sabato 30 aprile 2016

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Vite in prestito. Capitolo 3. La Contea di Casemurate



Nel frattempo, nella Bassa Pianura Romagnola, da poco liberata dal giogo pontificio, persisteva ancora una Contea che aveva molti aspetti di somiglianza con quella degli Hobbit di Tolkien, ma era in un certo senso molto più retrograda e dimenticata da Dio e dagli uomini, nonché dagli eventi della Grande Storia, e sarebbe stato meglio se tutto fosse rimasto così, perché quando gli uomini e la Grande Storia si ricordarono di quella Contea, le cose si misero molto molta.

Questa Contea ha il suo centro nel paese che le dà il nome, un nome che al lettore non dirà assolutamente niente, a meno che non sia proprio di quelle parti. Un nome strano, ma significativo della volontà dei suoi residenti e signori di non essere disturbati dal resto del mondo.
Questo nome, che è segnato profondamente nella mia vita, come un abisso, è Casemurate.

L'etimologia si spiega facilmente. Il villaggio e il castello centrale erano cinti di mura.

Il luogo, anche qui con una somiglianza inquietante con la Contea degli Hobbit, era sorto all'incrocio tra due strade di una certa importanza (un po' com'erano la Grande Via Est e il Verdecammino), e cioè la Cervese, che collegava, e collega tutt'ora la città di Forlì con la cittadina costiera di Cervia, e il Dismano (antica Via Decumana) che collegava e ancor oggi collega le città di Ravenna e di Cesena.

Quelle due strade dividono la Contea di Casemurate in quattro parti, come i Decumani della Contea di Tolkien.
I confini non sono stati mai del tutto definiti, ma all'incirca si può considerare un cerchio avente come centro l'incrocio tra la Cervese e il Dismano, dove sorgeva il Castello e dove c'era il villaggio centrale con le mura, e un diametro di circa quindici chilometri.

C'è anche una data di fondazione ben precisa, il 1278, quando Bertoldo Orsini, nipote di papa Niccolo III (quello con cui Dante parla in un famoso canto dell'Inferno, scambiandolo per Bonifacio VIII), della potente famiglia romana degli Orsini, fu nominato Conte di Romagna e affidò al fratello minore Bernardo il compito di presidiare la bassa pianura al centro del quadrilatero tra le quattro principali città della Romagna Settentrionale: Ravenna, Forli, Cesena e Cervia.

Fu così che nel 1278, Bernardo Orsini costruì una fortezza all'incrocio della Cervese e del Dismano e dove c'era un piccolo, anonimo villaggio, e la cinse di mura, dandole appunto il nome di Case Murate, che divenne poi Casemurate tutto attaccato.

Papa Niccolo III ratificò sia il nome che la funzione del nipote più giovane, creandolo Primo Conte di Casemurate e dando così inizio alla gloriosa famiglia dei Conti Orsini di Casemurate.

Ebbene, che lo crediate o no, mia nonna materna Diana fu l'ultima discendente di quella famiglia e suo padre Armando fu l'ultimo Conte di Casemurate.

Le modalità con cui quella gloriosa famiglia, che era perdurata ostinatamente per sette secoli in quella terra paludosa e argillosa, finì per estinguersi, sia nel nome che nel feudo, sarà parte di questo racconto.


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