mercoledì 21 luglio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 148. I segreti degli Orsini di Casemurate



Quel lontano giorno d'estate del 1910, la maestra Clara Torricelli (da Forlì), prima di uscire da Villa Orsini, o Maniero che dir si voglia, considerando le discutibili scelte estetiche del suo restauro avvenuto nell'Ottocento, chiese alla contessa vedova Vittoria un'ultima delucidazione sull'Opera Pia di Confluentia, che si apprestava a visitare, accompagnata dalla severa governante Liliana.
<<Questa Opera Pia è di tipo religioso? Nel qual caso, il suo controllo è passato alla Congregazione di Carità del Comune di Forlì? Diventerà un Istituto Pubblico di Beneficienza e Assistenza secondo la Legge Crispi del 1890?>>
La Contessa Vedova si alzò in piedi, evidentemente seccata da quel tono inquisitorio:
<<La risposta a tutte queste domande fin troppo insistenti è no! Mio marito ci stava lavorando, ma ahimè è morto prima di poter realizzare il proprio programma di adeguamento alle leggi che lei ha citato. 
Ora se ne sta occupando mio figlio, il conte Achille, che si trova infatti a Forlì ospite della famiglia Paulucci di Calboli, al fine di discutere di questo con le autorità competenti.
In ogni caso, come le ho detto, questa Opera Pia è nata da un lascito di mio suocero ed è sempre stata amministrata direttamente dal mio povero marito.
Le ricordo infine che lei, qui, è ospite, e quindi la invito a comportarsi con la dovuta cortesia, attenendosi strettamente a ciò che le dirà la mia governante, la signora Liliana>>
Clara annuì e si scuso:
<<Senz'altro, Vostra Signoria. Vi chiedo perdono e vi ringrazio per la vostra gentilezza e la vostra pazienza>>
Vittoria annuì e la congedò con una certa rapidità.
Clara era felice, perché era riuscita nel suo intento di accedere alla zona più interna e segreta del Feudo Orsini, per scoprirne i misteri, specialmente quelli che riguardavano il Bosco di Confluentia.

Al fine di aiutare i lettori a comprendere i misteri degli Orsini, del loro Maniero, del loro Feudo e della misteriosa Enclave di Confluentia, è giunto il momento di descrivere con maggiore precisione l'architettura e l'organizzazione sia del Maniero che del Feudo, per poi inoltrarci fino all'Enclave.

L'entrata principale del passato (caduta in disuso) avveniva attraverso un portico seguito da un atrio e da una scalinata nelle vicinante della torre nord, quella più vicina al Bevano.
Tra la torre nord e la torre belvedere c'era l'ingresso maggiore, utilizzato nel periodo in cui sono ambientate le nostre narrazioni, che dava accesso al cortile interno per mezzo di una porta molto elaborata, in stile gotico, con arco a sesto acuto, guglie, cariatidi, pinnacoli e due cancelli molto robusti.
Si narrava che la costruzione di questa porta, da sola, fosse costata metà della fortuna degli Orsini.





Dal cortile interno si accedeva a molte stanze tra cui la cappella.
Vi era poi un terzo ingresso in una delle ali sul lato sud.
Tra l'ingresso sud e la torre sud, c'era il giardino esterno di facciata, nel senso che era il lato rivolto verso la strada, la via Cervese.
Il Maniero Orsini dunque aveva tre cortili: 1) il giardino di fronte alla strada, 2) il cortile interno, 3) il Parco, o cortile posteriore.




Per accedere alla parte posteriore del cortile esterno, che era protetta da un alto muro in pietra, c'erano tre passaggi di cui i primi due (dal cortile interno e dalla cantina) erano usati solo alla famiglia e dal personale più fidato un terzo che invece fiancheggiava la villa e consisteva in un secondo cancello, con una porta in pietra molto alta e robusta, all'altro lato della quale c'era, oltre al muro, una siepe intricata e dietro il rivale del Bevano.
Passarono attraverso il terzo, ed entrarono in un luogo molto diverso dalla parte anteriore (che era un giardino floreale e con alberi e cespugli ben curati).








Il cortile posteriore era, come si è detto, un vero e proprio parco, ma inselvatichito: aveva già l'aspetto di un bosco, con alberi secolari di ogni genere che si facevano più fitti man mano che la "calera" (la stradina sterrata), si avvicinava al Bevano.






Ad accompagnare Clara c'erano la governante Liliana, che sapeva molte più cose di quante volesse dare a intendere, e il fattore Primo Ricci, che sembrava veramente Heathcliff di Cime Tempestose.

Aveva i capelli lunghi, scuri, arruffati, e una barba ispida da pirata (poteva anche assomigliare a Jack Sparrow, ma senza treccine e altri elementi ambigui), ed era molto alto e muscoloso, persino più della "Luisona", a cui peraltro sembrava assomigliare in energia e durezza di carattere.
Questa sua aria selvaggia, ma sicura, determinata, come se fosse il vero padrone del Feudo, gli conferiva un certo carisma, che, per quanto incredibile possa sembrare, lo rese attraente agli occhi della ventenne Clara Torricelli, così bionda, angelica e dagli occhi color pervinca, e noi sappiamo bene come andò a finire la storia tra lei e il suo "Moro", come lo chiamò per tutta la vita: si sposarono sei mesi dopo ed ebbero sette figli, letteralmente uno dietro l'altro : Ettore (1911-1991), Oreste (1912-1982), Antonio (1913-1986), Caterina (1914-2004), Carolina (1915-2006), Maria Teresa (1916-2008) e Adriana (1917-2010). E in tutti quegli anni Clara continuò a lavorare e a scrivere i suoi diari e i suoi appunti di storia locale.

Nella sua carriera di insegnante elementare, svolta interamente nella Contea di Casemurate, la maestra Clara diede un'importanza centrale alla Storia: "Senza un approccio storico, ogni tipo di conoscenza è destinato a rimanere frammentario e disconnesso da tutto il resto, come se fosse sospeso nel vuoto. Solo la conoscenza storica ci permette di collocare ogni disciplina al posto che le spetta all'interno del quadro generale e completo della conoscenza necessaria per avere almeno una vaga idea del mondo in cui viviamo".

Ma in quel momento la priorità di Clara era scoprire quanto più possibile riguardo a ciò che gli Orsini nascondevano riguardo ai loro rapporti con la fantomatica famiglia Bergantini e con la misteriosa Opera Pia di Confluentia, più irraggiungibile dell'Eldorado.




Il muro di recinzione, andando avanti, si restringeva e così anche il parco, che diventava una specie di siepe alla sinistra della "calera", mentre alla destra sia il muro di recinzione che la siepe terminavano con un'alta cancellata con speroni acuminati in cima, che attraversava il Bevano da una parte all'altra, dragando tutto ciò che trasportava (di questi "detriti" si occupavano i vari fattori che lavoravano nella pars dominica dei campi).
Nella parte a nord-ovest c'erano gli orti e i frutteti (mele, pere, pesche, albicocche, susine/prugne, ciliegie, more di gelso e i cespugli tipici dei frutti di bosco), seguiti poi dai girasoli e dal granturco, sempre più fitto, man mano che ci si avvicinava a Confluentia. 
Dall'altra parte del Bevano c'erano normali coltivazioni, e oltre gli allevamenti, dove tutti gli animali avevano un ampio spazio in cui potersi muovere durante il giorno. Lungo il Bevano c'erano i capanni da pesca.
Mancavano le vigne e gli oliveti, perché quella terra, che ancora conservava il ricordo delle antiche paludi, non era adatta né per la vite, né per l'ulivo.
Era Primo Ricci a parlare con orgoglio di quello che sembrava il centro del suo "impero", laddove in teoria sarebbe dovuto essere l'impero del nuovo conte Achille Orsini, il quale invece non veniva mai nominato e di cui si diceva semplicemente che era "a Forlì ospite dei Paulucci di Calboli per definire la questione dell'Opera Pia".
La passeggiata per arrivare a Confluentia era abbastanza lunga, all'incirca un chilometro. Era possibile camminare sul rivale del Bevano, dove crescevano erbe officinali, in particolare menta e mentuccia, ma anche tarassaco, cardo mariano, iperico e altre piante con aromi intensi e piacevoli.
Come leggendo i pensieri di Clara, la signora Liliana disse: 
<<Queste sono le erbe che vengono raccolte dalle nostre anziane. E' una tradizione che si tramanda da secoli>>
Lo disse con profonda riverenza nei confronti delle Anziane e della Tradizione, come se il messaggio implicito fosse: non sarai certo tu a interrompere una tradizione millenaria.
E non era certo questo l'intento di Clara:
<<Ho il massimo rispetto per le tradizioni. Sono qui da pochi mesi, ma mi sono già affezionata a questi luoghi. Quando prima, nel Salotto, ho usato il termine "magia", era una metafora. Non vorrei che la Contessa Vedova avesse frainteso>>
Primo Ricci scoppiò in una sonora risata:
<<Ah, ah, mi pare di vederla, la Contessa. Dalle nostre parti si dice "avere la coda di paglia"...>>
Liliana intervenne bruscamente:
<<Primo, non essere insolente. La Contessa Vedova stava facendo del suo meglio per difendere l'onore della signora Bergantini dalle chiacchiere della gente. 
Ora le spiego, signorina Clara: la signora Luisa Bergantini è stata abbandonata dal marito, quando abitavano ancora a Villa Inferno, vicino a Montaletto. E' rimasta sola con due figlie e aveva bisogno di un lavoro, e così, siccome è mia lontana parente, ho chiesto al povero conte Ippolito, che aveva un cuore grande come il mare, di trovarle un lavoro e una sistemazione. 
Quando la bidella precedente è andata in pensione, hanno assunto la signora Bergantini, e questo non è piaciuto ad alcune famiglie che miravano a quel posto o che non volevano forestieri nella scuola. E si sono messi a dire in giro che "la Luisona", la chiamano solo perché sono invidiosi della sua altezza, è una strega e aveva fatto un filtro d'amore al povero conte Ippolito, che il Signore lo abbia in gloria. Il vecchio Conte era un santo. Con questo non voglio dire che non lo sia anche il nuovo, perché il conte Achille è un uomo d'onore...>>
Primo Ricci scoppiò a ridere:
<<Sì, un vero gentiluomo, se gli dessero una lira per ogni donna che ha messo incinta, riuscirebbe a pagare tutti i debiti che ha fatto quel sant'uomo di suo padre>>
Liliana scosse la testa:
<<Falla finita! Certe cose non si dicono neanche per scherzo! Signorina Clara, il nostro signor Ricci è un burlone, ma è un gran lavoratore: da quando c'è lui a dirigere i lavori, la terra rende molto di più, gli affari vanno bene, e il conte Achille è contento, e si fida del signor Primo come se fosse un fratello. Gli Orsini sono una famiglia generosa, si toglierebbero il pane di bocca per servirlo prima agli ospiti. E il povero conte Ippolito, se si è indebitato, non è solo colpa del fatto che ha costruito un castello dove prima c'era una casa normale, no... lui ha fatto del bene a tante gente!>>
Ma Primo continuava a punzecchiare:
<<Chissà perché ha fatto del bene soltanto a donne che avevano figli, e che dicevano di essere state abbandonate dai mariti... >>
Non ci voleva l'acume di Sherlock Holmes per capire che sia Ippolito che suo figlio Achille dovevano aver seminato figli illegittimi per tutta la Contea e anche oltre.
<<Primo Ricci! Tu pensa a cosa hanno combinato i tuoi zii: due si sono presi a coltellate, uno è stato ammazzato perché aveva sedotto una donna sposata, e l'ultimo tratta così bene le sue mogli, che sono già due quelle che si sono buttate dalla finestra!
E tu ti permetti di criticare gli Orsini?>>
Primo non dava la minima importanza ai suoi zii:
<<Oh, guai a chi tocca il tuo Ippolito! Ma è vero che sei stata tu a mettergli in testa di costruire il castello con tutte quelle torri che non servono a niente... tutte scale a chiocciola che non portano da nessuna parte... >>






Clara aveva ormai capito fin troppo bene come stavano le cose, per cui intervenne:
<<Io trovo che sia bellissimo questo maniero in stile neogotico. Così come mi piace molto questo parco, questa bella passeggiata, e il fiume è limpido. Sento che è un posto speciale>>
I due litiganti si fermarono e le apparvero entrambi sorpresi e nel contempo preoccupati.
Liliana in particolare non gradì affatto quel complimento:
<<Dite così perché siete abituata alla vita di città, ma per chi vive da molti anni in campagna, questo è un posto come un altro>>
Clara non si arrese e si rivolse all'altro:
<<La pensate così anche voi, signor Ricci?>>
Primo si accigliò:
<<Le terre di mia competenza finiscono proprio qui. Dopo è tutto di competenza dell'Opera Pia e se ne sono sempre occupate le donne. E bisogna riconoscere una cosa: la famiglia Orsini è rimasta in piedi per per seicento anni soprattutto grazie alle donne. Sono sempre state le Contesse a salvare la situazione. Io prima scherzavo, ma la contessa Vittoria ha fatto tanti sacrifici e sopportato molte ingiustizie pur di tenere alto l'onore degli Orsini. Merita il nostro rispetto>>
Clara capì che non c'era modo di farli parlare di chi, concretamente, gestisse l'Opera Pia di Confluentia.
Ormai si vedeva l'alta siepe di gelsi e rovi che circondava il Bosco Sacro.
C'erano alcune antiche costruzioni, circondate da alberi e siepi.
L'unico segno di modernità erano i numeri civici e le cassette delle lettere, anche se non si era mai visto un postino lungo il Viottolo ("E Viual", nella lingua locale) che dalla Via Nuova passava sopra alla Torricchia e segnava il confine tra le zone coltivate e il Bosco di Confluentia per poi passare sopra al Bevano. Dove non c'erano le antiche dimore, c'era soltanto una terra di nessuno, piena di sterpaglie.
<<Chi ci abita lì?>> chiese Clara.
<<Al momento nessuno>> rispose secca la governante
<<E' la casa dove abitano le amanti di turno del Conte>> disse invece Primo Ricci <<e siccome adesso il conte Achille non ha una... come dice lui? Usa una parola francese...>>
Clara capì:
<<Una Maitresse-en-titre. Da quel che ho capito il conte Ippolito ne ha avute molte>>
La signora Liliana le lanciò un'occhiata di sdegno:
<<Ne ha avute soltanto due. Ed erano trattate meglio di Madame Pompadour o della contessa Du Barry>>
La giovane maestra rimase stupita dalla cultura della governante:
<<Conoscete la Storia, vedo>>
La governante scrollò le spalle:
<<Quando si lavora una vita per i conti Orsini, si impara tutto su queste cose>>
Primo Ricci sogghignò con aria complice, ma non disse nulla.





Il Viottolo era deserto e la grande siepe era fitta e incolta, ma non impenetrabile, specie se si conoscevano i sentieri.
A quanto pareva, di giorno, nel Viottolo non passava nessuno, nemmeno i gatti.
<<Dopo il ponte sul fiume, il Viottolo dove conduce?>>
Primo Ricci indicò un punto indefinito:
<<Prima porta agli allevamenti e poi ad altri campi, fino al punto dove la Serachieda sfocia nel Bevano. Da quel punto inizia la Provincia di Ravenna e il Feudo Spreti. Gli Spreti sono la famiglia di origine della Contessa Vedova. Hanno una villa vicino alla chiesa parrocchiale, ma vivono quasi sempre a Ravenna o a Ferrara, alcuni anche all'estero>>
Clara tornò al punto:
<<E il Viottolo finisce lì? Non c'è un ponte sulla Serachieda?>>
La signora Liliana parve indignata al solo pensiero:
<<No! Assolutamente! Voi proprio non capite come funzionano le cose da queste parti. I ponti dei viottoli ci sono solo per collegare terre dello stesso padrone. 
La Serachieda è un confine, è vietato andare nell'altra proprietà e soprattutto è vietato entrare nella nostra. C'è gente che vorrebbe mettere ponti dappertutto, io invece ci metterei un muro. 
La nostra terra va protetta, specie adesso che...>>



Clara attese invano il seguito del discorso:
<<Cosa sta succedendo adesso?>>
La signora Liliana guardò Primo Ricci, il quale, forse per la crescente attrazione che provava per Clara, rispose:
<<Il Feudo Orsini è sotto ipoteca. Ma non c'è pericolo: io e i miei soci abbiamo prestato al Conte i nostri risparmi, e per il momento è sufficiente. L'Opera Pia comunque non corre pericoli, non appartiene più agli Orsini>>
Clara rimase di sasso:
<<Ma allora a chi appartiene?>>
La governante era infuriata:
<<Fate troppe domande! E comunque non è vero quello che ha detto Primo. L'Opera Pia è finanziata, fin dalla sua fondazione, anche da altre famiglie che hanno a cuore la preservazione delle nostre tradizioni>>
Sempre risposte evasive, ma non poteva insistere sull'argomento e quindi cercò di rasserenare il clima con un argomento che in genere metteva tutti d'accordo:
<<Dove si trovano i gatti?>>
La governante indicò un sentierino:
<<Seguitemi. A quest'ora dormono, ma ce ne sono alcuni molto curiosi che in genere vengono ad annusare i forestieri. Forse ne incontreremo qualcuno, ma non possiamo spingerci oltre un certo limite, perché le Anziane non amano ricevere visite da persone che non sono del posto>>
Procedettero per il sentierino, attraversando la siepe in un punto in cui era rada, e poi entrarono nel bosco vero e proprio.
Ma al posto dei gatti incontrarono una giovane donna dai capelli neri e visibilmente incinta.
La faccia di Liliana divenne più pallida di un cencio:
<<Che diavolo ci fai qui?>>
<<Una passeggiata! Non posso fare più neanche questa, nonna?>>
Per Clara quell'incontro era un autentico dono della Fortuna: la ragazza era la nipote di Liliana, ma, cosa più importante, era senza ombra di dubbio parente stretta della signora Luisa.
Che fosse sua figlia?
<<Tu sei Elvira, immagino?>>
La ragazza fu colta di sprovvista e il suo sguardo andò alla nonna, la quale naturalmente negò:
<<Vi sbagliate. Mia nipote non si chiama così, ed è una donna sposata. E...>>
Clara concluse:
<<Ed è identica a Luisa Bergantini da giovane, come del resto voi potreste sembrare Luisa Bergantini da anziana. Che strano, nessuno mi aveva detto che eravate sposata, Elvira>>
Primo Ricci intervenne:
<<Ma sì, avanti Elvira, potete dirle la verità, tanto la sarebbe venuta a sapere comunque, prima o poi>>
Fu la signora Liliana a rispondere:
<<Mi avevano detto che eravate una insopportabile ficcanaso. Vi riterrete molto scaltra, ma siete solo fortunata, anche se non troverete certo una pentola d'oro al termine dell'arcobaleno. 
Sì, Luisa è mia figlia, e il padre era Ludovico Orsini, ed io sono stata la sua Maitresse-en-titre, la sua Madame Pompadour.
Mia figlia e mia nipote vivono nella casa apparentemente "disabitata".
 Chi siano stati i loro compagni di letto non è cosa che vi riguardi>>
Clara in fondo l'aveva capito fin dall'inizio:
<<Non mi riguarda, è vero, ma io non sono una persona che si scandalizza facilmente. E ho una mezza idea di chi possano essere i padri: quello di Elvira e Iole, e quello del bambino che Elvira porta in grembo, e non mi sorprenderei se anche Iole fosse incinta>>
Primo Ricci intervenne:
<<Vi prego, non andate oltre nelle vostre supposizioni. E' un argomento tabù, per gli Orsini, ma non solo per loro. Ci sono varie famiglie coinvolte, tra cui anche la mia.  
Tra le Anziane, ci sono molte Maitresse del passato. E il loro legame con gli Orsini e le altre famiglie non è solo...>>
Liliana interruppe subito il discorso:
<<Basta così! Le Anziane non si toccano!>>
I pensieri di Clara incominciavano a fare chiarezza in tutto quel mare di allusioni, reticenze, menzogne e mezze verità:
<<D'accordo, mi basta dare uno sguardo alla colonia felina e poi torniamo indietro. Non intendo accusare nessuno di incesto, né violare un luogo sacro>>
La governante e il fattore rimasero immobili, stupefatti.
Clara aveva capito tutto, e se lei non fosse stata la figlia di Iniziato di Rango Segreto, non le avrebbero mai permesso di arrivare fin lì. 
Ma suo padre aveva previsto tutto e Liliana non poteva contrastare la volontà del Consiglio Ristretto.
Primo non sapeva tutto, ma aveva molti sospetti che preferiva tenere per sé: a lui non interessavano i riti esoterici: lui pensava agli affari e alle donne giovani, non alle Anziane di Confluentia.
Non replicarono in alcun modo: non si parlò di nulla, e quel nulla fu una risposta più che sufficiente a tutti gli interrogativi di Clara.
Proseguirono nel bosco in silenzio, ognuno incerto su cosa dire e cosa fare.