Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 4 maggio 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 63. Il fallimento del Banco Ambrosiano travolge i fratelli di Ettore Ricci
La "Bancaccia" Rurale Romagnola era controllata dal Banco Ambrosiano, che navigava in pessime acque da molti anni, tanto da indurre Ettore Ricci a vendere tutte le sue azioni e spostare tutti i suoi risparmi presso altri istituti.
Aveva persino fatto trasferire altrove il nipote Goffredo Papisco, che era finalmente diventato direttore di filiale in una sede della Cassa dei Risparmi di Carpinello.
Ettore aveva anche cercato, inutilmente, di convincere i fratelli Aristide e Alberico a seguire il suo esempio:
<<Dovete spostare subito i vostri capitali. I miei informatori mi dicono che il fallimento del Banco Ambrosiano è ormai inevitabile>>
Aristide, però si era intestardito:
<<Senti Ettore, se permetti, io ho informatori più affidabili. Mio genero, il Senatore Leandri, ha garantito che Calvi può contare sull'appoggio dello Ior, ed è stato lo stesso monsignor Marcinkus a esprimere la massima disponibilità. E poi naturalmente c'è la garanzia da parte di Sindona, e di tutti i pezzi grossi che sono in contatto con lui.
Per questo io non solo non vendo, ma ho deciso di comprare molte azioni del Banco, che adesso sono sottovalutate, ma presto varranno il doppio>>
Ettore aveva perso la pazienza:
<<E' una follia, anzi, peggio, è una stupidaggine! Se tu non fossi un mio socio in affari, potrei anche infischiarmene della sorte dei tuoi soldi, ma purtroppo non è così. Per questo ti dico che non devi fidarti di gente come Calvi, Marcinkus e Sindona: sono troppo compromessi con la mafia, con la massoneria e con chissà quali altre magagne>>
Aristide insisteva:
<<Ma il Senatore Leandri mi ha detto...>>
<<E falla finita con quell'idiota di Leandri! E' solo capace di darsi delle arie da grand'uomo, ma in realtà non conta un ca...>>
<<Non ti permetto di permetto di parlare così di mio genero! La tua è solo invidia, perché le tue figlie non hanno sposato uomini importanti!>>
Ettore prese Aristide per il bavero della camicia:
<<Lascia stare le mie figlie! E non azzardarti a tornare qui a battere cassa quando finirai con le pezze al culo!>>
<<Staremo a vedere, Ettore, chi rimarrà con le pezze al culo! Io diventerò più ricco di te!>>
Detto questo, Aristide Ricci si spolverò le spalle della giacca e se ne andò con aria oltraggiata, sbattendo la porta.
<<E tu, Alberico, da che parte stai?>>
Il terzo fratello Ricci, perennemente confuso, non voleva far dispiacere a nessuno degli altri due:
<<Be', senti, Ettore, io porterò via un po' di obbligazioni>>
<<Obbligazioni? Non ti basterebbero per campare un anno, se il Banco fallisse! Devi vendere tutto!>>
<<Be', io, ecco... ci penserò>>
<<Pensaci in fretta, Alberico, perché se poi rimarrai anche tu col cerino in mano, non sarò certo io a tirarti fuori le castagne dal fuoco. Intesi?>>
Alberico annuì, poco convinto, e se ne andò ciondolando, in ciabatte.
Ettore si rivolse allora a sua sorella Adriana:
<<Ma cos'ho fatto di male per avere come fratelli due coglioni del genere?>>
<<Il guaio di noi Ricci è che manchiamo di moderazione, come nostra madre ci faceva spesso notare>>
<<Nostra madre, mia cara sorella, diceva anche che ci vuole moderazione in tutto, compresa la moderazione stessa. E quando si ha a che fare con Aristide e Alberico, ogni moderazione diventa un eccesso>>
Aveva ragione nel giudicare così i suoi fratelli e i fatti lo dimostrarono.
Il "castello di carte" dell'Ambrosiano crollò alla fine del 1981 con la scoperta della loggia P2 che lo proteggeva
Ettore Ricci lo annunciò al resto della famiglia nel Salotto Liberty:
<<Mentre voi stavate a guardare il matrimonio di Carlo d'Inghilterra, che tra l'altro ha avuto la pessima idea di sposare una donna che si chiama come mia moglie, io seguivo la politica e la finanza! Queste sono le cose che contano!>>
Diana aveva colto solo la prima parte del discorso:
<<E' Diana Spencer ad aver fatto il più grande errore della sua vita>>
La contessa madre Emilia, col un bicchiere di Porto in mano, cercò di fare da paciere:
<<A ciascuno il suo. A noi donne le cose frivole e a voi uomini le cose noiose>>
Ettore, rivolto ai nipoti, dichiarò:
<<Fabrizio, Alessio e Riccardo, tenete bene a mente la morale di questa storia: chi non è sempre perfettamente informato riguardo alla politica e alla finanza, alla fine resta con le pive nel sacco>>
Avrebbe usato una terminologia più fiorita, se non si fosse rivolto a dei bambini.
In ogni caso, la Grande Storia si abbatté sulla Piccola Storia di Casemurate come un uragano.
Il 18 giugno 1982 il presidente Roberto Calvi venne ritrovato impiccato sotto un ponte di Londra.
Quattro giorni dopo la misteriosa morte del banchiere, il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, su proposta della Banca d'Italia allora guidata da Carlo Azeglio Ciampi, dispose lo scioglimento degli organi amministrativi dell'istituto. Sul Banco gravava un buco finanziario di 1.200 miliardi di lire.
Il 6 agosto 1982 il Banco Ambrosiano venne messo in liquidazione
Per quanto la previsione di Ettore Ricci fosse stata precisa, quest'ultimo non ebbe motivo di rallegrarsene, perché comunque, con la rovina dei suoi fratelli, che erano anche suoi soci, la famiglia Ricci ne usciva danneggiata sia nel patrimonio che nel buon nome.
Il 14 agosto 1982, dopo alcuni giorni di disperata ricerca di creditori, Aristide Ricci si sparò un colpo alla tempia, ponendo fine alla sua vita.
Alberico fuggì all'estero con i pochi soldi che gli rimanevano, per evitare l'umiliazione di assistere al pignoramento di tutti i suoi beni.
Si cercò di mettere a tacere lo scandalo, ma la gente continuò a parlarne per anni.
Ettore Ricci manteneva il timone di una nave che stava perdendo i pezzi.
Due soci importanti erano venuti meno, e i loro capitali avevano lasciato un enorme deficit di bilancio.
Pur non avendo subito perdite dirette, Ettore Ricci usciva comunque fortemente indebolito da quella vicenda.
Non diede comunque a nessuno la soddisfazione di vederlo inquieto o rattristato. Rimase quello di sempre e confidò a suo nipote Riccardo:
<<Se c'è una lezione che Diana mi ha insegnato è quella di saper perdere con eleganza>>
Molti avvoltoi gli giravano intorno, e branchi di lupi.
E a questo proposito c'era un altro insegnamento da impartire al suo nipote ed erede:
<<In una lotta tra lupi non vince il più grosso, ma quello più affamato>>
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