Oltre l'antico ponte di pietra, un sentiero si addentrava nel Bosco Sacro.
Riccardo provò un senso di déjà vu, pur non avendo mai messo piede in quel luogo.
Almeno non in questa vita. E' forse la "memoria filogenetica" che si sta risvegliando? Sono le Altre Memorie dei miei antenati che reclamano attenzione?
Presto avrebbe avuto una risposta: l'Iniziazione stava per incominciare.
La sua Iniziatrice, la giovane lady Joanna Burke-Roche, sacerdotessa di Rango Segreto, gli faceva da guida:
<<Ai tempi degli antichi Celti, quando i Galli Boi abitavano queste zone, la foresta si estendeva dai monti fino alle paludi in cui sfociavano i fiumi attualmente tributari del Po e del Reno.
Un'unico grande bosco ricopriva tutta la zona pedemontana, fino al territorio dei Senoni.
Poi vennero i Romani, sconfissero e sottomisero i Galli, costruirono la via Emilia, sradicarono le foreste in pianura e procedettero alla centuriazione, per assegnare le terre ai coloni.
Tutti parlano ancora di civilizzazione, ma non sanno quello che dicono: i Galli conoscevano l'Antica Via, e la tramandavano agli Iniziati. Quando i Romani colonizzarono queste terre, i Galli si rifugiarono nelle vallate dell'Appennino, dove ancora la popolazione ha i tratti somatici celti. Molti Druidi morirono prima di poter trasmettere le loro conoscenze e così molte cose che non dovevano essere dimenticate, andarono perdute.
Ma il colpo di grazia venne dai Cristiani.
Sotto il regno di Teodosio I, per volontà del vescovo Ambrogio di Milano, tutte le Querce Sacre vennero abbattute e i Boschi furono ridotti a un covo di sterpaglie.
Per migliaia di anni questo luogo è stato evitato da tutti, a causa delle leggende nere sul suo conto, ma in segreto coloro che avevano continuato a seguire l'Antica Via, avevano avuto cura del piccolo santuario che era situato nel luogo ove un tempo si trovava la Grande Quercia Celtica, consacrata dai Druidi>>
Erano giunti di fronte a una selva fitta di antiche roveri.
Il sentiero ormai era soltanto un piccolo viottolo che si addentrava nel buio, come una galleria.
<<Questa è la zona più sacra, dove sorgeva la Grande Quercia. E' un luogo estremamente antico e pieno di ricordi, non tutti piacevoli, e di rabbia a lungo repressa, per le ingiustizie commesse dagli uomini.
Ci fu un tempo in cui l'uomo venerava la Natura: ogni bosco era sacro, ogni specchio d'acqua aveva una ninfa, ogni montagna una divinità.
Poi sono venuti i monoteisti e hanno confinato il sacro al di fuori del mondo, in una non ben definita dimensione trascendente di cui non abbiamo alcuna prova.
Adesso l'unico dio è diventato il denaro: tutto è vana ambizione e in nome di questa si è pronti a calpestare qualsiasi cosa>>
Riccardo era d'accordo, eppure aveva qualche obiezione:
<<La modernità ha anche i suoi vantaggi. La laicità è essenziale per il diritto alla libertà di scelta. Per quanto i tempi antichi abbiano conosciuto momenti di grande saggezza e splendore, non credo che un atteggiamento puramente nostalgico per non dire reazionario possa essere una risposta ai mali di questo tempo. Non possiamo indossare il nostro dolore come un mantello per portare avanti disegni il cui esito potrebbe essere catastrofico>>
Joanna sorrise:
<<Questi sono i pensieri dell'uomo adulto e razionale, ma prima io mi stavo rivolgendo al "bambino della campagna". Il mio compito è risvegliarlo, ora che ci troviamo di fronte ai resti della Quercia Sacra.
Una parte di te aveva nostalgia dei boschi, del loro profumo, della purezza della loro aria>>
Era vero:
<<Ormai da tanti anni vivo nelle città. Ho dimenticato tutto questo>>
Lei sospirò:
<<E ti piace vivere in città?>>
<<Sempre meglio che in un piccolo paese. Almeno in città quando esci sei solo uno dei tanti in mezzo alla gente. Gente che non si chiede chi sei e non le interessa minimamente. Sei libero.
E solo, però.
Ogni cosa ha un prezzo. La libertà ha come prezzo la solitudine. E a me non fa paura, anzi, sto meglio per conto mio>>
Joanna corrugò le sopracciglia:
<<Nessuno può essere libero se è costretto ad essere simile agli altri.
Nella vita, in fondo, non c'è gran scelta. O marcire o ardere>>
Riccardo meditò quelle parole, ponderandole nel suo cuore:
<<Io non ho ancora appreso come si dovrebbe vivere>>
Lei rise:
<<Neanche io so come si vive. Sto improvvisando>>
Ma non era vero.
Lo sapevano entrambi.
Arrivarono alla fine del sentiero.
In fondo a quel pertugio c'era un piccolo altare, dove erano stati deposti doni votivi.Riccardo se ne meravigliò:
<<Chi ha messo quei fiori? E' forse un gesto apotropaioco, una superstizione?>>
Joanna scosse il capo e rispose severamente:
<<Non direi. Da queste parti si chiama "gentilezza".
I seguaci dell'Antica Via continuano a omaggiare il Sacro Bosco perché hanno speranza.
Una tenue speranza che un giorno il tronco della Grande Quercia tornerà a generare un germoglio, preconizzando il Ritorno del Figlio dei Cento Re.
E la Tradizione Celtica risorgerà com’era una volta, prima di cadere in sfacelo.
Come ti ho detto, i Celti non erano affatto un popolo rozzo come ce lo descrivono le fonti classiche. Semplicemente tramandavano la loro saggezza oralmente, ai soli Iniziati.
Un tempo la loro civiltà aveva ereditato i fasti dei grandi monumenti megalitici.
Poi, come sempre, sopravvenne la decadenza.
La vecchia saggezza generata ad Ovest era stata abbandonata. I Re costruivano tombe più splendide delle dimore dei vivi, e consideravano i vecchi nomi della propria stirpe più cari dei nomi dei loro figli. Sovrani senza discendenti stavano in vecchi saloni meditando sull’araldica, o in alte gelide torri ponendo domande alle stelle. E fu così che il popolo celtico andò in rovina.
La stirpe dei Re decadde. Il comando fu passato a uomini inferiori>>
C'era molta malinconia nelle sue parole, mista a nostalgia, ma c'era anche speranza.
Riccardo sentiva che parte di quella speranza era riposta in lui.
<<Prima hai parlato del Ritorno del Figlio dei Cento Re... cosa significa questa formula?>>
Lei sorrise:
<<Non l'hai ancora capito?>>Poi si inchinò profondamente e poi disse: <<Che tu possa ritrovare l'Antica Via e ripristinare il Sentiero Dorato, Riccardo Monterovere, discendente dei signori di Querciagrossa, erede di due grandi stirpi reali, e per questo riconosciuto con il titolo con cui ora ti onoro: Figlio dei Cento Re!>>