mercoledì 14 dicembre 2016

Il culto di Mitra

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Mitra è un'importantissima divinità dell'induismo e della religione persiana ed anche un dio ellenistico e romano, che fu adorata nelle religioni misteriche dal I secolo a.C. al V secolo d.C. Non è chiaro quanto vi sia in comune fra questi tre culti. Benché "Mitra" sia un nome di divinità molto antico, le notizie sui suoi culti sono scarse e frammentarie. Quello ellenistico/romano non ha lasciato alcun testo e sembra molto diverso dal Mitra dei Veda e dello zoroastrismo.
Anche l'Avesta, il testo fondamentale della religione persiana, non è giunto fino a noi integralmente e le parti sopravvissute sono costituite solo da inni, forse salvati tramite la tradizione orale. La religione persiana è nota principalmente tramite il Denkard, un compendio scritto solo nel IX secolo. La difficoltà di utilizzare testi tardivi è ben illustrata dal caso del principale testo escatologico persiano, lo Zand ī Wahman yasn, spesso ma erroneamente chiamato Bahman yašt.[1] In questo testo Mitra conduce la battaglia finale contro i demoni. Esso, inoltre, presenta somiglianze con il Libro di Daniele e con gli Oracoli di Istaspe (un testo ellenistico del I secolo a.C.) e perciò i suoi rapporti col mondo ebraico ed ellenistico sono oggetto di accese discussioni.[2]. Oggi molti studiosi ritengono che il testo persiano porti i segni di ripetute revisioni e aggiunte a un non ben definito "substrato avestano".[3] Il testo originale sembra ridursi ai soli capp. 3–5, in cui la battaglia escatologica di Mitra non compare.[4]

Mitra nel mondo indo-persiano


Tauroctonia di Mitra al Louvre-Lens.
Il culto di Mitra nasce nel 1200 a.C. e compare nei Veda come uno degli Aditya, una delle divinità solari e dio dell'onestà, dell'amicizia e dei contratti. Nella civiltà persiana, dove il suo nome veniva reso come Mithra, assunse col tempo sempre maggiore importanza fino a diventare una delle maggiori divinità dello zoroastrismo.
In entrambe le culture, si distingue per la sua stretta relazione con gli dei che regnano sugli Asura (ahura in iranico) e proteggono l'ordine cosmico (Ṛta per i Veda, ashain iranico): Varuna in India e Ahura Mazda in Iran. Mitra/Mithra, quindi, dovrebbe essere una divinità proto-indo-iranica il cui nome originario può essere ricostruito come Mitra.

Etimologia e origini

La parola mitra può avere due significati:
  1. amicizia
  2. patto, accordo, contratto, giuramento o trattato
Un significato generale di "alleanza" potrebbe accordarsi adeguatamente ad entrambi i significati. La prima alternativa è maggiormente enfatizzata nelle fonti indiane, la seconda in quelle iraniche.
Il più antico riferimento conosciuto del nome Mitra si trova su un'iscrizione di un trattato risalente approssimativamente al 1400 a.C., stipulato tra gli Ittiti e il Regno hurrita di Mitanni nell'area sud-occidentale del lago di Van. Il trattato è garantito da cinque dei indo-iranici: Indra, Mitra, Varuna e i due cavalieri, gli Ashvin o Nasatya. Gli Hurriti erano guidati da una casta aristocratica guerriera che adorava questi dei.

Mitra nei Veda

Negli inni vedici, Mitra è sempre invocato insieme con Varuna, tanto che le due divinità sono combinate nel termine Mitravaruna.
Varuna è signore del ritmo cosmico delle sfere celesti, mentre Mitra genera la luce all'alba. Nel più tardo rituale vedico una vittima bianca viene prescritta per Mitra, una nera per Varuna.
Nel Shatapatha Brahmana l'Uno appaiato è descritto come "il Consiglio ed il Potere": Mitra rappresenta il sacerdozio, Varuna il potere regale.

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Mitra nel mondo iranico

La riforma di Zarathustra mantenne molte divinità del più antico pantheon indo-iranico, riducendole di numero, in una complessa gerarchia, retta dagli Amesha Spenta. I "Benefici Immortali" i quali erano sottoposti alla tutela del supremo Ahura Mazda, il "Signore Saggio", come tutto il cosmo era parte del Bene o del Male.
In tarde parti dell'Avesta, Mithra si mette in luce tra gli esseri creati, guadagnandosi il titolo di "Giudice delle Anime". Come protettore della verità e nemico dell'errore, Mithra occupò una posizione intermedia nel pantheon zoroastriano come il più grande degli yaza ta, gli esseri creati da Ahura Mazda per aiutarlo nella distruzione del male e l'amministrazione del mondo. Egli divenne il rappresentante divino di Ahura-Mazda sulla terra ed era incaricato di proteggere i giusti dalle forze demoniache di Angra Mainyu. Era quindi una divinità di verità e legalità e, nel trasferimento al regno fisico, un dio dell'aria e della luce. Come nemico degli spiriti del male e delle tenebre, proteggeva le anime e, come psicopompo, le accompagnava in paradiso (concetto ed anche parola di origine persiana). Poiché la luce è accompagnata dal calore, era il dio della vegetazione e della crescita: ricompensava il bene con la prosperità e combatteva il male. Mitra era detto onnisciente, infallibile, sempre attento e che mai riposa.
Almeno dall'età ellenistica in poi, Mitra fu identificato con il figlio di Anahita, una dea con molti parallelismi con le divinità-madri del Vicino Oriente. Il tempio più grande del culto mitriaco è il tempio Seleucide a Kangavar nell'Iran occidentale (c. 200 a.C.), che è dedicato ad "Anahita, l'immacolata vergine madre del signore Mithras". La nascita di Mitra veniva celebrata al solstizio d'inverno, chiamato in persiano Shab-e Yalda, come si addice ad un dio della luce.
Come dio che concede la vittoria, Mitra era una divinità preminente nel culto ufficiale del primo Impero persiano, dove erano a lui consacrati il settimo mese ed il sedicesimo giorno degli altri mesi. Mitra il "Grande Re" era particolarmente adatto come dio tutelare dei regnanti: nomi regali che incorporano il nome del dio (es. "Mitridate") compaiono nell'onomastica dei Parti e degli Armeni, nonché in Anatolia, Ponto e Cappadocia.
Il suo culto si estese prima con l'impero dei Persiani in tutta l'Asia Minore, per poi propagarsi per tutto l'impero di Alessandro Magno e dei suoi successori. In Mesopotamia Mitra era facilmente identificato con Shamash, dio del sole e della giustizia.
I principi parti dell'Armenia erano sacerdoti ereditari di Mitra, ed un intero distretto di questa terra era dedicato ad Anahita. Molti templi furono eretti al dio in Armenia, che rimase una delle ultime roccaforti del culto zoroastriano di Mitra fino a quando divenne il primo regno ufficialmente cristiano.

Mitra nel mondo greco-romano


Bassorilievo del II-III secolo raffigurante una tauroctonia, Mitra che sacrifica il toro sacro. Sono presenti nella raffigurazione il serpente, lo scorpione, il cane e la cornacchia, caratteristici dell'iconografia mitraica
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Mitraismo.
Alla fine del XIX secolo il contenuto della religione mitraica dell'età imperiale fu ricostruito da Franz Cumont come una combinazione in culto sincretico del Mithra persiano con altre divinità persiane e probabilmente anatoliche, e con la divinità romana del Sol Invictus. Dopo il congresso di Manchester del 1971, invece, gli studiosi si sono orientati a sottolineare le differenze fra il nuovo culto e quello indo-persiano.

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Le origini del culto mitraico nell'impero romano non sono del tutto chiare e sarebbero state influenzate significativamente dalla scoperta della precessione degli equinozida parte di Ipparco di Nicea. Mitra, appunto, sarebbe la potenza celeste capace di causare il fenomeno. Il culto si sviluppò forse a Pergamo nel II secolo a.C.; Ulansey, invece, ne localizza l'origine in Cilicia nei pressi di Tarso. Il dio entra nella storia greco-romana con in testa il berretto frigio sotto la protezione dei re del Ponto e dei Parti(molti dei quali ebbero il nome Mitridate = dono di Mitra) e delle armi dei pirati della Cilicia collegati a Mitridate VI del Ponto. Comunque questo nuovo culto non divenne mai popolare nell'entroterra greco, mentre si diffuse a Roma all'incirca nel I secolo a.C., si propagò attraverso tutto l'Impero romano e in seguito fu accolto da alcuni imperatori come una religione ufficiale. Nella cultura ellenistica Mitra era confuso con Apollo - Helios. Il sacrificio caratteristico di questo nuovo culto, assente nel culto indo-persiano, era la tauroctonia.

La tauroctonia

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Tauroctonia.

Dettaglio della scultura mostra lo scorpione che attacca i testicoli del toro
In ogni tempio romano dedicato a Mitra il posto d'onore era dedicato alla rappresentazione di Mitra nell'atto di sgozzare un toro sacro. Mitra è rappresentato come un giovane energico, indossante un cappello frigio, una corta tunica che s'allarga sull'orlo, brache e mantello che gli sventola alle spalle. Mitra afferra il toro con forza, portandogli la testa all'indietro mentre lo colpisce al collo con la sua corta spada. La raffigurazione di Mitra è spesso mostrata in un angolo diagonale, col volto girato.
Un serpente ed un cane sembrano bere dalla ferita del toro (dalla quale a volte sono rappresentate delle gocce di sangue che stillano); uno scorpione, invece, cerca di ferire i testicoli del toro. Questi animali sono proprio quelli che danno nome alle costellazioni che si trovavano sull'equatore celeste, nei pressi della costellazione del Toro, nel lontano passato ("era del toro"), quando durante l'equinozio di primavera il sole era nella costellazione del toro[5].

Note

  1. ^ cfr. W. Sundermann, BAHMAN YAŠT, in Enciclopedia Iranica Online.
  2. ^ In passato la maggioranza degli studiosi riteneva che il testo iranico fosse la fonte di quelli occidentali ma successivamente è stato ipotizzato il contrario. Cfr. E. Bickerman, Four Strange Books of the Bible, Jonah, Daniel, Koheleth, Esther, New York, 1967, pp. 68, 117 e J. Duchesne-Guillemin, Apocalypse juive et apocalypse iranienne, in U. Bianchi e M. J. Vermaseren, La soteriologia dei culti orientali nell'Impero Romano, Leiden, 1982, pp. 758-59.
  3. ^ Le caratteristiche linguistiche di tipo avestano potrebbero essere il frutto di imitazione successiva. Cfr. G. Widengren, "Leitende Ideen und Quellen der iranischen Apocalyptic", in D. Hellholm, ed., Apocalypticism in the Mediterranean World and the Near East, Tübingen, 1983. L'esistenza di un originale avestano è addirittura rifiutato da Ph. Gignoux, "Sur l'inexistence d'un Bahman Yasht avestique", Journal of Asian and African Studies 32, Tokyo, 1986, pp. 53-64.
  4. ^ Cfr. W. Sundermann, cit., in Enciclopedia Iranica Online
  5. ^ Si veda il disegno riportato da Ulansey in: Cosmic Mysteries of Mithras | Mithraism | Ancient Religion

Bibliografia

Fonti

  • Avesta, ed. K.F.Geldner, Stuttgart, 1895, 3 voll.
  • Inni del Rig-Veda, Bologna, 1929, 2 voll.
  • C. Clemen, Fontes historiae persicae, Bonn, 1920

Opere specifiche

  • Franz CumontTextes et monuments figurés relatifs aux mystères de Mithra, Vol.I 1896, Vol. II 1899; trad. inglese: “The Mysteria of Mithra”, New York: Dover, 1956.
  • Joseph Campbell, Occidental Mythology: The Masks of God (1964).
  • Nino Burrascano, I misteri di Mithra, Genova, Il Basilisco, 1979.
  • Georges DumézilMitra-Varuna: An Essay on Two Indo-European Representations of Sovereignty (1990). ISBN 0-942299-13-2.
  • Malandra, William, An Introduction to Ancient Iranian Religion (1983). ISBN 0-8166-1115-7.
  • Reinhold MerkelbachMitra, ECIG, Genova, 1988; II ediz. 1998. ISBN 88-7545-290-3.
  • John Hinnels (a cura di), Mithraic Studies. Proceedings of the First International Congress of Mithraic Studies, Manchester University Press, Manchester 1975.
  • Roger Beck: “Planetary Gods and Planetary Orders in the Mysterieres of Mithras”, London: Brill, 1988.
  • Alexander von Prónay, Mitra: un antico culto misterico tra religione e astrologia (1991).
  • Ruggero Iorio, Mitra. Il mito della forza invincibile, Marsilio, Venezia 1998.
  • David Ulansey, I misteri di Mithra, Ediz. Mediterranee, Roma, 2001.

Opere di carattere generale

  • Franz CumontLe religioni orientali nel paganesimo romanoLaterza, Bari, 1913; riediz. 1967; nuova ediz. Libreria romana (I libri del Graal), Roma, 1990
  • N. Turchi, Le religioni misteriosofiche del mondo antico, Roma, 1923; ristampa I Dioscuri, Genova, 1987
  • Walter BurkertAntichi culti misterici, Laterza, Roma-Bari, 1987; rist. 1991
  • Fritz GrafI culti misterici in (a cura di) Salvatore SettisI Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1997 (vol. II, tomo 2); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 5°)

Voci correlate

Situazione della guerra civile in Siria e Iraq a metà dicembre 2016



Legenda

    Controlled by the Syrian opposition    Controlled by the Syrian government    Controlled by the Iraqi government    Controlled by the Lebanese Government    Controlled by Hezbollah    Controlled by the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL, ISIS, IS, Daesh)    Controlled by al-Nusra    Controlled by Syrian Kurdistan    Controlled by Iraqi Kurdistan    Controlled by the Turkish Government/Turkish Army    Disputed territory

Resa totale dei ribelli ad Aleppo. I punti dell'accordo con il Governo siriano

Il governo siriano e i gruppi "ribelli" hanno messo a punto i termini della resa nella zona est di Aleppo, dopo un breve incontro facilitato da Turchia e Russia nel corso di questa giornata.
Secondo quanto riferisce Al Masdar news, domani mattina, l'Esercito arabo siriano provvederà al trasporto dei ribelli e dei residenti che vogliono lasciare la zona est di Aleppo per il sobborgo Rashiddeen 4 nella parte sud-ovest del capoluogo di provincia.
I ribelli i potranno mantenere le loro armi di piccolo calibro, ma devono consegnare tutte le armi pesanti nei quartieri ad est di Aleppo all''Esercito siriano prima di abbandonare
Come parte dell'accordo stabilito, le forze armate siriane non potranno arrestare i riebelli per presunti crimini commessi ad Aleppo; questa è stata una delle più grandi preoccupazioni del gruppo ribelle Fatah Halab prima di cedere l'area.

A differenza degli accordi di cessate il fuoco attuati nelle zone rurali di Damasco, le forze armate siriane non trasporteranno i ribelli a Idlib ma a sud-ovest di Aleppo.

  Fonte: Al MAsdar News 
Presso il sito de L'AntiDiplomatico http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-resa_totale_dei_ribelli_ad_aleppo_i_punti_dellaccordo_con_il_governo_siriano/8_18228/

Schema: i quattro generi principali di musica. Colta, rock, pop e folk



Col termine musica colta ci si riferisce a tutte quelle tradizioni musicali che implicano avanzate considerazioni strutturali e teoriche e che siano inscrivibili in una tradizione musicale scritta. Hanno lo stesso significato le espressioni musica d'artemusica dottamusica aulica e musica seria.
Benché sia spesso identificata con la musica classica, che ne rappresenta la principale tradizione nel mondo occidentale, il termine "musica colta" si riferisce in realtà a un campo più ampio, che comprende anche tradizioni musicali non legate al mondo occidentale, come la musica classica cinese, la musica tradizionale giapponese o la musica classica indiana.
La nozione di musica colta è frequentemente legata alla distinzione che se ne fa in musicologia dalla popular music (sia nella versione rock che nella versione pop) e dalla musica tradizionale, assieme alle quali formano un "triangolo assiomatico". Philip Tagg, uno dei maggiori sostenitori di questa tesi, individua criteri specifici per ognuno di questi generi.
Con il termine musica tradizionale si intende generalmente sia la musica popolare o folklorica (scritto anche folclorica), per la quale in inglese si usa la definizione di traditional folk music, sia la musica da essa derivata, per la quale in inglese si usa generalmente la definizione di contemporary folk music o folk revival music.
Con l'espressione inglese popular music si intende una macrocategoria che include tutti i generi e le correnti nati e affermatisi all'interno dell'industria della musica; prodotta con logiche di distribuzione di massa e rivolto a un pubblico eterogeneo dal punto di vista socioculturale, incorpora in sé sia il mainstream (la musica Pop e tutti i suoi sottogeneri) che l'underground musicale (in particolare il Rock con i suoi sottogeneri). 
Il musicologo Allan Moore descrive la popular music come
« quell’insieme di attività musicali comuni nel mondo contemporaneo che va dalle canzoni al rock, dalla musica cinematografica e televisiva al jazz[4] »

In musicologia la popular music è spesso distinta dalla musica colta e dalla musica tradizionale. Queste tre categorie, secondo Philip Tagg, formano un "triangolo assiomatico".
La musica underground è il prodotto creativo finale di una ricerca sonora fuori dai parametri commerciali tradizionali.
Il termine inglese underground (sottosuolo) appare agli inizi degli anni cinquanta negli USA ed è collegata alla nascita e allo sviluppo della Beat Generation (di cui un esempio è The Subterraneans di Jack Kerouac, scritto nel 1952 e pubblicato nel 1958). Il termine è inteso come via esistenziale e culturale che superi gli schemi della società contemporanea.
L'uso si evolve ed estende negli anni sessanta: inizialmente nei paesi anglosassoni, in seguito in quelli dell'Europa continentale. Dagli inizi degli anni settanta viene menzionato in Italia per individuare degli stili di vita e dei modelli creativi non facilmente riconducibili alle norme della cultura di massa.
In ambito musicale l'underground dovrebbe individuare una proposta con uno spirito creativo estremo, non affiancata alle major, oltreché allo stesso concetto di musica indipendente.

Musica Pop

Le correnti del Pop di origine "afro-americana" 
Blues - Dance - Jazz - R&B - Country - Reggae - Rap - Hip-hop -  Musica etnica

Il rock, o musica rock, è un genere della popular music sviluppatosi negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel corso degli anni cinquanta e sessanta del Novecento. È un'evoluzione del rock and roll, ma trae le sue origini anche da numerose forme di musica dei decenni precedenti, come il rhythm and blues e il country, con occasionali richiami anche alla musica folk. Musicalmente, il rock è incentrato sull'uso della chitarra elettrica, solitamente accompagnata, in un gruppo rock, dal basso elettrico e dalla batteria.
Negli anni il termine rock è diventato un termine generico utilizzato per indicare una grande varietà di sottogeneri musicali che si sono sviluppati nel corso del tempo. A partire degli anni sessanta in poi, la musica rock si è infatti diramata in una enorme varietà di sottogeneri: si è mescolata con il blues per dar vita al blues rock e al southern rock, poi con il jazz e altre forme di musica orchestrale per creare la fusion e il rock progressivo. Allo stesso tempo, il rock ha anche incorporato influenze dal soul, dal funk e dalla musica latina. Nel corso degli anni sono nati altri generi derivati come il pop rock, l'hard rock, il rock psichedelico, il glam rock, l'heavy metal, e il punk rock. Gli anni ottanta hanno visto sbocciare il filone new wave, l'hardcore punk, il rock elettronico e l'alternative rock, mentre negli anni novanta si è assistito alla diffusione del grunge, del britpop, dell'indie rock e del post-rock.
La musica rock ha inoltre contribuito al diffondersi di movimenti culturali e sociali, portando alla nascita di sottoculture come i mod e i rocker nel Regno Unito e la controcultura hippie, che, da San Francisco, si diffuse negli Stati Uniti negli anni sessanta. In modo analogo, la cultura punk degli anni settanta ha poi portato alla nascita delle sottoculture goth ed emo. Continuando una parte della tradizione folk delle canzoni di protesta, una delle manifestazioni iniziali del rock è stata espressione della rivolta giovanile contro il consumismo e il conformismo, fenomeno poi ribaltato a partire dagli anni '80 con la diffusione del glam e del pop rock.

Sottogeneri del Rock

Alternative rock – Art rock – Musica beat – Britpop – Emo – Experimental rock – Garage rock – Glam rock – Group Sounds – Grunge – Hard rock – Heartland rock – Heavy metal – Instrumental rock – Indie rock – Jangle pop – Krautrock – Madchester – Piano rock – Pop rock – Power pop – Progressive rock – Proto-punk – Psychedelia – Punk rock – Rock elettronico – Soft rock – Southern rock – Stoner rock – Surf – Symphonic rock;- Rap rock