Dopo la completa liberazione della città di Deir-ez-Zor, l'esercito siriano (Syrian Arab Army) si pone come principale obiettivo la riconquista del valico di Al-Bukamal (o Abu Kamal) , al confine con l'Iraq nella valle dell'Eufrate.
L'ostacolo principale, tuttavia, non è costituito dall'Isis, che ormai è in pieno disfacimento, quanto piuttosto le truppe dell'SDF (Syrian Democratic Force), guidato dai Curdi dell'YPG (Yekîneyên Parastina Gel, Unità di Protezione Popolare) e supportato dagli Stati Uniti.
Il pomo della discordia è come sempre il controllo dei collegamenti stradali tra Siria e Iraq, fondamentali per la realizzazione del progetto del Corridoio Sciita o Mezzaluna Sciita, ossia un'unico asse viario in grado di collegare direttamente e sotto il pieno controllo delle forze sciite, la capitale iraniana Teheran con le altre capitali alleate: Baghdad, Damasco e Beirut.
Questo progetto, fortemente perseguito dal presidente siriano Bashar Assad e dal premier iracheno Haidar al-Abadi, è considerato essenziale per la strategia del presidente russo Putin riguardo all'asse geopolitico che intende ricreare una "via della seta" sotto il controllo dell'alleanza euroasiatica di Russia, Iran, Kazakistan e Cina.
Sul fronte opposto gli Stati Uniti, Israele e l'Arabia Saudita, appoggiano i ribelli Sunniti e i Curdi siriani per impedire che questo accada, ognuno per ragioni diverse: gli Usa vogliono evitare una completa vittoria della Russia nella guerra di Siria; Israele vuole impedire che l'Iran possa avere un collegamento stradale diretto con gli Hezbollah libanesi, il "Partito di Dio" sciita alleato di Assad e acerrimo nemico degli Israeliani; l'Arabia Saudita, infine, vuole impedire che l'Iran le contesti il ruolo di potenza regionale del Medio Oriente e del mondo islamico, oltre che di principale "dominus" delle risorse petrolifere e metanifere che si trovano nel deserto iracheno e siriano.
Non dimentichiamo infatti che la guerra è scoppiata anche a causa di due progetti contrastati relativi a un gasdotto che doveva passare in territorio siriano.
In questo scenario si sta realizzando anche un riposizionamento strategico della Turchia: Erdogan infatti non ha digerito l'appoggio statunitense ai Curdi siriani e iracheni e la rottura delle relazioni tra Arabia Saudita e Qatar, principale alleato turco.
Tutte queste rivalità, tenute a freno dalla necessità di sconfiggere l'Isis, stanno riesplodendo ora che lo Stato Islamico è collassato.
In Iraq il governo sciita non accetta l'esito del referendum che ha sancito l'indipendenza del Kurdistan (riconosciuta soltanto da Israele) e mostra una certa insofferenza per la presenza militare e diplomatica degli Stati Uniti nel territorio nazionale.
Mentre la diplomazia americana sta cercando di evitare un bagno di sangue tra Sciiti e Curdi nel nord dell'Iraq, la situazione in Siria appare quantomai esplosiva.
Ci sono almeno tre zone in cui l'escalation militare potrebbe portare ad una resa dei conti dagli esiti imprevedibili.
1) Nella zona del nord della Siria il governo di Assad sta portando avanti una azione di contenimento nei confronti della potente organizzazione terroristica sunnita di Hayat Tahrir al-Sham (ex Fronte Al-Nusra, ramo siriano di Al-Qaeda) e ha trovato in questo un inaspettato alleato nella Turchia di Erdogan, che è entrata nuovamente in territorio siriano in seguito ad un accordo siglato ad Astana, per creare un fronte comune contro gli jihadisti filo-sauditi.
2) Nella zona del Golan, al confine con Israele, si sta consumando un violentissimo scontro tra gli jihadisti sunniti e l'esercito siriano per il controllo della città di Hader, abitata dai Drusi, una minoranza religiosa che, come i Cristiani, ha subito in maniera tragica le conseguenze di una guerra che dura ormai da sei anni e non accenna a finire.
3) Nella valle dell'Eufrate, come si è detto, gli Scitti e i Curdi si contendono il controllo della città di Al-Bukamal e dell'asse viario transfrontaliero che la collega alla città irachena di Al-Qaim, che è stata liberata poche ore fa dall'esercito iracheno, che ha inferto una durissima sconfitta all'Isis.
L'esercito siriano e i suoi alleati si stanno avvicinando ad Al-Bukamal da due direttrici, una che percorre verso sud la valle dell'Eufrate, dove si stanno arroccando gli ultimi irriducibili dell'Isis (disposti, forse, ad accordo con le forte dell'SDF) e una che attraversa il deserto, dalla base aeroportuale e petrolifera T2 (nei pressi del villaggio di Sawab) e mira a ricongiungersi con le truppe alleate irachene in modo da poter giungere ad Al-Bukamal passando da Al-Qaim e aggirando così sia quello che rimane dell'Isis che le avanguardie dell'SDF.
Si tratta di una strategia piena di incognite, perché la posta in gioco è altissima e nessuna della parti sembra disposta ad accettare una soluzione di compromesso (che sarebbe un controllo congiunto del confine, come è già stato pattuito nella zona di confine tra il Kurdistan iracheno e il Rojava siriano, presso Faysh Khabur). Date queste premesse, d'ora in avanti può succedere di tutto.
On November 3, the Iraqi Aletejah TV channel broadcasted footage of the Syrian Arab Army (SAA) inside al-Qa’im city near the Syrian-Iraqi border.
The footage showed a T-90A tank, and a Shilka vehicle equipped with the Syrian-made Sarab-1 active protection system of the SAA inside al-Qa’im.
Controlled by the Syrian opposition Controlled by the Ba'athist Syrian government Controlled by the Iraqi government Controlled by the Lebanese Government Controlled by Hezbollah in Lebanon Controlled by the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL, ISIS, IS, Daesh) Controlled by Tahrir al-Sham (HTS) Controlled by the Syrian Democratic Forces Controlled by Sinjar Resistance Units and PKK forces in Sinjar Controlled by Peshmerga (Kurdistan Regional Government) and other Kurdish forces from the Kurdistan Region
Controlled by the Syrian opposition Controlled by the Ba'athist Syrian government Controlled by the Iraqi government Controlled by the Lebanese Government Controlled by Hezbollah in Lebanon Controlled by the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL, ISIS, IS, Daesh) Controlled by Tahrir al-Sham (HTS) Controlled by the Syrian Democratic Forces Controlled by Sinjar Resistance Units and PKK forces in Sinjar Controlled by Peshmerga (Kurdistan Regional Government) and other Kurdish forces from the Kurdistan Region