Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
martedì 18 settembre 2018
Gandalf ha consciamente sacrificato Esgaroth (Pontelagolungo) per salvare Lorien e Rivendell (Gran Burrone) ?
Molti appassionati lettori degli scritti di Tolkien, così come anche molti spettatori dei film che ne sono stati tratti, si saranno chiesti come mai Gandalf abbia voluto convincere Thorin a rivendicare il tesoro e la sovranità di Erebor pur sapendo che questo avrebbe causato il risveglio di Smaug, con le sue devastanti conseguenze per la popolazione di Esgaroth, ossia la città di Pontelagolungo, che verrà infatti bruciata dal drago, provocando morte e distruzione.
E' una domanda imbarazzante perché ci mostra il lato meno chiaro dello Stregone Grigio, ossia quello del pianificatore e tessitore di trame che potremmo definire "geopolitiche", secondo un criterio di "realpolitik" che a volte rasenta il cinismo.
La risposta ce la dà Tolkien stesso nel racconto La cerca di Erebor dove Gandalf, rivolgendosi ad un pubblico di ascoltatori interessati a conoscere le motivazioni che lo mossero all'impresa, racconta in prima persona quanto segue:
<<Sapevo che Sauron si era nuovamente levato e che ben presto si sarebbe manifestato apertamente, e sapevo anche che si stava preparando una grande guerra.
Come l’avrebbe cominciata? Avrebbe tentato per prima cosa di rioccupare Mordor, oppure avrebbe attaccato le principali fortezze dei suoi nemici? Pensavo allora, e adesso ne sono certo, che il suo piano fosse di assalire Lothlorien e Gran Burrone, appena diventato abbastanza forte. Sarebbe stato per lui un’idea molto migliore, e per noi molto peggiore.
<<Voi forse penserete che Gran Burrone fosse fuori della sua portata, ma io non sono di questo avviso. Le cose al Nord andavano malissimo. Il Regno della Montagna e i forti Uomini di Dale non erano più. A contrastare le forze che Sauron avrebbe potuto mandare per riconquistare i passi settentrionali dei monti e le vecchie contrade di Angmar c’erano soltanto i Nani dei Colli Ferrosi, dietro ai qali stavano una landa desolata e un Drago. Di questo, Sauron poteva servirsi con effetti spaventosi.
Spesso mi dicevo: "Devo trovare un modo di sistemare Smaug. Ma ancora più urgente è un colpo diretto contro Dol Guldur. Dobbiamo ostacolare i progetti di Sauron. Bisogna che il Consiglio se ne occupi" >>
Gandalf dunque vuole "sistemare Smaug", ma come intende farlo?
E' qui che si sviluppa il piano per colpire il Nord di sorpresa, prima che le forze di Sauron siano pronte.
Il primo passo, come sappiamo, è quello di convincere Thorin a rivendicare il trono dei suoi antenati, sottraendo a Smaug l'Arkengemma, sulla quale tutti gli altri Principi dei Nani avevano giurato obbedienza.
Il secondo passo è quello di individuare chi, materialmente, può rubare quella gemma sotto il naso di Smaug.
E io: "Un momento! Tu Speri di vedertela con un Drago; il quale però non è solo grandissimo, ma è ormai molto vecchio e molto astuto. Fin dall’inizio della tua avventura, dovrai tener conto di questo: della sua memoria e del suo olfatto."
"Naturalmente" assicurò Thorin. "I Nani hanno avuto a che fare con i Draghi più di chiunque altro, e tu non stai parlando ad uno sprovveduto."
"Benissimo," replicai "ma non mi sembra che i piani da te elaborati prendano in considerazione quest’aspetto. Il mio è un piano basato sull’azione segreta e furtiva. Segreta e furtiva ho detto. Smaug non se ne sta sul suo prezioso letto senza avere sogni, Thorin Scudodiquercia. E sogna Nani! Puoi star certo che giorno per giorno, notte per notte, esplora la sua aula, finchè non è certo che non c’è nelle vicinanze il minimo sentore di Nano, prima di mettersi a dormire. E il suo è un sonno a mezzo, con le orecchie tese a cogliere il rumore di passi di Nano."
"Questa segretezza la fai sembrare difficile e disperata non meno di un attacco diretto" intervenne Balin. "Di una difficoltà insormontabile!".
"Si, è difficile" ammisi. "Ma non di una difficoltà insormontabile, altrimenti non sarei venuto qui a sprecare il mio tempo. Direi piuttosto che è assurdamente difficile, ed è per questo che intendo suggerire un’assurda soluzione del problema. Prendi con te uno Hobbit! Smaug probabilmente non ha mai sentito parlare di Hobbit, e certamente non ne ha mai sentito l’odore".
"Cosa?" insorse Glòin. "Uno di quei sempliciotti della Contea? A che cosa servirebbe mai, sopra o sotto questa terra? Che abbia pure l’odore che vuole, mai oserà avvicinarsi tanto da poter essere fiutato al più implume dei draghetti appena uscito dall’uovo."
"Su, su" dissi io "quello che dici non è bello. Tu non ne sai molto della gente della Contea, caro Glòin. Secondo me, tu li ritieni dei sempliciotti perchè sono generosi e incapaci di mercanteggiare; e li ritieni paurosi perchè a loro non vedi mai armi. Ma ti sbagli. E comunque sia, ce n’è uno sul quale ho messo gli occhi come tuo compagno, caro Thorin. E’ un tipo abile e intelligente, ma anche astuto e tutt’altro che temerario. E ritengo che abbia del fegato. Un grande coraggio, anzi, come è proprio della sua gente. Sono, se mi consentite, coraggiosi al momento opportuno. Questi Hobbit devi vederli nel momento del bisogno, per scoprire che cosa c’è in loro."
"E’ una prova che non si può fare" replicò Thorin. "A quel che ho potuto osservare, fanno sempre di tutto per evitare di trovarsi in difficoltà."
"Verissimo" convenni. "E’ gente con la testa sulle spalle. Ma l’Hobbit di cui ti parlo è alquanto fuori dal comune. Penso che non sia difficile persuaderlo a cacciarsi in un pasticcio. Ritengo anzi che, in cuor suo, in realtà lo desideri – desideri, se vuoi metterla così, un’avventura."
"Non a spese mie!" insorse Thorin alzandosi e passeggiando su e giu furibondo. "Questo non è un consiglio, questa è una buffonata! Non riesco a vedere che cosa un Hobbit qualsiasi, buono o cattivo, possa fare per ripagarmi di aver provveduto a lui per una giornata, posto che si riesca a persuaderlo a partire."
"Non riesci a vedere! Più probabilmente, non riusciresti ad udirlo" ribattei. "Gli Hobbit si muovono senza sforzo più silenziosamente di quanto non riesca a fare qualsiasi Nano al mondo, anche se ne andasse della sua vita. A mio giudizio, sono quelli con il piede più leggero tra tutte le specie mortali. E non mi sembra comunque che tu te ne sia reso conto, Thorin Scudodiquercia, mentre te ne andavi per la Contea producendo un rumore che, te lo posso dire io, gli abitanti potevano udire a un miglio di distanza. Dicendo che avevi bisogno di un’azione segreta e furtiva, intendevo riferirmi ad una segretezza professionale!".
"Segretezza professionale?" esclamò Balin, interpretando le mie parole in maniera alquanto diversa da quel che intendevo. "Stai parlando di un cacciatore di tesori addestrato? Se ne trovano ancora in giro?".
Esitai. Era un aspetto nuovo, e non sapevo bene come affrontarlo. "Penso di si" mi decisi finalmente a dire. "A pagamento, quelli sono disposti ad andare dove tu non osi, e in ogni caso non potresti, e trovare quel che desideri." Gli occhi di Thorin balenarono: nella mente gli si era risvegliato il ricordo di tesori perduti; ma poi disse con tono sprezzante:
"Un ladro a pagamento, insomma. Lo si può anche prendere in considerazione se il compenso non è troppo alto. Ma che cosa ha a che fare tutto questo con uno di quei paesani? E’ gente credulona, quella, incapace di distinguere una pietra preziosa da una perlina di vetro".
"Preferirei che non parlassi con tanta sicumera senza sapere come stanno le cose" replicai brusco. "Quei paesani vivono nella Contea da circa millequattrocento anni, e nel frattempo hanno avuto modo di imparare un sacco di cose. Hanno avuto a che fare con gli Elfi e con i Nani un migliaio d’anni prima che Smaug venisse nell’Erebor. Nessuno di loro è ricco come credevano i vostri avi, ma potrai costatare, caro Thorin, che alcuni di loro nelle proprie dimore hanno cose più belle di quante ne possa vantare tu. Lo Hobbit che ho in mente io ha splendide cose d’oro, mangia con posate d’argento e il vino lo bene da meravigliosi cristalli."
"Ah, finalmente capisco dove vuoi andare a parare" fece Balin. "E’ un ladro, dunque. E’ per questo che ce lo raccomandi?".
Resta però evidente il fatto che in qualche modo Smaug doveva essere ucciso.
Ma su questo punto Gandalf non si pronuncia.
I suoi poteri magici non sono forse in grado di contrastare quelli del drago?
Tolkien non ce lo dice, ma dalla reticenza di Gandalf sulla questione si può intuire che nemmeno lo stregone grigio, da solo, avrebbe potuto uccidere Smaug.
Occorreva dunque la mobilitazione generale e il sacrificio di tutto il Nord, compresi gli Uomini di Pontelagolungo, tra cui Bard, predestinato alla grandezza, e gli Elfi di Thranduil, che erano, nell'ottica della "realpolitik" gandalfiana, più "sacrificabili" rispetto agli Alti Elfi di Gran Burrone o di Lothlorien.
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