Storia e dottrina
Origini
La corrente valdese del cristianesimo nasce nel
Medioevo, precisamente nel
XII secolo, come movimento religioso, costituito da contadini e in genere da poveri, che precede di poco quello promosso da
Francesco d'Assisi. Tradizionalmente si fa risalire la fondazione del movimento a
Valdo di Lione (o Pietro Valdo o Valdesio, dalla latinizzazione Valdesius). In realtà, l'origine dei Valdesi si confonde con il grande fermento di movimenti pauperistici di riforma del
Cristianesimo sviluppatisi nel corso del XII secolo
[2]. Oggi, esiste una via a
Lione che porta il suo nome, nel
5ème arrondissement (rue Pierre-Valdo).
Valdo, si dice in seguito all'ascolto da un
menestrello della vita di
sant'Alessio, decise di approfondire lo studio della
Bibbia: egli però non conosceva il latino, così si fece tradurre i
Vangeli e altri scritti biblici in francese
[3]. Fu colpito in particolar modo dalle parole rivolte da
Gesù al giovane ricco:
"Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Matteo XIX, 21). Decise allora, nel
1173, di abbandonare la moglie, far accogliere le figlie nel monastero di
Fontevrault[4] e offrire tutta la sua ricchezza ai poveri
[5]. In seguito si circondò di un gruppo di seguaci con i quali, fatto voto di
castità e vestiti solo di stracci
[6], andava in giro a predicare il messaggio evangelico; ben presto il gruppo fu identificato con l'espressione
Poveri di Lione. La loro predicazione si svolse all'interno dell' "ortodossia" romana, rivolgendosi principalmente contro il dualismo
cataro[7].
La fedeltà al papa di Roma da parte del movimento valdese in questi anni è testimoniata dalla ricerca di approvazione ecclesiastica nel
1179, in occasione del
terzo concilio Laterano: essi si recarono a
Roma incontrandosi anche con il pontefice
Alessandro III, il quale dimostrò apprezzamento per il loro proposito di vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere predicatori della Parola
[8].
In quel periodo l'annuncio del Vangelo infatti era riservato solo ai
chierici e agli ecclesiastici, ai
laici non era permesso predicare ed era persino sconsigliata la lettura diretta e personale della
Bibbia.
Valdo tuttavia, insieme ai suoi seguaci, continuò a diffondere l'insegnamento cristiano nonostante il divieto papale, in piena disobbedienza; quindi, nel
1180, fu convocato dal cardinale
Enrico di Marcy, vescovo di
Albano, in un
sinodo a
Lione, nel quale Valdo e i suoi seguaci dichiararono la loro completa "ortodossia" e al contempo esposero quelli che consideravano gli "errori" dei catari. Nonostante ciò, la predicazione da parte dei laici e delle donne e la lettura individuale della Bibbia erano aspetti considerati inaccettabili dalla Chiesa romana, consapevole del fatto che ammettere tale innovazione avrebbe significato dare il via ad un processo di trasformazione dagli esiti imprevedibili qualora la lettura e interpretazione dei testi sacri fosse permessa anche a fedeli non appartenenti al clero. Tutto questo era stato ben compreso da
Walter Map, rappresentante di re
Enrico II Plantageneto al concilio lateranense del 1179, che a proposito dei valdesi aveva scritto:
« Costoro mai hanno dimore stabili, se ne vanno due a due a piedi nudi, vestiti di lana, nulla possedendo, ma mettendo tutto in comune come gli apostoli, seguendo nudi il Cristo nudo. Iniziano ora in modo umilissimo, perché stentano a muovere il piede; ma qualora li ammettessimo, ne saremmo cacciati » |
(Walter Map, De Nugis Curialium[9]) |
Nel
1184 a
Verona, con la bolla
Ad abolendam,
papa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ritenuti ereticali anche molto diversi tra loro, tra cui i poveri di Lione, i valdesi. La motivazione per tale scomunica rimase la "presunzione" dei valdesi a voler predicare in pubblico
[10]. Nonostante la condanna papale, comunque, il movimento valdese continuò la sua espansione verso il
Mezzogiorno di
Francia e l'
Italia (Piemonte, Lombardia, Puglia e Calabria), giungendo anche in alcune regioni della
Germania, in
Svizzera, e persino in
Austria,
Spagna,
Ungheria,
Polonia e
Boemia.
Le comunità valdesi erano organizzate su due livelli: vi erano i "perfetti" o "barba" (che significa "zio", in contrapposizione al "padre" cattolico) che seguivano i tre voti monastici di
povertà,
castità, e
obbedienzaed erano predicatori itineranti, e i semplici fedeli, che erano detti "amici" o "noti". La comunità aveva tre gradi gerarchici: diaconi, presbiteri e vescovi e preparava i futuri predicatori in apposite scuole, gli "ospizi". Osservavano la
liturgia delle Ore e i digiuni, celebravano la Cena del Signore (nella
Linguadoca con pane, vino e pesce) e la sera del
Giovedì Santo praticavano la
lavanda dei piedi. Studiavano a memoria interi Vangeli e altre parti della Bibbia che Valdo aveva fatto tradurre nelle varie lingue popolari.
Dopo la scomunica, però, il movimento valdese perse la sua compattezza originaria e iniziò a sfaldarsi in gruppi locali differenziati tra di loro. La prima grande spaccatura avvenne nel
1205 circa, quando una parte consistente di valdesi di
Lombardia dette vita ad un gruppo autonomo detto appunto
Poveri Lombardi (
pauperes Lombardi)
[11]. Entrando in Lombardia i predicatori e le predicatrici valdesi poveri (
fratres et sorores) miravano, come altrove, a costituire gruppi di amici o
credentes che vivessero nel mondo, lavorassero e li sostenessero con le loro elemosine. Vennero però qui a trovarsi in una situazione politica e sociale radicalmente diversa da quella d'oltralpe. Trovarono infatti una miriade di
Comuni in lotta perenne per la loro piena indipendenza dall'Impero e dal papato e, all'interno, lacerati dalle lotte tra
partito guelfo e
partito ghibellino.
I valdesi non ebbero problemi a inserirsi nelle strutture comunali, riuscendo anche a farsi eleggere alle cariche più importanti, ma la maggior parte di loro preferì restare ai margini della vita politica a causa del severo divieto del
giuramento, dell'insistenza sulla povertà assoluta e per una certa sfiducia verso le autorità umane. Il partito ghibellino sembrava spesso appoggiare questi movimenti ereticali, non però per un reale interesse per le questioni religiose, ma per sfruttare ai suoi fini l'
anticlericalismo della loro predicazione. E così, ad alcuni
podestà che li difendevano e li appoggiavano, ne seguirono spesso altri che li condannavano e li bruciavano sul
rogo[12].
Ma in
Lombardia i valdesi vennero ben presto a contatto e furono influenzati da altri movimenti popolari di carattere sociale e religioso, da tempo presenti in loco o di nuova istituzione, come i
Patarini, gli
Arnaldisti e gli
Umiliati[13]. I valdesi lombardi ne furono influenzati al punto da adottare dei provvedimenti che provocarono la reazione di Valdo fino alla scissione che ebbe luogo nel 1205, essenzialmente a causa di tre motivi:
- I predicatori in Lombardia entrarono a far parte di comunità di lavoratori e ne crearono delle proprie. Secondo Valdo i predicatori non dovevano lavorare ma vivere in povertà delle offerte degli amici per non essere corrotti dalla brama di ricchezze.
- I lombardi si scelsero un capo a vita nella persona del piacentino Giovanni da Ronco detto il Buono. Valdo obiettava che l'unico preposto del loro movimento doveva rimanere Gesù Cristo.
- I lombardi elessero dei ministri ai quali affidarono compiti sacerdotali, come la consacrazione dell'eucaristia. Valdo temeva che questo fosse il primo passo per costituirsi come contro-chiesa: egli infatti aveva voluto creare una fraternità religiosa di predicatori che si impegnavano a supplire alle carenze del clero nella predicazione e nella cura d'anime, ma non dovevano sostituirsi ad esso. Valdo voleva rimanere nella Chiesa romana e lavorarvi, anche se scomunicato.
Da questa prima divisione nacque una crisi del movimento che ebbe importanti evoluzioni nel giro di pochi anni.
Dal XIII secolo al XVI
Tra il 1205 e il
1207 Valdo morì senza essere riuscito a ricomporre lo
scisma interno al suo movimento e la frattura con Roma. Da allora molti gruppi iniziarono ad allontanarsi dall'ortodossia cattolica, rifiutando le gerarchie ecclesiastiche, giudicate peccatrici e malvagie. Quando il
Concilio Lateranense IV nel 1215 definì formalmente la dottrina della
transustanziazione (cioè l'idea della presenza reale e
sostanziale di Cristo nell'
Eucarestia), questa non trovò consensi tra i valdesi.
[14]
A causa di queste tendenze il principale interprete del valdismo originario,
Durando d'Osca, insieme ad un gruppo di discepoli, tentò di mettere fine al dissidio con le gerarchie ecclesiastiche facendo riconoscere dalla Chiesa romana i punti essenziali della primitiva ispirazione di Valdo. La speranza però si rivelò illusoria: il Papa, nel
1208, approvò il loro proposito di vita religiosa ma non colse i motivi centrali della loro ispirazione e il nuovo ordine, con il nome di
Poveri Cattolici (
pauperes catholici), fu orientato in funzione antiereticale.
Una sorte leggermente migliore toccò a
Bernardo Primo e ai suoi seguaci, riconosciuti nel
1210 dalla Chiesa con il nome di
Poveri Riconciliati, che riuscirono a inserire nel loro proposito il supremo magistero di Cristo e il mandato apostolico di predicare per la salvezza del popolo di Dio.
Entrambi i gruppi, comunque, non riuscirono nel loro intento di rifondare dall'interno la Chiesa né a sottrarre dall'«eresia» gli altri movimenti valdesi. Inoltre le gerarchie ecclesiastiche li guardavano con sospetto e furono spesso accusati di aver accettato l'«ortodossia» romana solo formalmente; nel giro di pochi anni, perciò, i Poveri Cattolici e i Poveri Riconciliati si esaurirono o furono costretti a fondersi con altri ordini religiosi.
I restanti membri del movimento valdese si erano organizzati in due gruppi, quello ultramontano e quello italico. Nel
1218 la
Società dei Fratelli Ultramontani (
societas fratrum Ultramontanorum) e la Società dei Fratelli Italici (
societas fratrum Italicorum) si incontrarono a
Bergamo con l'intento di trovare una nuova unità, ma non riuscirono a ricomporre le loro fratture.
L'incapacità di trovare un accordo derivò probabilmente dalle diverse concezioni dei due schieramenti sulla natura del movimento. Per gli Ultramontani si trattava ancora di una libera fraternità di predicatori e predicatrici, poveri e itineranti, che si dedicavano alla missione e alla cura d'anime all'interno della Chiesa romana, di cui riconoscevano la validità dei sacramenti nonostante la scomunica e la persecuzione; gli italici, invece, erano ormai sulla via di un distacco totale dalla Chiesa romana di cui contestavano la legittimità a causa della sua immoralità, procedendo infatti ben presto ad organizzarsi come Chiesa alternativa.
La separazione tra le due tendenze del Valdismo continuerà ancora per gran parte del
Duecento, soprattutto in
Italia, ma finirà per perdere progressivamente di significato e, alla fine del secolo XIII, si noterà una convergenza delle due posizioni. Gli Ultramontani dovranno rendersi ben presto conto che non era più possibile trovare sacerdoti cattolici disposti ad ammetterli alla celebrazione dei sacramenti e dovettero organizzarsi anch'essi in proprio.
I valdesi furono duramente perseguitati anche nei secoli successivi ma, a differenza dei
catari, l'
Inquisizione non riuscirà mai a spegnere il focolaio valdese nonostante la durissima repressione. Vivendo nella clandestinità, e spesso riuscendo a nascondersi in zone eccentriche, il movimento valdese riuscirà ad arrivare al
XVI secolo e ad aderire alla
Riforma protestante calvinista nel
1532 col sinodo di
Chanforan, segnando una svolta decisiva per il futuro della comunità.
Nel
Trattato sulla tolleranza Voltaire descrisse una persecuzione di cui i valdesi furono vittime nell'aprile del
1545:
« Poco tempo prima della morte di Francesco I alcuni membri del Parlamento di Provenza, sobillati da alcuni ecclesiastici contro gli abitanti di Mérindol e di Cabrières, chiesero al re dei soldati per appoggiare l'esecuzione di diciannove persone di questi paesi, da loro condannate: invece ne fecero sgozzare 6000, senza risparmiare né donne, né vecchi, né bambini; ridussero in cenere trenta villaggi. Queste popolazioni, fino allora sconosciute, avevano il torto, senza dubbio, di essere valdesi: era questa la loro unica malvagità. Da trecento anni vivevano in deserti e montagne che avevano reso fertili con un lavoro incredibile. La loro vita pastorale e tranquilla ricordava l'innocenza attribuita alle prime età del mondo. Le città vicine non erano conosciute da loro che per i prodotti che vi andavano a vendere; ignoravano i processi e la guerra. Non si difesero: furono sgozzati come degli animali in fuga, che si spingono in un recinto e si uccidono. » |
(Voltaire, Trattato sulla tolleranza, traduzione di Glauca Michelini, Giunti Editore, 2007, p.33.) |
L'effimera «Pace di Cavour»
Nel
1561 fu firmata la
Pace di Cavour, primo esempio di libertà religiosa nell'Europa moderna. In realtà il valdismo poteva essere confessato solo nelle zone di montagna, al di sopra dei 700 m. Persecuzioni furono invece scatenate in Puglia e soprattutto in Calabria, dove dalla fine di maggio al giugno 1561 un migliaio di Valdesi furono
massacrati dalle truppe del
Regno di Napoli con l'appoggio dell'
Inquisizione di Roma.
L'accordo di Cavour del 1561 aveva dato tutela al piccolo residuo valdese stabilito nel ghetto costituito dalle Valli del Pellice, della Germanasca e del Chisone che dal 1532, nel Sinodo di Chanforan, aveva aderito alla Riforma calvinista. Le durissime condizioni di vita e l'epidemia di peste del 1630 avevano provocato oltre 6000 morti ma nonostante ciò i contatti con Ginevra e con la Svizzera francese avevano consentito perfino uno sviluppo e lo sconfinamento dagli angusti limiti territoriali imposti con la costruzione di un luogo di culto a
San Giovanni di Luserna[15].
XVII secolo: persecuzione e resistenza
Nel 1655 il principe Carlo Emanuele II sospinto dalla cattolicissima madre Cristina di Francia, figlia di Enrico IV, inviò il marchese di Pianezza con i suoi armigeri a "ristabilire l'ordine"; il piano era stato approntato dalla Congregazione romana "per propagare la fede ed estirpare gli eretici". I valligiani ospitarono senza sospetti gli armigeri nelle loro case ma questi, il sabato Santo, ad un segnale diedero inizio al massacro passato alla storia con il nome di
Pasque piemontesi durante il quale le atrocità perpetrate contro donne e bambini suscitarono lo sgomento delle nazioni protestanti
[16].
Oliver Cromwell raccolse il disperato appello dei pastori sfuggiti alla cattura interessando l'Inghilterra puritana alla salvezza della comunità valdese; con febbrile lavoro diplomatico interessò Ginevra e i cantoni protestanti e lo stesso ministro di Luigi XIV, cardinale
Giulio Mazzarino (1602–1661) perché si ponesse fine alla distruzione di un popolo che non era una semplice parte del mondo protestante ma "rappresentava l'anello di congiunzione del protestantesimo con l'età apostolica"
[15].
Vendica o Signore i tuoi santi trucidati le cui ossa giacciono sparse sulle gelide montagne alpine; di coloro che mantenevano la purezza della tua verità quando i nostri padri adoravano tronchi e pietre. Non dimenticare: nel tuo libro registra i loro gemiti erano pecore tue, e nel loro antico ovile furono trucidati dal piemontese sanguinario che precipitava la madre con il figlio dalla rupe…[18]
Il duca di Savoia in seguito alla forte pressione internazionale fu costretto a concedere le cosiddette
Patenti di Grazia il 18 agosto del 1655. La quiete durò solo un trentennio: nel 1685 Luigi XIV, re di Francia, revocò l'
editto di Nantes e conseguentemente venne revocata anche la libertà di culto delle comunità valdesi sotto sovranità francese. Il duca
Vittorio Amedeo II di Savoia si affrettò anche lui ad emanare un editto, il 31 gennaio 1686, con il quale si revocavano le vecchie concessioni dell'editto di Cavour procedendo con la cattolicizzazione forzata, la demolizione dei luoghi di culto valdese, la cacciata di pastori e maestri, rapimento di bambini per "battezzarli" ed educarli (come servi) alla "vera fede cattolica" nel tentativo di cancellazione dell'identità valdese
[19]. Sotto la guida di
Enrico Arnaud fu tentata una disperata resistenza contro i 10.000 soldati piemontesi e francesi ma alla fine, 1712 tra uomini e donne erano morti, 148 bambini erano stati strappati ai genitori e 8500 superstiti incarcerati mentre altri 3000 erano, in parte fuggiti e in parte avevano accettato di cattolicizzarsi, deportati nel vercellese. Un piccolo gruppo di irriducibili proseguiva la guerriglia che alla fine permetteva ad un gruppo di 260 persone e, successivamente, di altri prigionieri, di espatriare in Svizzera. L'editto del 3 gennaio 1687, strappato al duca dietro intervento degli stati protestanti, disponeva poi l'esilio perpetuo per i ribelli il cui numero è stimato in 3.381 persone. L'editto vietava però l'espatrio ai nove pastori e alle loro famiglie nonché ai bambini inferiori a 12 anni che dovevano essere educati alla fede cattolica. Ciò creava i presupposti perché nascesse negli esuli il desiderio di ritornare per ricongiungersi ai cari e cercare i propri figli; le condizioni internazionali propizie furono determinate dalla preparazione della lega antifrancese di
Guglielmo di Orange prossimo all'insediamento sul trono inglese. Con tale aiuto, sotto la guida di Enrico Arnaud nell'agosto del 1689, iniziò il cosiddetto "
Glorioso rimpatrio"; un migliaio di esuli attraversarono le Alpi e percorsero i 200 km dal
Lago Lemano alla
Val di Susa. Più di un terzo non arrivò a destinazione; il rimanente vide la mano di Dio nella loro salvezza: infatti un capovolgimento di alleanze portò alla rottura della coalizione franco-piemontese e al passaggio di Vittorio Amedeo II nella Lega di Augusta a fianco di Inghilterra e Paesi Bassi. Per ottenere l'appoggio dei valdesi nella difesa dei confini il duca emanò l'Editto di tolleranza, vennero liberati i carcerati e ritornarono altri profughi da ogni dove; il ghetto alpino era un'area marginale ed emarginata ma nuovamente libera per la propria fede anche se ciò provocava le irate proteste del
papa Innocenzo XII[15].
Durante tutto il XVII secolo si rafforzarono i legami con le chiese riformate d'oltralpe. La Rivoluzione francese e poi Napoleone Bonaparte produssero infine l'emancipazione di valdesi ed Ebrei del regno di Sardegna
[20].
Dal XVIII secolo a oggi
Nel
1850 si sviluppa il sistema delle scuole alpine di borgata a opera del colonnello inglese
Charles Beckwith. Gli
antropologi chiamano "
paradosso alpino" il fenomeno secondo il quale il livello di istruzione e di apertura culturale di una comunità aumenta proporzionalmente alla quota. Lo stereotipo della comunità alpina come una realtà chiusa e impermeabile è contraddetta da realtà come quella valdese, che alla fine del XIX secolo presentava una percentuale di analfabeti trascurabile e vantava contatti con le élite culturali di mezza Europa.
Nel
1979 si sigla il patto di integrazione tra
metodisti e valdesi in un'unica comunità confessionale.
Valdismo negli anni duemila
Laicità dello stato, temi etici e progressismo sociale
I valdesi si sono sempre impegnati per favorire la piena
laicità dello stato.
La chiesa valdese si è pronunciata come fortemente contraria all'esposizione del crocefisso, e più in generale di ogni simbolo religioso, in luoghi pubblici
[21].
Per quanto riguarda i "temi etici", i valdesi favoriscono il dibattito su temi quali
omosessualità,
aborto,
testamento biologico ed
eutanasia, ponendosi di fatto in contrasto con la Chiesa Cattolica, interpretando le Sacre Scritture alla luce delle nuove frontiere teologiche, linguistiche e scientifiche acquisite.
La Commissione Bioetica della Tavola Valdese si è espressa in maniera articolata sia sull'aborto sia sull'eutanasia, con posizioni che sostanzialmente si possono riassumere nell'affermazione della centralità della responsabilità personale in queste delicate decisioni
[22]. La Chiesa Valdese è anche impegnata nella diffusione del testamento biologico, i cui registri in molte città sono gestiti dalle comunità valdesi.
[23]
Valdismo e omosessualità
La Chiesa Valdese ritiene che il singolo credente sia guidato dallo
Spirito Santo, e mantiene quindi un certo riserbo nell'offrire direttive specifiche nel campo dell'etica sessuale come in quello politico-sociale. Ciononostante, i valdesi si sono dimostrati molto aperti sul tema dell'
omosessualità; il 26 agosto 2010 il
Sinodo valdese ha votato un ordine del giorno che consente la benedizione delle coppie dello stesso sesso, “laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni”, con 105 voti a favore, 9 contrari e 29 astenuti
[25], su 180 aventi diritto al voto. La Chiesa Valdese, inoltre, si impegna attivamente nella lotta all'
omofobia[26] e nel supporto alla comunità
LGBT.
Il dibattito sul tema dell'omosessualità avviene anche tramite la
R.E.F.O. (Rete Evangelica Fede e Omosessualità)
[27] e l'
Associazione Fiumi d'acqua viva - Evangelici su Fede e Omosessualità"
[28]. Vi è anche una parte di valdesi contrari al riconoscimento liturgico delle coppie omosessuali, la cui principale espressione è il sito non ufficiale
valdesi.eu, oggetto peraltro di una deplorazione da parte del Sinodo 2011.
Diffusione attuale
L'organo di stampa ufficiale è il settimanale Riforma.
Oggi i valdesi sono diffusi soprattutto in
Piemonte, dove contano 41 Chiese (120 in tutta Italia) di cui 18 nelle cosiddette "
Valli Valdesi", ed hanno il loro centro a
Torre Pellice, in
provincia di Torino. La città di
Torino ha quattro Chiese valdesi. Ogni anno nell'ultima settimana di agosto, i deputati delle chiese locali ed i pastori si riuniscono a
Torre Pellice, per dare luogo al
Sinodo Valdese, massimo momento assembleare e decisionale nella vita delle chiese.
Da ricordare l'
isola linguistico-religiosa di
Guardia Piemontese in
Calabria (
CS), che fu fondata nel XII secolo da rifugiati
valdesi provenienti da
Bobbio Pellice in
Piemonte. A
Guardia Piemontese, la popolazione, pur non professando ormai la fede riformata valdese a seguito della
strage del 1561 ad opera dell'
Inquisizione romana, parla ancora un dialetto
provenzale. Affacciata sulla
Piazza della strage, lungo le mura periferiche della città, la
Porta del sangue ne testimonia la triste vicenda storica. Presente ed attiva è invece la comunità valdese di
Dipignano, sempre in
Calabria (
CS), concentrata in un antico nucleo abitativo chiamato Doviziosi, dove da pochi anni ha anche acquistato dalla Curia la chiesa intitolata a sant'Ippolito, restaurandola e adibendola a proprio luogo di culto.
Negli ultimi decenni si è sviluppato, nonostante le diffidenze dovute alle vicende storiche, un certo dialogo
ecumenico con la
Chiesa cattolica, il cui risultato più concreto è stata l'intesa sui
matrimoni misti negli
anni novanta, mentre permangono ancora alcune distanze dal mondo cattolico riguardo alle questioni etiche e morali, ad esempio riguardo al riconoscimento da parte del Sinodo valdese della legittimità dell'
eutanasia.
Sempre forte è stato l'impegno politico dei Valdesi, i quali hanno partecipato attivamente al
Risorgimento e alla
Resistenza antifascista. Da sempre esponenti della Chiesa, tra i quali spesso anche pastori (come
Tullio Vinay,
Lino De Benetti e
Domenico Maselli negli ultimi anni), sono stati eletti al
Parlamento Italiano. Sono membri della Chiesa evangelica valdese due ex-ministri (
Valdo Spini e
Paolo Ferrero), un deputato (
Luigi Lacquaniti), un senatore (
Lucio Malan), un ex-deputato (
Giorgio Gardiol), un sindaco di città capoluogo di provincia (
Rosario Olivo) e qualche consigliere regionale. L'imprenditore
Riccardo Illy, ex
sindaco di
Trieste ed ex presidente della
regione Friuli-Venezia Giulia, proviene da una famiglia valdese.
In ambito artistico, erano valdesi l'artista
Paolo Paschetto, autore del
Emblema della Repubblica Italiana, il pittore ed intellettuale
Filippo Scroppo ed il regista cinematografico
Luigi Comencini e lo è il cantautore, scrittore, sceneggiatore e fumettista
Gianfranco Manfredi[31]. È di famiglia valdese il regista teatrale
Marco Sciaccaluga e
Silvio Federico Baridon, partigiano, politico, rettore e docente universitario italiano, fondatore, nel
1968, della
IULM.
Il 22 giugno 2015, il
papa Francesco ha visitato il
Tempio Valdese dove ha incontrato il Moderatore della Tavola valdese
[32]: è stata la prima volta che un pontefice ha fatto visita ad un tempio valdese. In questa occasione, il papa ha chiesto scusa a nome della Chiesa cattolica romana per le persecuzioni di cui i valdesi sono stati vittime nel corso dei secoli
[33]. Le scuse sono state apprezzate ed accettate dal successivo Sinodo valdese
[34].
I primi insediamenti di valdesi italiani si sono avuti in Sudamerica nel
1856 ed oggi la Chiesa Valdese del
Río de La Plata (
Iglesia Valdense del Río de La Plata) ha 40 congregazioni e 15.000 membri divisi fra l'
Uruguay e l'
Argentina. Tali comunità sono autonome rispetto alla
Chiesa evangelica valdese con sede a
Torre Pellice, anche se naturalmente mantengono una piena e fraterna comunione con essa.
Nell'epoca coloniale anche gruppi di valdesi italiani e francesi migrarono negli
Stati Uniti; ad esempio
William Paca, uno dei firmatari della
Dichiarazione d'Indipendenza, era un discendente di immigrati valdesi. Ancora verso la fine dell'
Ottocento, tra gli emigranti italiani vi erano alcuni valdesi. Di conseguenza nel corso dei secoli furono fondate comunità valdesi negli U.S.A., di cui la più grande è una cittadina nelle
Contea di Burke nella
Carolina del Nord, denominata Valdese
[35]; qui la popolazione, secondo il censimento del
2000, ammontava a 4.485 abitanti e la congregazione usa il nome di
Chiesa Presbiteriana Valdese. Chiesa e comunità vennero fondate nel
1893, anno in cui giunse un piccolo gruppo di valdesi dalle
Alpi Cozie che fondò la cittadina di Valdese; oggi la Chiesa Valdese è la più antica Chiesa evangelica ancora in attività. Il 9 luglio
1895, la
Chiesa Presbiteriana Valdese di Valdese si è associata alla Chiesa
Presbiteriana degli Stati Uniti, ed è ora membro del
Presbiterio del West-
North Carolina.
Negli
anni venti tutte le chiese e le missioni valdesi statunitensi si sono fuse nella Chiesa
Presbiteriana: ciò è dovuto all'assimilazione culturale delle seconde e terze generazioni. Esiste però un gruppo, denominato
Vecchia Chiesa Valdese degli Anabattisti, che reclama di provenire dall'organizzazione italiana, ma che dopo essere giunto in America si è dichiarato indipendente dalle organizzazioni della Chiesa valdese ufficiale; un tempo fu una confessione di dimensioni considerevoli, ma oggi si è ridotta ad un piccolo gruppo religioso presente solo nel
Michigan e nell'
Ohio.
[36] Tra le Chiese valdesi più conosciute in America c'è anche un gruppo consistente a
New York.
Nel
1698 circa 3.000 valdesi giunsero nella
Renania meridionale. La maggior parte di loro sono poi ritornati alle loro valli del
Piemonte, ma coloro che sono rimasti in
Germania sono stati assorbiti dalle altre chiese di tradizione riformata-
calvinista e dieci congregazioni esistono oggi come componente della
Evangelische Kirche von Deutschland.
Mörfelden-Walldorf è un
comune tedesco di 33.721 abitanti, situato nel
land dell'
Assia; è una località a circa 10 km da
Francoforte sul Meno, fondata il 10 luglio del
1699 da Valdesi.
Walldorf è un
comune tedesco di 14.685 abitanti
[37], situato nel
land del
Baden-Württemberg, fondato il 10 luglio del
1699 da Valdesi in fuga dalle
Valli Valdesi dopo la revoca dell'
Editto di Nantes del
1685 e le successive persecuzioni cui furono sottoposti. Quattordici famiglie delle Valli Valdesi decisero di fermarsi e fondare una nuova località, piuttosto che continuare a girovagare lungo il
Reno o rientrare nelle Valli Valdesi, rinunciando alla propria
fede valdese. È attiva l'
Associazione Amici dei Valdesi di Walldorf. In
Svizzera sono presenti sette chiese evangeliche di lingua italiana che, grazie a un accordo con la Tavola Valdese, fruiscono della cura di alcuni pastori valdesi: due a
Zurigo, le altre a
Basilea,
Ginevra,
Losanna,
Sciaffusa,
San Gallo.
Note
- ^ Agnoletto, p. 169
- ^ Herbert Grundmann, Movimenti religiosi nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 1980, I. 3."I provvedimenti ecclesiastici contro l'eresia e il movimento religioso del XII secolo", pag. 54-65.
- ^ Herbert Grundmann, op. cit., pag. 59.
- ^ Chronicum universale anonimi Laudunensis, a cura di Cartellieri-Stechele, Lipsia-Parigi, 1909, pag. 21
- ^ Herbert Grundmann, op. cit., pag. 58.
- ^ Attilio Agnoletto, Storia del Cristianesimo, Milano, I.P.L., 1978, pag. 169
- ^ Giorgio Tourn, I Valdesi - la singolare vicenda di un popolo-chiesa, Torino, Claudiana, 1977, pag. 16
- ^ Herbert Grundmann, op. cit., pag. 58-62.
- ^ Walter Map, De nugis curialium, Clarendon Press, Oxford, 1983, ISBN 0-19-822236-X, pag. 126. Google books, riportato l'8 ottobre 2010.
- ^ Herbert Grundmann, op. cit., pag. 64-65.
- ^ Giorgio Tourn, op. cit., pag. 21-23
- ^ Giorgio Tourn, op. cit., pag. 29-31
- ^ Si veda, a proposito del carattere comune delle cosiddette "eresie urbane" in Italia settentrionale, il saggio di Cinzio Violante, Eresie urbane e eresie rurali, in Medioevo ereticale, a cura di Ovidio Capitani, Bologna, Il Mulino, 1977, ISBN 88-15-00053-4, in particolare la sezione II. 2, pagine 192-194
- ^ Giorgio Tourn, I valdesi fuori delle valli - Medio Evo e Valdesi(PDF), fondazionevaldese.org. URL consultato il 12 marzo 2012.
- ^ a b c Taverna, Storia del Cristianesimo, p. 22
- ^ Luigi Santini, Il Valdismo ieri e oggi, Editrice Claudiana, Torino, 1965. pp. 30-31
- ^ Testo in inglese: XV: On the late massacher in Piemont. Avenge O lord thy slaughter'd Saints, whose bones Lie scatter'd on the Alpine mountains cold, Ev'n them who kept thy truth so pure of old When all our Fathers worship't Stocks and Stones, Forget not: in thy book record their groanes Who were thy Sheep and in their antient Fold Slayn by the bloody Piemontese that roll'd Mother with Infant down the Rocks. Their moans The Vales redoubl'd to the Hills, and they To Heav'n. Their martyr'd blood and ashes sow O're all th'Italian fields where still doth sway The triple Tyrant: that from these may grow A hunder'd-fold, who having learnt thy way Early may fly the Babylonian wo.
- ^ citato in Giorgio Tourn, I Valdesi nella storia, Claudiana, Torino, 1996. pp. 41-47
- ^ Ernesto Ayassot, I protestanti in Italia, Area editore, Milano, 1962. pp. 30-31
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- ^ La Chiesa Valdese benedice le coppie omosessuali. È bene precisare che la Chiesa Valdese non considera il matrimonio come sacramento, ma lo intende come benedizione di una coppia sposata civilmente.
- ^ Atto del Sinodo Valdese 2007
- ^ Chi siamo « Refo – Rete Evangelica Fede e Omosessualità
- ^ Chi siamo « Associazione "Fiumi d'acqua viva"
- ^ Il Comune di Rorà fu decorato con la medaglia di bronzo al merito civile per questo motivo. Si veda la motivazione della decorazione sul sito ufficiale della Presidenza della Repubblica
- ^ http://www.pordenonewithlove.it/comune/Tramonti-di-Sopra-143
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