L'alfabeto runico, detto "fuþark" (dove il segno þ corrisponde al suono th dell'inglese think), dalla sequenza dei primi 6 segni che lo compongono (*Fehu, *Uruz, *Þurisaz, *Ansuz, *Raido, *Kaunan), era l'alfabeto segnico usato dalle antiche popolazioni germaniche (come ad esempio Vichinghi, Angli, Juti e Goti).
Origini
Importanti iscrizioni furono scoperte nell'area alpina e prealpina. Scritture simili furono usate per il Leponzio, il Retico e il Venetico; particolarmente simile all'alfabeto runico, è l'alfabeto di Lugano (o di Como), particolarmente noto per la stele di Prestino. Questa iscrizione è in un dialetto celtico, sebbene presenti possibili segni di un substrato ligure; è speculativo, ma non infondato, supporre che nell'Italia settentrionale dell'età del bronzo pre-celtica fossero parlate lingue agglutinanti non indeuropee, magari collegabili con le lingue tirreniche come il Lemnio e l'Etrusco, o addirittura con alcune lingue anatoliche e mesopotamiche. Altri esempi simili sono riscontrabili anche per le popolazioni Retiche, che abitavano a est-nord est di quelle dell'area compresa tra il Lago di Como e il Lago Maggiore, la loro lingua era molto differente (più vicina all'etrusco e alle lingue tirreniche) ma esistevano, evidentemente, scambi commerciali, guerre (Como fu rasa al suolo dai retici in epoca storica e ricostruita in pianura dai romani) e contatti culturali.
In Italia le uniche iscrizioni runiche risalgono al tempo dei normanni e si trovano nel sud della penisola in particolare nel Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia (Puglia).
Etimologia
Il sostantivo norreno rún, attestato nelle iscrizioni, indica i singoli segni del fuþark ed è conservato nelle altre lingue germaniche antiche con il significato di "segreto", "mistero"; ancora, nella lingua tedesca, il verbo raunen significa "bisbigliare, sussurrare". Le rune sono una delle più importanti istituzioni culturali e linguistiche comuni alle popolazioni germaniche. Va inoltre detto che le prime iscrizioni runiche (II e III secolo d.C.) sembrano mostrare una lingua essenzialmente unitaria, quasi senza particolarità dialettali che poi saranno i tratti distintivi delle lingue germaniche, dimostrando in questo modo che in questo periodo non era ancora avvenuta la seconda rotazione consonantica (zweite Lautverschiebung).
Esecuzione
Il fuþark (si pronuncia Futhark) prende il suo nome dalle prime sei rune di questo cosiddetto alfabeto che però non venne usato solo per scrivere ma anche per usi esoterici, religiosi o per inviare dispacci segreti durante le battaglie, era inizialmente formato da 24 segni chiamati rune. Si conoscono evoluzioni successive del fuþark, diverse per numero e forma delle rune. La grafia delle singole rune, composte da linee rette, dipende dal fatto che spesso le incisioni erano effettuate su pietra, su legno od altre superfici dure a seconda del loro uso. L'inesistenza di tratti orizzontali è motivata dal fatto che nel primo periodo scrittorio i segni runici venivano incisi su legno: escludendo l'esecuzione di tratti orizzontali si evitava che i tratti coincidessero con le venature del tronco, evidentemente disposto orizzontalmente; in questo modo si evitavano possibili equivoci ed errori di lettura. I primi esempi risalgono alla fine del II secolo d.C. Il significato delle rune si può solamente intuire poiché non sono giunte documentazioni chiare che attestino cosa esse veramente stiano a significare sotto ogni punto poiché come detto prima potevano essere usate anche per altri fini non per forza inerenti alla vita di tutti i giorni. I significati delle rune vengono attribuiti dalla lettura di antichissimi scritti che trattano della mitologia nordica come l'Hávamál, o Edda poetica che è uno scritto di stralci di differenti origini, assemblati insieme per formare un lungo monologo che parla della vita di tutti i giorni, delle relazioni tra i sessi, delle rune e dei canti magici, con alcuni episodi mitologici inseriti nel discorso in qualità di esempio, antico testo di leggende e miti nordici che possiede una sua struttura archetipica collegata anche a storie vere dove simbolo e realtà si mischiano.
Prima serie runica
Alfabeto
ᚠ ᛫ ᚢ ᛫ ᚦ ᛫ ᚫ ᛫ ᚱ ᛫ ᚲ ᛫ ᚷ ᛫ ᚹ ᛫ ᚺ ᛫ ᚾ ᛫ ᛁ ᛫ ᛃ ᛫ ᛇ
ᛈ ᛫ ᛉ ᛫ ᛋ,ᛊ ᛫ ᛏ ᛫ ᛒ ᛫ ᛖ ᛫ ᛗ ᛫ ᛚ ᛫ ᛜ,ᛝ ᛫ ᛞ ᛫ ᛟ,ᚩ ᛭
Valori fonetici e traslitterazioni
I relativi valori fonetici e le traslitterazioni sono:
- ᚠ = f;
- ᚢ = u;
- ᚦ = þ(th);
- ᚫ = a;
- ᚱ = r;
- ᚲ = k;
- ᚷ = g;
- ᚹ = w,v;
- ᚺ = h;
- ᚾ = n;
- ᛁ = i;
- ᛃ = j;
- ᛇ = ï(æ,ei);
- ᛈ = p;
- ᛉ = z;
- ᛋ,ᛊ = s;
- ᛏ = t;
- ᛒ = b;
- ᛖ = e;
- ᛗ = m;
- ᛚ = l;
- ᛜ,ᛝ = ng;
- ᛞ = d;
- ᛟ,ᚩ = o.
Runa bianca
Non ci sono evidenze storiche dell'esistenza di una runa bianca, cioè "vuota". Questa ipotetica runa secondo alcuni dovrebbe simboleggiare nella divinazione il "Wyrd", il fato. Ovviamente questa runa non ha alcun uso nella scrittura e non ne abbiamo alcuna traccia, essendo propriamente uno spazio vuoto. L'uso all'interno della divinazione viene inteso come l'occhio di Odino, è una runa di attesa, vista come protezione dall'alto, se esce questa runa nella divinazione significa che anche se le cose sembrano non avere uno sbocco immediato sono comunque protette.
Serie successive
La scrittura runica ha presentato, sin dalle sue prime manifestazioni, forme nettamente diversificate, a seconda che sia stata utilizzata in area continentale, settentrionale o insulare. In ambito insulare, la tendenza ad adattare la scrittura ai suoni della lingua ha portato ad ampliare il fuþark originario (composto da 24 segni) con altre rune (24 più 5); in Scandinavia si è verificata la tendenza opposta, con la semplificazione del fuþark a 16 segni.
Serie runica breve - vichinga
Oltre alla prima serie runica, che possiamo definire comune a tutte le popolazioni germaniche almeno nella fase pre-migratoria, esistono altre serie runiche, di cui una breve - di soli 16 segni - detta anche serie vichinga, che presenta la semplificazione di alcuni segni ma priva di molti dei segni corrispondenti alle vocali.
Serie runica anglosassone
Un'altra serie è quella anglosassone, che presenta la variazione grafica del segno *Ansuz, che diventa Os (foneticamente nell'anglosassone si ha uno spostamento della "a" germanica in "o"), e l'introduzione di altri tre segni, Ac ("quercia"), Yr ("arco") e Ear ("terra"). Queste poi si ampliarono ulteriormente raggiungendo trentatré segni.
Il poema runico anglosassone (Cotton Otho B.x.165) nomina le seguenti rune, elencate qui con il loro simbolo Unicode, il loro nome, la loro traslitterazione ed il loro valore fonetico approssimativo nella notazione IPA (ove differente dalla traslitterazione):
Runa | UCS | Nome antico inglese | Significato | Traslitterazione | IPA |
---|---|---|---|---|---|
ᚠ | Feoh | "ricchezza" | f | [f], [v] | |
ᚢ | Ur | "uro" | u | [u] | |
ᚦ | Þorn | "spina" | þ, ð | [θ], [ð] | |
ᚩ | Ós | "dio" | ó | [o] | |
ᚱ | Rad | "cavalcata" | r | [ɹ] | |
ᚳ | Cen | "fiaccola" | c | [k] | |
ᚷ | Gyfu | "dono" | ȝ | [g], [j] | |
ᚹ | Wynn | "gioia" | w, ƿ | [w] | |
ᚻ | Hægl | "grandine" | h | [h] | |
ᚾ | Nyd | "bisogno" | n | [n] | |
ᛁ | Is | "ghiaccio" | i | [i] | |
ᛄ | Ger | "anno, raccolto" | j | [j] | |
ᛇ | Eoh | "tasso" | eo | [e:o] | |
ᛈ | Peorð | (incerto) | p | [p] | |
ᛉ | Eolh | "alce" | x | [ks] | |
ᛋ | Sigel | "Sole" | s | [s], [z] | |
ᛏ | Tiw | "Týr" | t | [t] | |
ᛒ | Beorc | "betulla" | b | [b] | |
ᛖ | Eh | "cavallo" | e | [e] | |
ᛗ | Mann | "uomo" | m | [m] | |
ᛚ | Lagu | "lago" | l | [l] | |
ᛝ | Ing | "Yngvi" | ŋ | [ŋ] | |
ᛟ | Éðel | "patrimonio" | œ | [ø(ː)] | |
ᛞ | Dæg | "giorno" | d | [d] | |
ᚪ | Ac | "quercia" | a | [ɑ] | |
ᚫ | Æsc | "frassino" | æ | [æ] | |
ᚣ | yr | "arco" | y | [y] | |
ᛡ | Ior | "anguilla" | ia, io | [jɑ], [jo] | |
ᛠ | Ear | ("tomba"?) | ea | [ea] |
Le prime 24 di queste sono una diretta continuazione delle lettere del Fuþark antico, esteso da 5 rune aggiuntive che rappresentano vocali lunghe e dittonghi (á, æ, ý, ia, ea), paragonabili alle cinque forfeda dell'alfabeto ogamico.
La Þ e la Ƿ furono introdotte in seguito nell'alfabeto latino inglese per rappresentare i suoni [θ] e [w], ma furono poi sostituiti con th e w nel medio inglese.
La sequenza delle rune non è fissata, e non lo è neppure il loro semplice elenco. Il poema runico riporta questa sequenza:
- f u þ o r c ȝ w h n i j eo p x s t b e m l ŋ œ d a æ y io ea
ma lo scramasax di Beagnoth ne fornisce una diversa di 28 rune, con lievi differenze di ordine e la éðel mancante:
- f u þ o r c ȝ w h n i io eo p x s t b e ŋ d l m j a æ y ea
Anche il Codex Vindobonensis 795 ha 28 lettere. La Croce di Ruthwell ne possiede 31. Il Cotton Domitianus A.ix (XI secolo) possiede, oltre alle 29 del poema runico, altre 4 rune aggiuntive:
- 30. "cweorð" (ᛢ, kw), una variante della runa peorð;
- 31. "calc" (ᛣ, k), che significa "calice" ed appare quando doppia (kk);
- 32. "stan" (ᛥ, st), che significa "pietra";
- 33. "gar" (ᚸ, g dura in opposizione alla palatale ȝ rappresentata dalla runa gyfu), che significa "lancia".
Queste quattro lettere aggiuntive non sono state ritrovate in alcuna epigrafe (la "stan" si ritrova sul bastone di Westeremden, ma probabilmente come spiegelrune). Il Cotton Domitianus A.ix raggiunge così un totale di 33 lettere, disposte secondo l'ordine:
- f u þ o r c ȝ w h n i j eo p x s t b e m l ŋ d œ a æ y ea io cw k st g
Nel manoscritto le rune sono disposte in tre righe, con una glossa sul loro equivalente latino sotto di loro (nella terza riga sopra di loro) e con i loro nomi sopra (nella terza riga sotto). Il manoscritto reca tracce di correzioni risalenti al XVI secolo, che invertono la posizione di m e d; la eolh è chiamata erroneamente "sigel", ed al posto della sigel si trova una lettera simile ad una cen (ᚴ), corretta sopra con la vera sigel; la eoh è chiamata erroneamente "eþel". A parte "ing" ed "ear", tutti i nomi di rune sono dovute ad una mano più tarda, identificata in Robert Talbot (?-1558).
feoh | ur | þorn | os | rað | cen | gifu | wen | hegel | neað | inc | geu{a}r | sigel | peorð | ᛋ sig | |
ᚠ | ᚢ | ᚦ | ᚩ | ᚱ | ᚳ | ᚷ | ᚹ | ᚻ | ᚾ | ᛁ | ᛄ | ᛇ | ᛈ | ᛉ | ᚴ |
f | u | ð | o | r | c | g | uu | h | n | i | ge | eo | p | x | s |
tir | berc | eþel | deg | lagu | mann | ᛙ pro | ac | ælc | yr | ||||||
ᛏ | ᛒ | ᛖ | ᛗ | ᛚ | ᛝ | ᛞ | ᛟ | ᚪ | ᚫ | ᚣ | ᛡ | ||||
t | b | e | m{d} | l | ing | ð{m} | œ | a | æ | y | ear | ||||
{orent.} io | {cur.} q | {iolx} k | {z} sc{st} | {&} g | |||||||||||
ᛠ | ᛢ | ᛣ | ᛥ | ᚸ | ᛘ | ||||||||||
ior | cweorð | calc | stan | ear |
Un'altra riga di Fuþorc si trova sul Cotton Galba A.ii.
Walafrid Strabo riporta una riga di Fuþorc di 42 rune.
Serie runica medievale
Infine, esiste una serie runica, si suppone medievale, che si è sviluppata attorno al X secolo in area scandinava per scrivere lingue che usano alfabeti latini. Per questo perdono ogni uso nella magia e nella divinazione, e perdono anche ogni collegamento con le antiche lingue anglosassoni e
scandinave.
scandinave.
Odino, signore delle rune
La tradizione scandinava attribuisce a Odino il dominio delle rune, quali sorgenti magiche di ogni potere e sapienza. Il mito della "scoperta" delle rune da parte del dio viene riferito in una strofa del poema eddico Hávamál, dove si legge:
(NON)
« Veit ek, at ek hekk
vindgameiði á nætr allar níu, geiri undaðr ok gefinn Óðni, sjalfur sjalfum mér, á þeim meiði er manngi veit hvers af rótum renn. Við hleifi mik sældu né við hornigi, nýsta ek niðr, nam ek upp rúnar, æpandi nam, fell ek aftr þaðan. » | (IT)
« Lo so io, fui appeso
al tronco sferzato dal vento per nove intere notti, ferito di lancia e consegnato a Odino, io stesso a me stesso, su quell'albero che nessuno sa dove dalle radici s'innalzi. Con pane non mi saziarono né con corni [mi dissetarono]. Guardai in basso, feci salire le rune, chiamandole lo feci, e caddi di là. » |
(Edda poetica - Hávamál - Il Discorso di Hár 138-139) |
Il passo è in larga parte oscuro, soprattutto perché manca in questo caso il riferimento esplicativo nell'Edda in prosa di Snorri. L'autosacrificio di Odino, qui descritto, nel quale il dio si sarebbe volontariamente impiccato ad un albero e trafitto con una lancia, rispecchia perfettamente le modalità dei sacrifici umani che venivano tributati al dio nella Scandinavia precristiana. Le vittime venivano infatti impiccate e quindi trafitte a colpi di lancia, come attestato ad esempio nella Saga di Gautrekr. L'Hávamál non specifica la natura dell'albero a cui il dio si sarebbe appeso, ma si ritiene comunemente di poterlo identificare con Yggdrasill, il frassino cosmico della mitologia norrena. Il nome significa "destriero di Yggr", dove Yggr, "terribile", è un epiteto dello stesso Odino. Il termine drasill, "destriero", è a sua volta leggibile nella letteratura scaldica come una kenning (metafora poetica) a indicare la forca alla quale venivano appesi gli impiccati.
Nel rito descritto si riconoscono anche motivi inerenti all'iniziazione sciamanica, derivati probabilmente dal mondo finnico. Si riteneva infatti che gli sciamani acquistassero i loro poteri di mediatori col mondo soprannaturale attraverso vari rituali di morte e rinascita, spesso descritti con tinte non diverse dal racconto dell'Hávamál.
La tabella qui sotto presenta una corrispondenza errata tra i simboli e il loro significato, per cui si invita il lettore a collegare esattamente i simboli con i significati, sulla base di quanto detto in precedenza.
Nel rito descritto si riconoscono anche motivi inerenti all'iniziazione sciamanica, derivati probabilmente dal mondo finnico. Si riteneva infatti che gli sciamani acquistassero i loro poteri di mediatori col mondo soprannaturale attraverso vari rituali di morte e rinascita, spesso descritti con tinte non diverse dal racconto dell'Hávamál.
La tabella qui sotto presenta una corrispondenza errata tra i simboli e il loro significato, per cui si invita il lettore a collegare esattamente i simboli con i significati, sulla base di quanto detto in precedenza.
Componente misterica
Preveggenza e valore augurale
Secondo Tacito, nella Germania, sacerdoti, capi tribù o paterfamilias praticavano sortilegi leggendo la disposizione di pezzetti di legno, su cui erano incise le rune, sparpagliati a caso su un telo bianco.
Molto spesso le rune venivano incise su strumenti o nel legno delle navi per assicurare virtù sovrannaturali a tali oggetti (un po' come nelle tabellae defixionum greco-latine, ma con una funzione distinta) o, anche solo per indicarne il proprietario o il costruttore. Secondo alcuni linguisti si spiega così l'origine dei sostantivi della lingua inglese (book) e tedesca (Buch) che indicano il libro come materiale scrittorio: entrambi i termini, infatti, derivano dal germanico bôk-, che indica il legno di faggio (Buche, corrispondente al latino fagus) su cui le rune erano incise. Analogamente, il sostantivo tedesco Buchstabe ("lettera") significa in origine "bastoncino di legno di faggio"[1]. Secondo altri linguisti le parole Buch ("libro") e Buche ("faggio") non sono correlate[2].
Declino
L'avvento del cristianesimo nelle popolazioni germaniche portò all'introduzione di alfabeti classici, la cui funzione principale era la conservazione e la tradizione della cultura. Le rune però non scomparvero subito, cedendo la funzione letteraria all'alfabeto latino ma rimanendo un metodo di scrittura utilizzato per esigenze quotidiane, soprattutto di supporto alla memoria di tutti i giorni.
Note
- ^ Sandra Bosco Colestos, Storia della lingua tedesca, Milano 1988, 13 s.
- ^ Elmar Seebold, Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache, 22. Auflage, 1989, ISBN 3-11-006800-1, s.v. Buch.
Bibliografia
- Mario Polia, Le rune e gli dei del nord, 4ª ed., Rimini, Il Cerchio, 2005, ISBN 88-8474-089-4.
- Aldo L. Prosdocimi, Sulla formazione dell'alfabeto runico. Promessa di novità documentali forse decisive, in Corona Alpium II. Miscellanea di studi in onore di Carlo Alberto Mastrelli, Firenze, Istituto di Studi per l'Alto Adige, 2003, pp. 427–440, SBN IT\ICCU\URB\0460769.
- Aldo L. Prosdocimi, Luogo, ambiente e nascita delle rune: una proposta, in Vittoria Dolcetti Corazza e Renato Gendre (a cura di), VI seminario avanzato di Filologia Germanica, letture dell'Edda. Poesia e prosa, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2006, ISBN 88-7694-925-9.
- Giovanna Bellini e Umberto Carmignani, Runemal. Il grande libro delle rune. Origine, storia, interpretazione, Torino, L'Età dell'Acquario, 2009, ISBN 978-88-7136-301-1.
- Anna Marinetti e Aldo L. Prosdocimi, Varietà alfabetiche e scuole scrittorie nel Veneto antico. Nuovi dati da Auronzo di Cadore, in Tra protostoria e storia. Studi in onore di Loredana Capuis, Roma, Edizioni Quasar, 2011, pp. 305–324, ISBN 978-88-7140-458-5.
- Alfabeto runico, in Tesauro del Nuovo soggettario, BNCF, marzo 2013.