"Gli oggetti sono ancora al loro posto
a custodire muti la quiete polverosa
delle stanze, nell'oppiaceo incantesimo
che inutilmente finge un'illusione,
come se i decenni non fossero sfumati
nell'inconcludenza di un tempo nascosto
già negli interstizi e sotto i tappeti.
E non serve a nulla fare l'inventario
delle cose perdute, per soffocare poi
l'urlo dei rimpianti nella finzione
di un presente uguale, ed appoggiarsi
a questi muri fragili come fossero pilastri,
mentre tutto frana intorno e i volti
a poco a poco si congedano."
Quando, dopo un così lungo periodo di assenza, Roberto tornò al Maniero Orsini, la magione neogotica dei suoi antenati materni, non poté fare a meno di notare gli inequivocabili segni di declino che la affliggevano. La residenza era stata fatta costruire nell'Ottocento dal suo trisavolo, il conte Ludovico, studioso del Medioevo e grande ammiratore delle dimore inglesi dell'età vittoriana.
Le spese di costruzione avevano prosciugato le finanze degli Orsini di Casemurate, a cui si pose rimedio soltanto due generazioni dopo, col famoso matrimonio tra Diana Orsini ed Ettore Ricci.
La ricchezza della famiglia Ricci aveva riportato il Maniero agli antichi splendori,
ma da quando Ettore era morto, la manutenzione era stata trascurata perché le spese erano enormi, e non rientravano nei limiti delle disponibilità degli eredi e dell'azienda agricola che circondava la residenza, dove ormai l'ottantatreenne Diana viveva sola in compagnia della governante.
Nei piani di Ettore, Roberto avrebbe dovuto salvare la situazione diventando ricco come gli altri bocconiani, e questo rendeva ancora più amaro il suo fallimento, perché era ormai chiaro a tutti che non aveva minimamente ereditato il senso degli affari di suo nonno.
Questo era il suo tormento, mentre ritornava nel luogo che aveva amato più di ogni altro.
Il parco intorno al Maniero si stava inselvatichendo, il che aveva comunque un certo fascino romantico-decadente, pur essendo doloroso da accettare.
Allo stesso modo della sua grande dimora, anche Diana Orsini era invecchiata, ma conservava ancora il sorriso radioso, e l'intensità dei suoi penetranti occhi neri, che in un giorno lontano avevano conquistato il cuore di Ettore Ricci.
Dopo un lungo abbraccio, nonna Diana chiese al nipote:
<<Allora, com'è Milano?>>
Roberto si era fatto un'opinione precisa al riguardo:
<<E' una città grande, ma non una grande città>>
Diana sorrise, mentre si sedevano nel Salotto Liberty, che aveva decisamente visto tempi migliori:
<<Capisco. E la Bocconi?>>
Il nipote sorrise amaramente:
<<Diversa da come me l'immaginavo. Credevo che, data la sua retta esosa, fosse meno affollata e gli studenti fossero seguiti meglio. Invece siamo in troppi e i professori sono distanti, poco chiari, circondati da assistenti acidi che agli esami sparano sul mucchio, come nelle università statali.
Le materie, poi, mi hanno messo in crisi fin dall'inizio.
Io, da sciocco illuso, mi aspettavo di conoscere i segreti per comprendere dottrine infallibili ed esaltanti e invece, come c'era da aspettarsi, le cose sono molto diverse.
L'economia aziendale è aria fritta, a parte i bilanci, che avrebbero richiesto una vocazione ragionieristica che io non ho. Mea culpa. L'economia politica è fatta di modelli matematici molto astratti e totalmente inutili. La statistica oscilla tra la noia e l'incomprensibilità fino ad arrivare alle fumisterie metafisiche dell'econometria, che in teoria dovrebbe prevedere l'andamento economico futuro, nella realtà non spiega nemmeno ciò che è accaduto nel passato. L'economia finanziaria è un bluff che nasconde dietro "strumenti derivati" dai nomi stranissimi, una pratica da usurai, truffatori e giocatori d'azzardo. E poi ci sono gli esami di diritto per i quali serve molta memoria e purtroppo la mia è drasticamente calata>>
La nonna evitò di pronunciare il suo fatidico "te l'avevo detto" e cercò di sdrammatizzare:
<<Be', almeno non hai perso il tuo senso dell'umorismo e la tua predisposizione verso la satira.
In ogni caso, dopo ormai due anni, la tua media è buona e hai dato molti esami, per cui la situazione è meno catastrofica di come la dipingi>>
Roberto era sollevato dal tono conciliante di lei, ma non poteva nasconderle la verità:
<<Il problema è che il mio umore oscilla continuamente tra l'ansia e la tristezza. Prima o poi dovrò iniziare una psicoterapia>>
Diana cercò di sdrammatizzare:
<<Spero che non salti fuori che la tua infanzia con me è stata la causa di tutti i mali!>>
Lui rise e scosse il capo:
<<Se sono ancora vivo è grazie al "bambino della campagna" che è la parte più sana della mia mente. I miei ricordi più belli sono qui e sono la mia ancora di salvezza, in mezzo alla tempesta che sto attraversando>>
Lei annuì e poi chiese:
<<Come sta Aurora? Riesce a conciliare tutti i suoi impegni?>>
Roberto capì che le dolenti note stavano arrivando:
<<Lei è sempre euforica. Ha trovato il suo mondo ideale, ma è cambiata, e non certo in meglio. Vorrei essere più preciso ma non è facile: la situazione è molto complessa>>
Diana lo sapeva fin troppo bene:
<<Posso immaginarlo. Questa situazione, dall'esterno, appare molto "mondana", il che non è necessariamente un male. Mio padre, il Conte, era un "uomo di mondo", che si è lasciato travolgere dagli eventi e ci ha portato alla rovina, per questo io ho rifiutato ogni forma di mondanità, cosa peraltro molto facile a Casemurate, così come a Forlì.
Se fossi vissuta a Milano, chissà cos'avrei combinato.
Non credo però che tutti i tuoi amici siano mondani: ci saranno pure studenti seri e capaci di profonde riflessioni>>
Il nipote scosse il capo:
<<Ce n'è uno solo, Leonardo Monza. Negli altri, in apparenza "seri", vedo troppa ambizione. Sarebbero disposti a pugnalare alle spalle anche le persone più care pur di arrivare di salire di grado nella loro scalata verso un maggior prestigio sociale, una maggiore ricchezza, un maggiore potere. Non hanno scrupoli, non hanno pace e né pietà>>
La nonna sospirò:
<<Capisco. Mi ricordano un po' Ettore, ma solo nella sua parte peggiore. Tu non sei come lui, sei come me. Noi non siamo fatti per quel tipo di scalate. Possiamo solo cercare di trovare la nostra nicchia, ma c'è sempre un prezzo da pagare.
Nel tuo caso il prezzo consiste nel ridimensionare l'orgoglio. E' una lezione che ho dovuto imparare anch'io. Per molto tempo ho cercato di salvare le apparenze, ma a un certo punto mi sono accorta che non ne valeva la pena. Che la gente dica pure quel che vuole: ciò che conta è che noi troviamo una tana sicura dove ritagliarci il nostro discreto angolo di pace.>>
Roberto era sostanzialmente d'accordo, ma c'era un'obiezione che si sentì in dovere di esprimere:
<<Il Maniero Orsini è molto più di un "discreto angolo di pace". Ci vuole molto denaro per mantenere una residenza così straordinaria. Un denaro che non abbiamo più. Un denaro che io avrei dovuto guadagnare e invece ho già capito che non ne sarò in grado.
Questo luogo è ciò che io considero la mia vera casa, non l'appartamento di Forlì, in quel condominio pieno di vicini impiccioni.
Io avrei voluto vivere qui e invece prima o poi, a causa della mia inettitudine, saremo costretti a vendere tutto>>
Gli occhi di Diana si velarono di commozione:
<<La salvezza del Maniero Orsini ha richiesto fin troppi "sacrifici umani". La mia vita è stata un inferno e la giovinezza di tua madre non è stata facile, tanto che, appena ha potuto, se n'è andata da questo luogo. Ettore si è ammazzato di lavoro per tenere in piedi la baracca. Abbiamo pagato tutti un prezzo troppo elevato. Questo posto ormai è solo un mausoleo e quando io sarò morta cosa ci rimarrà se non il ricordo delle lacrime che sono state versate e del sudore che è costata ogni singola pietra?
Tutta questa terra, un tempo, prima delle bonifiche, era una palude, la Valle Candiana, o
Standiana e le streghe di Confluentia controllavano tutto.
Noi credevamo di aver vinto e aver conquistato questa terra, ma ora capisco che siamo stati troppo avidi.
Credimi se ti dico che un giorno la Palude si riprenderà tutto>>
Roberto, nel sentire quelle parole, percepì che erano profondamente vere:
<<Te l'hanno detto le streghe di Confluentia?>>
Diana annuì:
<<Secondo loro tra pochi mesi ci sarà la prima di una lunga serie di alluvioni. Il nostro clima sta cambiando, stiamo diventando come i paesi tropicali, con due sole stagioni: la stagione secca e la stagione delle piogge, con un alternarsi di siccità e alluvioni.
Non c'è futuro per questa terra>>
Roberto si sentì come defraudato di qualcosa che era profondamente suo:
<<Io qui ho i miei ricordi migliori>>
La nonna annuì:
<<Lo so, e li conserverai nella tua mente, ma non puoi vivere solo di ricordi.
Certe cose non tornano più. Non puoi vivere nell'illusione di rimettere in scena un ricordo che appartiene al passato. Niente torna mai come prima>>
Il nipote provò una stretta al cuore:
<<Allora è tutto perduto?>>
La voce di Diana divenne più dolce:
<<Quando ero piccola, mia madre mi diceva: "Se attraversi il sonno, trovi la terra di Mar, e là c'è una vallata dove sono riposte tutte le cose perdute del mondo: regni perduti, ricchezze perdute, ore perdute, amori perduti... le persone ci vanno per ritrovare i loro giorni e i loro ricordi smarriti, e spesso si sorprendono nel ritrovare il loro senno, perché non si erano mai accorti di averlo smarrito.>>
Roberto si rese conto che forse anche il suo senno gli stava sfuggendo:
<<In fondo io chiedevo soltanto un piccolo angolo di quiete, una nicchia, "un cantuccio d'ombra romita". Ma temo che non avrò nemmeno questo>>
La nonna espresse allora parole di saggezza:
<<Io ti invito a pensare a quello che hai e non a quello che non hai.
E non devi vivere tutto questo come una sconfitta. Ettore non aveva il diritto di chiedere ai suoi eredi di sacrificarsi allo stesso modo in cui lui si era sacrificato.
I tempi sono cambiati. L'epoca dei Manieri è finita. Persino in Inghilterra ormai le grandi residenze sono state lasciate al National Trust.
Non devi farne nemmeno una questione di orgoglio, che è cosa ben diversa dalla dignità.
Si può essere dignitosi anche nella disgrazia. Bisogna saper lasciar andare le cose che non possono vivere per sempre.
Il mondo cambia e noi dobbiamo adattarci.
Preferisco pensare che la mia eredità sia qualcosa che possa garantirti quella serenità che ora hai perduto. Mi segui?>>
Roberto intravide in quelle parole un lievissimo spiraglio di luce nel suo tenebroso destino:
<<Credo di sì. Insomma, l'aereo della mia vita sta andando a schiantarsi, ma tu e i miei mi farete avere comunque un salvagente>>
Diana annuì:
<<Esatto! Noi ci siamo sempre capiti bene. E io capisco anche che tu hai bisogno di tempo, che vuoi assaggiare l'uva prima di dire che è acerba, così potrai sempre dire a tutti: "Ehi, ma è veramente acerba!">>
Il nipote tornò a sorridere:
<<Non posso negarlo. Non voglio avere rimpianti. Non voglio gettare la spugna al primo tentativo.
Lo so che finirò con lo sbattere la testa contro il muro, ma voglio comunque verificare se la mia testa è più dura di quel muro.
Forse avrò bisogno di aiuto, ma so di poter contare su di te>>
La nonna sorrise:
<<Sempre... e come dice la canzone: "grandi braccia e grandi mani avrò per te".
Ma ad una condizione: non dovrai seppellirti vivo in un rudere gotico che cade a pezzi e farci crescere intorno una foresta di rovi, come se fossi la bella addormentata>>
Roberto rise:
<<Ti ringrazio per i tuoi tentativo di farmi ragionare in un momento in cui ho perso la bussola.
Cercherò di vedere le cose con il giusto disincanto, perché non posso continuare a inseguire delle illusioni. Eppure ci sono momenti in cui è difficile saper ridere di se stessi. Io ci proverò sempre, ma non so se ci riuscirò.
Il disincanto può fare questo effetto: sentirsi un sopravvissuto, in un mondo ostile, in una terra senza speranza>>
Diana sospirò:
<<Sì, be'... in effetti non c'è mai stata molta speranza. Ma hai il mio permesso di temporeggiare, di sperimentare...
Rimane da affrontare soltanto il problema dell'elefante bicefalo che si trova metaforicamente in mezzo al salotto>>
Il nipote sapeva che alla fine il discorso sarebbe arrivato a quel punto:
<<Le due teste si chiamano Lorenzo e Aurora, immagino>>
La nonna lo fissò di sottecchi:
<<Sono due teste pericolose, ma grazie al cielo si detestano reciprocamente, il che ti lascia un certo margine di manovra.
Che si azzannino pure tra di loro, ma è chiaro che alla fine Lorenzo prevarrà e a quel punto scatterà il suo piano.
Quando tu ti sentirai solo e bisognoso di una nuova compagna, lui manderà avanti una delle sorelle Burke-Roche.
Non sarà facile resistere al loro canto di sirene... ammesso che tu voglia resistere...>>
Roberto sapeva che la cosa era molto in là nel tempo:
<<Be', lo sai come si dice in questi casi: l'unico modo per togliersi una donna dalla testa è conoscerla bene>>
Diana rise:
<<Sei ancora più misogino di tuo nonno! Però non hai tutti i torti. Intendiamoci: sbatterai di nuovo la testa contro il muro, ma se avrai il buon senso di munirti di un casco forse potrai sopravvivere persino a Jezabel Burke-Roche.
Ma finirà per rivelarsi un'altra Aurora, una per cui ti ritroverai a dire: "avrei dovuto perderti e invece ti ho cercata">>
Il nipote rimase sorpreso dalle informazioni in possesso di sua nonna:
<<Vedo che sei molto informata sui piani degli Iniziati>>
La nonna si meravigliò del suo stupore:
<<Persino in questa landa sperduta abbiamo i nostri chiaroveggenti! Le streghe delle paludi, anche se sembrano solo vecchie erboriste in pensione, sono Iniziate di Rango Segreto e non hanno bisogno di viaggiare per sapere cosa sta succedendo.
Se poi aggiungi le cugine di Albedo, le figlie della mia governante, capirai che qui le voci girano in fretta. Ma noi giriamo più in fretta di loro.
Ascoltami bene: questi per te sono anni difficili e purtroppo ne verranno altri, forse ancora più difficili, ma tutto questo dolore ti servirà per imparare a capire quali sono i tuoi difetti e a trasformarli nei punti di forza.
La tua forza consisterà nel fatto di essere imprevedibile.
I tuoi nemici cercano di attaccarti seguendo gli schemi, ma tu li spiazzerai sempre con "l'inaspettato".
E' così che si vincono le battaglie: colpiscili sempre dove meno se l'aspettano, e fallo d'istinto.
I tuoi nemici periranno prima ancora di aver capito cosa sta succedendo, e gli altri capiranno che è meglio non averti come nemico.
Lorenzo crede di essere l'unico ad averti impartito l'insegnamento profondo, ma le lezioni migliori sono quelle che vengono da me.
Credo di averti fornito quel tipo di educazione non convenzionale e "creativa" per riuscire a improvvisare strategie di sopravvivenza anche di fronte alla tempesta che sta per scatenarsi.>>
Roberto socchiuse gli occhi con aria dubbiosa:
<<A quale tempesta ti riferisci?>>
Diana guardò fuori dalla finestra, verso un cielo dal colore del piombo:
<<Sono sopravvissuta a due guerre mondiali e alla guerra fredda e so riconoscere i segnali.
E' iniziata così anche le altre volte. C'è una superpotenza egemone che vuole dominare il mondo, ma non tutti sono disposti a lasciarsi dominare.
Potrebbe essere interessante sentire al riguardo il parere postumo di Marie-France Tessier, se dovesse presentarsi l'occasione, ma non lasciarti irretire dalle sue eredi e dalle loro complici e soprattutto non dare troppo nell'occhio.
Verranno tempi pericolosi, tempi in cui sarà meglio rimanere anonimi.
Sai come si dice: "Sii come l'acqua che si fa strada attraverso le fessure. Non forzare, ma adattati all'oggetto, e troverai un modo per aggirarlo o attraversarlo. Se nulla dentro di te rimane rigido, le cose esteriori si riveleranno">>
Roberto riconobbe la citazione e il suo significato:
<<Un'altra perla dell'Insegnamento Profondo. Ed è vero: dovrò essere meno rigido se voglio adattarmi ai tempi che verranno. E tornerò sempre a chiedere il tuo consiglio>>
Diana sorrise:
<<Ho ancora del tempo, prima di salpare per l'ultimo viaggio. Fino ad allora, io ti aspetterò>>