domenica 30 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 15. Una festa a lungo attesa.



Il 15 maggio 1956, Giulia Federici, quindicenne, fece con ampio anticipo il suo debutto nell'Alta società, in occasione del compleanno della sua migliore amica, Virginia Ozzani di Fossalta.
Agli occhi dei genitori, che l'accompagnavano, Giulia era ancora una bambina. La più bella della scuola. Era una regina.
Per questo sua madre le aveva detto di non dare troppo nell'occhio, per non rubare la scena alla festeggiata.
Loro erano già stati alla Villa, perché il dottor Federici era uno dei medici di fiducia del conte Umberto.
Giulia gli aveva fatto molte domande, sia riguardo alla Villa, che riguardo alla famiglia Ozzani.
<<Sono persone molto gentili, di notevolissima cortesia>>
<<Anche i loro parenti?>>
Qui il dottor Federici si accigliò:
<<I rapporti con le famiglie del notaio Papisco e del professor Trombadore non sono buoni>>
<<Quindi le zie e i cugini di Virginia non ci saranno?>>
<<Oggi è un giorno speciale... potrebbero esserci anche loro. Tu ne hai già conosciuti alcuni?>>
I legami di parentela degli Ozzani di Fossalta con le altre famiglie di spicco della città erano difficili da tenere a mente, a meno che non si facesse riferimento ad un albero genealogico.


                                  Ippolito Ozzani di Fossalta   +   Valeria Serbelloni  
                                                                                 |
                                                 --------------------------------------------------------
                                                |                                                          |
                              
       Vittorio Ozzani di Fossalta + Adelaide Aldrovandi      Violetta + Gen. DeToschi                                              
                1892- 1948                |    1899-1994                   1909-1929     1895-1978  
                                                  |                                                         |          
                                                  |                                              Carlotta De Toschi
                                                  |                                                      1929
        -------------------------------------------------------------------------------------------------------
        |                           |                      |                              |                     |
  Umberto              Carlo                 Grazia                 Laura                   Margherita
1915-1986       1917-1995           1919-1997            1921-1998         1923 -2000
       +                                                                                +                    +
 Claudia                                                         Adriano Trombadore   Giuseppe Papisco
Protonotari                                                         1912 – 1987                1916-1998
Bonaccorsi                                                                                              |        divorzio 1975               |                                                                                                              |         risposatosi poi con 
1919-2000                                               --------------------------------------------------
       |                                                     |                      |               |                
----------------------------                Piergiuseppe      Benedetta      Goffredo                 +
|                          |                           1944               1947              1949          Serena Sarpi
Alessio          Virginia                                         +                                              1937
1940-1999     1942                                Massimo Piccioni                                        | 
+                                                           1940        |                                             Bramante
Esther                                  ----------------------------------------------                                1967
Rubini                                  |                                     |
1943-1999                     Alberto Piccioni              Cristina Piccioni

(+ Giulia                        1970                                     1975                                            
      Federici
       1942)
   |
Roberto
1962

<<Ho conosciuto i figli di Margherita Ozzani Papisco. Sono un po' strani. Piergiuseppe, il più grande, è un tipo serio e taciturno. Benedetta, quella di mezzo, è una bambina dispettosa e pettegola e Goffredo, il più piccolo, ha paura anche della sua ombra>>
I genitori di Giulia risero e sua madre la ammonì:
<<Sarà meglio che tieni a bada la tua lingua tagliente, soprattutto se ci saranno anche i figli di Laura Ozzani e di quell'odioso poeta>>
Giulia non aveva mai conosciuto i figli di Adriano Trombadore.
Sapeva che il primogenito si chiamava Dante Gabriele, la secondogenita Angela Beatrice e il terzogenito Ludovico Torquato, tutti nomi letterari insomma, non certo facili da portare.
Dopo alcuni minuti di viaggio, videro finalmente i cancelli e gli alti muri di pietra che circondavano la magione degli Ozzani di Fossalta.
Per quanto avesse cercato di immaginare la grandiosità della Villa, Giulia ne rimase strabiliata.




Mentre parcheggiavano nel retro del cortile esterno, Giulia si rese subito conto dell'opulenza degli ospiti.
Bastava guardare le loro automobili, oppure il loro modo di vestire, i gioielli che indossavano le signore. Era uno sfarzo al quale lei non era minimamente abituata.
Poi vide avvicinarsi un uomo di mezz'età, magro, in tenuta da cavallerizzo.
Aveva occhi glaciali e un sorriso crudele.
<<Dottore, che ci fa lei qui? C'è qualcuno che si sente male?>>
<<No, cavalier Ozzani, sono qui perché mia figlia è stata invitata dalla signorina Virginia, che è sua compagna di classe>>
Giulia capì che si trattava dello zio di Virginia, quello che dirigeva l'ufficio crediti della Bancaccia.
La stava osservando con uno sguardo fisso, stranamente interessato.
<<Sai andare a cavallo, ragazzina?>>
<<Mi chiamo Giulia>>
La madre le fece gli occhiacci e poi si rivolse, zuccherosa, al cavalier Ozzani:
<<La perdoni, non è mai stata in società>>
<<Non ne dubito. Me ne sarei ricordato>> e poi aggiunse <<Immagino quindi che tu non sappia cavalcare, il che è molto grave per una ragazzina che frequenta mia nipote. Se vorrai frequentare questa casa, dovrai assolutamente imparare l'equitazione. Per tua fortuna hai davanti a te uno dei massimi esperti in questa gloriosa arte>>
Giulia si rese subito conto che quell'uomo era molto pericoloso.
Annuì velocemente e poi, nel voltarsi di scatto, finì addosso ad una donna corpulenta, pesantemente truccata,  che odorava di talco e naftalina.
Era nientemeno che la signorina De Toschi, la Grande Mademoiselle!



<<Oh, che Dio sia benedetto! Dottor Federici, avevo proprio bisogno di lei! Questo cambio di stagione mi sta uccidendo. Sono sfinita, le allergie mi paralizzano>> e come per rendere ancora più realistica questa affermazione, si mise a sternutire, e poi a tossire in modo catarroso, e infine si soffiò il naso con un rumore osceno.
Quando vide passare un giovane valletto lo afferrò con la mano grassoccia:
<<Ragazzo, portami i sali... sto per svenire! Che Dio mi aiuti! Dottore, faccia qualcosa, sono gravemente malata!>>
Giulia sorresse la donna, credendo sinceramente che avesse un grave malore, ma vide che nessuno se ne faceva caso e che suo padre non si mostrava preoccupato, per quanto avesse preso il polso della Grande Mademoiselle.
<<Non si agiti, signorina De Toschi... il polso va bene, il battito è regolare... se vuole misuriamo anche la pressione, ma credo che sia più che altro un sintomo di bronchite asmatica, accentuato dall'allegia ai pollini>>
<<Bronchite asmatica? Io non ho l'asma!>>
<<Lei fuma troppo, signorina De Toschi. Le avevo caldamente consigliato di smettere>>
<<Ma non se ne parla nemmeno!>> sbottò la Grande Mademoiselle ritrovando improvvisamente le forze <<Ci vorrà ben altro che qualche sigaretta, a piegare l'animo indomito della figlia del generale De Toschi e della gloriosa Violetta Ozzani!>> poi, ripreso il contegno, si guardò attorno e notò che Giulia le teneva ancora l'altro braccio.
<<O cara bambina! Che dooolce! Si vede subito che hai preso dal babbo. Eh... ne facciamo una dottoressa, eh? Dimmi come vai in greco?>>
<<Abbastanza bene...>>
<<Abbastanza è troppo poco! Una futura dottoressa in medicina deve conoscere il greco alla perfezione, per capire la terminologia tecnica!>>
<<Ma io non penso che studierò medicina>>
A quelle parole la Grand Mademoiselle si ritrasse scandalizzata e si rivolse al padre di Giulia:
<<Ma l'ha sentita, dottore? Come sarebbe a dire "non penso che studierò medicina"? E cosa vorresti fare allora?>>
<<Be', lei ha studiato lettere classiche, professoressa De Toschi... >>
Gli occhi da rospo della Grande Mademoiselle uscirono quasi dalle orbite:
<<Ah, ma se io fossi stata figlia di un medico non avrei esitato un secondo! Purtroppo la mia condizione di nobili genere nata, mi ha impedito di dedicarmi a professioni troppo meccaniche e di piccolo affare. Mia madre, che Dio l'abbia in gloria, non mi avrebbe nemmeno permesso di lavorare come insegnante. Ma per fortuna il mio babbo, il Generale, ha capito che in me ardeva il sacro fuoco della letteratura. Ed ecco dunque, qualis artifex pereo!>>
E così, citando le ultime parole di Nerone, secondo Svetonio, la Grande Mademoiselle si riscosse e annusando un fazzoletto con i sali, appoggiò la sua mole ad alcuni valletti, accorsi per sorreggerla.



Il vociare della signorina, con l'inconfondibile accento toscano, aveva attirato l'attenzione e finalmente Giulia vide Virginia che si avvicinava e la trovò incantevole.






Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 14. Incontrando Virginia.



Virginia Ozzani, Contessa di Fossalta, viveva nell'appartamento nobile, al piano terra, dove fino ad alcuni anni prima era vissuta sua madre, in compagnia dell'altro figlio, Alessio, che poi era morto in un tragico incidente assieme alla moglie Esther.
<<La Signora si è trasferita qui dopo la morte del conte Alessio, per far compagnia alla madre, la povera contessa Claudia, che è morta poco tempo dopo, anche per il dolore, dico io...>>
Stavano attraversando un ampio corridoio, le cui finestre davano sul cortile interno della Villa.
<<Ormai la contessa Virginia usa solo poche stanze. Il resto del piano nobile è abitato solo dai parenti in visita, i vari cugini di primo e secondo grado, che le girano intorno come degli avvoltoi, per avere un posto in prima nel testamento. Povera Signora, oltre al dolore della malattia e della mancanza del fratello, deve sopportare anche tutti questi sciacalli>>
Lo disse con un tono così sdegnato e con uno sguardo così feroce che pareva considerare anche Roberto e Giulia come facenti parte della categoria "avvoltoi e sciacalli".
Ci vede come concorrenti. Teme che Virginia possa lasciare qualcosa a mia madre per farsi perdonare le misteriose colpe di quando finì la loro amicizia.
Un mistero su cui era tempo di fare luce.
Roberto entrò per primo e la stanza gli parve molto grande e fredda.
Ampi tendaggi di velluto blu coprivano in parte le finestre, creando un'atmosfera di penombra. 
Le finestre semiaperte lasciavano però entrare l'aria fresca da fuori.
La parte più illuminata comprendeva un enorme tavolo in legno di ciliegio, con sedie abbinate, ad indicare che quella era la zona dove si consumavano i pranzi e le cene formali. C'erano alte credenze con servizi di porcellana, argenteria e cristalleria. E poi altri mobili: comò, cassapanche, angoliere.
L'altra parte della stanza era più in ombra, e proprio lì era stato ricavato un salotto, in stile floreale.
Lei era là.
Seduta su una poltrona, Virginia Ozzani di Fossalta osservava con una punta di perplessità i suoi visitatori.


«Signora Contessa…» incominciò la Governante a bassissima voce <<sono arrivati gli ospiti>>
Virginia li osservava con una fissità e una concentrazione tali da far credere che i suoi occhi vedessero qualcosa di indescrivibile.
«Perdonatemi se non vi vengo incontro, ma sono molto debole …».
La sua era una voce da contralto, arrochita dal fumo e resa incerta dalla malattia.
La Governante fece cenno a Roberto e a Giulia di avvicinarsi alla Contessa.
Roberto studiò l'immagine di quella donna magra, che sembrava nel contempo fragile e altera.
Poi i contorni del viso si fecero più distinti: era strano come in quel volto i segni dell’età e della malattia convivessero con il permanere di una bellezza aristocratica.

Gli zigomi pronunciati mostravano una pelle color avorio, scavata, un naso sottile e aquilino, e due occhi celesti, alteri, che davano un'intensità penetrante allo sguardo da lasciare intimiditi.
Doveva essere uno sforzo per lei persino tenerli aperti, o sopportare la luce della lampada, perché li teneva semichiusi e pareva non vedere nulla.
I capelli erano di un castano chiaro opaco. Forse un tempo erano stati brillanti e dorati, ma ormai erano spenti e scarmigliati. Li teneva raccolti dietro la nuca, ma molti ciuffi ribelli le scendevano lungo il viso e il collo.

Come fa ad avere ancora i capelli? 
Lei parve riuscire a leggergli nel pensiero:
<<Sono miei, i capelli. Non sto facendo alcuna terapia. Nelle mie condizioni potrebbe solo peggiorare la situazione. Le uniche medicine che prendo sono gli antidolorifici, che mi fanno dormire molto e mi rendono un po'... come dire... svagata... non dovete farci caso...>>
Parve divertita a quel pensiero e sorrise debolmente.
Roberto se l'era immaginata diversa.
E’ davvero lei la donna che ha rovinato la vita a mia madre? E' proprio questa donna dall'aria gentile la mia "Strega di Biancaneve", oppure ce n'è un'altra, molto più pericolosa, che ci sta osservando da dietro le quinte?
Notò rapidamente sul comodino alcune cornici d’argento con fotografie in bianco e nero: Virginia da giovane, bellissima, un viso da elfo, delicato e imbronciato;



; Virginia e un uomo molto simile a lei, certamente il suo defunto fratello, anch’egli di aristocratica bellezza; e poi…
Nella terza foto è con mia madre!
La terza foto ritraeva Virginia e Giulia adolescenti…belle e sorridenti nel parco della Villa.
«Era il mio sedicesimo compleanno, quando scattammo quella foto. Si può dire che tutto incominciò quel giorno…» sussurrò Virginia guardando Roberto.
Quest’ultimo spontaneamente si rivolse a sua madre.
Giulia era rimasta indietro, immobile come una statua.
Appariva tesa e turbata, come se attendesse un suo giudizio su qualcosa di molto importante, che appariva sottinteso e di cui nessuno voleva parlare.
Cosa mi stanno nascondendo?
La Contessa, con grande lentezza, si rivolse alla Governante:
«Puoi andare, Concetta»
Era un ordine, ma la Governante esitò e lanciò a Giulia una occhiata ammonitrice, come se le intimasse di comportarsi bene,
Notò che Virginia ora lo fissava con una intensità strana.
Perché guarda me e non mia madre?
Forse c'era una risposta, ma era difficile da mandare giù.
«Roberto…vero?»
Lui annuì.
Virginia gli sorrise, in un modo che gli diede l’impressione di una sincerità venata di affetto.
Poi, finalmente, si volse verso Giulia e le due ex-amiche si scrutarono a lungo in silenzio.
«Grazie per essere venuta»
«Non so se ho fatto bene…»
Virginia le porse per prima la mano, Giulia esitò, poi si avvicinò e la prese con leggerezza tra le sue.
Con l'altra mano, Virginia le accarezzò lievemente il volto, con un gesto intimo che riuscì a dissolvere in un istante i quattro decenni di oblio che avevano sepolto la loro antica amicizia.


Giulia non riusciva a distogliere gli occhi da lei.
Roberto percepì un’emozione forte. Aveva la pelle d'oca.
Quando quel breve momento d’affetto terminò, ci fu imbarazzo.
Virginia chiuse gli occhi e si asciugò le lacrime.
Giulia distolse di nuovo lo sguardo e fissò le fotografie sul comodino, con una lieve nota di tristezza nel viso.
Virginia, riaprì gli occhi.
«Ricordo tutto di quel giorno. Eravamo così felici, così ingenue…».
 Le ultime parole furono pronunciate con un senso infinito di rimpianto.
Giulia annuì:
«Eravamo ancora in tempo per fare le scelte giuste»
Il sospiro di Virginia divenne quasi un rantolo.
Assunse un'aria malinconica e scosse la testa:
 «Non c’è nessun rancore nella tua voce…»
«La cosa ti stupisce? »
Virginia era perplessa:
«La mia famiglia non si è comportata bene con te. Ed io ho agito peggio di tutti gli altri, per la qual cosa, ora, di fronte a tuo figlio, imploro il tuo perdono»
Giulia era altrettanto perplessa:
 «Ti ho già perdonata da molto tempo. Ho perdonato, ma non ho dimenticato. Il vostro segreto, che in parte è anche il mio, è ancora custodito nella mia mente. Nessuno conosce la verità»
Roberto, imbarazzato, notò il disagio della madre.
Sempre questa reticenza!
Virginia disse con voce neutra:
«Con Roberto dobbiamo parlare... è un adulto... e ora che l'ho visto, sento di potermi fidare di lui»



 Robert si sentiva in preda ad una speranzosa curiosità:
«Certo che voglio sapere! E’ una vita che mia madre mi tiene nascosta la storia della sua giovinezza e chissà quali segreti: voglio capire perché mia madre ce l'abbia col mondo intero, perché il suo matrimonio sia fallito, e io non abbia mai avuto un padre presente e dei nonni, come in una famiglia normale. Tutte queste domande ruotano intorno alla famiglia Ozzani, perché tutto ciò che è accaduto, ha avuto qui le sue cause e la sua origine»
Virginia aveva ascoltato, prima sorpresa e infine turbata.
Dopo avergli rivolto un'occhiata significativa e aver assunto uno sguardo grave, si rivolse a Giulia:
«E’ vero quello che ha detto tuo figlio riguardo al tuo matrimonio?»
«E se anche fosse?»
«Io pensavo…»
«Oh, per favore, Virginia!»

«Io ti credevo felice…o quantomeno serena…»
C'era una tristezza sincera nelle sue parole.
Giulia sospirò.
«C’è mai veramente qualcuno che ottiene dalla vita ciò che sperava? Noi facciamo dei grandi progetti per il nostro futuro. Se siamo in un punto A della nostra vita e decidiamo che, dopo un tempo determinato, vorremmo essere in un altro punto B, allora si può avere l'assoluta sicurezza che non ci arriveremo mai. Nella vita esiste una specie di "deriva" che ci porta più o meno lontano da B, ma mai nello stesso punto. Allora sarebbe stato meglio non desiderare mai di trovarsi nel punto B, perché almeno avremmo avuto l'occasione di raggiungerlo per caso. Non so se mi sono spiegata»
Virginia annuì:
«Ciò che hai detto è giusto. Ma almeno hai ancora tempo e modo per avvicinarti al tuo obiettivo. Io no, io ho pochi mesi di vita e l'unica cosa giusta da fare è quella di migliorare la vita tua e di tuo figlio, perché tu e lui, per fortuna, avete ancora molto tempo davanti!» la voce di Virginia si fece rauca.


«Giulia! Guardami: se una persona nelle mie condizioni ti invita a non disperare, tu devi ascoltare! Rispondimi: non ti piacerebbe cambiare da adesso la tua vita? Quella di tuo figlio?»
      Giulia rimaneva in silenzio, e continuava a fissare le fotografie del comodino.
Virginia si rivolse a Roberto
      «Tu almeno saresti disposto ad ascoltarmi? Ho atteso molto a lungo questo momento» fece una pausa per riprendere fiato «Anzi, credo che questa sia stata una delle mie principali ragioni di vita, negli ultimi anni…dopo l’incidente in cui sono morti Alessio ed Esther… dopo la morte di mia madre…e la scoperta di avere il cancro…» si dovette fermare.
      Giulia intervenne:
«Senti Virginia non vorremmo affaticarti…»
    «Non dirlo! La speranza che tu tornassi è l’unica cosa che ha dato senso a questi ultimi mesi. Ma ora ascoltami, ti prego…»
Giulia guardò fuori dalla finestra, fissando il cielo nuvoloso.
    «Tu pensi che un lieto fine, possa cambiare il senso di un’intera vita di errori?»
    Virginia fissò il pavimento e rispose con voce distante, ma ferma.

 
«Non ti sto chiedendo di dimenticare gli errori o di dare un senso a ciò che questi errori hanno comportato, sia nel bene che nel male. Forse per te il lieto fine non è così rilevante, ma per tuo figlio, che ancora davanti a sé gli anni migliori, la speranza che io posso offrirgli è di grandissima importante, e tu lo sai bene, altrimenti non saresti qui»
Giulia rimase seria:
«Sì, sono qui per mio figlio. L'ho tenuto alla larga da questa storia perché sapevo che, fintanto che era vivo il resto della famiglia, gli aveste fatto del male. Ora invece credo nelle tue buone intenzioni. Ma se fosse stato per me, non sarei tornata. Io sono uno spirito libero» e tornò a guardare la fotografia.
    Virginia annuì, con un lieve sorriso, osservando anche lei quella foto di quarant'anni prima:
 «E' vero. Tu sei sempre stata uno spirito libero. Io invece sono rimasta prigioniera di una serie di convenzioni sociali. E' tempo che tuo figlio sappia come sono andate esattamente le cose, nei minimi  particolari...»

Roberto era incuriosito, ma anche intimorito
Deve esserci sotto qualche trappola… nessuno fa niente per niente: se lei ci offre aiuto, vorrà qualcosa in cambio.
<<Io sono pronto a conoscere la verità>>
Virginia accennò un sorriso, più rilassata:
«Ne sono felice. Ora ho bisogno di riposare un po', vi prego di tornare qui per l'ora di pranzo e così parleremo... sì… parleremo…»
Chiuse gli occhi e parve morta.
Roberto guardò sua madre, anch’ella pallida come un cencio.
Uscirono dalla stanza quasi in punta di piedi e, chiusa lentamente la porta scura, percorsero il più rapidamente possibile i corridoi tetri e freddi del piano nobile della Villa.
Giulia sbottò:
«Vuoi conoscere la verità? Cos'è la verità? Io ho una mia verità, e Virginia ne ha una sua, ma forse nessuna delle due coincide con ciò che è accaduto realmente»
«Mamma, io voglio ascoltare la versione dei fatti di entrambe»
Giulia rimase perlessa:
«Lei ti mentirà! E' sempre stata una manipolatrice! Mi ha usata e ora temo che  voglia farlo con te»
«Sì, ma io sento che tu hai altri motivi per volere che Virginia non parli. Cosa mi nascondi, mamma? Dimmelo ora! So che hai sofferto e so che non menti. Ma so anche che non mi hai detto tutto. Non te la puoi cavare trincerandoti nel ruolo di Cenerentola o Biancaneve!»
Giulia si ritrasse come se l’avessero schiaffeggiata:
«Cosa vorresti dire?»
«Vorrei sapere c’è stato esattamente tra te e Alessio Ozzani. Fino a che punto…»
«Non sono cose che ti…»
«Ne sei sicura?»
Giulia tacque.
Roberto la fissò.
La verità non detta era lì: non c’era bisogno di aggiungere altre parole.
<<Immagino che avrai avuto le tue buone ragioni per tenermi lontano da qui per tanto tempo, ma adesso è giusto che io sappia tutto, compresa l'identità del mio vero padre. E' tempo che io abbia ciò che l'accordo tra te e la famiglia Ozzani mi ha negato e che, credo, mi spetti di diritto, a questo punto>>

"Tradisco e non me ne pento". Il 75% degli italiani ragiona così. E il filosofo spiega...



Secondo l'Istituto di ricerca IFOP, 2 italiani su 3 non provano alcun rimorso per le proprie scappatelle extraconiugali*. Lo studio, commissionato dal sito di incontri extraconiugali Gleeden.com e condotto a livello europeo su un campione di 4.879 persone di varie nazioni, si è interrogato sulla percezione e sui comportamenti degli Europei in materia di avventure extraconiugali. Alla domanda: "Si pente del suo tradimento?" , gli italiani, uomini e donne, si rivelano tra i meno toccati dal senso di colpa. Difatti, gli uomini nostrani sono i più convinti della propria infedeltà. Sicuramente colpiscono in questo studio le risposte femminili alla domanda a proposito del pentimento sulla propria infedeltà e ancora di più colpisce la percentuale di donne italiane che non prova nessun senso di colpa a tal proposito. Infatti, solo il 27% delle italiane è pentita del proprio tradimento. In questa speciale classifica europea, le italiane sono precedute soltanto dalle francesi e dalle belghe: ben il 79% delle cugine d'Oltralpe risponde "No" alla domanda "Si pente del suo tradimento?" contro il 76% delle signore del Belgio.Il 74% degli uomini italiani risponde "NO" alla domanda dell'istituto di ricerca IFOP "Si pente del suo tradimento?", non mostrando né rimpianti né rimorsi per le proprie scelte in materia di relazioni di coppia e infedeltà. Quella degli uomini del Bel Paese è la percentuale più alta in Europa rispetto ai francesi, belgi, spagnoli, tedeschi e britannici.
Gli italiani sono seguiti in questa speciale classifica del "non-pentimento" della propria infedeltà dai tedeschi (72% di risposte negative), francesi (68%), belgi (66%), spagnoli (59%) e britannici (51%). I sudditi di Sua Maestà si rivelano i più "pentiti" delle proprie scappatelle extraconiugali. 

Ancora secondo lo studio IFOP, più di 1 italiano su 2 ammette di aver tradito (55% di risposte positive alla domanda "Nel corso della sua vita le è capitato di aver tradito, cioè di aver avuto un rapporto sessuale con una persona che non fosse il suo partner?") e il 63% degli intervistati pensa che si possa amare una persona pur essendole infedele: siamo dunque arrivati ad una nuova concezione della coppia, dell'amore e della fedeltà? Il "ti sarò fedele sempre" riguarda la sfera dell'amore che si dissocia dalla sfera sessuale? A ben guardare questi risultati sembrerebbe proprio di si!
*Sondaggio IFOP per Gleeden.com, primo sito di incontri extraconiugali in Italia, condotto su un campione di 4.879 persone, rappresentanti la popolazione italiana, francese, tedesca, britannica, belga e spagnola.
I VIP E IL TRADIMENTO - "ll perdono nella vita amorosa è un modo per ridare vita a qualcosa che il trauma del tradimento e dell'abbandono ha reso morto. Non a caso la cultura cristiana e anche Francesco I fanno del perdono la virtù più grande e specifica di Dio e dell'amore". Mentre in Europa si parla di poliamore (relazioni multiple accettate da un accordo di coppia) e la coppia aperta sembra diventare l'unica risposta possibile alla società frenetica in cui tutto, anche i rapporti, si disfano di continuo, lo psicoanalista Massimo Recalcati pubblica un elogio all'amore dal titolo Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa (Raffaello Cortina editore, 160 pagine, 13 euro). E in un'intervista ad Affaritaliani.it spiega perché credere nella passione per sempre.
Le argomentazioni di Recalcati ci permettono di ricollegarci a quanto dichiarato dalla diva Cameron Diaz che, in occasione dell'uscita del suo nuovo film, The Other Woman di Nick Cassavetes ( una commedia romantica su due donne che si alleano per vendicarsi di loro partner), ha parlato della sua idea della coppia e, soprattutto, di fedeltà: per l'attrice, infatti, "nessuno è fedele".
La 41enne ex fidanzata di ex fidanzata di Justin Timberlake e Jared Leto,  nel film è l’amante di un uomo infedele, sposato con Leslie Mann e che ha anche un'altra amante: Kate Upton. "Siamo esseri umani, siamo complessi, non possiamo vivere senza graffi, è impossibile. I tradimenti possono accadere, bisogna esserne consapevoli e andare avanti", ha spiegato la bionda attrice.
DEMI MOORE E MILA KUNIS - Demi Moore ha pensato bene di avvisare la Kunis sulle "brutte abitudini" del futuro marito: Ashton Kutcher. La 51enne attrice ha sposato l'ex modello nel 2005, ma i due hanno poi divorziato a causa dell'infedeltà di lui. In seguito il 36enne si è fidanzato con Mila; e ora, si dice, i due potrebbero anche sposarsi. Demi Moore avrebbe dunque pensato bene di avvertire Mila Kunis sulle "brutte abitudini" del suo futuro marito. "Le ha detto di essere prudente ogni volta che Ashton passa una notte fuori casa", ha infatti rivelato un'amicizia comune al magazine Now.

(da Affarittaliani,it)