domenica 24 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 20. Amasis si allea con Horemab ed Indis



Horemab si complimentò con Amasis per il successo della missione:
«Hai agito con una saggezza superiore alla tua età. E questo ti fa onore. Del resto sei un egiziano, come me! Domani vieni nel mio studio: voglio capire quali sono le tue idee in politica»
Il giorno successivo, nello studio del Primo Consigliere Horemab, Amasis trovò anche la regina Indis.
Nonostante i suoi quarantadue anni, anche Indis, come la sua rivale Pasifae, sembrava ancora una ventenne: era snella, sempre truccata e acconciata in modo impeccabile, secondo lo stile delle regine egizie, a cui assomigliava nei suoi tratti mediterranei e orientaleggianti, negli occhi e capelli corvini e nell’incarnato olivastro, solo parzialmente schiarito dalle pomate, dalla cipria e dall’abitudine di stare all’ombra.



Seguiva la moda egizia anche nell’abbigliamento, e ostentava sempre gioielli e monili d’oro, incastonati di gemme, vesti fantasiose di seta chiara splendente, decorata con brillanti e unita ad altri tessuti pregiati.
Pasifae una volta aveva commentato questo sfarzo con la sua consueta ironia:
«Si addobba come la statua della Dea Madre, perché crede di compensare con i vestiti ed i gioielli il fatto che conta sempre di meno e che non si concede amanti»
La sobrietà occidentale di Pasifae puntava tutto sulla naturale bellezza del suo corpo e del suo viso, a cui riservava una cura estrema: «Tutto il resto sono orpelli di cui una donna attraente e sicura di sé non ha bisogno»

Amasis si trovava affascinato da entrambe le regine, che anche nel loro aspetto in realtà comunicavano la loro convinzione politica: Indis la sua affinità con l’Oriente e con il Sud, sia come modello di governo che come alleanze diplomatiche e commerciali, Pasifae con l’Occidente e con il Nord, per quanto la Colchide fosse posta al crocevia tra i vari mondi e ne mescolasse le influenze.

«Allora Amasis» incominciò Horemab «ho appena raccontato a sua maestà Indis il tuo piccolo capolavoro di diplomazia»
«Veramente notevole» commentò Indis sistemandosi un prezioso diadema nei capelli.
«Siete troppo generosa maestà… io ho solo fatto da messaggero»
«Sarebbe più esatto dire da mediatore» precisò Horemab.
«Abbiamo avuto modo più volte di apprezzare questa tua dote» disse Indis «Che certamente è innata nel grande popolo egizio» e sorrise a Horemab, che fece un breve inchino di ringraziamento.



«Ora noi vorremmo che tu ci esponessi il tuo pensiero sulla politica del regno» disse il Primo Consigliere.
«E senza ostentazioni di umiltà» puntualizzò Indis «Sappiamo che sei stato educato bene alla scuola di Edelmas, e che non ti mancano le cognizioni né l’intelligenza per esprimere un giudizio»
Amasis annuì:
«Io credo che l’Impero di Creta si sia sovraesposto militarmente, investendo troppe risorse nei presidi dell’Ellade, che sono stati troppo frammentati tra le singole città, il che li rende molto vulnerabili. Se gli Achei decidessero un giorno di ribellarsi a noi, potrebbero farlo con molta facilità. La regina Pasifae si fida troppo delle alleanze matrimoniali: sono un’arma a doppio taglio, perché offrono ai sovrani achei delle pretese ereditarie nei nostri confronti»
«Eccellente!» esclamò Horemab e Indis annuì, con un accenno di sorriso.
«Pasifae dice però che gli affari che i nostri mercanti hanno concluso con gli Achei ci hanno permesso di risanare le nostre finanze» osservò Horemab.
«Tu come risponderesti a questa obiezione?» volle sapere Indis.
«Se avessimo concentrato la nostra presenza militare in Fenicia avremmo guadagnato dieci volte tanto!» rispose Amasis.
«Ottimo!» lo elogiò il Primo Consigliere «E riguardo alla politica interna?»

«L’equilibrio su cui Creta si è retta per secoli si basava su un patto paritario tra la monarchia, l’aristocrazia militare, il clero, la burocrazia di Palazzo e i mercanti.
Da quando però Pasifae è co-reggente, il potere dei mercanti è aumentato in modo abnorme, come anche il numero degli schiavi. Inoltre la Guardia reale sta diventando un potere autonomo, in grado di condizionare la successione al trono e le vicende della monarchia. Tutti questi cambiamenti mettono a repentaglio l’equilibrio secolare dell’Impero»
Horemab annuì vigorosamente e Indis sorrise compiaciuta.
«Vedo con gioia che condividi pienamente le idee del partito che fa capo a sua maestà Indis, a cui va la mia fedeltà personale» disse il Primo Consigliere «Da domani ti voglio al mio fianco, nel cuore dell’amministrazione del regno. Tu mi osserverai e imparerai da me quello che è necessario per diventare sempre più influente nel Consiglio degli Scribi, dove abbiamo ancora la maggioranza»
«Nelle nostre intenzioni» intervenne Indis «tu diventerai il nostro candidato alla successione di Horemab contro le mire di Taron, l’amante di Pasifae»
«Maestà, io non so come…»
«Oh, non devi ringraziarci. Noi facciamo solo gli interessi del nostro Impero» lo interruppe Indis «Sotterriamo dunque l’ascia di guerra che ci ha inutilmente opposto fino ad oggi. Noi ti chiediamo solo un’assoluta fedeltà nei nostri confronti»
Amasis annuì.
Indis allora lo prese sottobraccio e gli sussurrò a bassa voce:
«Edelmas mi ha assicurato che Catreus ormai è infatuato da nuovi favoriti, belli, ma sciocchi. Né il re né quei ragazzotti ti daranno alcun fastidio, di questo mi faccio garante. D’ora in avanti tu sei mio!»





 E accentuò quel “mio” in modo particolare.
«Mio in tutti i sensi. E’ tempo che, almeno in questo, io segua l’esempio di Pasifae, ora che la mia età non più fertile mi esonera dal fastidio di quelle odiose pozioni» gli sorrise, per la prima volta in maniera complice «Ah, un’ultima cosa. Ho capito cosa provi per mia figlia Afrosina, e credo che tu sia ricambiato. Ma tra voi potrà esserci solo una fraterna amicizia. Se dovesse scoppiare uno scandalo, la tua graziosa testa assaggerà il metallo dell’ascia bipenne. Credo di essere stata sufficientemente chiara
Amasis annuì.
Ancora una volta il suo destino era stato deciso da altri. La sorte lo innalzava ai vertici del potere e della dinastia, ma gli chiedeva il supremo sacrificio: rinunciare al vero amore: “In fondo, rimango sempre uno schiavo”
Indis si congedò dal Primo Consigliere Horemab e tornò a rivolgersi ad Amasis: «Se ora mi vuoi seguire, potrai renderti conto personalmente che gli appartamenti privati della regina sono molto più accoglienti di quelli del re»




Il Trono del Toro. Capitolo 19. Le scelte di Amasis



Amasis si agitava nel sonno.
Sognava di camminare lungo un corridoio del Labirinto, inseguito da un nemico senza volto e senza nome. Sentiva di essersi perso, però vide l’ascia bipenne del defunto Minosse incombere su di lui, e vide il re Catreus che la impugnava e l’alzava sopra il collo di sua figlia, urlando: «Prometti, Afrosina!» e lui si avvicinava alla principessa, la prendeva in braccio e fuggiva con lei lontano, nei giardini, nei campi…



Ma una voce di donna ben conosciuta lo fermò:
«Non puoi sfuggire al tuo destino: chi entra nelle vicende della dinastia non può più uscire dal gioco del potere. E quando si gioca al gioco del trono o si vince o si muore!>>



La donna bionda, bellissima, dagli occhi di ghiaccio, sostituì Afrosina nel suo abbraccio ed egli ebbe un brivido di terrore: «Pasifae, no! Lasciami stare! Io non c’entro…»






E la donna bionda lo sovrastava:
«Tu non puoi più chiamarti fuori! Non ci sono terre di nessuno!»
Amasis fuggiva di nuovo inseguito dalla bellissima donna bionda, e si ritrovò ancora davanti all’ascia bipenne di Minosse, e rivide Catreus ed Afrosina.
Ora però stavano parlando, anzi urlando.
Le urla di costoro rimbombavano nella sua mente. «Prometti!» urlava Catreus, ubriaco e folle.
«Nel gioco del potere o si vince o si muore» urlava Pasifae, divenuta alta, terribile, gigantesca.
Amasis si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore.



Era mattino inoltrato… chiamò subito un suo inserviente e disse:
«Fa' venire qui Edelmas e Gabaal! Subito! Ho bisogno di amici fidati… Ah, portatemi un po’ di estratto di papavero… devo calmarmi…»
Si fece preparare un bagno tiepido, vi immerse gli incensi dell’Oriente, e si adagiò nella vasca.
Poco dopo arrivò la bevanda: ogni tanto ne aveva bisogno per vincere l’angoscia che la sua situazione gli stava provocando.
Si sentì subito più rilassato.
Il capo degli eunuchi Edelmas e quello degli schiavi Gabaal giunsero quasi contemporaneamente.



Amasis sapeva di aver bisogno del loro appoggio: Edelmas aveva avuto molti fondi per la scuola dei novizi, da quando Amasis era divenuto Consigliere, e gli era stato promesso che presto nuovi favoriti del re avrebbero del tutto sostituito Amasis nel talamo di Catreus .
Ormai Amasis era per il re come un figlio, non più un amante.
Gabaal era sempre stato fedelissimo al ragazzo che anni prima aveva condotto con sé in lettiga dalla tenuta del mercante Fargas, dandogli i primi consigli su come sopravvivere a corte.
Sia Edelmas che Gabaal provavano un affetto paterno per Amasis, rafforzato, ovviamente, dalla consapevolezza che l’ex schiavo egizio stava diventando  sempre più potente nella dinastia.
«Amici miei!» disse Amasis, sempre disteso nella vasca da bagno «Ho bisogno del vostro consiglio e della vostra saggezza, ora più che mai. Come saprete il re Glauco è morto e l’impero è sull’orlo di una guerra civile. Ieri Pasifae in persona è venuta da me e mi ha chiesto di intercedere con Catreus e Indis, ma io temo di fare il passo più lungo della gamba. Ho paura di suscitare le ire della coppia reale e di cadere in disgrazia. Già loro sospettano che tra me e Afrosina ci sia più di una amicizia, il che è falso, naturalmente, ma i maligni faranno di tutto per mettermi in cattiva luce. Non so che fare. Non so nemmeno da dove cominciare. Ho paura!»

«Una giusta dose di paura evita di compiere dei passi avventati» commentò Edelmas, aggiustandosi la parrucca e spandendo un profumo di violette.
«Ma non devi nemmeno farti paralizzare dalla paura» aggiunse Gabaal

«Sì, questo è ovvio, ma concretamente non ho idea di come muovermi. Ho già avuto troppi favori da Catreus»
«Favori che tu non hai chiesto» disse Edelmas, lisciandosi il doppio mento.

«Dimentichi Afrosina. Ho chiesto al re di perdonarla davanti a tutti, e sono stato esaudito»



«Il che ti ha fatto acquisire credito presso Indis» fece notare Gabaal.

«Sì, da allora Indis non mi ha più attaccato, ma da qui ad essere mia alleata ce ne corre, anche se in politica la pensiamo allo stesso modo»

«Questo lei deve capirlo, e nessuno meglio del Primo Consigliere Horemab può farglielo capire» suggerì Edelmas.



«Horemab mi considera solo un ragazzino alle prime armi: non mi darà mai ascolto. No, l’anello debole resta Catreus, ma bisogna riuscire a presentargli la questione in modo da non urtare la sua suscettibilità»

«Devi cercare di fargli credere che tu sei un semplice messaggero, e non un vero e proprio mediatore» fu l’idea di Edelmas, che sorrise compiaciuto del proprio intuito.
«Lo farò senz’altro. Ma poi alla fine devo assicurarmi che Catreus accetti la proposta di Pasifae. E se lui la rifiutasse?» chiese Amasis.
«Devi fare in modo che il tuo messaggio renda molto credibile la forza di Pasifae e di conseguenza le sue minacce. Catreus si spaventerà e convincerà Horemab ad accettare l’accordo. Horemab convincerà poi Indis» fu la conclusione di Gabaal.

«Sì, mi avete convinto. Se l’accordo andrà in porto, ci saranno promozioni per tutti e anche per voi» dichiarò Amasis «Vi ringrazio molto, amici miei. Ora, se permettete, mi devo asciugare e preparare per l’incontro con il re»
Edelmas e Gabaal uscirono con un leggero inchino.
Amasis uscì dalla vasca, si avvolse in teli di lino, e incominciò a pensare a ciò che avrebbe detto al re.



L’incontro si svolse con più facilità di quanto Amasis avesse pensato.
Catreus si mostrò molto più ricettivo del previsto: la morte di Glauco lo aveva reso più arrendevole.
«Accetto l’accordo!» decise senza tentennamenti e poi, rivolto ad Amasis: «Va a chiamare Horemab. Stileremo insieme la nostra controproposta, poi la faremo leggere a Indis e cercheremo di fargliela digerire»