<<Marie Claire, hai detto? Poserai per Marie Claire? Ma da chi è arrivata la raccomandazione stavolta? >> chiese Roberto alla fidanzata.
<<Dal fotografo. E' lo stesso dello shooting per Vogue Italia>> rispose Aurora.
Lui intuì cosa poteva esserci sotto:
<<E l'altra modella era Kiko Choisoraki, la giapponese, vero?>>
Lei annuì:
<<Sì, e a quanto pare le foto ti sono piaciute perché perché per almeno una settimana sei tornato quello dei vecchi tempi, a letto. Da quando ti piacciono le giapponesi?>>
Roberto ignorò la provocazione, voleva arrivare al punto cruciale:
<<Serena mi ha raccontato la storia di Kiko e dell'inestimabile Balenciaga haute couture. Una fine davvero ingloriosa. Quello che vorrei capire è qual è stato il tuo ruolo, in quella faccenda>>
Aurora alzò gli occhi al cielo:
<<Il mio ruolo? Guarda che il danno l'ha fatto lei!>>
Roberto sbuffò:
<<Sì, ma la storia che Serena mi ha raccontato ha dei punti credibili che ti chiamano in causa, una scommessa, una sfida tra te e la giapponese, con in palio un etto di cocaina purissima.
Un etto! Lo sai che chi viene trovato con una simile quantità di droga viene considerato uno spacciatore? Certo che lo sai! Tu ne sai sempre una più del diavolo! Ma non voglio litigare, voglio solo che tu sia sincera. Ti offro la possibilità di darmi la tua versione dei fatti, per questo ora ti chiedo: da dove proveniva la droga?>>
Aurora lo osservò con quella sua espressione da Lolita furbetta che lo faceva impazzire, e lei lo sapeva bene.
<<L'idea è stata del fotografo, dopo che Kiko gli ha detto che anch'io ero una fan del vizio giapponese. Ehi, non fare quella faccia! E' una normale confidenza tra colleghe.
Comunque è lui che ha proposto la gara e il premio: troppo consistente per così poco, ma sul momento mi sembrava una grande opportunità. Solo alla fine ho capito che aveva una videocamera per farsi un filmino fetish. Ma non c'era niente di hard, voleva solo riprendere le varie fasi, hai capito cosa intendo. Abbiamo bevuto, poi è iniziato lo shooting.
Avevamo quasi finito quando, con orrore di tutti, è successo il fattaccio.
Loro due sono entrati subito nel panico e mi hanno supplicato di non dire niente.
Io non sono come Serena e le sue tirapiedi, so mantenere un segreto, ma voglio anche un segno tangibile di riconoscenza. E allora, in cambio del mio silenzio e non potendo più avere il premio, che è stato confiscato dai testimoni e ripartito tra loro, ho detto a quel coglione del fotografo che volevo un servizio su Marie Claire: lui stava ancora facendo il casting e capisci che per me sarà un salto di qualità enorme. Se ti notano anche all'estero, è fatta!
Lui ha telefonato alla direzione, a Parigi, ha preso gli accordi e tutto quanto, e poi abbiamo concordato la versione che Kiko doveva raccontare agli altri, che stavano già gongolando in previsione della serata e dello sballo che li attendeva con una dose del genere.
Ma a quanto pare uno di loro ha fatto la spia alla cugina di tuo padre>>
Roberto annuì:
<<Serena ha spie dappertutto, ti avevo avvisato. E comunque io non ti riconosco più.
Un etto di cocaina, filmini fetish e ricatti, e lo racconti come se fosse uno scherzo.
Ma che razza di persona stai diventando?
Comunque, moralismo a parte, dovresti sapere che, oltre ai danni cerebrali e cardiaci, ci sono anche quelli penali. Di questi tempi si va in galera per molto meno. La Procura di Milano non dorme mai.
Questa volta ti è andata bene perché Serena ha insabbiato tutto, ma mi ha fatto capire che la prossima volta neppure lei sarebbe in grado di impedire che la cosa diventasse di dominio pubblico.
Pensa a come rimarrebbero i tuoi genitori! E anche i miei, se è per questo. Sono tolleranti e di larghe vedute, ma sono persone oneste. Serena riferirà tutto e non la passerai liscia, la prossima volta>>
Aurora divenne seria:
<<Considera un'altra ipotesi. E se la mente di tutto fosse proprio Serena? Se la sua raccomandazione fosse stata una trappola? Lei vuole separarci. Ricorderai che fin dalla prima volta che l'ho vista c'era qualcosa di ipocrita e prevenuto nel suo atteggiamento verso di me.
Sta invecchiando e non le piacciono gli astri nascenti>>
Roberto non poteva negare che Serena e altri parenti non la vedessero di buon occhio:
<<Diciamo che la tua ipotesi potrebbe essere anche una mezza verità. ma questo è un motivo in più per non correre rischi quando sei in pubblico.
"Vizi privati e pubbliche virtù", è questa la regola grazie a cui la mia famiglia ha mantenuto il suo onore, nonostante tutto. "Bisogna salvare le apparenze">>
Facile a dirsi, ma difficile nella pratica, almeno per Aurora:
<<Con tutto il rispetto per la tua famiglia, io credo che non siano mai riusciti ad applicare i loro motti. Lo sai bene cos'è la storia della tua famiglia: uno scandalo dietro l'altro!
Comunque, lo ammetto, ho commesso un grave errore, e d'ora in avanti cercherò di non farmi coinvolgere in certi giochetti.
E se non te ne ho parlato è perché non volevo turbare il tuo equilibrio in un momento così importante. Volevo che affrontassi gli esami con serenità, cosa che invece a Serena non importa nulla, nonostante tutte le sue prediche sull'onore!
Io aspettavo la fine degli esami, e poi te ne avrei parlato. Adesso come farai a concentrarti? E come farò io? L' "onorevole" signora Hagauer ci ha messo in un tale panico che anche se tutto fosse solo una montatura, non saremmo più tranquilli. Ci fasceremmo la testa prima di cadere.
Ma il più delle volte si soffre per paure che poi si rivelano infondate.
Un giorno ci volteremo indietro e ci chiederemo: quanta pena ci è costato il male mai accaduto?>>
C'era una strana saggezza in quella domanda e Roberto assunse un atteggiamento più riflessivo:
<<Molta, ma è pur sempre meglio fare tutto il necessario affinché quel male non accada. Quindi d'ora in avanti dovrai mostrare raziocinio e buon senso>>
Lei lo guardò con un un sorriso beffardo:
<<Disse colui che è andato in autobus a Rozzano per vedere il punto in cui l'Olona superiore diventa il Lambro inferiore. E poi si è dovuto fare la strada di ritorno a piedi perché quello era l'ultimo autobus. E non avevi neanche il cellulare dietro! Ah, queste sì che sono dimostrazioni di responsabilità, razionalità e prudenza!
Ma basta litigare: ti dico solo una cosa, in mia difesa.
Potrò anche essere una feticista drogata, ma io non ti ho mai tradito, anche se non ci credi, e giuro sulla mia stessa vita che ho avuto rapporti sessuali completi solo con te e non ne ho cercati altri, perché per qualche ragione che ormai ho dimenticato, io ti amo davvero e non ti permetterò di cercare una scusa per mollarmi! Ricordati bene una cosa: tu sei mio!>>
Roberto chiuse gli occhi e si pose alcune domande.
Come si esce da questo labirinto?
Erano le ultime parole di Simon Bolivar, secondo il romanzo biografico di Garcia Marquez.
Roberto, che amava le biografie, pensò che la risposta poteva trovarsi nelle ultime parole di Rabelais:
"Me ne vado in cerca di un Grande Forse".
Certo, lui pensava all'aldilà, ma per Roberto era ancora presto. All'epoca i suoi orizzonti erano più terreni e quindi non c'erano dubbi: Aurora era il suo Grande Forse.
Elencò nella sua mente tutti i forse che ruotavano intorno a lei: l'unica certezza, infatti, è che era stata il primo vero amore della sua vita, ma forse non era l'ultimo.
I suoi pensieri ruotarono intorno a quella parola: forse, e a quella persona, Aurora Visconti.
Forse è davvero la mia anima gemella, la donna della mia vita.
O forse lo è stata ai tempi del liceo, quando era una ragazza acqua e sapone, dolce e innocente.
Forse all'epoca era meno bella, ma aveva candore, aveva grazia, aveva eloquenza...
Forse, però, se ora io avessi il coraggio di svincolarmi da lei, di fare nuove esperienze, con nuove persone, più sane, potrei riuscire davvero a fuggire da questo labirinto di sofferenza.
Forse non è lei la mia anima gemella, forse devo ancora incontrarla, forse devo mettermi alla ricerca, perché l'anima gemella è come il Santo Graal.
O forse non esiste proprio l'anima gemella, così come non esiste il Santo Graal.
Non sapeva darsi una risposta.
Ma le domande migliori non hanno risposta ed è per questo che vale la pena farle.
Ora Roberto lo sa, ma all'epoca i suoi pensieri continuavano a brancolare in quel labirinto di paradossi senza venire a capo di nulla. Non era probabile che lui approdasse alle risposte di Agostino, che confessava: "Ho versato la mia anima sulla sabbia amando una creatura mortale come se fosse immortale".
La bellezza può fare scherzi di questo tipo: forse dietro una fata si può celare un demone.
Occorre stare attenti, perché la bellezza fisica è sempre pericolosa.
La bellezza fisica favorisce l'innamoramento e quando ci si innamora si cade prigionieri di un incantesimo dal quale prima o poi ci si risveglia e si scopre di essere in trappola.
Roberto, anni dopo, finì per convincersi che era quello il labirinto ed è l'amore di coppia cristallizzato ciò che ci rende prigionieri, per cui a un certo punto bisogna scegliere tra il matrimonio e la libertà.
Certo, in lui c'era l'influenza di una famiglia che non aveva mai avuto un'armonia di coppia, ma esisteva anche una motivazione più generale, riguardo alla scelta tra l'amore per sempre oppure la libertà.
Chi crede che le due cose possano coesistere pretende troppo: bisogna sempre sacrificare qualcosa, questo è il perno di tutte le religioni, ma Roberto, nel periodo milanese, non lo sapeva ancora.
Glielo avrebbe insegnato Lorenzo, molti anni dopo, e da lì avrebbe tratto la conclusione che dal labirinto si esce rinunciando all'illusione che l'amore di coppia possa durare per sempre.
Questa rinuncia è, oggettivamente, il più grande dei sacrifici, ma per Roberto, dopo le esperienze che seguirono gli anni in questione, tale sacrificio divenne necessario e ancor oggi è l'unico che ai suoi occhi possa conferire, agli spiriti inquieti, la libertà di essere se stessi, di avere pace, di chiudere la porta, tirare le tende e non partecipare al delirio collettivo. E' una scelta quasi monacale ed eremitica. E' un pensiero astratto, vagamente gnostico, ma non è un completo ascetismo.
Nessun uomo è un'isola, per cui ci può essere un compromesso: relazioni sì, ma senza illudersi troppo, senza pronunciare giuramenti che poi saranno infranti.
L'infrazione non è solo il divorzio, ma ogni tipo di separazione, sia essa legale o de facto.
Non sappiamo se questo sacrificio basti a darci la libertà, perché in fondo ognuno di noi è prigioniero di qualcosa, o di qualcuno, più o meno consapevolmente, più o meno volontariamente, e si cala così tanto in questo ruolo da non riuscire più a farne a meno, e a quel punto il cerchio intorno al labirinto si chiude, e il sogno del prigioniero diventa, definitivamente, la prigionia.
Ma Roberto, nel 1995, a vent'anni, si illudeva di ritrovare l'uscita seguendo il filo di Arianna, o di Aurora o di tutte le altre donne che sarebbero venute dopo. E più seguiva quel filo, più ne rimaneva impigliato, come una farfalla intrappolata in una ragnatela.
All'epoca non poteva prevederlo, anche se forse incominciava a sospettarlo. C'erano molte scelte davanti a lui, ma il danno era già fatto.
Aurora lo aveva comunque segnato, come se, dal libro della sua vita, avesse strappato via l'ultima pagina.
Eppure, in quel lontano giorno di giugno del 1995, credeva ancora che a tutti quei dubbi ci fosse una risposta più semplice, ma si rendeva conto che bisognava sperimentare, indagare, fare luce sulle varie diagnosi e metterle a confronto con i sintomi. E quelli erano gravi.
Riaprì gli occhi e la guardò fissamente:
<<Se tu fossi felice con me non ti drogheresti. So riconoscere una coppia in crisi, come tu hai gentilmente ricordato dicendo che la mia famiglia è "uno scandalo dietro l'altro".
Perché insisti nel volermi quando persino io sono del tutto consapevole dei miei limiti, compresi quelli sessuali, perché poi alla fine se non funziona più bene quell'aspetto, si accumula solo grande frustrazione e questo danneggia le nostre vite.
Io non voglio mollarti, ma mi chiedo se tu non abbia il diritto ad avere dei termini di paragone, perché non vorrei che poi, più avanti, tu rimpianga di non aver fatto altre esperienze, prima di decidere>>
Lei scosse il capo, preoccupata:
<<Ma perché ti svaluti così, senza motivo? Se avessi voluto altre esperienze, te ne avrei parlato. Incomincio a chiedermi se non sia tu a desiderare nuove esperienze. Ho visto come guardavi la giapponese nelle foto, e so che tu, dietro alle tue "apparenze", sei più porco di me e vorresti un harem per scegliere ogni sera una odalisca diversa, al fine di ravvivare la fiamma, se così si può dire. O mi sbaglio?
Mi metterai tra le dieci bambole che non ti piacciono più?>>
Lui decise di giocare a carte scoperte:
<<Tu mi piaci ancora, ma voglio essere sincero fino in fondo, sperando che così anche tu lo sia con me. Ultimamente ho provato attrazione verso altre ragazze, non lo nego. Ma è solo una pulsione animale e non l'ho mai incoraggiata.
Però c'è. In ogni caso, ti sono stato fedele, perché ti amo. Ma l'amore non mi basta, se la passione si sta spegnendo.
Non è colpa tua, è qualcosa di primitivo che c'è dentro di me: dopo un po' sento il bisogno di cambiare.
Fino a sei mesi fa, pensavo che l'amore e la sessualità fossero inscindibili, ma ora non ne sono più così sicuro.>>
Lei apparve rattristata:
<<Me n'ero accorta, già da un po'. Tutti dicono che sono la più bella, ma a quanto pare la bellezza non basta per tenere viva la passione. Sapevo che, tendenzialmente, i maschi dopo un po' si annoiano, e cercano nuove avventure, è nella loro natura: sono cacciatori, vogliono qualcosa di nuovo, carne fresca...
Pensavo, però, che tu fossi diverso dagli altri: che la nostra passione sarebbe durata per sempre, che la fiamma non si sarebbe mai spenta...>>
Roberto si vergognò di se stesso e cercò di riequilibrare il discorso:
<<Non ho detto che sia già spenta. Forse ho sbagliato la diagnosi: magari la colpa è dello stress di questa università, di questa città frenetica, e soprattutto della preoccupazione per la tua salute.
Sai meglio di me che la cocaina danneggia i neuroni, il cervello e sottopone il cuore a uno stress gravissimo. Ti rovina la salute, il corpo e la mente. Capisco che non si può interrompere di colpo, ne avevamo già parlato, ma tu mi avevi promesso che saresti stata attenta e invece vengo a sapere che c'era in gioco in etto di coca.
Tu hai avuto in dono un fisico perfetto, e lo vuoi danneggiare con tanti comportamenti autodistruttivi...>>
Lei era stanca di sentire prediche:
<<Un fisico perfetto, ma poi tu ti attizzi per le foto della prima troietta anoressica di turno...
Non sei poi tanto migliore del mio fotografo, se ti ecciti per queste modelle che sembrano dei cadaveri!>>
Lui si sentì sprofondare:
<<Non è vero! Non ho mai detto che mi piacciono le anoressiche, questa è una tua paranoia, perché tu credi di essere grassa, pur essendo magra! So che l'ideale estetico richiesto alle indossatrici è meno prosperoso che in passato, ma non è colpa mia, e non mi pare che Kiko, per esempio, sia anoressica.
La mia unica vera colpa è averti condotto in questa città, e di non aver cercato di arginare una deriva che ti ha allontanato dalla salute fisica e mentale.
Ho paura per te, per noi, e l'ho detto a Serena, le ho detto persino che senza di te mi ucciderei, e lei ha capito che parlavo sul serio, perché anni fa ha tentato il suicidio, quando fu lasciata dal fidanzato. Hagauer, ovviamente, è stato solo un ripiego, dovuto all'inesorabile tic-tac dell'orologio biologico. Ma non si intrometterà più, se ci comporteremo in maniera corretta>>
Aurora era confusa:
<<Aspetta un attimo: hai detto che ti uccideresti? Lo faresti davvero? Per me? Non credo proprio>>
Lui chiuse gli occhi:
<<Lo farei se non ritrovassi più la persona che eri ai tempi del liceo. Eri così dolce...
Ma forse quello che mi manca è l'idea che mi ero fatto di te.
Quando si è innamorati si tende ad idealizzare la persona che amiamo. Ma l'amore e l'innamoramento sono cose diverse. L'innamoramento è uno stato nascente, non può durare per sempre. L'amore... non lo so...>>
Aurora lo guardò con le lacrime agli occhi:
<<Lorenzo mi aveva avvertita, con le stesse parole che adesso usi tu: "Quando è innamorato lui ti fa sentire una regina, ma quando l'innamoramento dovrebbe diventare amore, lui è colto da una vertigine. Non sa amare, almeno non nel modo in cui lo si intende normalmente.
L'unica donna che conta nella sua vita è Diana Orsini, verso cui nutre un amore incondizionato, un complesso di Edipo al quadrato!">>
Roberto scosse la testa:
<<Zio Lorenzo non capisce niente di queste cose. Un conto è parlare dell'affetto verso un familiare molto importante nella nostra vita e un conto è parlare dell'amore per la persona con cui vorremmo condividere il resto della nostra vita.
Il problema è un altro: la passione, la libido, è diminuita e io non ci posso fare niente.
All'inizio credevo di poterlo accettare, poi è diventato sempre più difficile. E' una cosa umiliante per entrambi>>
Lei scosse il capo:
<<No, assolutamente no! Tu hai sempre soddisfatto le mie particolari esigenze e sei l'unico che ci riesce. Come puoi anche solo pensare che io non sia sessualmente appagata?
No, sei tu a non esserlo più, perché adesso sei attratto dalle altre e so anche chi sono, perché ho anch'io il mio "servizio di intelligence">>
Lui non sapeva più cosa dire:
<<Forse sono le preoccupazioni. E la principale sei tu. Mentre parlavo con Serena, che mi consigliava di allontanarmi da te, io ho capito che, nonostante tutto, vivere senza di te mi sarebbe insopportabile, anche se le condizioni sono cambiate>>
Lei era nel contempo preoccupata e stranamente felice:
<<A me importa che tu non voglia scaricarmi. Io voglio che tutto torni come prima. Non voglio sentir più parlare di suicidio!>>
Roberto allora giocò il suo poker d'assi:
<<E io non voglio sentir più parlare di cocaina!>>
Aurora scosse il capo:
<<Non è così facile, ho troppi impegni, troppe cose da fare, e devo essere scattante>>
Roberto si sentiva impantanato in una serie di contraddizioni:
<<Non dico che devi smettere di colpo, sarebbe pericoloso, ma gradualmente diminuire le dosi, sotto la guida di uno specialista, s'intende.
Per questo ti chiedo, anzi ti supplico di iniziare un percorso di disintossicazione.
Se vuoi puoi anche rimandarlo a dopo gli esami, ma non oltre luglio>>
Aurora parve per la prima volta valutare questa possibilità, almeno in teoria, perché poi nella pratica emersero subito i problemi:
<<A settembre c'è la settimana della moda, e io devo prepararmi, mi devono insegnare come si sfila, non è così naturale come sembra. E sempre a settembre ci saranno altri esami da dare, e anche quelli dovranno essere preparati. Sarò sincera con te: avrò bisogno di sniffare così come tu avrai bisogno delle tue pillole, che per me sono un mix ancora più pesante per il fegato e i neuroni>>
Lui fu colto da un senso di infinita stanchezza:
<<Ma non lo capisci che ci stiamo autodistruggendo? Forse a te non sembrerà un suicidio, solo perché ci vorrà un po' più di tempo, ma se continuerai a sniffare, accelererai il deterioramento del tuo corpo e della tua mente. Non è forse un suicidio anche questo?
Ma a volte può essere persino peggio: si può avere un malore così grave da compromettere le nostre capacità di movimento, di linguaggio e di pensiero. Diverremmo come dei prigionieri dentro il nostro corpo, e non c'è incubo più grande di questo.
Come abbiamo potuto ridurci così?
"Com'è che si è fatto tardi così presto?">>
Aurora sapeva che quando lui sfoderava le citazioni poetiche e le figure retoriche, la situazione era molto pericolosa e bisognava stare attenti, perché in quegli attimi Roberto, con una sola parola acuminata, era capace di infliggere ferite più profonde della lama di un coltello.
Ma lei aveva riconosciuto la citazione, e Roberto l'avrebbe amata anche solo per quel motivo:
<<"Prima che sia pomeriggio è già la notte. Prima che sia giugno è già dicembre". Theodor Seuss Geisel. Molto appropriato, in effetti.
Ma non è ancora finita, amore mio. Facciamoci una bella vacanza, tra fine luglio e ferragosto: andiamo a visitare posti nuovi, così, per condividere un'esperienza bella>>
Come era nelle intenzioni, le citazioni letterarie riuscirono a sublimare l'ansia, la paura, la malinconia, e le trasformarono in poesia e in bellezza.
Roberto valutò la proposta:
<<Potrebbe essere una buona idea, se riusciamo a organizzarci bene>>
Aurora sorrise:
<<Agli aspetti pratici e logistici ci penso io, come al solito. Il tuo compito è quello di fare il cicerone: sei l'unico che sa spiegare le cose difficili in maniera comprensibile e divertente, e inoltre credo che ben pochi abbiano una cultura così vasta in tanti settori diversi tra loro, con specializzazione in alcuni dove sei unico>>
Lui si chiese se questo fosse sufficiente per tenere in piedi una relazione che scricchiolava da tutte le parti:
<<Grazie, non merito questi complimenti. In generale, credo di meritarne pochi, anche se tu dici che mi svaluto>>
Lei gli accarezzò i capelli, che all'epoca erano neri e lunghi, ondulati, e il viso, che era ancora fresco, dolce e adolescenziale.
<<Ci penso io a valorizzare i tuoi talenti, a me sono molto chiari, e li ho sempre considerati di massima importanza. Non devi dimostrarmi nulla, voglio che questo sia chiaro. Non devi avere alcun genere di ansia da prestazione. A me vai bene così come sei. E per quel che riguarda le questioni serie di cui abbiamo parlato, mi concedo alcuni giorni di riflessione, e poi ti darò una risposta. Posso anticiparti, però, che non mi metterò nei guai e non sarò io a lasciarti.
Come ti ho sempre detto il nostro legame è qualcosa di più grande di una relazione d'amore o di sesso: tra noi c'è una complicità che non esiste nelle altre coppie che ho conosciuto, e ne ho conosciute tante. Non ho dubitato per un istante che avresti preso le mie difese, anche se eri arrabbiato con me, e tu sai benissimo che io prenderò sempre le tue difese, anche quando mi farai arrabbiare, come è capitato spesso.
Noi abbiamo un nostro codice etico, non convenzionale, certo, ma solidissimo, che si basa su un principio fondamentale: ognuno dei due guarderà le spalle all'altro e lo avvertirà e proteggerà nel momento del pericolo.
Non siamo criminali come Bonnie e Clyde, ma abbiamo tra noi un rapporto simile al loro: quando io dico partners in crime, intendo complici nel guardarci le spalle, quando le persone tenteranno di colpirci, e lo faranno, perché noi non siamo manovrabili e questo non piace a troppe persone>>
Roberto trovò convincente quel discorso:
<<Sono d'accordo. Mi piace quello che hai detto: forse il nostro essere partners in crime ci permetterà di salvarci a vicenda non solo dagli altri, ma anche da noi stessi>>
Si abbracciarono e rimasero così, l'uno tra le braccia dell'altra, senza fare nient'altro, senza dire nient'altro, perché stare abbracciati era la cosa di cui, in quel momento, avevano più bisogno.
Riporto comunque alcune immagini della serie e lo stile di Alaska, dei suoi amici e del ragazzo che si innamora di lei.