Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
venerdì 24 marzo 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 52. Mare mare mare
Il vicepreside Priamo Conti rimase completamente sbalordito quando venne a sapere, in seguito ad una soffiata da parte del suo fedelissimo alleato di partito, il democristiano Tullio Baccarani, direttore della Bancaccia, che il comune di Cervia aveva intenzione di costruire una strada proprio in una fetta dell'ampio terreno antistante alla villa che apparteneva da generazioni alla sua famiglia.
Tale strada avrebbe dovuto collegare la via Milazzo con la via Giove.
Siccome l'indennizzo in caso di esproprio era stato preventivato a livelli risibili, Conti decise che l'unica soluzione era vendere quel terreno a un prezzo superiore a qualche pollo disposto a lasciarsi spennare.
Si rivolse al suo mentore, il Senatore Leandri, il quale promise di interessarsi della faccenda.
Leandri, però, aveva informatori migliori, e dunque venne a conoscenza del fatto che il Comune di Cervia aveva deciso di accantonare quel progetto, dal momento che, in fin dei conti, quella strada era del tutto inutile.
Il Senatore, però, non riferì a Conti ciò che aveva appreso.
C'è una regola fondamentale che contraddistingue gli Italiani: la famiglia prima di tutto.
Per questo il Senatore preferì comunicarlo a sua moglie Caterina Ricci, affinché lo riferisse allo zio Ettore, che da tempo cercava "uno sbocco al mare" per la Contea di Casemurate.
E dato che la strada principale di Casemurate è la Cervese, la cittadina balneare di Cervia era il luogo naturale dove espandersi.
Appena Ettore Ricci fu informato, prese subito in mano la situazione e la gestì da par suo.
Non poteva certo trattare in prima persona, perché Priamo Conti avrebbe sentito subito odore di fregatura.
Incaricò dunque il fido Michele Braghiri, affinché trattasse l'affare come prestanome.
Una volta che ci fosse stato il trasferimento di proprietà, sarebbe poi seguita una successiva donazione a beneficio di Ricci, e il fedele amministratore avrebbe avuto come compenso una quota dell'immobile.
Quando Michele Braghiri ne parlò con sua moglie Ida, lei ebbe un'idea:
<<E se, dopo aver comprato il terreno a tuo nome, ce lo tenessimo noi? Abbiamo già messo da parte abbastanza soldi per renderci indipendenti. Potremmo costruire un albergo, metterci in proprio>>
Lui scosse il capo:
<<Ma sei impazzita? Guadagno molto di più come Amministratore Delegato del Feudo. E soprattutto conosco tutti i segreti del bilancio aziendale. E un giorno questi segreti ci torneranno utili>>
Lei sbuffò:
<<Sentì, sono trent'anni che mi dici di aspettare, ma io non ne posso più di fare la governante! Io voglio godermi la vita! E vorrei farlo prima di diventare vecchia!>>
Michele allora le si avvicinò e disse sottovoce:
<<Ti prometto che nel giro di cinque anni al massimo, avrò in mano tutti gli elementi per ricattare Ettore Ricci e ottenere per noi una fetta enorme del suo impero>>
Ida rimase pensosa:
<<Cinque anni sono lunghi. Non so se ne avrò la pazienza>>
Lui la guardò con i suoi occhi grigi e freddi:
<<Ci sono momenti in cui l'unica virtù che può essere d'aiuto è la pazienza>>
Lei decise di fidarsi di suo marito:
<<E va bene. Facciamo a modo tuo. Ma io mi aspetto molto>>
<<Ne avrai ancora di più>>
Convinta la moglie, Michele Braghiri fece ancora una volta la sua parte.
Comprò la terra a suo nome, con i soldi di Ettore Ricci, poi, trascorso il tempo necessario, gliela donò in cambio una parte dell'immobile.
Ettore era raggiante:
<<Caro Michele, muoio dalla voglia di vedere la faccia che farà Priamo Conti quando scoprirà che nelle terre che ci ha venduto per un tozzo di pane non passerà nessunissima strada! Voleva fregarci ed è rimasto fregato lui, quel minchione!>>
Michele Braghiri sorrise, con quella sua faccia da faina, che nascondeva molti più segreti di quanti Ettore Ricci avrebbe mai potuto immaginare.
Non bisogna mai credersi troppo furbi, perché c'è sempre qualcuno più furbo di noi, pronto a farci le scarpe. E così come Conti era stato fregato da Ricci, quest'ultimo a sua volta sarebbe stato fregato da qualcun altro, molto vicino a lui, su cui aveva riposto troppa fiducia, e di cui aveva sottovalutato la scaltrezza.
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