"Ci sono alcuni intellettuali che
pensano troppo per poter essere veramente utili o affidabili: per questo il
nostro Ordine deve evitare al suo interno quelle forme di deriva intellettualistica
che non possono essere utilizzate al fine di giustificare, di fronte alle masse,
la sostanziale arbitrarietà su cui si basa il nostro potere".
MARY ANN RIPLEY, VICEPRESIDENTE OEU, DIRETTIVE GENERALI
PER L’UNIVERSITA’ GLOBALE
III
Inizialmente, il Consiglio
Supremo dell'OEU aveva avuto sede New York, presso il Palazzo di Vetro
dell’ONU, di cui l’Ordine aveva ereditato le funzioni.
Poi il sovrappopolamento,
l’inquinamento e il caos della megalopoli l’avevano resa una sede poco consona
alle esigenze di benessere personale dei Maestri, e nell’anno 2103 si era deciso di costruire una nuova sede nel verde
stato dell’Oregon, sulla West Coast degli ex Stati Uniti.
La nuova capitale dell’OEU era un vero paradiso: una città immersa nel verde, battezzata col nome di Dracon, in
onore della maggioranza cinese che aveva colonizzato da anni la zona
dell’Oregon.
Questa
nuova capitale ospitava numerosi edifici governativi in un ambiente
completamente bonificato e protetto, dove tutto era funzionale al benessere e
alla serenità della classe dirigente.
Tra i complessi principali di Dracon spiccava il maestoso campus della Università Globale dell’Ordine, dove
si laureavano i Maestri. Poco distante dal campus sorgeva il parco
centrale, circondato dalle colline su cui sorgevano i palazzi del potere. Era una bizzarra riedizione dell’ormai
distrutto Central Park di New York, però, attorno, più che i grattacieli
aveva delle verdi colline con in cima qualche palazzo.
Un silenzio quasi irreale
regnava in quella strana capitale del mondo.
Solo poche aeromobili erano
autorizzate a transitare nella zona, e tutte erano state dotate di impianti
antinquinamento.
Al lato opposto rispetto al
distretto governativo, e ad una certa distanza dal parco e dal campus, c’era
l’aeroporto, divenuto col tempo un vero e proprio “spazioporto” negli anni
della prima colonizzazione della Luna.
Ma per “traffico spaziale” si intendeva
soprattutto quello delle aeromobili.
Solo I
Maestri erano autorizzati a possedere un’aeromobile per uso privato: misura
restrittiva resa necessaria dal numero intollerabile di incidenti dei primi
anni del secolo XXII, soprattutto dopo l’introduzione dei primi modelli di
utilitarie
meno costose e accessibili ad altri ceti sociali.
I Maestri più ricchi, per distinguersi, preferivano far guidare un
pilota-autista, la cui patente era rilasciata direttamente dalla Gastac: Galaxy Space Travel Aeromobile Corporation.
I piloti-autisti, come del resto i piloti di aeronavi, erano
rappresentati da un potente sindacato, uno dei pochi che era stato in grado di
tenere testa alla Gastac nella definizione dei contratti. Tuttavia, da quando la Gastac, dopo anni di crisi finanziaria e
ristrutturazione, era finita sotto il controllo azionario della Alpha-Omega, il
potere dei piloti era diminuito senza ragioni apparenti: non c’erano più
stati scioperi e non erano neppure stati richiesti aumenti salariali, il che
era assolutamente inusuale.
Tutto ciò lo sapeva bene il
Maestro Thomas Ariston: suo padre era stato, molti anni prima, un
pilota-autista della Gastac.
Thomas, al solo ricordo, si sentì
pervadere dalla nostalgia.
Nei tempi felici.
Era un lavoro ben remunerato, che aveva garantito alla famiglia una relativa
stabilità economica, e una serenità che pochi potevano vantare in quegli anni
turbolenti per la storia umana. Vivevano a Vancouver, in una villetta.
Ma, quando Thomas aveva solo sette
anni, era incominciata una recessione
economica, la Gastac era entrata in crisi e il padre era stato licenziato dal
suo superiore, un Maestro dell'OEU con incarichi dirigenziali.
Troppo poco erano durati quei tempi
felici.
Ristrutturazione, dissero: le necessità economiche prima di
tutto!
Suo padre aveva tentato di lavorare
come pilota-autista autonomo, ma per acquistare una aeromobile si era dovuto
indebitare. I clienti non erano molti e la concorrenza era spietata: gli affari andavano sempre peggio. Alla
fine si era trovato costretto a rivendere l’aeromobile per pagare i debiti e
gli interessi.
Si era messo a cercare lavoro come
operaio generico e aveva ottenuto alcuni contratti a termine, ma a condizioni
umilianti e in contesti precari.
Erano anni di crisi, dicevano i datori di lavoro, e “noi non
siamo enti di beneficenza”. E chi poteva dargli torto?
Da quel momento suo padre era
cambiato: era diventato cinico, nervoso,
irascibile, come non era mai stato prima, ed anche il rapporto con la moglie e
il figlio ne aveva risentito. La serenità era svanita, come pure la
speranza: la crisi economica perdurava ormai da quattro anni e non si vedevano
miglioramenti sostanziali.
Ma poi un bambino cosa poteva capire di queste cose? Io
ricordo solo le liti e la miseria…
Tutto ciò ancora provocava in
Ariston una amarezza inesprimibile.
La
cosa peggiore era vedere suo padre incupirsi, spegnersi…
Thomas
aveva adorato suo padre, negli anni felici: era stato il suo punto di
riferimento, la colonna della sua vita.
Ma poi la situazione era
precipitata: passando da un lavoro temporaneo ad un altro, il padre diventava
sempre più tetro, e la sua angoscia, crescendo di giorno in giorno, si stava
trasformando in disperazione.
Che fosse gravemente depresso era evidente da
tempo, ma non si era potuto curare in
modo adeguato…sì, perché i disoccupati e i lavoratori saltuari non erano in
grado di pagarsi l'assicurazione sanitaria e dovevano affidarsi alle
istituzioni di assistenza per i poveri: organizzazioni senza scopo di lucro,
per lo più religiose.
Il primo ente a cui suo padre si
era rivolto era gestito da volontari molto motivati, ma nel contempo molto
scettici nei confronti delle cure farmacologiche (che tra l’altro erano
costosissime), per cui si limitarono ad una serie di colloqui.
Thomas non aveva mai capito se quei dottori avevano sottovalutato il
caso di suo padre o se avevano voluto risparmiare sui farmaci.
Fatto
sta che suo padre era sprofondato in un abisso.
A quel punto gli avevano prescritto
qualche farmaco molto blando e poco costoso, che non aveva sortito alcun
effetto.
Si
rivolsero ad altri enti, con risultati analoghi, finché, per disperazione,
arrivarono persino ad affidarsi alle cure di un sacerdote che aveva idee particolari sulle cause dei disturbi depressivi
e per curarli non utilizzava né farmaci, né colloqui, ma esorcismi.
Niente
da fare: anche l’esorcismo non aveva migliorato le condizioni di suo padre.
Alla fine, come accadeva a molti
disoccupati di mezza età, in crisi depressiva, anche suo padre era caduto
vittima dell’alcolismo.
Nel giro di
pochi mesi anche le sue condizioni fisiche di salute precipitarono.
Una sera non tornò a casa. Lo trovarono morto in una
panchina. L’autopsia registrò come causa
del decesso un’overdose di alcool e farmaci generici, “quasi sicuramente a
scopo di suicidio”.
Il coroner, un Maestro dell’Ordine, come tutti i
laureati, aveva posto una mano sulla spalla di Thomas commentando:
“Una morte
iniqua”.
I Maestri amavano molto gli eufemismi.
Del resto, le
parole non costavano niente e a parte quelle Thomas Ariston non ebbe
nient’altro.
Aveva nove anni.
Sua madre, una donna forte, aveva
reagito lavorando di più, come addetta alle pulizie o cameriera nelle ville dei
ricchi.
Lavorò
sodo per mantenere il figlio e fargli frequentare scuole di buon livello, visto
che, a detta degli insegnati elementari, "il ragazzo prometteva
bene".
E’ stato allora
che la mamma mi ha spronato a studiare.
Lo
aveva fatto con le migliori intenzioni, perché sapeva che le ottime doti
intellettive di suo figlio andavano valorizzate.
I
risultati non mancarono: Thomas divenne
uno studente brillante e molto promettente.
Troppo promettente…
Al
termine della scuola superiore, di indirizzo economico-commerciale, incominciò a farsi strada in lui
l’ambizione di entrare a far parte dell’Oligarchia.
Era
la massima ambizione possibile, e le probabilità di successo erano pochissime,
perché in realtà l’Oligarchia non
solo riservava i posti chiave ai figli degli stessi oligarchi, ma anche
plasmava geneticamente questi stessi figli, con la fecondazione assistita o la
clonazione, in modo tale che nascessero già predisposti ad essere dei leader.
In
questo, si diceva che avesse proseguito un Programma Genetico antichissimo e
segreto, chiamato, in codice, Il Serpente Rosso, e gestito da una
società segreta che, secondo alcuni, si faceva chiamare L’Aristocrazia Nera.
L’Oligarchia
negava quelle voci, eppure quando, durante
il Grande Cataclisma di fine XXI secolo, molte famiglie dell’elite scomparvero
misteriosamente, nacquero numerose leggende, con le versioni più disparate, ma
tutte concordi su un unico punto: coloro che erano “spariti” facevano parte di
un gruppo di Iniziati dediti a pratiche esoteriche.
Thomas
non aveva mai dato credito a quelle leggende.
L’unica
cosa certa era l’esistenza del Programma Genetico.
Ma la loro
genetica ha creato dei mostri.
Nascevano figli apparentemente
perfetti, bellissimi, e venivano educati secondo le migliori dottrine
pedagogiche. Eppure assai spesso, senza
alcuna spiegazione, i rampolli diventavano tristi e fragili e cadevano nella
dipendenza di droghe più o meno pesanti.
Invece
capitava, paradossalmente, che molti figli della “plebe”, come
sprezzantemente veniva chiamata quella stragrande parte dell’umanità che non
apparteneva all’Oligarchia, crescessero più sani e più forti, temprati dalle
avversità, e dimostrassero di avere tutte le qualità per diventare degli ottimi
Maestri dell’OEU.
Questo
fatto non era molto gradito agli
oligarchi, che vedevano la propria prole decadere, a vantaggio “di quegli straccioni” (così una volta, in
un momento di rabbia, li aveva definiti l’onorevole Mary Ann Ripley, Vicepresidente
dell’OEU), e tuttavia essi stessi si rendevano conto che c’era bisogno di
immettere nell’Ordine del personale valido, per evitare la paralisi
dell’economia.
Le crisi del XXI
secolo hanno lasciato cicatrici evidenti. Per questo hanno ampliato le “borse
di studio” per noi “plebei”.
Quel
pensiero lo turbò, perché era stata
quella “finestra” verso il presunto paradiso degli oligarchi a creare in
Ariston un’ambizione smodata che lo aveva condotto poi a tanta sofferenza.
A
diciotto anni, dopo uno studio folle, vinse l'ambitissima borsa di studio per l'Università Globale, e si trasferì
al campus di Dracon.
Furono anni durissimi.
All’Università
Globale, accanto alle materie economiche, giuridiche, matematiche, statistiche,
sociologiche e psicologiche per diventare un perfetto Maestro, si veniva anche, (e soprattutto!),
sottoposti ad un condizionamento psicologico continuo e rigoroso, basato
principalmente sul “pensiero positivo”, sull’ottimismo della volontà e sulla
Programmazione Neuro-Linguistica.
L’uso del
lessico “politicamente corretto” era imprescindibile.
Ma
il “lavaggio del cervello” avveniva anche in maniera indiretta, attraverso una
sorta di moral suasion, una persuasione sottile, per mezzo della quale il codice etico emergeva come corollario
immediato delle teorie scientifiche, in ambito sia naturale che sociale.
Dietro
a teorie economiche caratterizzate da un formalismo astratto, si celavano delle
ipotesi date per scontate, considerate
ovvie e naturali e la cui “normalità” si “respirava nell’aria”.
Un “credo” implicito secondo cui, tra l’altro, il
libero mercato globale, senza frontiere, era il contesto che garantiva la
massima efficienza e l’OEU ne era il Garante supremo,
il “gendarme benevolente”, come
amava definirsi, e il “solerte
soccorritore” nei momenti di crisi.
E le crisi
avveniva spesso.
Uno dei dogmi dell’OEU impone che, durante le crisi,
gli unici enti da finanziare siano le banche. Mai le famiglie. Mai!
Quel
Dogma si scontrava, nella mente di Thomas, col ricordo della sua storia
familiare: il licenziamento del padre, i
lavori precari, la miseria, la malattia, la mancanza di assistenza valida, il
velleitarismo delle organizzazioni caritative, e infine… orribile…
l’oscenità di quel cadavere gonfio…
Basta!
Il condizionamento psicologico gli imponeva di
“pensare positivo” e di “incanalare la
sua rabbia verso direzioni costruttive”: affari,
e non politica.
Ma proprio
nella politica Ariston era riuscito a dirottare quel residuo di ossessività che
neppure il condizionamento aveva del tutto cancellato. Era una sopravvivenza di idee estranee al Credo dell’OEU: un rifiuto
lucido, e non emotivo, alla sua totalizzante imposizione.
Quel rifiuto era tutto ciò che gli restava della sua
libertà.
La
lezione della mia infanzia è sopravvissuta a tutte le sovrastrutture che le
hanno creato intorno. E’ il miracolo della mente umana ai suoi inizi.
Provava
sempre fierezza a quel pensiero. Era riuscito a trasformare le sue debolezze in
quel tipo di forza necessaria per mantenere un margine di autonomia.
Una forza tranquilla, come dice Yeras.
E
non era l’unico a possederla: c’era una “opposizione interna” all’Ordine, un
manipolo di idealisti che non riusciva ad accettare pienamente il Credo. Era la corrente cosiddetta
"keynesiana” guidata dal Maestro Consigliere Abraham Yeras, e appena
tollerata in seno all’Oligarchia, solo per mostrare un minimo di coerenza
dell’Ordine nei confronti dei principi politici del liberalismo, a cui
diceva di ispirarsi.
La rappresentanza dei “solidaristi”
all’interno del Consiglio Supremo era minoritaria e poco influente.
Però c’è! E l’opposizione ha i suoi diritti!
Il solo fatto che ci fosse dimostrava, oltre a
una certa “tolleranza” del regime, anche
il fatto che il Credo non era così granitico come voleva sembrare e che il
condizionamento poteva fallire.
La
spiegazione di questa resistenza albergava nelle storie personali degli
allievi, nella loro individualità, nel loro vissuto.
Ricordava
ancora un discorso che Yeras aveva tenuto agli studenti “keynesiani”:
“Nell’epoca della menzogna universale, dire
la verità è di per sé un atto rivoluzionario”
Era una citazione di Orwell, un autore che l’OEU aveva
fatto di tutto per screditare, finendo però soltanto con lo screditare se
stessa.
Thomas ricordava con nostalgia gli anni in cui si era legato al gruppo di studio di un
docente che era stato allievo del Maestro Yeras, e si era laureato con una
tesi di stampo keynesiano, che aveva sfiorato l’eresia.
Ciò gli era costato molti punti in termini
di valutazione, nonché varie note di biasimo, ma alla fine tutto gli fu perdonato
in considerazione dei “vissuti familiari traumatici”, così recitava il giudizio
finale.
Insomma, eretico sì, ma
recuperabile.
E
in fondo non si erano sbagliati.
Dopo tutto, sono qui, al loro servizio!
Ricordò
come era stata orgogliosa di lui sua madre: aveva pianto di gioia il giorno in
cui era stato proclamato Maestro dell'OEU e dopo tanti sacrifici, giustamente,
si aspettava che il figlio ottenesse un lavoro che permettesse anche a lei di
condurre finalmente una vita agiata.
Povera mamma, ancora si illude che ci sia sicurezza in
questo sistema…
All’inizio
tutto era sembrato perfetto.
Come
premio di laurea dall'Università aveva ricevuto in “leasing” a prezzo
vantaggioso: un androide personale di
sesso femminile straordinariamente realistico, un bonus per una plastica
globale del proprio corpo e un kit standard per la riproduzione artificiale (era
stato da poco autorizzato l’utilizzo di incubatrici bio-tecnologiche al posto
delle “madri surrogate”). Il tutto per un valore equivalente a 10000 crediti, anticipati come “prestito
d’onore” a tasso zero da restituire entro cinque anni dalla prima
assunzione ad incarico “di formazione”.
Ma io ho atteso un po’…
Dopo
la laurea, aveva viaggiato per vedere
ciò che restava di bello sulla Terra, prima che anche questo fosse distrutto.
Poi aveva comprato una casa nuova per sé e sua madre a Dracon, nell’illusione
di inserirsi nella vita mondana della classe dirigente. Ma presto quella vita
ad Ariston era divenuta estranea: anzi lo era sempre stata.
Alla
mamma piaceva però, si sentiva finalmente rispettata…
Ma quella vita era molto costosa, e bisognava lavorare sodo per
mantenere gli standard imposti dalle mode dell’Oligarchia.
Il
suo primo incarico con contratto fisso, fu come contabile in una azienda di
Hong Kong: guadagnò discretamente, poté mandare molti crediti alla madre, la
quale, inebriata dalla nuova situazione, incominciò a spendere in modo
preoccupante. Ciò rendeva ancor più necessario ad Ariston lavorare
ulteriormente e fare carriera.
Carriera io? Come ho potuto illudermi?
Il suo “vissuto traumatico”, così
come l’eresia keynesiana, non erano stati
dimenticati nelle alte sfere e il suo carattere resistente al
condizionamento gli costò quasi subito una nota
di demerito ed un incarico “di punizione, come supervisore di una azienda di
riso in Bangladesh, nel fangoso delta del Brahmaputra, una delle zone
più inospitali del pianeta.
Lì
era rimasto per due anni, tagliato fuori dal mondo, e stordito dal clima
monsonico a cui era quasi impossibile adattarsi.
Poi,
non avendo ancora ottenuto la fiducia dei superiori, ebbe un contratto triennale presso le rovine di Kandahar, come
direttore di una piccola azienda agricolo-chimica produttrice di oppio e di
morfina a fini medici.
Volevano
farlo cadere in tentazione.
Hanno
sperato che mi drogassi. Mi hanno messo alla prova, nel deserto freddo e
roccioso con un popolo di fanatici oscurantisti.
Speravano
che cedesse al fascino dell’oppio, e invece, con grande sorpresa di tutti, lui
aveva resistito, e l’azienda aveva persino ottenuto dei buoni rendimenti.
Mi
hanno rivalutato perché ho saputo tener buoni i terroristi con qualche
donazione sottobanco. O mi adattavo, o mi avrebbero ucciso. Forse per me
sarebbe stato meglio, ma per mia madre…
Aveva
scelto la vita, ed era sceso a compromessi.
La
vita è tutta un compromesso.
Questo
gli era valso il perdono delle alte sfere e il diritto di tornare a lavorare a
Dracon.
Poi era arrivata la chiamata di Marfol e l'incarico di
Maestro Dirigente alla Spotlight di Montreal, ultimo baluardo contro
l’espansione della Alpha-Omega.
Una bella
promozione che farà felice la mamma…
Le avrebbe parlato solo dei benefici di quella
promozione, tacendo i rischi, per non farla preoccupare.
Sì,
sarà felice…
Ma lui…lui, Thomas Ariston, era felice? Che domanda fuori luogo!
Un giorno aveva provocato un
docente universitario con un intervento sul fatto che la maggioranza della
popolazione viveva un’esistenza infelice.
Il vecchio volpone lo aveva fissato
con un’espressione di disgusto: “E chi
ha mai detto che gli uomini debbano essere felici?”
Thomas non aveva saputo replicare,
e dopo tanti anni non era certo di aver trovato le parole giuste. Rimase a
lungo a pensarci, anche quella sera, dopo essere salito sull’aerotaxi che
l'avrebbe riportato a casa da sua madre.
Non trovò risposta.
Forse
non c’erano risposte.
Forse…
Cast
Keanu Reeves nel ruolo di Thomas Ariston
Hillary Clinton nel ruolo dell'onorevole Mary Ann Ripley, Vicepresidente dell'Ordine Economico Universale