Il 15 maggio 1956, Giulia Federici, quindicenne, fece con ampio anticipo il suo debutto nell'Alta società, in occasione del compleanno della sua migliore amica, Virginia Ozzani di Fossalta.
Agli occhi dei genitori, che l'accompagnavano, Giulia era ancora una bambina. La più bella della scuola. Era una regina.
Per questo sua madre le aveva detto di non dare troppo nell'occhio, per non rubare la scena alla festeggiata.
Loro erano già stati alla Villa, perché il dottor Federici era uno dei medici di fiducia del conte Umberto.
Giulia gli aveva fatto molte domande, sia riguardo alla Villa, che riguardo alla famiglia Ozzani.
<<Sono persone molto gentili, di notevolissima cortesia>>
<<Anche i loro parenti?>>
Qui il dottor Federici si accigliò:
<<I rapporti con le famiglie del notaio Papisco e del professor Trombadore non sono buoni>>
<<Quindi le zie e i cugini di Virginia non ci saranno?>>
<<Oggi è un giorno speciale... potrebbero esserci anche loro. Tu ne hai già conosciuti alcuni?>>
I legami di parentela degli Ozzani di Fossalta con le altre famiglie di spicco della città erano difficili da tenere a mente, a meno che non si facesse riferimento ad un albero genealogico.
Ippolito Ozzani di Fossalta + Valeria Serbelloni
|
--------------------------------------------------------
| |
Vittorio Ozzani di Fossalta + Adelaide Aldrovandi Violetta + Gen. DeToschi
1892- 1948 | 1899-1994 1909-1929 1895-1978
| |
| Carlotta De Toschi
| 1929
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
| | | | |
Umberto Carlo Grazia Laura Margherita
1915-1986 1917-1995 1919-1997 1921-1998 1923 -2000
+ + +
Claudia Adriano Trombadore Giuseppe Papisco
Protonotari 1912 – 1987 1916-1998
Bonaccorsi | divorzio 1975 | | risposatosi poi con
1919-2000 --------------------------------------------------
| | | |
---------------------------- Piergiuseppe Benedetta Goffredo +
| | 1944 1947 1949 Serena Sarpi
Alessio Virginia + 1937
1940-1999 1942 Massimo Piccioni |
+ 1940 | Bramante
Esther ---------------------------------------------- 1967
Rubini | |
1943-1999 Alberto Piccioni Cristina Piccioni
(+ Giulia 1970 1975
Federici
1942)
|
Roberto
1962
<<Ho conosciuto i figli di Margherita Ozzani Papisco. Sono un po' strani. Piergiuseppe, il più grande, è un tipo serio e taciturno. Benedetta, quella di mezzo, è una bambina dispettosa e pettegola e Goffredo, il più piccolo, ha paura anche della sua ombra>>
I genitori di Giulia risero e sua madre la ammonì:
<<Sarà meglio che tieni a bada la tua lingua tagliente, soprattutto se ci saranno anche i figli di Laura Ozzani e di quell'odioso poeta>>
Giulia non aveva mai conosciuto i figli di Adriano Trombadore.
Sapeva che il primogenito si chiamava Dante Gabriele, la secondogenita Angela Beatrice e il terzogenito Ludovico Torquato, tutti nomi letterari insomma, non certo facili da portare.
Dopo alcuni minuti di viaggio, videro finalmente i cancelli e gli alti muri di pietra che circondavano la magione degli Ozzani di Fossalta.
Per quanto avesse cercato di immaginare la grandiosità della Villa, Giulia ne rimase strabiliata.
Mentre parcheggiavano nel retro del cortile esterno, Giulia si rese subito conto dell'opulenza degli ospiti.
Bastava guardare le loro automobili, oppure il loro modo di vestire, i gioielli che indossavano le signore. Era uno sfarzo al quale lei non era minimamente abituata.
Poi vide avvicinarsi un uomo di mezz'età, magro, in tenuta da cavallerizzo.
Aveva occhi glaciali e un sorriso crudele.
<<Dottore, che ci fa lei qui? C'è qualcuno che si sente male?>>
<<No, cavalier Ozzani, sono qui perché mia figlia è stata invitata dalla signorina Virginia, che è sua compagna di classe>>
Giulia capì che si trattava dello zio di Virginia, quello che dirigeva l'ufficio crediti della Bancaccia.
La stava osservando con uno sguardo fisso, stranamente interessato.
<<Sai andare a cavallo, ragazzina?>>
<<Mi chiamo Giulia>>
La madre le fece gli occhiacci e poi si rivolse, zuccherosa, al cavalier Ozzani:
<<La perdoni, non è mai stata in società>>
<<Non ne dubito. Me ne sarei ricordato>> e poi aggiunse <<Immagino quindi che tu non sappia cavalcare, il che è molto grave per una ragazzina che frequenta mia nipote. Se vorrai frequentare questa casa, dovrai assolutamente imparare l'equitazione. Per tua fortuna hai davanti a te uno dei massimi esperti in questa gloriosa arte>>
Giulia si rese subito conto che quell'uomo era molto pericoloso.
Annuì velocemente e poi, nel voltarsi di scatto, finì addosso ad una donna corpulenta, pesantemente truccata, che odorava di talco e naftalina.
Era nientemeno che la signorina De Toschi, la Grande Mademoiselle!
<<Oh, che Dio sia benedetto! Dottor Federici, avevo proprio bisogno di lei! Questo cambio di stagione mi sta uccidendo. Sono sfinita, le allergie mi paralizzano>> e come per rendere ancora più realistica questa affermazione, si mise a sternutire, e poi a tossire in modo catarroso, e infine si soffiò il naso con un rumore osceno.
Quando vide passare un giovane valletto lo afferrò con la mano grassoccia:
<<Ragazzo, portami i sali... sto per svenire! Che Dio mi aiuti! Dottore, faccia qualcosa, sono gravemente malata!>>
Giulia sorresse la donna, credendo sinceramente che avesse un grave malore, ma vide che nessuno se ne faceva caso e che suo padre non si mostrava preoccupato, per quanto avesse preso il polso della Grande Mademoiselle.
<<Non si agiti, signorina De Toschi... il polso va bene, il battito è regolare... se vuole misuriamo anche la pressione, ma credo che sia più che altro un sintomo di bronchite asmatica, accentuato dall'allegia ai pollini>>
<<Bronchite asmatica? Io non ho l'asma!>>
<<Lei fuma troppo, signorina De Toschi. Le avevo caldamente consigliato di smettere>>
<<Ma non se ne parla nemmeno!>> sbottò la Grande Mademoiselle ritrovando improvvisamente le forze <<Ci vorrà ben altro che qualche sigaretta, a piegare l'animo indomito della figlia del generale De Toschi e della gloriosa Violetta Ozzani!>> poi, ripreso il contegno, si guardò attorno e notò che Giulia le teneva ancora l'altro braccio.
<<O cara bambina! Che dooolce! Si vede subito che hai preso dal babbo. Eh... ne facciamo una dottoressa, eh? Dimmi come vai in greco?>>
<<Abbastanza bene...>>
<<Abbastanza è troppo poco! Una futura dottoressa in medicina deve conoscere il greco alla perfezione, per capire la terminologia tecnica!>>
<<Ma io non penso che studierò medicina>>
A quelle parole la Grand Mademoiselle si ritrasse scandalizzata e si rivolse al padre di Giulia:
<<Ma l'ha sentita, dottore? Come sarebbe a dire "non penso che studierò medicina"? E cosa vorresti fare allora?>>
<<Be', lei ha studiato lettere classiche, professoressa De Toschi... >>
Gli occhi da rospo della Grande Mademoiselle uscirono quasi dalle orbite:
<<Ah, ma se io fossi stata figlia di un medico non avrei esitato un secondo! Purtroppo la mia condizione di nobili genere nata, mi ha impedito di dedicarmi a professioni troppo meccaniche e di piccolo affare. Mia madre, che Dio l'abbia in gloria, non mi avrebbe nemmeno permesso di lavorare come insegnante. Ma per fortuna il mio babbo, il Generale, ha capito che in me ardeva il sacro fuoco della letteratura. Ed ecco dunque, qualis artifex pereo!>>
E così, citando le ultime parole di Nerone, secondo Svetonio, la Grande Mademoiselle si riscosse e annusando un fazzoletto con i sali, appoggiò la sua mole ad alcuni valletti, accorsi per sorreggerla.
Il vociare della signorina, con l'inconfondibile accento toscano, aveva attirato l'attenzione e finalmente Giulia vide Virginia che si avvicinava e la trovò incantevole.
<<Ho conosciuto i figli di Margherita Ozzani Papisco. Sono un po' strani. Piergiuseppe, il più grande, è un tipo serio e taciturno. Benedetta, quella di mezzo, è una bambina dispettosa e pettegola e Goffredo, il più piccolo, ha paura anche della sua ombra>>
I genitori di Giulia risero e sua madre la ammonì:
<<Sarà meglio che tieni a bada la tua lingua tagliente, soprattutto se ci saranno anche i figli di Laura Ozzani e di quell'odioso poeta>>
Giulia non aveva mai conosciuto i figli di Adriano Trombadore.
Sapeva che il primogenito si chiamava Dante Gabriele, la secondogenita Angela Beatrice e il terzogenito Ludovico Torquato, tutti nomi letterari insomma, non certo facili da portare.
Dopo alcuni minuti di viaggio, videro finalmente i cancelli e gli alti muri di pietra che circondavano la magione degli Ozzani di Fossalta.
Per quanto avesse cercato di immaginare la grandiosità della Villa, Giulia ne rimase strabiliata.
Mentre parcheggiavano nel retro del cortile esterno, Giulia si rese subito conto dell'opulenza degli ospiti.
Bastava guardare le loro automobili, oppure il loro modo di vestire, i gioielli che indossavano le signore. Era uno sfarzo al quale lei non era minimamente abituata.
Poi vide avvicinarsi un uomo di mezz'età, magro, in tenuta da cavallerizzo.
Aveva occhi glaciali e un sorriso crudele.
<<Dottore, che ci fa lei qui? C'è qualcuno che si sente male?>>
<<No, cavalier Ozzani, sono qui perché mia figlia è stata invitata dalla signorina Virginia, che è sua compagna di classe>>
Giulia capì che si trattava dello zio di Virginia, quello che dirigeva l'ufficio crediti della Bancaccia.
La stava osservando con uno sguardo fisso, stranamente interessato.
<<Sai andare a cavallo, ragazzina?>>
<<Mi chiamo Giulia>>
La madre le fece gli occhiacci e poi si rivolse, zuccherosa, al cavalier Ozzani:
<<La perdoni, non è mai stata in società>>
<<Non ne dubito. Me ne sarei ricordato>> e poi aggiunse <<Immagino quindi che tu non sappia cavalcare, il che è molto grave per una ragazzina che frequenta mia nipote. Se vorrai frequentare questa casa, dovrai assolutamente imparare l'equitazione. Per tua fortuna hai davanti a te uno dei massimi esperti in questa gloriosa arte>>
Giulia si rese subito conto che quell'uomo era molto pericoloso.
Annuì velocemente e poi, nel voltarsi di scatto, finì addosso ad una donna corpulenta, pesantemente truccata, che odorava di talco e naftalina.
Era nientemeno che la signorina De Toschi, la Grande Mademoiselle!
<<Oh, che Dio sia benedetto! Dottor Federici, avevo proprio bisogno di lei! Questo cambio di stagione mi sta uccidendo. Sono sfinita, le allergie mi paralizzano>> e come per rendere ancora più realistica questa affermazione, si mise a sternutire, e poi a tossire in modo catarroso, e infine si soffiò il naso con un rumore osceno.
Quando vide passare un giovane valletto lo afferrò con la mano grassoccia:
<<Ragazzo, portami i sali... sto per svenire! Che Dio mi aiuti! Dottore, faccia qualcosa, sono gravemente malata!>>
Giulia sorresse la donna, credendo sinceramente che avesse un grave malore, ma vide che nessuno se ne faceva caso e che suo padre non si mostrava preoccupato, per quanto avesse preso il polso della Grande Mademoiselle.
<<Non si agiti, signorina De Toschi... il polso va bene, il battito è regolare... se vuole misuriamo anche la pressione, ma credo che sia più che altro un sintomo di bronchite asmatica, accentuato dall'allegia ai pollini>>
<<Bronchite asmatica? Io non ho l'asma!>>
<<Lei fuma troppo, signorina De Toschi. Le avevo caldamente consigliato di smettere>>
<<Ma non se ne parla nemmeno!>> sbottò la Grande Mademoiselle ritrovando improvvisamente le forze <<Ci vorrà ben altro che qualche sigaretta, a piegare l'animo indomito della figlia del generale De Toschi e della gloriosa Violetta Ozzani!>> poi, ripreso il contegno, si guardò attorno e notò che Giulia le teneva ancora l'altro braccio.
<<O cara bambina! Che dooolce! Si vede subito che hai preso dal babbo. Eh... ne facciamo una dottoressa, eh? Dimmi come vai in greco?>>
<<Abbastanza bene...>>
<<Abbastanza è troppo poco! Una futura dottoressa in medicina deve conoscere il greco alla perfezione, per capire la terminologia tecnica!>>
<<Ma io non penso che studierò medicina>>
A quelle parole la Grand Mademoiselle si ritrasse scandalizzata e si rivolse al padre di Giulia:
<<Ma l'ha sentita, dottore? Come sarebbe a dire "non penso che studierò medicina"? E cosa vorresti fare allora?>>
<<Be', lei ha studiato lettere classiche, professoressa De Toschi... >>
Gli occhi da rospo della Grande Mademoiselle uscirono quasi dalle orbite:
<<Ah, ma se io fossi stata figlia di un medico non avrei esitato un secondo! Purtroppo la mia condizione di nobili genere nata, mi ha impedito di dedicarmi a professioni troppo meccaniche e di piccolo affare. Mia madre, che Dio l'abbia in gloria, non mi avrebbe nemmeno permesso di lavorare come insegnante. Ma per fortuna il mio babbo, il Generale, ha capito che in me ardeva il sacro fuoco della letteratura. Ed ecco dunque, qualis artifex pereo!>>
E così, citando le ultime parole di Nerone, secondo Svetonio, la Grande Mademoiselle si riscosse e annusando un fazzoletto con i sali, appoggiò la sua mole ad alcuni valletti, accorsi per sorreggerla.
Il vociare della signorina, con l'inconfondibile accento toscano, aveva attirato l'attenzione e finalmente Giulia vide Virginia che si avvicinava e la trovò incantevole.