domenica 28 aprile 2019

I popoli celtici in Italia, la Gallia Senone e la Bandiera gallica della Romagna


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Gallia Cisalpina o Gallia Citeriore è il nome conferito dai Romani in età repubblicana ai territori dell'Italia settentrionale compresi tra il fiume Adige a Levante, le Alpi a Ponente e a Settentrione e il Rubicone a Meridione. Il Podivideva la regione in Gallia Transpadana e Gallia Cispadana. Si trattava dei territori che corrispondevano all'attuale pianura padana, attorno al grande fiume Po, compresi i territori della Liguria a sud-ovest, fino all'attuale Veneto nella sua parte nord-orientale. La regione divenne provincia romana includendo però tutti i territori a ovest del fiume Adige, fino alle Alpi piemontesi.[1]

I Celti e i Celto-Liguri

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Spedizioni celtiche in Italia.
Tito Livio riferisce che attorno al 600 a.C. (Prisco Tarquinio Romae regnante), un'orda di Galli guidata da Belloveso oltrepassò le Alpi e occupò il territorio tra Milano e Cremona (fondando la città di Mediolanum), identificando gli abitanti del luogo, gli Insubri, con questi invasori Galli.[9] Nel Periplo di Scilace, di Scilace di Carianda, viaggiatore e geografo greco attivo tra nel 522-485 a.C. viene attestata la presenza di genti di lingua celtica insediate nell'Italia nord-orientale. Il testo, riscritto circa un secolo dopo dallo pseudo-Silace dopo la perdita dell'originale, racconta del viaggio lungo le coste del mediterraneo compiuto dal viaggiatore greco che descrive le tribù celtiche presenti sulla costa appena a Meridione degli insediamenti dei Veneti in un'epoca che, considerando le date note della vita di Silace, deve aggirarsi attorno al 490 a.C.
Il riesame delle fonti archeologiche, in particolare proprio del passo di Livio che documenta l'arrivo di Belloveso e dei suoi Insubri all'epoca del regno di Tarquinio Prisco (VI secolo a.C.) con la fondazione di Milano, ha costretto a collocare la presenza celtica in Italia almeno al VII secolo a.C. se non prima. La presenza dei Celti in Italia Settentrionale risulta, poi, anteriore alle ondate di invasori ricordate dalle fonti letterarie, come dimostrato dai reperti archeologici.

Popolazioni celticheliguri e veneti della Gallia cisalpina.
Arrivi di nuove popolazioni si verificarono attorno alla fine del V inizi del IV secolo a.C. Comincia una decadenza irreversibile della grecità d'Italia sotto la spinta delle popolazioni italiche, le vie dei commerci attici sono distrutte dalla guerra del Peloponneso e non si riprenderanno più. L'interruzione della circolazione di beni è fonte di una crisi economica che porta, di riflesso, all'impoverimento e alla crisi di tutti quei popoli che erano interlocutori commerciali dei Greci: tra di essi anche i Celti. Le invasioni, siano esse tumultus Gallici o episodi di mercenariato, denotano un quadro di necessità, le popolazioni celtiche dell'Italia settentrionale rinforzano i legami con l'Oltralpe e questo provoca l'arrivo di nuove genti tra le quali i Senoni, i recentissimi advenarum di cui parla Livio, autori del sacco di Roma nel 390 a.C. Le popolazioni celtiche che popolarono la pianura padana sono storicamente note dal famoso passo di Livio.[10] Subito dopo gli Insubri arrivano i Cenomani che occupano il territorio a est dell'Adige, indeterminato è invece l'arrivo delle altre popolazioni che, con un meccanismo "a scavalco" occupano via via tutta la pianura padana meridionale scacciandone Etruschi e Umbri. Livio ricorda Libui e Salluvi che si fermano accanto all'antica tribù dei Laevi, stanziata vicino al Ticino; i Boi e i Lingoni e, da ultimi, i Senoni.[11]
I "nuovi" Celti stabilitisi in Cisalpina potevano tra l'altro acquisire a sé il controllo del mercato di un materiale che da lungo tempo esercitava su di loro una potente attrazione, grazie alle virtù magiche che essi gli attribuivano: il corallo, proveniente soprattutto dal golfo di Napoli, conobbe una vera esplosione, con frequenti applicazioni in torqueelmifoderi di spada e fibule,[12][13] dando origine, soprattutto in Svizzera, sia a un surrogato bronzeo, sia a vere e proprie imitazioni, grazie all'invenzione celtica di uno speciale smalto colorato,[13] realizzato con un particolare procedimento e ampiamente diffuso dal centro-Europa fino all'arcipelago britannico.[14]

Le regioni italiane ridefinite in base ai principali popoli pre-romani da cui hanno avuto origine (secondo Paolo Sizzi)



La mappa sovrastante è stata realizzata da Paolo Sizzi nel suo accurato e interessante blog di etnologia, antropologia, storia, genetica delle popolazioni e politica.
Si parla, in questo caso, di etnoregioni. Un raggruppamento di etnoregioni affini, per esempio quelle che derivano da un substrato gallo-italico e da un superstrato franco-goto-longobardo, possono diventare delle etnonazioni, come la cosiddetta Grande Lombardia, che ingloberebbe, oltre alla Lombardia propriamente detta, anche l'Emilia-Romagna, la Liguria, parte del Piemonte, del Trentino, de Veneto e persino della Toscana (la provincia di Massa-Carrara) e delle Marche (la provincia di Pesaro-Urbino e le zone costiere e collinari fino a Senigallia, o al fiume Esino, al di sotto del quale inizia la vera e propria Marca di Ancona, anticamente detta Piceno).
Il federalismo, l'etnoregionalismo e l'etnonazionalismo possono coesistere sia nell'ambito del territorio italiano che in quello di un'Europa delle "piccole patrie", alternativa a quella dei burocrati e dell'alta finanza.

Per maggiori informazioni al riguardo si rimanda al seguente link: https://ilsizzi.wordpress.com/

La ridefinizione dei confini si basa su criteri linguistici (il substrato dialettale è uno dei principali indizi sul tipo di popolazione preromana che abitava la nostra penisola prima che Roma la unificasse per la prima volta.

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Ma ci sono anche criteri genetici che permettono di individuare gli aplogruppi di DNA del cromosoma Y (paterno) e X (materno, mitocondriale), per determinare l'origine ancestrale degli abitanti di una determinata zona. I test sono in continuo aggiornamento e chiunque si può volontariamente sottoporre all'esame.


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