domenica 20 aprile 2014

Psicologia dell'abbigliamento e della moda



Psicologia dell'abbigliamento è considerato un testo fondamentale per almeno tre motivi: è il libro più originale e profondo sugli aspetti psicologici della moda; costituisce la prima applicazione sistematica della teoria psicoanalitica al fenomeno del vestire; prevede esattamente l'evoluzione della moda.

L'opera si sviluppa sostanzialmente attraverso l'analisi delle tre fondamentali motivazioni profonde che stanno alla base dell'abbigliamento: la decorazione, il pudore e la protezione. Il conflitto tra "decorazione" e "pudore", e il compromesso che ne deriva, costituiscono il punto chiave della psicologia del vestire. Come il sintomo nevrotico, anche l'abito è un compromesso risolutivo tra impulsi inconsci in conflitto.

Footwear Psychology Print



Le vesti accrescono l'attrazione sessuale e lo spostamento dell'erotismo dal corpo all'abbigliamento fa di questo un simbolo sessuale, destinato a caricarsi di tutti i contenuti che costituiscono gli equivalenti "culturali" del sesso: il potere, la ricchezza, l'autorità.

5 Steps to a Signature Style


Partendo da questi presupposti, Flügel analizza le differenze sessuali, passando quindi a parlare dei vari tipi di abbigliamento, delle forze e delle vicissitudini della moda, dell'evoluzione dell'abbigliamento, della sua etica e del suo futuro. Ed è qui che, forse, egli più mostra la sua genialità non solo con osservazioni e annotazioni precorritrici, ma soprattutto con la capacità di rilevare le connessioni tra il comportamento e l'ideologia e d'analizzare i fondamenti psicoanalitici dell'ideologia sociale, dell'etica e dell'estetica espressi attraverso l'abbigliamento.

Psicologia dell'abbigliamento http://iomipiaccio.com


Pochi cultori della psicoanalisi hanno saputo, come Flügel, sul terreno sperimentale e con un argomento di natura sociologica dimostrare la verità dell'ideale freudiano della psicoanalisi come metodo per spiegare il mondo.


http://www.iomipiaccio.com/2014/02/stile-personale-autostima.html Perché dico che la creatività è fondamentale in un processo di lavoro sul miglioramento della propria autostima?  Perché la creatività è trasformazione, è la possibilità di concedersi di guardare le cose da un altro punto di vista.



Indice
Le motivazioni fondamentali
La decorazione: le sue funzioni
* L'elemento sessuale
* Trofei
* Incutere terrore
* Simboli di gerarchie, professioni, ecc.
* Simboli di località o nazionalità
* Esibizione di ricchezza
* Necessità di adornarsi con oggetti d'uso
* Estensione dell'io corporeo
La decorazione: aspetti formali
* Cicatrici
* Tatuaggio
* Pitture
* Mutilazioni
* Deformazioni
* Decorazioni verticali
* Decorazioni dimensionali
* Decorazioni direzionali
* Decorazioni circolari (anelliformi)
* Decorazioni locali
* Decorazioni sartoriali
Il pudore
La protezione


Psicologia della moda: 10 modi e stili di vivere il nostro rapporto con l'abbigliamento


Le differenze individuali: 10 modalità di abbigliamento
* Il ribelle
* Il rassegnato
* Il non emotivo
* Il puritano
* L'austero
* Il protetto
* Il sostenuto
* Il sublimato
* Il soddisfatto di sé
* Il dandy

Le differenze sessuali
* Distinzioni primitive fra i sessi
* L'emancipazione della donna nell'abbigliamento
* L'esposizione del corpo femminile e l'accusa di immodestia
* La Grande Rinucia maschile e le sue cause
* Natura sociale delle differenze sessuali nell'abbigliamento
* Effetti sulla psicologia maschile
* Eonismo
Tipi di abbigliamento
* Il costume primitivo
* Il costume tropicale
* Il costume artico
* I tipi "fissi" e " di moda"
La forza della moda
* Il perché della moda
* Il come della moda
Le vicissitudini della moda
* il che cosa della moda
L'evoluzione dei capi di abbigliamento
L'etica dell'abbigliamento: arte e natura
L'etica dell'abbigliamento: la differenziazione individuale e sessuale
L'etica dell'abbigliamento: la razionalizzazione della moda
Il futuro dell'abbigliamento
* Estetica
* Igiene
* Tecnica
* Economia
* Praticità









Professione “cool hunter”: come far nascere una moda e farne un business



se Il Diavolo veste Prada qualcosa ci ha insegnato (come mostra il video sopra), ormai tutti dovremmo sapere che anche dietro il vestito più “insignificante” c’è un mondo complesso fatto di figure dai nomi strani: cool huntertrend setter, fashion designer,influencer. Per arrivare a quel golfino, a quel colore, a quei bottoni imbottiti, hanno lavorato centinaia di migliaia di persone. E non solo per produrlo, ma anche per pensarlo.
Ma come si è arrivati a quello scaffale del grande magazzino?Qual è il processo che porta alla creazione di una moda? E perché viene improvvisamente voglia di infilarsi dei jeans scampanati che avevamo dimenticato sul fondo dell’armadio mentre indossavamo fieri attillati pantaloni a sigaretta? Niente è lasciato al caso. La moda è «una delle forme tipiche del comportamento collettivo». Ci sono oggetti che diventano “di moda”, altri che non lo diventano. «È un sistema culturale di significati», secondo Roland Barthes. Basta saperli cogliere.
A questo pensano i cool hunter, in italiano “cacciatori di tendenze”, o meglio “cacciatori di coolness. Serena Sala fa questo lavoro da molti anni per uno studio internazionale e insegna ai ragazzi come diventare “cacciatori di coolness” nel Workshop di Cool Hunter all’Istituto Europeo di Design (IED). «Si parte dai desideri, dai bisogni, da qualcosa che non esiste. Il cool hunter ti dice quello che vuoi, traduce qualcosa che non sai dire a parole in qualcosa di tangibile», spiega. 
Partiamo dal principio. Cos’è una tendenza nella moda?
La tendenza è un’ipotesi creativa. Niente di consolidato o di tangibile. È qualcosa su cui si può lavorare e a cui si può dare forma. Nasce da desideri e bisogni; è qualcosa che non c’è a cui viene dato corpo. 
Chi crea la tendenza?
Alla base della creazione di una tendenza ci sono individui che indossano particolari accessori, fanno abbinamenti nuovi, scelgono colori insoliti. Questi individui vengono chiamati influencer. Per essere un influencer non basta svegliarsi la mattina e vestirsi in maniera strana. Dietro una determinata realizzazione ci deve essere un’idea, un progetto, la traduzione di un concetto più ampio.
Prendiamo i teen ager, che vivono una fase della vita in cui non si trova un posto nel mondo, in cui si vuole essere accettati dagli amici. In questa fascia d’età capita che si frequentano alcuni amici e ci si veste in un modo, se ne frequentano altri e ci si veste in un altro. Ma ci sono altri che invece sviluppano una propria identità separata e dicono: “Mi vesto così”. Dietro questa scelta c’è un progetto, un’idea, un determinato tipo di musica o un particolare stile cinematografico. Questo si traduce esteriormente in un modo di vestirsi.
Chi è un influencer?
Chiunque può essere influencer. Un musicista, un artista. Lo può fare chiunque purché dietro ci sia un’idea. Non è che se un giorno mi vesto verde con i pois faccio una moda, è un gesto artistico ma non è una moda. E poi ci sono alcuni fashion designer, che con il loro lavoro influenzano più di altri. 
Qual è il passaggio successivo?
L’influencer è tale perché è in grado di provocare una reazione nelle persone intorno a lui, anche negativa. Non è una persona che passa inosservata. È una persona che causa una reazione tra le persone con le quali interagisce, ad esempio pubblicando un video su Youtube.
Le persone che per prime reagiscono a questa novità sono dettiearly adopter, gli utenti precoci che adottano per primi una novità. Attenzione, qui non si parla ancora di moda. La moda è un gusto condiviso, qui siamo molto prima. 
Come fanno questi segnali a salire alla ribalta?
C’è chi reagisce ai segnali degli influencer e se ne fa portavoce. Prendiamo che in un certo periodo c’è una serie di film che tratta di paesini sperduti di montagna e che uno di questi film vince al Festival di Venezia. La tendenza iniziale arriva così ai cosiddetti opinion leader, ai trendsetter o ai festival. In questo modo la portata del segnale iniziale viene allargata.
Quindi è un processo che parte dal basso: non sono le aziende a decidere cosa va di moda?
Sì, è un processo che parte dal basso e che poi viene reinterpretato. Nella maggior parte dei casi, questi segnali iniziali, quando diventano una moda vera e propria non sono più neanche riconoscibili rispetto all’origine. 
Come finisce una moda?
Alla fine ci sono i late adopter: chi diceva che non averebbe indossato mai una cosa e magari lo fa quando quella moda sta per finire. Come quelli che si sono sempre rifiutati di indossare i pantaloni a vita bassa, per intenderci, e alla fine lo hanno fatto. Questa è la curva di vita del processo di formazione e di fine di una moda. È un processo ciclico a stadi diversi, dall’origine fino agli scaffali della grande distribuzione.



Elisabetta II compie 88 anni e si fa fotografare da David Bailey



Questa è la foto ufficiale dell'ottantottesimo compleanno di Sua Maestà britannica Elisabetta II Windsor, regina del Regno Unito, scattata da David Bailey, che nel corso della sua lunga e sfolgorante carriera ha ritratto una miriade di personaggi celebri.

Per festeggiare i suoi 88 anni la regina Elisabetta II ha voluto un nuovo ritratto: una foto in bianco e nero dal grande David Bailey. E solo il noto fotografo delle celebrità, colui che ispirò a Michelangelo Antonioni il personaggio di «Blow up», poteva riuscire a catturare la luce maliziosa che sprigiona dallo sguardo solitamente austero della sovrana, che in questa foto appare invece allegra e sorridente.
Il ritratto presentato ufficialmente oggi, è stata realizzato in marzo a Buckingham Palace, la residenza della regina a Londra. Nella foto Elisabetta II indossa un abito bianco disegnato da Angela Kelly con una collana di perle. «Sono sempre stato un grande fan della regina» ha detto David Bailey, 76 anni, che nel corso della sua lunga e sfolgorante carriera ha ritratto una miriade di personaggi celebri. «Mi sono sempre piaciute le donne forti e lei è una donna molto forte».
Il ritratto è stato commissionato dal governo britannico come parte di una campagna di marketing per promuovere il turismo nel Regno Unito. La Regina mostra «al mondo la grandezza del Regno Unito», ha sottolineato il nuovo ministro della Cultura, Sajid Javid. Secondo l’Agenzia nazionale del turismo, la monarchia genera un reddito di 500 milioni di sterline (600 milioni di euro) l’anno. Nata il 21 Aprile del 1926, Elisabetta II è solita festeggiare il suo compleanno due volte: una in privato il giorno stesso e la seconda, con una cerimonia pubblica nel mese di giugno, quando il clima è più mite, con la famosa sfilata militare del «Trooping the color», a Buckingham Palace.

Apple CarPlay, ecco come funziona a bordo delle prime auto

Apple CarPlay, ecco come funziona a bordo delle prime auto

Mostrate alcune vetture con il sistema di Cupertino di serie. Sarà integrabile anche su vecchi modelli

Dopo l’annuncio ufficiale di inizio marzo, negli Stati Uniti è possibile toccare con mano i primi modelli di vetture con a bordo CarPlay, il sistema della Apple che porterà i comandi e le funzioni principali di iOS sulle quattro ruote. Arriveranno già nel corso dell’anno e sono in mostra in questi giorni al New York International Auto Show, in programma fino al 27 aprile prossimo.
L’interfaccia è comune, le funzioni sono le stesse per tutti – dalla possibilità di utilizzare Siri per dettare sms o effettuare telefonate fino all’integrazione con il sistema delle mappe per raggiungere una destinazione – ma il gemellaggio di CarPlay con il sistema di navigazione proprietario varia da produttore a produttore. Per un motivo banalissimo: non tutti hanno un iPhone. Dunque, chi non ne possiede uno, non può essere escluso a priori dall’offerta multimediale di una vettura. Sarebbe un controsenso. E i costruttori si sono dovuti mettere d’impegno per mediare tra i gusti dei loro consumatori melamaniaci e quelli del partito Android, Windows e soci.
Cominciamo con qualche dato: le cinque case che sono pronte allo sbarco sul mercato nel 2014 con un cuore Apple nel cruscotto sono Hyundai, Mercedes-Benz, Volvo, Ferrari e Honda. Altre tredici, da BMW a Toyota a Ford, non hanno ancora fornito date precise. La notizia più rilevante di questi giorni è però un’altra:CarPlay sarà compatibile anche con modelli più datati, dunque non necessariamente futuristici o nuovi di zecca. SiaAlpine che Pioneer hanno infatti in cantiere autoradio che avranno nel firmware questa versione riveduta e ridotta di iOS. Insomma, con una cifra stimata tra i 250 e i 500 euro, nei prossimi mesi chiunque abbia in garage o sotto casa un modello non preistorico potrà togliersi l’ennesimo capriccio tecnologico made in Cupertino. E si parla anche di un aggiornamento del software per autoradio già in commercio e già installate, dunque l'integrazione potrebbe arrivare per alcuni a costo zero.
I giornalisti del popolare sito The Verge sono stati tra i primi a poter provare il sistema e fanno innanzitutto notare che c'è un approccio differente da produttore a produttore. Mercedes-Benz ha privilegiato interruttori e pulsanti fisici facilmente accessibili dal guidatore per comandare le varie funzioni, oltre naturalmente all’uso della voce. Altri, da Hyundai a Volvo, hanno concentrato l’esperienza sul touchscreen a icone, che replica, ingrandendolo, lo schermo dell’iPhone. Soluzione questa che, a un primo approccio, è sembrata più intuitiva e d’immediato d’uso. D’altronde le icone sono le stesse del melafonino, dunque un utente sa subito su cosa deve cliccare.
Mercedes e Hyundai, in generale, trattano CarPlay come una app a sé stante, separata dal sistema di navigazione e dal controllo del clima. Se serve (o hai un iPhone) la lanci, se non serve la tieni spenta e te ne dimentichi. Volvo, invece, l’ha integrata nel sistema principale, com’è possibile vedere nell’immagine qui sotto, dando la possibilità di accedere a tutte le impostazioni dell’auto, per esempio la temperatura, senza dover uscire dall’applicazione. Una soluzione parecchio pratica.
CarPlay a bordo delle prossime Volvo
Quali siano in sintesi i benefici di CarPlay e come possa dialogare in modo organico con la strumentazione di bordo, lo mostra questo spot pubblicitario (in inglese) sempre firmato dalla Volvo.
di Marco Morello (da Panorama)

I rappresentanti della Troika europea in Italia



I rappresentanti della Troika europea in Italia sono Mario Monti (la cui lista per le elezioni 2014 si chiama Scelta Europea), Matteo Renzi, che non ha bisogno di presentazioni, e il suo ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan.
Riguardo al significato di Troika europea si veda http://voxcalantisindeserto.blogspot.it/2014/04/cose-la-troika-europea-chi-sono-i-suoi_20.html























Cos'è la Troika?

In politica europea con il termine troika (dal russo тройка, trojka, terzina) ci si riferisce all'organismo di controllo informale costituito da rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale e per sineddoche i loro rispettivi presidenti: Manuel Barroso, Christine Lagarde e Mario Draghi.
Ad essi si aggiungono anche i loro referenti politici Angela Merkel, Wolfgang Schauble (ministro tedesco dell'economia) e Herman Van Rompuy  (Presidente del Consiglio Europeo)


A seguito della crisi economica del 2008, la troika si è occupata dei piani di salvataggio dei paesi all'interno della zona euro il cui debito pubblico è in crisi, per scongiurare il rischio di insolvenza sovrana, fornendo assistenza finanziaria in cambio dell'istituzione di politiche di austerity.





L'uso del termine troika è nato in ambito giornalistico nel 2011, in occasione degli interventi di rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e delFondo monetario internazionale volti alla risoluzione della crisi economica della Grecia: l'intervento della troika ha permesso nel settembre 2011 di convincere la Germania ad attivare il cosiddetto "fondo salva-stati", per garantire alla Grecia ossigeno economico e scongiurare il rischio di insolvenza sovrana dello Stato;[4] nel negoziare gli aiuti alla Grecia, la troika ha richiesto in cambio l'istituzione di politiche di austerità, mediante diversi tagli alla spesa pubblica.
Il termine è successivamente penetrato nella pubblicistica politica ed economica internazionale, nella terminologia enciclopedica, e persino nei comunicati ufficiali de lParlamento europeo che, all'inizio del 2014, ha espresso dubbi in merito ai metodi di lavoro della troika, avviando un'inchiesta formale.
Generalmente, i rappresentanti della troika sono identificati in José Manuel Durão Barroso e Olli Rehn (rispettivamente presidente della Commissione e commissario per gli Affari economici e monetari), Mario Draghi (presidente della BCE) e Christine Lagarde (direttore operativo del FMI)



Opinioni e critiche

L'utilizzo di questo termine spesso sottintende un giudizio critico verso le teorie economiche neoliberiste di cui la troika si farebbe portatrice e garante. Questo triumvirato sarebbe infatti alla base di molte delle scelte economiche avvenute negli anni in Europa (secondo una logica in parte mutuata da approcci applicati anche negli Stati Uniti) che possono esser fatte rientrare in quel quadro di condotta politico-economica che giornalisticamente viene definito di "austerità".
  • Il sociologo Luciano Gallino si esprime in termini estremamente critici sulla troika inserendola tra gli attori attivi e forti di quel generale panorama che lo studioso definisce autoritarismo emergenziale, basato, secondo l'autore, su un'emergenza interpretata dai governi dell'Unione europea in modo fazioso in quanto farebbe risalire i disastri bancari e finanziari realmente avvenuti a cause in larga parte fittizie (il cosiddetto "debito eccessivo dei bilanci pubblici")
  • Sulla ingerenza della troika e del suo massimo rappresentante italiano, Mario Monti, va detto che lo stesso senatore a vita ha sottolineato come, nei paesi incapaci di riportare in regola i conti, le procedure di salvataggio prevedano aiuti esterni di quella tipologia che, in genere, si accompagna all'arrivo dei rappresentanti della "troika", che si traduce in "una presenza molto intrusiva e di fatto una cessione di sovranità asimmetrica".
  • Ricorre al termine/concetto della troika, nelle sue analisi, Roland Erne, ricercatore all'University College Dublin, studioso di dinamiche sindacali e occupazionali su scala transnazionale. Nel suo Le relazioni industriali europee dopo la crisi. Verso un interventismo regolatorio post-democratico? il riferimento alla troika è forte e molto critico.
  • Un resoconto brevemente analitico dei significati acquisiti dal termine troika, nell'accezione appunto critica della sociologia economica, è stato fatto dall'economista italiano Bruno Amoroso per Rai Educational nel report La Troika e i sicari dell`economia globale. La spiegazione di Amoroso avveniva come presentazione al suo volume del 2013,Figli di Troika
  • Nella politica italiana i rappresentanti della Troika sono Mario Monti, Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan











Attualmente (agosto 2014) il presidente della Commisione Europea è Jean-Claude Junker



Jean-Claude Juncker (Redange-sur-Attert9 dicembre 1954) è un politico e avvocato lussemburghese. È stato Primo Ministro del Lussemburgo dal 20 gennaio 1995 al 10 luglio 2013 ed è stato presidente dell'Eurogruppo dal 2005 al gennaio 2013. È il candidato del Partito Popolare Europeo alla presidenza della presidenza della Commissione alle elezioni europee del 2014.
Il 27 giugno 2014 il Consiglio europeo lo ha proposto come presidente della Commissione, col forte e intransigente sostegno di Angela Merkel.
 Il 15 luglio 2014 è stato scelto come Presidente della Commissione Europea, da una maggioranza di centro-sinistra (Popolari, Democratici-cristiani, Liberali e Socialisti) al Parlamento europeo, che gli ha votato la fiducia, con 422 voti favorevoli, 250 contrari e 47 astenuti. Contrari i partiti di centro-destra, i Conservatori, e i partiti autonomisti, indipendentisti e di destra identitaria e nazionale.

Il gatto quotidiano - versione pasquale



I gatti e i conigli hanno molto in comune...















Il Caffè?: Medicina o veleno mortale a seconda delle dosi. Ecco quelle giuste.



Uno studio del 2008 dell’Università di Lund in Svezia ha dimostrato che bere caffè ridurrebbe il rischio di cancro al seno, almeno per le donne che hanno una variante relativamente comune del gene CYP1A2, che aiuta a metabolizzare estrogeni e caffè.
E nel 2011, la Harvard School of Public Health ha riferito di uno studio su 48.000 uomini, che bevendo sei o più tazze al giorno di caffè hanno ridotto del 60% il rischio del cancro alla prostata.
L’ultima notizia in ordine di tempo segnala il potere del caffè come “antidepressivo”: sempre secondo l’Harvard School of Public Health, le persone che consumano dalle 2 alle 4 tazzine di caffè al giorno hanno il 50% di possibilità in meno di togliersi la vita rispetto alle altre.
La caffeina può uccidere. Ma bisogna bere tra le 80 e le 100 tazze di caffè in un tempo ristretto (circa 4 ore).
 Intorno all’anno 1000 alcuni commercianti arabi portarono dai loro viaggi in Africa dei chicchi di caffè da cui traevano una bevanda eccitante per ebollizione che chiamavano qahwa (“eccitante”). Da qui alla parola turca kahve e all’italiano caffè il passo è stato breve. Ma c’è chi sostiene che il nome in realtà derivi da Caffa, regione dell’Etiopia dove cresce spontaneamente. Il caffè si diffuse in Europa soltanto nel XVII secolo con il nome provvisorio di “vino d’Arabia”, per merito dei soliti mercanti veneziani, di casa a Istanbul (capitale dell’Impero ottomano). Bollato dalla Chiesa come “bevanda del diavolo”, per le sue proprietà eccitanti, fu per anni (preparato “alla turca”, sciolto nell’acqua) una bevanda da taverna. Almeno fino all’alba del ’700, quando i caffè divennero luoghi di ritrovo frequentati da filosofi illuministi.

Coniglio pasquale australiano per il principe George



Ecco come stanno trascorrendo la Pasqua i Duchi di Cambridge, William e Kate e il loro figlioletto, il principino George, terzo in linea di successione al trono britannico.







Nella foto sotto vediamo un confronto tra i festeggiamenti pasquali in Australia di lady Diana Spencer, Principessa del Galles e quelli di Kate Middleston, duchessa di Cambridge.





Il principe William con i genitori, i Principi del Galles, in una foto di quasi trent'anni fa, e qui sotto con la moglie Kate, duchessa di Cambridge e il figlio George, subito dopo l'arrivo in Australia.



Prince George and his parents enjoyed an close encounter with a bilby during a zoo visit on the Australian leg of the royal tour.
Held back by his father, the Duke of Cambridge, the young prince was keen to get closer to the bilby - an endangered rabbit-like type of marsupial.