<<Parlatemi delle città del vostro pianeta, lord Waldemar. Sono più grandi di questa? E più belle?>> chiese Yliena mentre passeggiavano per la Città Vecchia di Alfheim, all'interno della seconda cerchia di mura, ove scorreva limpida l'acqua del fiume, convogliata in tanti piccoli canali perfettamente mantenuti.
I ponti e i camminamenti tra i canali erano in marmo lucido e scolpito con precisione e sapienza ornamentale.
<<Più grandi, alcune, ma non più belle. Non c'è niente di più bello di questo luogo e di coloro che lo abitano>> rispose lui, e lo pensava davvero <<Da noi è diverso: la gente va sempre di fretta, eppure non va da nessuna parte. Molti pericoli ci minacciano, ma i governanti si rifiutano persino di dare un nome preciso a questa minaccia. Ma non voglio incupirvi con discorsi funesti. Quei pensieri toccano a me, e a me soltanto. Sono parte della missione a cui ho consacrato la mia vita>>
<<Parlatemi di voi allora, ma non del Profeta, di cui molto già si è detto, bensì dell'uomo! Chi è veramente Roman Waldemar, come persona?>>
<<Sono un uomo di pace, amo la quiete, la tranquillità, la riflessione. Detesto il rumore, l'affollamento, lo schiamazzo, il disordine, la banalità.
Mi diverto a problematizzare l'ovvio e ad oppormi all'idolatria del fatto compiuto.
Per mia sfortuna ho un forte senso del dovere, per cui, se mi viene richiesto di sacrificare la mia esigenza di tranquillità e riservatezza in nome di un nobile scopo e di un'alta missione, non mi tiro indietro.
Questo è il paradosso della mia vita: ho rinunciato a ciò che amo in nome del dovere che mi è stato assegnato: contribuire a portare in salvo l'umanità, pur non avendone un'eccessiva stima.
Confido nel Programma Genetico affinché l'umanità possa essere migliorata, ma non mi faccio troppe illusioni. Ciononostante, ho sacrificato tutto in nome della missione assegnatami.
Ho fatto dono della mia vita agli altri, ma gli altri non mi ringrazieranno, perché gli uomini non amano le persone serie, preferiscono i buffoni e gli spettacoli da stadio.
E' la natura degli uomini, e dispero sul fatto di poterla cambiare.
Mi odieranno, forse arriveranno a maledirmi, per i miei valori, così diversi dai loro.
Del resto, come è scritto nei vangeli, nessuno è profeta in patria>>
Lei ne fu turbata:
<<Non vi è un qualche rimedio? Non vi è più consentito mitigare questo destino?>>
Lui la guardò negli occhi col lilla e all'improvviso vide un'ipotesi di speranza che fino ad allora era rimasta celata alla sua vista.
Un qualcosa legato ad Yliena,
<<Sono il Luogotenente del Signore Atar. Perciò ho camminato e perciò adesso sono qui.
Molti poteri mi sono stati conferiti, molte libertà mi sono state sottratte: Atar ha dato, Atar ha tolto. Sia fatta la sua volontà>>
<<Atar è mio padre. Se ci ha fatti incontrare e ha favorito la nostra reciproca comprensione facendo sì che entrambi fossimo Veggenti, tutto questo non può essere avvenuto per caso>>
Waldemar capì che anche lei aveva visto quella possibilità:
<<Sono d'accordo. Ma sempre mutevole è la Visione del Futuro, così come mutevoli sono i sentimenti, persino i più profondi>>
<<Eppure in questa Visione, dove tutto passa, dove tutto cambia, noi siamo ancora qua>>
Una frase piena di sottintesi.
Waldemar glielo leggeva nel pensiero.
Percepiva sentimenti sinceri.
Quella frase aveva rievocato nella sua mente le note di un canto.
E non abbiam bisogno di parole.
Eppure qualcosa andava detto, se non altro per porre un argine alla sfera emotiva:
<<Forse la vostra Visione è più completa>>
Lei allora disse una frase destinata a rimanere impressa nella memoria di entrambi:
<<Vi darei i miei occhi per permettervi di vedere ciò che non riuscite a vedere...>>
Era una frase forte.
Ed anche una deviazione rispetto al Disegno originario.
Le conseguenze potrebbero essere devastanti.
<<Forse qualcosa ho già visto. Le vostre parole riecheggiano dentro di me, come se le avessi già udite in sogno, durante una delle mie Visioni>>
<<Allora potete ricordare i sogni in cui c'ero anch'io?>>
<<C'era un sogno ricorrente... fin da bambino... una fanciulla, simile a una fata, che si appoggiava a una colonna, in un palazzo, in mezzo a un fiume... e il sole le accarezzava le vesti...>>
Era tutto così perfetto.
Sembrava di essere dentro una favola.
Il sole ti accarezza e ti accarezzo anch'io...
Troppo bello per essere vero.
Yliena sorrise:
<<Seguitemi>>
Lo condusse lungo alcuni portici, fino a un colonnato che si affacciava direttamente sul fiume.
Vieni più vicino.
Il sole illuminava quel luogo con uno splendore quasi irreale.
Lei si appoggiò ad una colonna, ed appoggiò anche la testa.
Waldemar fu percorso da un brivido:
<<E' la stessa immagine, identica in ogni particolare. Se dunque anche voi avete sognato tutto questo, vi prego di raccontarmi, Yliena, come proseguiva il vostro sogno>>
<<La fanciulla vi diceva: "E' il segno di un'altra orbita, tu seguila. Puoi scegliere. Riprendi in mano il tuo destino">>
Lui annuì, perché erano le stesse parole:
<<Ed io chiedevo: "Come puoi saperlo?">>
<<Lei rispondeva: "Perché qui la Luce è più intensa, e i contorni delle cose sono prossimi a rivelare il loro ultimo segreto">>
Waldemar era ormai pienamente immerso nel senso di deja vù di quella situazione.
<<Per lungo tempo ho cercato di ricordare il seguito. Ora lo sto vivendo. Qual è il segreto che mi è stato nascosto? Come è stato possibile? Perché il Signore Atar lo ha permesso?>>
Yliena sorrise:
<<Al Signore Atar non interessano i mezzi, ma soltanto i risultati.
Sono a conoscenza del fatto che l'incrocio tra umani e Alfar è stato reso possibile dal vostro Programma Genetico.
Lo scopo principale del Programma era questo: rendere compatibili le nostre due razze per la riproduzione e la creazione di una sintesi.
Una dinastia Ataris che abbia il vostro sangue, quello dell'Aristocrazia Nera e del Serpente Rosso, il Sangue dei Re: ad Atar importa questo>>
Waldemar annuì:
<<E a voi, invece, Yliena? A voi cosa importa?>>
<<Mi importa il presente, ciò che ho davanti.
Chi ho davanti.
Io non vi giudicherò per il vostro sangue e nemmeno per le vostre parole.
Ciò che mi importa sono le vostre scelte, le vostre decisioni, le vostre azioni, che spero saranno coerenti con ciò che dite e ciò che pensate>>
<<La coerenza è una grande dote, alla quale ho sempre aspirato, ma senza riuscire a raggiungerla.
Voi parlate del presente, ma io ritengo illusorio pensare che il passato non influisca in maniera determinante sulle scelte del presente. Già una volta, in sogno, mi chiedeste di dimenticare i padri, eppure vedo qui ergersi colossali le statue dei vostri antenati>>
<<Quelle statue sono l'unica cosa tetra di questa città. Per me non solo non hanno importanza, ma mi infastidiscono. La mia famiglia si è quasi estinta perché gli ultimi re davano più importanza ai loro antenati che ai loro stessi figli. Ho visto mia madre appassire all'ombra di questi colossi e ho capito che per me c'erano solo due strade: o innalzarmi al di sopra di tutti loro, o sparire insieme a loro, nell'ombra. Come vedete, io ho fatto la mia scelta e adesso, ancora una volta, ripeto a voi: dimenticate i padri, le loro tombe sprofondano nella cenere!>>
<<Io non sono un adoratore di ceneri, Yliena. Io sono colui che mantiene viva la Fiamma...>>
<<Bene! Allora accendi questo Fuoco!>>
Non terminò la frase.
Non era necessario. Se l'erano detta in sogno molte volte.
Accendi questo fuoco, amore mio, e bruceranno tutte le paure.
Non c'era bisogno di dirlo. Alcune cose esistevano senza parole, persino senza un nome.
Waldemar lo sapeva bene, ma non si lasciò andare, perché c'erano implicazioni morali che dovevano essere discusse e soppesate:
<<Come ho già detto, i sentimenti sono qualcosa di troppo mutevole per poter costituire le basi del futuro.
Inoltre, altre persone sono coinvolte. Tuo fratello Baldur potrebbe vedere in me una minaccia al suo diritto di successione. E poi ci sono... be', tu sai a chi mi riferisco...>>
Yiliena annuì:
<<Lo so. Le sorelle di Virginia. E conosco qualcosa, sul loro conto, che tu non sai, anche se forse l'hai capito. Esiste un velo, una specie di magia, che ti impedisce di vedere il loro futuro e quello delle figlie che hai avuto o potresti avere da loro. Gothar e i suoi Vampiri hanno tessuto quell'incantesimo, che tu ti porti dietro. Ma io posso vedere sia il presente che il futuro di tutte le sorelle, e anche di tua figlia>>
Waldemar aveva intuito da tempo tutto questo e prima di chiedere qualsiasi rivelazione, doveva chiarire un dubbio:
<<Perché Atar non mi ha avvertito di questo?>>
<<Lo ha fatto per il tuo bene. Ti ha donato questo margine di libertà. Io so cosa vuol dire il peso della Preveggenza. Conoscere il futuro senza riuscire a modificarlo. Cosa c'è di più terribile? Ma tu hai questo dono: una parte di quel futuro ti è nascosta, ed è proprio in quella parte che tu puoi esercitare il tuo libero arbitrio.
Per questo io ti chiedo: vuoi veramente conoscere il segreto? Io posso rivelartelo, se vuoi, ma a volte è meglio non sapere>>
<<Tu dici che devo dimenticare il passato e ignorare il futuro. Come consiglio può forse valere per un uomo comune, ma io sono tutto tranne che un uomo comune>>
Lei sorrise:
<<Mi piaci quando tiri fuori un po' di spavalderia! Ma ti invito comunque a riflettere su questi consigli. Perché voltarsi indietro, se il vecchio mondo non c'è più?>>
Waldemar rimase serio:
<<Bisogna voltarsi indietro per guardarsi le spalle. Chi ignora il passato è destinato a ripeterne gli errori. Tutt'altra cosa invece è il futuro. Su questo forse hai ragione.
Ma almeno una cosa devi dirmela: come sta mia figlia? Ho motivo di preoccuparmi per lei?>>
<<Igraine sta bene. E' con la tua famiglia. Ed è forte. Saprà affrontare con successo tutte le sfide del futuro. In verità, tua figlia è molto più forte dei suoi genitori, così come era nelle intenzioni di chi ha auspicato la sua nascita.
Altre due figlie nasceranno, come richiesto dagli Immortali, ma il quando, e soprattutto il come, dipendono da te, dalla tua decisione>>
Ancora una volta ciò che era più importante rimaneva implicito.
E ti solleverò tutte le volte che cadrai, e raccoglierò i tuoi fiori che per strada perderai, e seguirò il tuo volo senza interferire mai...
Ma questa era la voce del cuore, non quella della mente.
Non riusciva a togliersi dalla testa la visione di lei con in braccio una bambina.
Mia figlia, la secondogenita... e la madre è così bella: un'eterea creatura fatata...
Waldemar cercò di mantenere la consueta nonchalance:
<<Può essere. Eppure ho le mie perplessità, sull'argomento.
Se veramente mi è stata concessa la facoltà di scegliere, allora non dovrà essere una scelta avventata. Non ripeterò l'errore commesso con Jessica: se anche era destino che ci unissimo, tutto avvenne troppo in fretta>>
<<Concordo, ma ti avverto. Sii sempre vigile, perché questa è la patria degli unicorni, ed è qui che è nata la leggenda delle vergini che li riescono a incantare>>
<<E pensi che, dopo tutto quello che mi è successo, io possa lasciarmi incantare un'altra volta?>>
<<Io non penso niente, ma immagino tutto...>> dichiarò con aria maliziosa.
Waldemar sentì un brivido lungo la schiena, e tuttavia mantenne la propria compostezza:
<<Sarà meglio che tutto ciò rimanga limitato alla sfera della fantasia, almeno finché non sarà stata fatta chiarezza su quanto ancora è incerto>>
Lei ribatté con una domanda retorica:
<<Dunque non mi credi quando ti dico che alcune di queste cose sono certe?>>
<<In verità. mia dolce Yliena, io non vorrei sembrare la persona che gioca con i sentimenti degli altri quando non è sicura dei propri.
Per dirla tutta, io non so più cosa credere. Non so più a chi credere. Non so più se credere... >>
<<Devi credere in te stesso, nei tuoi valori, nelle tue qualità, nei tuoi obiettivi. Sii fedele a te stesso, e il resto verrà di conseguenza>>
Forse aveva ragione.
Vedrai che la tristezza passerà.
Waldemar annuì:
<<Parole di grande saggezza, alle quali intendo dare credito. Il resto, poi, chissà, verrà domani...>>