Sostiene una nota canzone primaverile che per innamorarsi basta un'ora.
Non fu così per Francesco Monterovere e Silvia Ricci-Orsini.
Non ci fu il cosiddetto "colpo di fulmine" in stile petrarchesco, con lui che viene trafitto dalla freccia di Amore non appena la vede, il venerdì santo del 1327, e benedice quel giorno e quel luogo in uno dei suoi più famosi sonetti.
Niente di tutto questo. Nella realtà le cose vanno diversamente, almeno nella grande maggioranza dei casi.
Francesco Monterovere e Silvia Ricci-Orsini si conobbero il primo ottobre del 1970, quando lui divenne il collega di matematica nella sezione dell'Itis di Forlì in cui lei insegnava da alcuni anni.
La fama di Francesco lo precedette.
La prof. Romualdi, che era stata sua compagna di studi, lo descrisse così a Silvia:
<<
Mah, è un tipo strano. Dicono che venga dai monti. Ha dei modi bruschi, si mangia le parole. E poi ha messo in programma delle cose assurde: la logica, gli insiemi, le relazioni... sta dei mesi a parlare di quella roba. E poi è un fanatico di quelle cose strane di elettronica... non so cosa siano, li chiamano calcolatori... delle macchine assurde, totalmente inutili... sai, la classica americanata,.. Lui poi è una testa calda, un ribelle, uno che ci tiene a scandalizzare i borghesi... ah, povera Silvia, non so come farai a sopportarlo>>
Quando iniziò l'anno scolastico, come si è detto, avvenne l'incontro destinato a unire due grandi famiglie e a generare un figlio la cui dedizione alla memoria degli antenati e al futuro dei discendenti fu inferiore soltanto alla sua voglia di raccontare storie e scrivere romanzi.
Così nascono a volte le grandi dinastie: per puro caso, e per un amore così imprevedibile che spesso inizia con una litigata.
Ma cerchiamo di ricostruire insieme quello che accadde nel giorno quasi petrarchesco in cui avvenne il loro primo incontro.
Silvia non era molto alta di statura, ma nascondeva astutamente questo fatto avvalendosi della moda degli Anni Settanta: i pantaloni svasati, a zampa o a palazzo, le permettevano di indossare tacchi vertiginosi senza dare scandalo.
Si avvalse per almeno una decina d'anni di questo trucco, tanto che
suo figlio, nato nel 1975, ebbe una sorta di "imprinting" relativo alla moda di quegli anni e in particolare ai capi indossati da sua madre, e come in un perfetto Complesso di Edipo, sviluppò un amore quasi feticistico per quel tipo di abbigliamento, che rendeva ai suoi occhi più attraente e desiderabile una donna.
Fu così anche per il padre, naturalmente, e prioritariamente.
In quel fatidico giorno, Silvia vide avvicinarsi quel giovane molto alto, dai capelli folti e castani, gli occhi nocciola screziati di verde, l'aspetto imponente e serio, da far soggezione.
<<
Immagino che tu sia la collega di lettere. Mi hanno detto che sei una letterata d'eccezione e una latinista insuperabile>>
<<Oh, che esagerazioni! Sono solo una che ha studiato molto>>
<<Ma per essere bravi in latino bisogna essere anche molto intelligenti. E' una materia logica>>
<<Be', grazie>>
<<Di niente, ma... ehm... ho sentito dire anche altre cose. Che i tuoi genitori sono nobili, hanno un feudo addirittura, e conoscenze nell'alta società>>
Lei cercò di minimizzare, col suo solito
undestatement:
<<
Mah, a dire il vero mio padre è un normalissimo contadino arricchito e mia madre una nobile decaduta. Hanno delle terre, ma è più che altro un'azienda agricola. Abbiamo qualche parente che ha fatto carriera, ma io non ho mai voluto favori. Quello che ho fatto, l'ho fatto con le mie forze. Ma, per curiosità, chi è che ti ha detto queste cose?>>
Lui la squadrò con attenzione:
<<
Hai presente i lavori per il Canale Emiliano-Romagnolo?>>
<<Sì, certo. Dovrà proprio passare per le terre di mio padre. Lui teme un esproprio da parte della regione. E' arrabbiatissimo per questa storia>>
Francesco sorrise:
<<
Ecco, tu pensa che i lavori per il tratto della Romagna Centrale sono stati affidati all'Azienda Escavatrice e Idraulica Fratelli Monterovere, che è attualmente diretta da mio padre.
E' lui che ha preso informazioni sul Feudo Ricci-Orsini e temo proprio che tra i nostri genitori potrebbe scoppiare una guerra>>
Silvia rimase di sasso:
<<
Ma pensa che scherzo del destino! Mi ritrovo come collega di sezione il figlio di un nemico di mio padre... Neanche in un romanzo si potrebbe immaginare una cosa del genere!>>
<<
Mi pare che la storia dei Ricci-Orsini assomigli molto ad un romanzo. Mio padre mi ha raccontato delle storie veramente strane su certi episodi del passato>>
Silvia si rabbuiò:
<<
Tutte sciocchezze! Sono solo chiacchiere. E spero bene che tu non dia alcun credito a queste chiacchiere. Noi siamo persone per bene. Non dimenticarlo!>>
Detto questo, Silvia tirò dritto per il corridoio, facendo ticchettare i suoi tacchi alti,
mentre Francesco la fissava con un interesse nuovo, perché gli piacevano le donne battagliere, specie quelle che combattevano indossando i tacchi...