inghilterra, così come il rapporto tra i suoi genitori, Aldarion ed Erendis, ricorda quello di Enrico VIII ed Anna Bolena, i genitori di Elisabetta.
Vi furono altre regine regnanti, dopo Ancalime, tra cui Tar-Telperien, Tar-Vanimelde e Tar-Miriel, che sposò il cugino Ar-Pharazon.
Nell'immagine qui sotto vediamo: Silmarien, Ancalime, Telperien (sotto il cui regno si raggiunse l'apogeo), Vanimelde e Miriel.
Anche il matrimonio di Miriel e Pharazon fu combinato per fini dinastici ed ebbe esito infelice.
Pur essendo Miriel la regina regnante, il potere fu esercitato dal marito Pharazon, che si lasciò influenzare dai consigli di Sauron, che ancora aveva un aspetto elfico.
Ar-Pharazon fu l'ultimo re di Numenor e il suo orgoglio, unito ai consigli fraudolenti di Sauron, furono la causa della sua ribellione contro i Valar e della conseguente catastrofe che determinò la distruzione dell'isola.
Numenor fu distrutta da un immenso terremoto e da un altrettanto devastante maremoto. In questo Tolkien si è esplicitamente richiamato al mito di Altantide.
Gli unici Dunedain che scamparono alla caduta di Numenor furono i principi e gli abitanti di Andunie, l'unico principato rimasto fedele ai Valar.
L'ultimo principe di Andunie, Amandil, ottenne per la sua famiglia e il suo popolo la salvezza, ma non fece mai ritorno da Valinor. Il compito di portare in salvo i Dunedain spettò a suo figlio Elendil.
Elendil, ed i suoi figli Anàrion e Isildur, guidarono i Dunedain nella Terra di Mezzo e trovarono ospitalità presso Gil-Galad, Alto Re degli Elfi Noldor.
Gil-galad (stella di radianza).
Gil-Galad (445 P.E. - 3441 S.E.), figlio di Fingon, fu l’ultimo re supremo dei Noldor dopo la morte di Turgon.
Fu custode di Vilya, uno degli anelli del potere, che gli fu consegnato da Celembrimbor dopo che venne a conoscenza delle mire di Sauron sui gioielli .Fu uno dei fautori dell’ultima alleanza tra uomini ed elfi per contrastare il crescente potere di Sauron.
« Tutte le creature viventi quel giorno presero partito, e in entrambi gli schieramenti ve n'erano d'ogni genere, sia quadrupedi che pennuti, l'unica eccezione essendo costituita dagli Elfi, i soli che non si fossero divisi e che seguirono Gil-galad. Pochi dei Nani combatterono dall'una o dall'altra parte; comunque la stirpe di Durin di Moria si batté contro Sauron. » |
([J. R. R. Tolkien], Il Silmarillion) |
I due regni unificarono le proprie armate nell'Arnor e marciarono contro le forze di Sauron. Nell'anno 3434 della Seconda Era sconfissero le armate di Sauron nella Battaglia di Dagorlad, facendo breccia nel Morannon ed entrando così nella terra di Mordor.
Nell'immagine della Battaglia di Dagorlad, vediamo da sinistra: Gil-Galad, Elrond, Elendil e Isildur, che fronteggiano Sauron.
Gil Galad sconfisse Sauron ma perì nella battaglia, probabilmente ucciso dal calore della mano di Sauron stesso.
I Noldor superstiti seguirono Elrond a Rivendell.
Elrond non rivendicò la corona di re supremo degli elfi, pur essendo discendente della casata di Fingolfin, in quanto il suo sangue non era completamente elfico, al contrario di quello di altri candidati come il principe Gildor. Il titolo regale dei Noldor rimase così vacante, anche se il ruolo di Elrond come guida suprema non fu mai messo in discussione.
Un analogo passaggio di consegne si ebbe anche nella casata reale dei superstiti Numenoreani.
Durante la battaglia contro Sauron erano infatti caduti anche Elendil, supremo re dei Dunedain e suo figlio Anàrion, sovrano del regno di Gondor.
La corona di Arnor e Gondor fu dunque ereditata da Isildur, il figlio maggiore di Elendil, che durante la battaglia sfidò in duello lo stesso Sauron e col moncone della spada del padre, Narsil, ne tagliò la mano con l'Unico Anello. Essendosi spezzato il legame con l'Anello, lo spirito di Sauron si dissolse e non prese più forma nella Terra di Mezzo.
Dopo la vittoria su Sauron, l'Ultima Alleanza fu sciolta.
Isildur morì pochi anni dopo, in un agguato tesogli per impadronirsi dell'Unico Anello, che lo stesso Isildur aveva sottratto a Sauron nella battaglia con cui si era conclusa la Seconda Era.
La storia dei discendenti di Isildur e Anarion, gli Argonath, che regnarono su Arnor e Gondor, è argomento dell'ultima parte de Il Silmarillion, così come di alcune importanti appendici de Il signore degli anelli.
La storia dei regni di Arnor e Gondor, nella Terza Era, sarà argomento del prossimo post riguardante il legendarium tolkieniano.