venerdì 17 marzo 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 46. Tra Faenza, Roma, Rovereto e la Calabria



Dopo la laurea in Matematica e Fisica, Francesco Monterovere fu esentato dal servizio militare in quanto "figlio di padre invalido". 
Suo padre Romano, infatti, essendo stato ferito a una gamba durante la Guerra d'Abissinia, era stato riconosciuto Grande Invalido Militare e percettore di una indennità, che all'epoca si sommava ai suoi compensi di direttore dell'Azienda Escavatrice e Idraulica Fratelli Monterovere.
In quegli anni l'Azienda aveva perduto il suo Profeta, e cioè l'ingegner Francesco Lanni, suocero di Romano e nonno paterno di Francesco Monterovere, che gli era molto affezionato.
Dei nonni di Francesco, rimaneva in vita soltanto la novantenne madre di Romano, la venerabile Eleonora Bonaccorsi, vedova di Enrico Monterovere.
Per un fortunato caso, Eleonora Bonaccorsi visse straordinariamente a lungo, tanto da poter conoscere il futuro figlio di suo nipote Francesco, Riccardo, il quale fu beneficiato dalla possibilità di essere il beniamino di ben due bisnonne: l'altra era la Contessa Madre Emilia Orsini. Ma di questo, naturalmente, si parlerà in seguito.
All'epoca l'Azienda Fratelli Monterovere si occupava del tratto finale del Canale di Bonifica in Destra di Reno, nel suo sbocco al mare presso il porto di Casal Borsetti.
A dirigere questo progetto in particolare fu la sorella di Francesco, l'imponente Enrichetta, una donna dal carattere molto focoso e determinato.
Il terzo fratello, Lorenzo, si laureò invece in Lettere Classiche e vinse una borsa di studio per il Dottorato di Ricerca in Letteratura cristiana antica.
Ma ancora una volta dobbiamo sforzarci di non precorrere i tempi.
Francesco, pur avendo potuto evitare il servizio militare, non poté evitare il Concorso, per poter avere un posto da insegnante.
Egli infatti non conosceva ancora la Signorina De Toschi e quindi non poteva avvalersi delle sue infallibili raccomandazioni.
All'epoca i concorsi per diventare insegnante di ruolo si tenevano a livello nazionale, a Roma, e questa era una garanzia di equità di trattamento. Erano ancora tempi in cui la serietà e la giustizia prevalevano su altre considerazioni che avevano ben poco a che fare con il merito e la qualità dell'insegnamento.
Francesco superò il concorso con un ottimo risultato, e su un migliaio di partecipanti provenienti da tutta Italia, arrivò tra i primi dieci, come poi avrebbe avuto modo di ricordare molte volte a certi colleghi che contestavano i suoi metodi didattici innovativi.
Ebbe dunque il posto, ma siccome la distribuzione delle cattedre avveniva su tutto il territorio italiano, a seconda delle esigenze reali, la cattedra che gli spettò fu quella in un liceo di Rovereto, in provincia di Trento.
Altri si sarebbero spaventati ad andare a vivere così lontano, ma per Francesco fu quasi una liberazione, perché finalmente poteva andare ad abitare per conto suo, avendo a disposizione uno stipendio da spendere come gli pareva e con chi gli pareva.
Tra i colleghi di Rovereto, conobbe personaggi molto singolari e divertenti, con cui fece amicizia e di cui rimase amico per tutta la vita: tra questi, il più spassoso era un certo Nullo (non si sa se fosse il nome o il cognome), un tipo pelato, dagli occhiali tondi, il papillon alla Gervaso e l'ossessione per la dentatura bianca e perfettamente disposta. Molti anni dopo, infatti, il figlio di Francesco, Riccardo, incontrando per la prima volta Nullo, fu onorato dal seguente complimento: "Ma questo ragazzo ha una dentatura perfetta!".
C'era poi anche un certo Peppino Brasati, ritenuto da tutti un genio della Fisica, anche se non spiccicava una mezza parola. Non mancavano due intellettuali marxisti e barbuti, Zanotti e Stefanelli, destinati a diventare accademici e pubblicisti.
Ma i due amici prediletti di Francesco rimanevano i fratelli faentini Rodolfo e Carlo Rossi. Il primo, dopo alcuni mesi di insegnamento, aveva avuto un grave esaurimento nervoso e si era ritirato a vita privata. Il secondo invece era diventato il compagno di viaggi e di vacanze improvvisate di Francesco. Memorabili furono i loro campeggi in Calabria, nei primi Anni Settanta.
Con una Cinquecento scassata, che Francesco aveva comprato a rate dopo il suo primo stipendio, si erano avventurati verso il Sud. Le loro avventure risultarono in seguito molto simili a quelle dell'indimenticabile duo Fantozzi e Filini.
Dopo tre anni di insegnamento a Rovereto e tre estati in Calabria, finalmente Francesco Monterovere, nel 1970, ottenne il trasferimento presso una scuola più vicina, e cioè l'Isituto Tecnico Industriale Statale di Forlì.