Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
martedì 18 novembre 2014
Elfi
Luthien presso le rovine di Nargothrond; Thranduil pontifica, ma Legolas non appare molto convinto
Nord
Il simbolo del Valknut
North (1975) is a collection of poems written by Seamus Heaney, who received the 1995 Nobel Prize in Literature. It was the first of his works that directly dealt with the Troubles inNorthern Ireland, and it looks frequently to the past for images and symbols relevant to the violence and political unrest of that time. Heaney has been recorded reading this collection on the Seamus Heaney Collected Poems album.
The collection is divided into two parts of which the first is more symbolic, dealing with themes such as the Greek myth of Antaeus, the bog bodies of Northern Europe, Vikings, and other historical figures. The second, shorter part contains poems that deal more specifically with life in Northern Ireland during The Troubles and contains dedicatory poems to Michael McLaverty and Seamus Deane.
The title of the volume may come from a poem in the volume; however, while the manuscript drafts reveal other titles Heaney considered for the poem, no evidence exists that he ever considered a different title for the volume.[1] Rand Brandes writes, “North was always North”.[2] The poem “North” invokes one of the volume’s primary symbols—the Viking raiders who invaded Ireland between 795 and 980. The volume title also suggests these northern raiders, the bog bodies found in Northern Europe, and most significantly, the North of Ireland.
Il premio Nobel per la letteratura 1995 e' stato assegnato al poeta nord irlandese Seamus Heaney. Nella motivazione del premio, pari a un miliardo e 600 mila lire, la sua opera e' stata definita dagli accademici di Svezia di "bellezza lirica e profondita' etica, che esalta i miracoli quotidiani e la vitalita' del passato". Di Heaney esistono in Italia tre volumi poetici, Attraversamenti (Scheiwiller, 1990), Scavando (Fondazione Piazzolla, 1992), Station Island (Mondadori, 1992); due nuove raccolte, una di prose e una di poesie, usciranno da Mondadori a cura di Franco Buffoni. Seamus Heaney e' poeta di intensa vitalita' ed estese letture, di passione personale e riflessione mitico storica (non cronachistica). Per genealogia, rappresenta la poesia nord irlandese, in cui nacque e si formo' ma da cui si svincola. La sua e' poesia radicata nell' humus nati' o, ma cosmopolita per ampiezza di esperienza e di riferimenti, ricerca degli echi e della condizione ormai "globale" dell' uomo e del poeta, diviso fra lealta' nazionali ma misconosciute e al centro di un modo di fare poesia che, muovendo da una sorta di condizione "post coloniale" (piu' che post moderna) combina l' adesione ai luoghi indigeni con l' attrazione del mondo e dell' Altro. Quando lo conobbi all' universita' di Princeton, dove teneva letture ai corsi di poesia, mi colpi' in lui la voce del vate . poesie declamate col tono ispirato del suo piu' illustre predecessore, W.B. Yeats . e insieme l' atteggiamento dell' uomo moderno dimesso, casuale, ma all' erta e sensibile su ogni stimolo. Heaney nasce nel 1939 da famiglia contadina e cattolica in una contea dell' Irlanda del Nord: nella poesia giovanile ne riflette il paesaggio, la campagna brulla, i boschi e le paludi ma anche le violente tensioni politiche degli anni Sessanta, la quasi guerra civile. Al centro del gruppo di poeti che segnano la rinascita della poesia nord irlandese autoctona e impegnata . fra cui poi spicchera' la figura di un altro grande poeta, Paul Muldoon . Heaney prende pero' le distanze dalla potenziale ristrettezza e asfissia del movimento e del "Gruppo" (cosi' si chiamava). Si trasferisce dapprima vicino a Dublino, poi in quella citta' , divenendo per sua ammissione un "emigrato interno sfuggito al massacro" al fine di allentare o tenere a bada la tensione immediata, che puo' altrimenti compromettere o zittire l' espressione poetica.
La divisione, oltre che geografica, coinvolge la lingua stessa: il gaelico di casa e della grande tradizione irlandese (da cui Heaney traduce magistralmente un testo medievale che sembra fatto a sua immagine e somiglianza) fornisce una visione mitica della pietas personale, stemperandosi nella liquidita' delle vocali, laddove l' inglese, adottato quasi come seconda lingua, si innerva e si incarna come struttura consonantica "forte". Paragonandosi a Giano Bifronte, Heaney guarda all' indietro verso il groviglio di radici e associazioni passate, e d' altro lato fissa la claritas di senso e di linguaggio del moderno. Il volume dove questo maggiormente si ravvisa e' North del 1975, specie nell' affascinante e discussa sequenza dei "Bog poems", le poesie della palude, dove Heaney ritrova il mito che permette di articolare l' esperienza dell' Irlanda attraverso le immagini del passato preistorico (i cadaveri che nelle paludi affiorano quasi incorrotti dal letargo dei secoli) e attraverso le presenze dei vari conquistatori, nordici, vichinghi e poi inglesi che fanno strazio dell' isola e al tempo stesso per crudele destino ne fecondano l' humus. Quell' Irlanda diventa allora un' immagine speculare e globale dell' uomo: i miti autoctoni di Heaney non sono quelli gloriosi di amore e morte, di dei e guerrieri, che cantava Yeats, ma quelli che costituiscono la carne comune e il sangue stesso dell' umanita' . Cosi' , la conseguente opera di rilievo, Station Island del 1984, per la quale ricevette anche un premio "Flaiano", ricrea il mito dell' isola purgatoriale secondo le antiche tradizioni irlandesi . che gia' prima di Dante ne localizzavano il sito su un' isola . ma colorandola di forti valenze e passionalita' personali. Accade che, in linea col suo tempo, Heaney si accosta anche ai contemporanei poeti americani della scuola cosiddetta "confessionale" . Robert Lowell, John Berryman, Silvia Plath . e con voce autonoma, talora soverchiante, ripercorre le loro scoperte dell' Io strenuamente emergente sul panorama di futilita' e tensione che e' la societa' contemporanea. L' influsso che in questo caso si fa sentire in modo preponderante e' quello di Dante . letto da Heaney non per la struttura mitico drammatica come facevano T.S. Eliot e Pound, e non solo per la sua rabbia e violenza cosi' contemporanee, ma per la forma pura della poesia, la magnifica aderenza di un linguaggio limpido e musicale a un materiale intriso di atroce violenza e di sangue (in una poesia Heaney "imita" a modo suo l' episodio di Ugolino e altrove cita frequentemente Dante). L' ulteriore "divisione" si attua col suo far la spola fra Dublino e gli Stati Uniti dove risiede per meta' dell' anno come professore di retorica e oratoria . mai titolo trovo' piu' appropriato titolare . a testimonianza di quella condizione che lo accomuna a tanti poeti "post coloniali" d' oggi, ossia l' esperienza di essere ad un tempo del luogo nati' o e del mondo, un "io colto" e un "io dialettale", come egli stesso dice.
La divisione, oltre che geografica, coinvolge la lingua stessa: il gaelico di casa e della grande tradizione irlandese (da cui Heaney traduce magistralmente un testo medievale che sembra fatto a sua immagine e somiglianza) fornisce una visione mitica della pietas personale, stemperandosi nella liquidita' delle vocali, laddove l' inglese, adottato quasi come seconda lingua, si innerva e si incarna come struttura consonantica "forte". Paragonandosi a Giano Bifronte, Heaney guarda all' indietro verso il groviglio di radici e associazioni passate, e d' altro lato fissa la claritas di senso e di linguaggio del moderno. Il volume dove questo maggiormente si ravvisa e' North del 1975, specie nell' affascinante e discussa sequenza dei "Bog poems", le poesie della palude, dove Heaney ritrova il mito che permette di articolare l' esperienza dell' Irlanda attraverso le immagini del passato preistorico (i cadaveri che nelle paludi affiorano quasi incorrotti dal letargo dei secoli) e attraverso le presenze dei vari conquistatori, nordici, vichinghi e poi inglesi che fanno strazio dell' isola e al tempo stesso per crudele destino ne fecondano l' humus. Quell' Irlanda diventa allora un' immagine speculare e globale dell' uomo: i miti autoctoni di Heaney non sono quelli gloriosi di amore e morte, di dei e guerrieri, che cantava Yeats, ma quelli che costituiscono la carne comune e il sangue stesso dell' umanita' . Cosi' , la conseguente opera di rilievo, Station Island del 1984, per la quale ricevette anche un premio "Flaiano", ricrea il mito dell' isola purgatoriale secondo le antiche tradizioni irlandesi . che gia' prima di Dante ne localizzavano il sito su un' isola . ma colorandola di forti valenze e passionalita' personali. Accade che, in linea col suo tempo, Heaney si accosta anche ai contemporanei poeti americani della scuola cosiddetta "confessionale" . Robert Lowell, John Berryman, Silvia Plath . e con voce autonoma, talora soverchiante, ripercorre le loro scoperte dell' Io strenuamente emergente sul panorama di futilita' e tensione che e' la societa' contemporanea. L' influsso che in questo caso si fa sentire in modo preponderante e' quello di Dante . letto da Heaney non per la struttura mitico drammatica come facevano T.S. Eliot e Pound, e non solo per la sua rabbia e violenza cosi' contemporanee, ma per la forma pura della poesia, la magnifica aderenza di un linguaggio limpido e musicale a un materiale intriso di atroce violenza e di sangue (in una poesia Heaney "imita" a modo suo l' episodio di Ugolino e altrove cita frequentemente Dante). L' ulteriore "divisione" si attua col suo far la spola fra Dublino e gli Stati Uniti dove risiede per meta' dell' anno come professore di retorica e oratoria . mai titolo trovo' piu' appropriato titolare . a testimonianza di quella condizione che lo accomuna a tanti poeti "post coloniali" d' oggi, ossia l' esperienza di essere ad un tempo del luogo nati' o e del mondo, un "io colto" e un "io dialettale", come egli stesso dice.
Montagne
This is a shot of the Munro Creise in Glen Etive, Creise, "kraysh" in English, is a Scottish mountain that stands at the eastern end of Glen Coe, just to the south of the A82 road, some 26 kilometres South-southeast of Fort William in the Highland Council area. The mountain was previously known as Clach Leathad in the Munro Tables prior to 1981, its name being changed to Creise when the highest point was found to be 1200 metres further north along the summit ridge when using new mapping techniques.
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