Mitra è un'importantissima divinità dell'induismo e della religione persiana ed anche un dio ellenistico e romano, che fu adorata nelle religioni misteriche dal I secolo a.C. al V secolo d.C. Non è chiaro quanto vi sia in comune fra questi tre culti. Benché "Mitra" sia un nome di divinità molto antico, le notizie sui suoi culti sono scarse e frammentarie. Quello ellenistico/romano non ha lasciato alcun testo e sembra molto diverso dal Mitra dei Veda e dello zoroastrismo.
Anche l'Avesta, il testo fondamentale della religione persiana, non è giunto fino a noi integralmente e le parti sopravvissute sono costituite solo da inni, forse salvati tramite la tradizione orale. La religione persiana è nota principalmente tramite il Denkard, un compendio scritto solo nel IX secolo. La difficoltà di utilizzare testi tardivi è ben illustrata dal caso del principale testo escatologico persiano, lo Zand ī Wahman yasn, spesso ma erroneamente chiamato Bahman yašt.[1] In questo testo Mitra conduce la battaglia finale contro i demoni. Esso, inoltre, presenta somiglianze con il Libro di Daniele e con gli Oracoli di Istaspe (un testo ellenistico del I secolo a.C.) e perciò i suoi rapporti col mondo ebraico ed ellenistico sono oggetto di accese discussioni.[2]. Oggi molti studiosi ritengono che il testo persiano porti i segni di ripetute revisioni e aggiunte a un non ben definito "substrato avestano".[3] Il testo originale sembra ridursi ai soli capp. 3–5, in cui la battaglia escatologica di Mitra non compare.[4]
Mitra nel mondo indo-persiano
Il culto di Mitra nasce nel 1200 a.C. e compare nei Veda come uno degli Aditya, una delle divinità solari e dio dell'onestà, dell'amicizia e dei contratti. Nella civiltà persiana, dove il suo nome veniva reso come Mithra, assunse col tempo sempre maggiore importanza fino a diventare una delle maggiori divinità dello zoroastrismo.
In entrambe le culture, si distingue per la sua stretta relazione con gli dei che regnano sugli Asura (ahura in iranico) e proteggono l'ordine cosmico (Ṛta per i Veda, ashain iranico): Varuna in India e Ahura Mazda in Iran. Mitra/Mithra, quindi, dovrebbe essere una divinità proto-indo-iranica il cui nome originario può essere ricostruito come Mitra.
Etimologia e origini
La parola mitra può avere due significati:
- amicizia
- patto, accordo, contratto, giuramento o trattato
Un significato generale di "alleanza" potrebbe accordarsi adeguatamente ad entrambi i significati. La prima alternativa è maggiormente enfatizzata nelle fonti indiane, la seconda in quelle iraniche.
Il più antico riferimento conosciuto del nome Mitra si trova su un'iscrizione di un trattato risalente approssimativamente al 1400 a.C., stipulato tra gli Ittiti e il Regno hurrita di Mitanni nell'area sud-occidentale del lago di Van. Il trattato è garantito da cinque dei indo-iranici: Indra, Mitra, Varuna e i due cavalieri, gli Ashvin o Nasatya. Gli Hurriti erano guidati da una casta aristocratica guerriera che adorava questi dei.
Mitra nei Veda
Negli inni vedici, Mitra è sempre invocato insieme con Varuna, tanto che le due divinità sono combinate nel termine Mitravaruna.
Varuna è signore del ritmo cosmico delle sfere celesti, mentre Mitra genera la luce all'alba. Nel più tardo rituale vedico una vittima bianca viene prescritta per Mitra, una nera per Varuna.
Varuna è signore del ritmo cosmico delle sfere celesti, mentre Mitra genera la luce all'alba. Nel più tardo rituale vedico una vittima bianca viene prescritta per Mitra, una nera per Varuna.
Nel Shatapatha Brahmana l'Uno appaiato è descritto come "il Consiglio ed il Potere": Mitra rappresenta il sacerdozio, Varuna il potere regale.
Mitra nel mondo iranico
La riforma di Zarathustra mantenne molte divinità del più antico pantheon indo-iranico, riducendole di numero, in una complessa gerarchia, retta dagli Amesha Spenta. I "Benefici Immortali" i quali erano sottoposti alla tutela del supremo Ahura Mazda, il "Signore Saggio", come tutto il cosmo era parte del Bene o del Male.
In tarde parti dell'Avesta, Mithra si mette in luce tra gli esseri creati, guadagnandosi il titolo di "Giudice delle Anime". Come protettore della verità e nemico dell'errore, Mithra occupò una posizione intermedia nel pantheon zoroastriano come il più grande degli yaza ta, gli esseri creati da Ahura Mazda per aiutarlo nella distruzione del male e l'amministrazione del mondo. Egli divenne il rappresentante divino di Ahura-Mazda sulla terra ed era incaricato di proteggere i giusti dalle forze demoniache di Angra Mainyu. Era quindi una divinità di verità e legalità e, nel trasferimento al regno fisico, un dio dell'aria e della luce. Come nemico degli spiriti del male e delle tenebre, proteggeva le anime e, come psicopompo, le accompagnava in paradiso (concetto ed anche parola di origine persiana). Poiché la luce è accompagnata dal calore, era il dio della vegetazione e della crescita: ricompensava il bene con la prosperità e combatteva il male. Mitra era detto onnisciente, infallibile, sempre attento e che mai riposa.
Almeno dall'età ellenistica in poi, Mitra fu identificato con il figlio di Anahita, una dea con molti parallelismi con le divinità-madri del Vicino Oriente. Il tempio più grande del culto mitriaco è il tempio Seleucide a Kangavar nell'Iran occidentale (c. 200 a.C.), che è dedicato ad "Anahita, l'immacolata vergine madre del signore Mithras". La nascita di Mitra veniva celebrata al solstizio d'inverno, chiamato in persiano Shab-e Yalda, come si addice ad un dio della luce.
Come dio che concede la vittoria, Mitra era una divinità preminente nel culto ufficiale del primo Impero persiano, dove erano a lui consacrati il settimo mese ed il sedicesimo giorno degli altri mesi. Mitra il "Grande Re" era particolarmente adatto come dio tutelare dei regnanti: nomi regali che incorporano il nome del dio (es. "Mitridate") compaiono nell'onomastica dei Parti e degli Armeni, nonché in Anatolia, Ponto e Cappadocia.
Il suo culto si estese prima con l'impero dei Persiani in tutta l'Asia Minore, per poi propagarsi per tutto l'impero di Alessandro Magno e dei suoi successori. In Mesopotamia Mitra era facilmente identificato con Shamash, dio del sole e della giustizia.
I principi parti dell'Armenia erano sacerdoti ereditari di Mitra, ed un intero distretto di questa terra era dedicato ad Anahita. Molti templi furono eretti al dio in Armenia, che rimase una delle ultime roccaforti del culto zoroastriano di Mitra fino a quando divenne il primo regno ufficialmente cristiano.
Mitra nel mondo greco-romano
Alla fine del XIX secolo il contenuto della religione mitraica dell'età imperiale fu ricostruito da Franz Cumont come una combinazione in culto sincretico del Mithra persiano con altre divinità persiane e probabilmente anatoliche, e con la divinità romana del Sol Invictus. Dopo il congresso di Manchester del 1971, invece, gli studiosi si sono orientati a sottolineare le differenze fra il nuovo culto e quello indo-persiano.
Le origini del culto mitraico nell'impero romano non sono del tutto chiare e sarebbero state influenzate significativamente dalla scoperta della precessione degli equinozida parte di Ipparco di Nicea. Mitra, appunto, sarebbe la potenza celeste capace di causare il fenomeno. Il culto si sviluppò forse a Pergamo nel II secolo a.C.; Ulansey, invece, ne localizza l'origine in Cilicia nei pressi di Tarso. Il dio entra nella storia greco-romana con in testa il berretto frigio sotto la protezione dei re del Ponto e dei Parti(molti dei quali ebbero il nome Mitridate = dono di Mitra) e delle armi dei pirati della Cilicia collegati a Mitridate VI del Ponto. Comunque questo nuovo culto non divenne mai popolare nell'entroterra greco, mentre si diffuse a Roma all'incirca nel I secolo a.C., si propagò attraverso tutto l'Impero romano e in seguito fu accolto da alcuni imperatori come una religione ufficiale. Nella cultura ellenistica Mitra era confuso con Apollo - Helios. Il sacrificio caratteristico di questo nuovo culto, assente nel culto indo-persiano, era la tauroctonia.
La tauroctonia
In ogni tempio romano dedicato a Mitra il posto d'onore era dedicato alla rappresentazione di Mitra nell'atto di sgozzare un toro sacro. Mitra è rappresentato come un giovane energico, indossante un cappello frigio, una corta tunica che s'allarga sull'orlo, brache e mantello che gli sventola alle spalle. Mitra afferra il toro con forza, portandogli la testa all'indietro mentre lo colpisce al collo con la sua corta spada. La raffigurazione di Mitra è spesso mostrata in un angolo diagonale, col volto girato.
Un serpente ed un cane sembrano bere dalla ferita del toro (dalla quale a volte sono rappresentate delle gocce di sangue che stillano); uno scorpione, invece, cerca di ferire i testicoli del toro. Questi animali sono proprio quelli che danno nome alle costellazioni che si trovavano sull'equatore celeste, nei pressi della costellazione del Toro, nel lontano passato ("era del toro"), quando durante l'equinozio di primavera il sole era nella costellazione del toro[5].
Note
- ^ cfr. W. Sundermann, BAHMAN YAŠT, in Enciclopedia Iranica Online.
- ^ In passato la maggioranza degli studiosi riteneva che il testo iranico fosse la fonte di quelli occidentali ma successivamente è stato ipotizzato il contrario. Cfr. E. Bickerman, Four Strange Books of the Bible, Jonah, Daniel, Koheleth, Esther, New York, 1967, pp. 68, 117 e J. Duchesne-Guillemin, Apocalypse juive et apocalypse iranienne, in U. Bianchi e M. J. Vermaseren, La soteriologia dei culti orientali nell'Impero Romano, Leiden, 1982, pp. 758-59.
- ^ Le caratteristiche linguistiche di tipo avestano potrebbero essere il frutto di imitazione successiva. Cfr. G. Widengren, "Leitende Ideen und Quellen der iranischen Apocalyptic", in D. Hellholm, ed., Apocalypticism in the Mediterranean World and the Near East, Tübingen, 1983. L'esistenza di un originale avestano è addirittura rifiutato da Ph. Gignoux, "Sur l'inexistence d'un Bahman Yasht avestique", Journal of Asian and African Studies 32, Tokyo, 1986, pp. 53-64.
- ^ Cfr. W. Sundermann, cit., in Enciclopedia Iranica Online
- ^ Si veda il disegno riportato da Ulansey in: Cosmic Mysteries of Mithras | Mithraism | Ancient Religion
Bibliografia
Fonti
- Avesta, ed. K.F.Geldner, Stuttgart, 1895, 3 voll.
- Inni del Rig-Veda, Bologna, 1929, 2 voll.
- C. Clemen, Fontes historiae persicae, Bonn, 1920
Opere specifiche
- Franz Cumont, Textes et monuments figurés relatifs aux mystères de Mithra, Vol.I 1896, Vol. II 1899; trad. inglese: “The Mysteria of Mithra”, New York: Dover, 1956.
- Joseph Campbell, Occidental Mythology: The Masks of God (1964).
- Nino Burrascano, I misteri di Mithra, Genova, Il Basilisco, 1979.
- Georges Dumézil, Mitra-Varuna: An Essay on Two Indo-European Representations of Sovereignty (1990). ISBN 0-942299-13-2.
- Malandra, William, An Introduction to Ancient Iranian Religion (1983). ISBN 0-8166-1115-7.
- Reinhold Merkelbach, Mitra, ECIG, Genova, 1988; II ediz. 1998. ISBN 88-7545-290-3.
- John Hinnels (a cura di), Mithraic Studies. Proceedings of the First International Congress of Mithraic Studies, Manchester University Press, Manchester 1975.
- Roger Beck: “Planetary Gods and Planetary Orders in the Mysterieres of Mithras”, London: Brill, 1988.
- Alexander von Prónay, Mitra: un antico culto misterico tra religione e astrologia (1991).
- Ruggero Iorio, Mitra. Il mito della forza invincibile, Marsilio, Venezia 1998.
- David Ulansey, I misteri di Mithra, Ediz. Mediterranee, Roma, 2001.
Opere di carattere generale
- Franz Cumont, Le religioni orientali nel paganesimo romano, Laterza, Bari, 1913; riediz. 1967; nuova ediz. Libreria romana (I libri del Graal), Roma, 1990
- N. Turchi, Le religioni misteriosofiche del mondo antico, Roma, 1923; ristampa I Dioscuri, Genova, 1987
- Walter Burkert, Antichi culti misterici, Laterza, Roma-Bari, 1987; rist. 1991
- Fritz Graf, I culti misterici in (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1997 (vol. II, tomo 2); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 5°)