l 10° parallelo Nord è descritto come la linea d'incontro tra l'islam e il cristianesimo a livello planetario. In Africa, attraversa la Nigeria, la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan, il Sudan, la Somalia e il Camerun.
Quest'ultimo è uno dei pochi paesi del continente a non aver mai subito un colpo di Stato o un rovesciamento violento del potere negli ultimi 10 anni.
Tuttavia, una costellazione di milizie jihadiste ne sfrutta da diverso tempo le regioni settentrionali per condurre attacchi oltre le sue frontiere. Agiscono sotto l'ombrello di Boko Haram, Ansaru e dei ribelli Seleka, autori del golpe che nel marzo scorso ha costretto alla fuga l'ex presidente centrafricano Francois Bozizè.
Ma anche il Camerun rischia di cader preda di un pericoloso vuoto di sicurezza.
Fondato nel 2002 dall'ormai defunto Mohammed Yusuf nella città di Maiduguri, il "Popolo per la propagazione degli insegnamenti del profeta e del jihad", conosciuto in lingua hausa come Boko Haram, è un'organizzazione terroristica nota per i suoi spietati principi anti-cristiani.
Nel 2004 ha dato il via alla sua campagna di terrore tra i monti di Mandara, sul confine che separa il Camerun dalla Nigeria. Un'area difficile da sorvegliare e fisiognomicamente vicina alla cintura tribale del Waziristan: 200 chilometri immersi nel deserto dove Boko Haram ha fondato basi e campi di addestramento per reclutare giovani dediti al martirio.
Cinque anni più tardi il movimento è passato in mano ad Abubakar Shekau, su cui oggi pende una taglia di 7 milioni di dollari emessa dal dipartimento di Stato Usa. L'emiro, dopo aver annunciato l'inizio del jihad, ha trascorso le sue giornate in un compound di Gwoza, non lontano dalla frontiera camerunense. Frontiera che, tra l'altro, ha varcato più volte per sottoporsi a delle cure mediche, benché nessuno sappia esattamente dove, dopo essere stato gravemente ferito a Lagos nel corso di un raid lanciato dell'esercito di Abuja.
Oltre a utilizzare il Camerun come trampolino per condurre attacchi sanguinosisul suolo nigeriano, Boko Haram si è introdotto nel paese per dare la caccia ai disertori che hanno abbandonato il movimento in dissenso con le azioni violente dirette in modo indiscriminato contro la "ummah" (comunità musulmana).
Alcuni dei disertori potrebbero essere confluiti in Ansaru, la formazione scissionista accusata di aver ucciso, in occasioni separate, i due ingegneri italiani Silvano Trevisan e Franco Lamolinara, e che non esitò a definire Shekau stesso un uomo "disumano".
Le due cellule terroriste mantengono comunque dei "rapporti di cortesia", se non di collaborazione. In febbraio, hanno condotto congiuntamente il rapimento di un'intera famiglia francese di 7 persone. Più recentemente la dinamica del sequestro è stata replicata nei confronti di un sacerdote, sempre francese, poi liberato grazie all'intervento del presidente Paul Biya.
Fatta eccezione per il giro di vite contro i propri disertori, dal 2010 Shekau non ha più ordinato alcun attacco in Camerun. Ciò lascia supporre che nel paese si sia costituito un nuovo ramo di Boko Haram, o che Ansaru abbia cementificato il suo potere nella zona, sebbene in molti sostengano che il movimento sia una totale invenzione, un cartello dietro al quale si nasconde Boko Haram per distogliere l'attenzione della comunità occidentale dai sequestri messi a segno contro i suoi concittadini. In ogni caso, ciò costituisce un'ulteriore prova del "melting pot" jihadista presente nelle regioni settentrionali del paese.
Sullo sfondo, anche il conflitto in atto nella Repubblica Centrafricana apre un quadro nuovo e destabilizzante. Un anno fa una coalizione di ribelli riuniti nella formazione Seleka iniziava la sua marcia verso la capitale autoproclamando presidente il proprio leader, Michel Djotodia.
Il nuovo capo di Stato ha sciolto le milizie promuovendone i comandanti ai vertici dell’esercito, mentre varie schegge impazzite di Seleka continuano a seminare il terrore nel paese, nonostante Djotodia abbia già rassegnato le proprie dimissioni e le milizie coinvolte nel conflitto abbiano siglato un accordo per un cessate il fioco nella capitale. Oggi il potere è affidato a un Consiglio nazionale di transizione, sostenuto da 1.600 militari francesi e a cui presto - in seguito a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - saranno affiancati centinaia di militari europei.
Questo spillover ha avuto inizio con la presa di Bangui. In agosto, 3 comandanti Seleka hanno attraversato la frontiera tra Rep. Centrafricana e Camerun per acquistare armi e nell'occasione un agente di polizia è stato freddato sul posto. Le autorità locali hanno definito l'incidente un "caso isolato", ma a soli 20 giorni di distanza un esponente ciadiano della milizia, Abdoulaye Miskine, è stato arrestato a Bertoua (est del Camerun) con l'accusa di voler impiantare una seconda base del movimento vicino al capoluogo di Yokadouma. Miskine è tra i fondatori del Fronte democratico del popolo centrafricano, già vicino all'ex leader libico Muammar Gheddafi.
A novembre, circa 400 uomini armati hanno attraversato il confine a bordo di un convoglio di veicoli uccidendo un altro agente e ferendo alcuni civili. È stato il preludio di un nuovo attacco, verificatosi in dicembre, quando un gruppo di ribelli si è scontrato con l'esercito camerunense provocando decine di vittime.
Anche se Seleka e Boko Haram nutrono obiettivi ideologicamente diversi, tra i due gruppi emerge più di un fattore in comune per quanto riguarda la modalità degli attacchi condotti: tutti "low-tech", con fucili d'assalto, mitragliatrici pesanti, lanciarazzi, gps, binocoli da campo per la visione notturna e telefoni satellitari. Arsenali provenienti in gran parte dalla Libia, un paese profondamente diviso e ancora nel caos, dove circa 1.700 milizie tribali controllano il territorio sotto il patrocinio di diversi governatorati.
L'ondata crescente di islamismo e violenza religiosa nella regione, unitamente all'insicurezza delle sue frontiere, fa del Camerun uno Stato in cui qualsiasi criminale è in grado di operare e muoversi facilmente. La spaccatura tra un nord povero e musulmano e un sud prolifico e cristiano spiega le ambizioni espansionistiche di numerose cellule jihadiste.
Se Boko Haram, Ansaru e (forse) i ribelli Seleka inizieranno a reclutare nella loro rete cittadini camerunensi, il rischio è che il governo di Yaoundé, fra qualche anno, si ritroverà a combattere in casa contro un nuovo movimento radicale, raccolto ancora una volta attorno alla bandiera di al Qaida.