Una caratteristica comune a molti sistemi politici attuali è la frammentazione dei partiti e l'astensionismo durante le elezioni. Uno dei motivi principali di questo fenomeno è il fatto che l'elettore non si sente pienamente rappresentato dal programma di un partito o di una coalizione e a volte gli riesce difficile capire quale sia, tra gli schieramenti politici, quello che potrebbe avvicinarsi di più alle sue idee e difendere meglio i suoi interessi.
Teniamo conto che l'elettore non è più un semplice tifoso che si schiera per l'uno o per l'altro partito per tifoseria o atto di fede ideologica, e questo è un dato positivo, perché la politica non è una partita di calcio.
Un elettore maturo e consapevole dovrebbe cercare di ragionare per tematiche e non per schieramenti.
Su ogni singola tematica bisogna ascoltare ciò che ogni partito propone e soltanto alla fine di questo procedimento si dovrebbero tirare le somme, facendo un bilancio complessivo.
Per esempio, si possono porre in evidenza alcune tematiche fondamentali che in questo momento dividono l'opinione pubblica e i movimenti politici più di altre.
Tra queste tematiche propongo in particolare di evidenziare le seguenti:
- Immigrazione
- Unione Europea e moneta unica europea
- Fondamentalismo islamico e terrorismo
- Relazioni estere e commerciali (per esempio revoca delle sanzioni alla Russia)
- Assistenza sociale e sanitaria per i cittadini disoccupati, indigenti o disabili
- Investimenti in infrastrutture, edilizia pubblica (comprese scuole e carceri) e fonti di energia
- Testamento biologico e legalizzazione dell'eutanasia
- Semplificazione delle procedure burocratiche
Invito chi legge a porsi delle domande riguardo a queste tematiche, a prendere posizione e a cercare quali sono le proposte dei vari schieramenti politici in merito ad ognuna delle questioni di cui sopra.
Per esempio non mi è chiara la posizione del Movimento 5 Stelle riguardo all'immigrazione.
Sappiamo che il PD e l'NCD vogliono l'accoglienza indiscriminata, mentre il Centro-destra si oppone all'immigrazione clandestina e propone una selezione molto attenta sulla base dell'effettiva necessità di asilo politico e sulle prospettive occupazionali e di integrazione del migrante nel tessuto sociale italiano. I 5 stelle cosa propongono? Io non l'ho capito.
Anche sull'Europa i partiti sono molto ambigui, perché da un lato cercano di cavalcare la protesta contro l'austerità imposta dalla Germania, ma dall'altro non chiariscono quali provvedimenti concreti intendano prendere e quali conseguenze si aspettano da tali decisioni.
Tutta la nostra politica economica, e quindi anche lo sviluppo, l'occupazione, le prestazioni dello stato sociale, la previdenza, la sanità e tutto quanto riguarda la spesa pubblica, dipendono strettamente dai rapporti con l'Unione Europea.
E' chiaro che non siamo forti come la Gran Bretagna, che si è potuta permettere la Brexit senza nessuna crisi di rilievo.
Per l'Italia la situazione è molto più complessa, a partire dal fatto che noi abbiamo aderito anche alla moneta unica e quindi, oltre che membri dell'Unione, siamo anche membri dell'Eurozona e come tali soggetti alle decisioni della Banca Centrale Europea.
Questo potrebbe proteggerci dall'inflazione e tenere bassa la spesa per interessi del nostro enorme debito pubblico.
Ma se la ripresa economica non riparte, lo stesso debito pubblico rischia di diventare insostenibile, poiché la variabile che conta è il rapporto debito/pil.
Sarebbe interessante sentire pareri precisi su questo argomento e non solo slogan generici.
Non intendo entrare nel dettaglio su tutte le questioni scelte come argomento di valutazione dei programmi politici delle varie parti.
Il punto è un altro e cioè che anche riuscendo a capire quale sia questo programma su ogni singolo punto, può venir fuori che su alcune cose la pensiamo come il centrodestra, su altre come il centrosinistra e su altre ancora come i 5 stelle.
E allora come si esce da questa confusione?
Sarebbe sbagliato scegliere sulla base della simpatia o antipatia dei vari leader.
Ciò che conta è la credibilità del leader di fronte al suo programma, e quindi la sua concreta capacità di attuarlo, ma anche il peso che noi diamo ai singoli punti del programma, specialmente riguardo alle questioni che ci stanno più a cuore.
In un certo senso bisognerebbe fare una media ponderata, stabilendo fin dall'inizio quale importanza dare ad ogni singola tematica.
Questo procedimento è simile a quello dei test che valutano il posizionamento politico in un modello dove le singole questioni sono disposte lungo due assi fondamentali, quello di natura socio-economica (l'asse sinistra/destra inteso come maggiore o minore intervento pubblico nell'economia) e quello di natura etico-civile (l'asse libertarismo/comunitarismo, dove per liberarismo si intende una maggiore attenzione ai diritti civili individuali, mentre per comunitarismo si intende una maggiore attenzione alla salvaguardia dell'identità e sovranità della nazione, dell'ordine pubblico e della tradizione delle comunità locali e delle istituzioni familiari).
I test si svolgono con dei questionari a risposta multipla e ad ognuna delle risposte è assegnato un punteggio lungo gli assi delle variabili prese in esame.
Il risultato determina le coordinate cartesiane del punto in cui viene a posizionarsi la nostra scelta politica rispetto al posizionamento dei vari partiti e schieramenti.
Questo test è conosciuto come Political Compass
Per maggiori informazioni riguardo a questa metodologia rimando al seguente link:
https://www.politicalcompass.org/analysis2?ec=10.0&soc=2.21
Il Political Compass (inglese per "bussola politica") è uno schema multiasse proposto per organizzare pensieri politici in diverse dimensioni. Esso viene inteso come alternativa al tradizionale modello ad unico asse "destra-sinistra", adottato nei passati due secoli.
Il termine "Political Compass" ha origine da un popolare sito Internet, che adotta tale sistema per determinare una rappresentazione grafica delle idee politiche di un qualsiasi utente, mediante un questionario compilabile on-line. Le due assi in questione, in particolare, misurano la visione politica sia da un punto di vista sociale (da autoritarismo a libertarismo), sia nella propria visione economica (da sinistra a destra).
In particolare, l'asse economico tende a stimare le opinioni del soggetto sul livello di controllo da parte dello stato nei confronti dell'economia stessa, a partire da una politica socialista fino al liberismo. L'asse sociale invece tende a misurare il livello personale di "libertà della persona", in base al livello di controllo delle stesse libertà individuali.
I critici di tale modello fanno notare che esso è utilizzato per presentare una comprensione della politica basata principalmente sul "liberalismo politico", anziché su una base più concretamente materiale.
About the Political Compass ™
In the introduction, we explained the inadequacies of the traditional left-right line.
If we recognise that this is essentially an economic line it's fine, as far as it goes. We can show, for example, Stalin, Mao Tse Tung and Pol Pot, with their commitment to a totally controlled economy, on the hard left. Socialists like Mahatma Gandhi and Robert Mugabe would occupy a less extreme leftist position. Margaret Thatcher would be well over to the right, but further right still would be someone like that ultimate free marketeer, General Pinochet.
That deals with economics, but the social dimension is also important in politics. That's the one that the mere left-right scale doesn't adequately address. So we've added one, ranging in positions from extreme authoritarian to extreme libertarian.
Both an economic dimension and a social dimension are important factors for a proper political analysis. By adding the social dimension you can show that Stalin was an authoritarian leftist (ie the state is more important than the individual) and that Gandhi, believing in the supreme value of each individual, is a liberal leftist. While the former involves state-imposed arbitrary collectivism in the extreme top left, on the extreme bottom left is voluntary collectivism at regional level, with no state involved. Hundreds of such anarchist communities existed in Spain during the civil war period
You can also put Pinochet, who was prepared to sanction mass killing for the sake of the free market, on the far right as well as in a hardcore authoritarian position. On the non-socialist side you can distinguish someone like Milton Friedman, who is anti-state for fiscal rather than social reasons, from Hitler, who wanted to make the state stronger, even if he wiped out half of humanity in the process.
The chart also makes clear that, despite popular perceptions, the opposite of fascism is not communism but anarchism (ie liberal socialism), and that the opposite of communism ( i.e. an entirely state-planned economy) is neo-liberalism (i.e. extreme deregulated economy)
The usual understanding of anarchism as a left wing ideology does not take into account the neo-liberal "anarchism" championed by the likes of Ayn Rand, Milton Friedman and America's Libertarian Party, which couples social Darwinian right-wing economics with liberal positions on most social issues. Often their libertarian impulses stop short of opposition to strong law and order positions, and are more economic in substance (ie no taxes) so they are not as extremely libertarian as they are extremely right wing. On the other hand, the classical libertarian collectivism of anarcho-syndicalism ( libertarian socialism) belongs in the bottom left hand corner.
In our home page we demolished the myth that authoritarianism is necessarily "right wing", with the examples of Robert Mugabe, Pol Pot and Stalin. Similarly Hitler, on an economic scale, was not an extreme right-winger. His economic policies were broadly Keynesian, and to the left of some of today's Labour parties. If you could get Hitler and Stalin to sit down together and avoid economics, the two diehard authoritarians would find plenty of common ground.
A Word about Neo-cons and Neo-libs
U.S. neo-conservatives, with their commitment to high military spending and the global assertion of national values, tend to be more authoritarian than hard right. By contrast, neo-liberals, opposed to such moral leadership and, more especially, the ensuing demands on the tax payer, belong to a further right but less authoritarian region. Paradoxically, the "free market", in neo-con parlance, also allows for the large-scale subsidy of the military-industrial complex, a considerable degree of corporate welfare, and protectionism when deemed in the national interest. These are viewed by neo-libs as impediments to the unfettered market forces that they champion.