All'alba del XIX secolo, il Ducato di Coburgo, retto dalla dinastia Wettin di Sassonia-Coburgo-Gotha, era un piccolo e povero feudo tedesco sperduto nelle selve di Turingia, del tutto privo di influenza politica.
Meno di cinquant'anni dopo, i Sassonia-Coburgo avevano non soltanto arricchito enormemente la propria casata, ma avevano di fatto conquistato il trono del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, quello del Belgio e si erano imparentati con tutte le Case Reali d'Europa, trasformandole in una sorta di unica grande famiglia.
Com'era stato possibile?
Ce lo spiega in maniera estremamente chiara, efficace ed avvincente lo scrittore Richard Sotnick nel suo testo "La Cospirazione dei Coburgo", in cui non si limita ad analizzare l'influenza del principe Alberto di Sassonia-Coburgo sulla sua regale consorte, Vittoria di Hannover, sovrana del Regno Unito e dell'Impero Britannico, ma concentra la sua attenzione sul vero stratega e regista di quel matrimonio e cioè Leopoldo di Sassonia-Coburgo e Gotha, zio paterno (e forse persino padre naturale) di Alberto e nel contempo zio materno di Vittoria.
Sì, perché quello che i libri di storia non dicono è che Leopoldo di Sassonia-Coburgo, prima di diventare Re dei Belgi (carica tutt'ora detenuta dai suoi discendenti legittimi), era stato ad un passo dal diventare lui stesso Principe Consorte e forse persino Re del Regno Unito.
Era infatti riuscito, attraverso una serie di avventure degne di un romanzo, più che di una biografia,
a sposare la principessa Carlotta di Hannover, unica figlia del Principe di Galles, il futuro re Giorgio IV di Gran Bretagna.
La domanda è dunque: com'era riuscito l'oscuro figlio cadetto di un insignificante duca tedesco a sposare l'erede presuntiva di una delle più importanti monarchie d'Europa?
Leopoldo era l'ultimogenito del duca Francesco Federico di Sassonia-Coburgo-Saalfeld e della sua seconda moglie, la principessa Augusta di Reuss-Ebersdorf.
n quello stesso anno Leopoldo venne nominato colonnello del Reggimento della guardia imperiale russa Izmajlovskij e, sette anni più tardi, fu promosso al grado di maggiore generale.
Nel 1806, dopo la conquista del Regno di Sassonia e del ducato di Sassonia-Coburgo-Saalfeld da parte delle truppe napoleoniche, soggiornò brevemente a Parigi alla corte di Napoleone.
Leopoldo rifiutò il grado di aiutante che gli venne offerto dall'Imperatore dei francesi, per unirsi alla Russia di Alessandro I, partecipando con lo zar all'incontro di Erfurt del 1808 con Napoleone.
In qualità di colonnello di cavalleria, pur non avendo esperienze pratiche di comando, prese parte alla campagna del 1813, partecipando alle battaglie di Lützen, Bautzen e di Lipsia, contro le truppe del Bonaparte. Queste battaglie gli valsero, nel 1815 al termine delle guerre napoleoniche, il titolo di generale di divisione e poi Maresciallo di Russia e l'anno successivo quello di maresciallo di campo del Regno Unito.
Ma tutto questo non sarebbe bastato a realizzare i propositi dell'ambizioso Leopold e della sua ancor più ambiziosa madre.
La vera mossa vincente di Leopold fu, nell'ottobre del 1813, l'iniziazione alla Massoneria, per mano di Rodolphe-Abraham Schiferli, cavaliere Rosacroce del capitolo della loggia Zur Hoffnung di Berna, in Svizzera, allora appartenente al Grande Oriente di Francia ed oggi parte della Gran Loggia svizzera Alpina. Venne elevato al grado di maestro il 9 dicembre di quello stesso anno e reso membro onorario della loggia svizzera.
E da quel momento divenne parte di un Grande Disegno che mirava a collocare sul trono di tutti i regni d'Europa una dinastia di sovrani liberali e, cosa più importante, ferventi seguaci della Massoneria.
A differenza dei massoni francesi e statunitensi, quelli inglesi e tedeschi erano contrari alla caduta della monarchia e preferivano averla come alleata.
Per questo, in Gran Bretagna, l'evento decisivo era stato, nel 1782, la nomina del principe Enrico, duca di Cumberland, fratello minore di re Giorgio III, a Gran Maestro della Loggia d'Inghilerra.
Da quel momento la Massoneria britannica fu sempre guidata da un membro della Famiglia Reale (attualmente il Gran Maestro è il Duca di Kent, cugino della sovrana).
Nel 1792, il principe Giorgio di Galles, futuro re Giorgio IV, succedette allo zio nella carica di Gran Maestro.
Fu dunque in seno alla Massoneria che si decise di creare l'alleanza tra gli Hannover di Gran Bretagna, discendenti della potentissima famiglia tedesca dei Welfen, con i Sassonia-Coburgo, discendenti dell'antica dinastia Wettin, al fine di consolidare i legami tra il Regno Unito e la Germania, nell'ottica di una futura unificazione tedesca ed europea sotto le insegne del liberalismo massonico.
L'altro pretendente alla mano della principessa Carlotta era Guglielmo d'Orange-Nassau, futuro re dei Paesi Bassi, anch'egli liberale e massone. La principessa preferì Leopoldo di Coburgo e secondo quanto ci descrivono i contemporanei, pare che questo fidanzamento fosse considerato preferibile e particolarmente felice, sia per l'aspetto sentimentale che per le prerogative dinastiche, dal momento che gli Hannover intendevano recuperare il controllo del loro regno originario nella Germania settentrionale.
Ma un evento infausto pose fine alla felicità dei giovani sposi e nel contempo alle ambizioni dei loro parenti e protettori, in particolare nell'ambiente massonico.
Il 6 novembre 1817 la principessa Carlotta morì di parto, per emorragia, poco dopo la morte dello stesso neonato.
Questo tragico evento, di cui la Storia ufficiale non parla, ebbe invece delle conseguenze determinanti non solo per la Gran Bretagna, ma per tutta l'Europa e, di conseguenza, per tutta la storia mondiale.
La corona del Regno Unito rimase senza eredi diretti e il progetto liberale massonico di egemonia anglo-germanica pareva essere sfumato.
Allo scopo di ovviare a questa circostanza, Giorgio IV costrinse suo fratello Edoardo, Duca di Kent, a sposare, suo malgrado, Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld, sorella dello stesso Leopoldo.
Dalla loro unione nacque Vittoria, che ereditò la corona del Regno Unito nel 1837 e la detenne fino alla morte, nel 1901, quando tutti i suoi discendenti si erano insediati in ogni casa reale d'Europa.
Leopoldo, che non dimenticò mai l'amatissima moglie, a seguito della Rivoluzione belga del 1830 che provocò lo smembramento del Regno Unito dei Paesi Bassi e alla nascita degli attuali Belgio e Paesi Bassi, fu scelto dalla diplomazia britannica (e imposto sia ai belgi che a Luigi Filippo di Francia) per governare il nuovo Paese. Nel 1831 diventò così il primo Re del Belgio, fondando una nuova dinastia tuttora regnante.
Ma il suo vero capolavoro diplomatico fu quello di convincere sua nipote Vittoria a sposare il cugino Alberto di Sassonia-Coburgo, rinsaldando in maniera determinante l'alleanza degli Hannover con i Wettin.
Il passo successivo fu quello di fidanzare i dieci figli di Vittoria e Alberto con i principi reali delle più importanti dinastie che, nel disegno della Massoneria inglese e germanica, avrebbero dovuto creare una sorta di Unione Europea ante litteram.
E ci andarono molto vicino, in particolare quando la principessa Vicky sposò l'erede al trono di Prussia, Federico di Hohenzollern, e il principe Bertie sposò Alessandra di Danimarca, appartenente alla prestigiosissima dinastia degli Schleswig-Holstein, ramo dell'ancor più antica casata degli Oldenburg.
Ancora una volta, però, il "Grande Disegno" fu spezzato da una morte prematura: Federico III di Prussia, che in qualità di Imperatore Tedesco avrebbe impresso una svolta liberale, massonica e filo-britannica alla Germania, regnò per soli tre mesi, a causa dell'interminabile longevità del padre e dell'implacabile cancro alla gola che lo portò a seguire nella tomba l'imperiale genitore.
A succedergli fu il bellicoso figlio Guglielmo II, il Kaiser per eccellenza, che non aveva nessuna intenzione di diventare un burattino della diplomazia britannica o della Massoneria, preferendo di gran lunga la tradizione militare prussiana, il nazionalismo tedesco e l'eterno sogno della supremazia pangermanica sul continente eurasiatico.
Se la storiografia attribuisce parte della responsabilità delle guerre mondiali del XX secolo alla megalomania di Guglielmo II e dei suoi seguaci, non deve però dimenticare che il Kaiser fu, in fin dei conti, una creazione delle trame dei Coburgo e dei loro alleati massoni.