domenica 1 dicembre 2013

"Il romanzo dei Windsor" di Antonio Caprarica


Per gli amanti della storia inglese, delle dinastie e in particolare della famiglia reale Windsor e delle famiglie da cui essa discende, gli Hannover e i Sassonia-Coburgo-Gotha, gli Stuart e i Tudor, consiglio come regalo di Natale il gustoso, spassoso, ma nel contempo storicamente ineccepibile e ben documentato libro del giornalista gentiluomo Antonio Caprarica, che per anni è stato il valido corrispondente e inviato del TG1 nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.
Ecco il sommario del saggio di Caprarica, i cui capitoli mostrano la scrupolosa analisi dei vari sovrani e delle loro eccentricità e vite contraddittorie e spesso dissolute.


Bertie era il soprannome del re Edoardo VII, figlio della regina Vittoria, quando era Principe di Galles.


La tirchieria di Elisabetta II, i segreti della regina Vittoria, l'invenzione del cognome Windsor, le rivalità tra padri e figli nella dinastia, i presunti legami tra il Duca di Clarence e Jack lo Squartatore, il carattere ferreo di Mary di Teck e di Elizabeth Bowes-Lyon, il fascino travolgente e fatale di Wallis Simpson, le follie degli Hannover, fino ad arrivare alle principesse tristi, Margaret contessa di Snowdon e Diana Principessa del Galles, con un preludio attorno alla culla del principe George Alexander Louis di Cambridge, pronipote dell'attuale sovrana.


Non mi resta che augurarvi buona lettura e sperare che il buon Caprarica apprezzerà la pubblicità che ho fatto al suo gradevolissimo libro!

Moda uomo : il look da lavoro formale - Harvey Specter - Nodo Windsor - tie Windsor knot



Ho scelto come immagine di partenza quella di Harvey Specter, l'elegante e rampante avvocato della serie tv "Suits", il cui look rappresenta al meglio quello ciò che ci si aspetta in un contesto di lavoro formale, cioè in una situazione in cui il professionista ha a che fare, nell'ambito del suo lavoro, con persone e ambienti nei quali è richiesto un abbigliamento e in generale un aspetto classico, che sia nel contempo sobrio ed elegante, il cosiddetto "formal dress" o "business suit".
Il personaggio di Harvey Specter, interpretato dall'ottimo Gabriel Macht, sa unire le esigenze del "formal dress code" con un tocco di stile personale.




Ci possono essere variazioni sul tema, per esempio la scelta dell'abito tra un "tre pezzi", un "due pezzi" e uno "spezzato" (quest'ultimo in genere rientra nella casistica del "casual friday" di cui parlerò in un prossimo post).
Il vestito a tre pezzi (giacca, gilet e pantaloni in abbinato) è in genere associato ad un livello di maggiore formalità, anche se a volte la scelta di indossarlo potrebbe semplicemente dipendere dalla stagione e dalla temperatura. Un tre pezzi in estate è molto improbabile, mentre in inverno può essere indossato anche in situazioni non cerimoniali.
L'importante è tenere distinta l'eleganza formale dall'eleganza dandy, mantenendo una sobrietà di fondo.
Per esempio la pochette da taschino è troppo "dandy" per un contesto lavorativo dove l'esibizionismo potrebbe non essere apprezzato.



Ma la scelta dipende sempre dal contesto: una volta che l'ambiente dove lavoriamo ha imparato a conoscere i nostri gusti, anche le scelte più "dandy" possono essere accettate, purché si mantenga sempre un profilo non troppo eccentrico.



Un "gessato" può andare bene, purché le linee (le "pin stripes") non siano troppo vistose o troppo larghe o di colore troppo diverso da quello dell'abito. 
La camicia e la cravatta devono avere colori sobri, non vistosi, non stravaganti.



Con la camicia bianca si va sempre sul sicuro, così come con quella azzurra. La camicia bianca comunque si abbina più facilmente alle cravatte di quella azzurra.
Nelle foto di Harvey Specter possiamo vedere che la cravatta è sempre annodata col nodo Windsor doppio, che ha il pregio di essere simmetrico ed ordinato, oltre che di gran classe. Iscriviamo quindi anche il personaggio di Harvey Specter nel Nodo Windsor Club.



In genere solo nei contesti cerimoniali oppure quando si ricoprono incarichi dirigenziali è ritenuto normale l'utilizzo dei gemelli ai polsini della camicia.



L'abito in due pezzi è meno formale, e quindi più utilizzato, anche se forse è meno elegante del tre pezzi.



All'incirca ogni dieci anni cambia la moda riguardo alle forme dell'abito classico: per esempio tra il 1995 e il 2005 andava di moda la giacca con tre bottoni, il cui risvolto rialzato aveva quasi mandato in pensione l'abito a tre pezzi e il gilet, che risultava non visibile.
Dal 2005 in avanti e quindi probabilmente per altri tre anni come minimo, è tornata di moda la giacca con due bottoni, di cui soltanto quello in alto va utilizzato (non si sa perché, ma è una convenzione!).
E' un tipo di giacca più aderente rispetto a quelle degli anni '80, e non ha le orribili spalline che andavano di moda in quel periodo.
In alcuni casi il risvolto della giacca può essere molto sottile e questo in genere è associato ai vestiti dei ventenni, che si abbinano all'uso della skinny tie, che però è assolutamente fuori luogo per chi ha più di 25 anni.
Tale tenuta giovanilistica è rappresentata in "Suits" dal giovane collega Mike Ross, interpretato da Patrick J.Adams, spesso rimproverato da Harvey Specter proprio per la scelta di cravatte "troppo sottili".



In ogni caso, se proprio si vuole provare la skinny tie, è assolutamente indispensabile usare il nodo Windsor doppio, per dare un minimo di consistenza al nodo, che altrimenti sarebbe troppo sottile.
Non dimentichiamo il fatto che la cravatta è un oggetto che richiama una simbologia fallica, per cui una consistenza maggiore sia della cravatta che del nodo sono associati ad una maggiore virilità.



Come colletto per la camicia è preferibile quello francese, che ha un angolo maggiore di quello retto.



Ultimamente è tornato di moda anche il doppio-petto, che si colloca a metà strada, a livello di formalità, tra il vestito a tre pezzi e quello a due.
La giacca a due pezzi classica può assumere nel risvolto ampio una forma che in passato era associata al doppio petto, mentre adesso compare molto spesso anche nelle normali giacche a due bottoni.



Bene, direi che se si tengono presenti queste piccole annotazioni, esemplificate dalle immagini che ho scelto, si può andare abbastanza sul sicuro!


L'ultimo imperatore del Sacro Romano Impero e primo Imperatore d'Austria: Francesco d'Asburgo-Lorena



Francesco d'Asburgo-Lorena (Firenze12 febbraio 1768 – Vienna2 marzo 1835) era figlio di Leopoldo II, granduca di Toscana e fu Imperatore del Sacro Romano Impero (come Francesco II) dal 1792 al 1806, quando il titolo fu abolito, e Imperatore d'Austria (con il nome di Francesco I) dal1804 (anno di istituzione del nuovo titolo) fino alla morte. Dal 1792 al 1796 fu l'ultimo Duca di Milano. Per contrastare l'egemonia dell'imperatore francese Napoleone Bonaparte in Europa e prevenire una perdita di rango, assunse nel 1804 il titolo di imperatore ereditario d'Austria (numerato come Francesco I), ma portò fino al 1806 il titolo di imperatore romano eletto. Nella storia è perciò spesso chiamato Francesco II, per distinguerlo da suo nonno, l'Imperatore romano germanico Francesco I di Lorena, marito di Maria Teresa d'Austria.
Il Sacro Romano Impero Germanico, fondato da Ottone I sulle rovine dell'impero carolingio, aveva quasi mille anni quando Napoleone ne decretò la fine.



Di fatto il Sacro Romano Impero Germanico (che fu il Primo Reich tedesco) era una confederazione di stati indipendenti che eleggeva un imperatore in genere nell'ambito della dinastia degli Asburgo. Questa costruzione era un residuo medievale che cadde insieme all'Ancien Regime durante il periodo della rivoluzione francese e delle successive guerre napoleoniche.
Francesco d'Asburgo-Lorena ne fu ultimo imperatore col nome di Francesco II.

File:Ludwig Streitenfeld 001.jpg

In questa immagine vediamo l'imperatore Francesco II con indosso tutte le insegne del Sacro Romano Impero Germanico: la corona imperiale, lo scettro, il globo, il mantello, i paramenti liturgici, la stola e le pantofole. Questo aspetto assomigliava molto a quello dei papi, perché ne reclamava la stessa autorità universale. Uno solo era il papa e uno solo era l'imperatore.
Tutto questo cambiò quando altri imperi si affacciarono in Europa.
L'Impero russo per primo, ma soprattutto l'Impero francese di Napoleone.
A quel punto, Francesco d'Asburgo-Lorena, che non voleva rinunciare alla dignità imperiale, ottenne da Napoleone (di cui era diventato suocero, avendogli dato in moglie la figlia Maria Luisa) la possibilità di farsi incoronare Imperatore d'Austria.

File:Francis II, Holy Roman Emperor by Friedrich von Amerling 003.jpg

Se confrontiamo le due immagini, possiamo notare che Francesco (ora divenuto Francesco I d'Austria) indossa una nuova corona, un nuovo scettro e dei nuovi paramenti più adatti alla sua epoca, cioè la prima metà dell'Ottocento.

File:Austrian imperial crown dsc02787.jpg

L'Impero austriaco venne costituito nel 1804 come monarchia ereditaria in seguito alla formazione del primo Impero francese da parte di Napoleone Bonaparte.
Il primo imperatore d'Austria fu Francesco I, che al tempo aveva anche il titolo di Sacro Romano Imperatore che però abbandonò nel 1806 in seguito al disfacimento del Sacro Romano Impero. Per mantenere il titolo si proclamò imperatore d'Austria.
File:Wappen Kaiser Franz Joseph I.png
L'Impero austriaco unificò in un'unica compagine statale tutti i possedimenti della dinastia degli Asburgo-Lorena.

L'Impero austriaco si componeva di 20 regni, tra cui la Boemia, il Lombardo-Veneto e l'Ungheria.


Durante il regno di Francesco I il vero potere fu detenuto dal primo ministro, il principe Clemens von Metternich, artefice del Congresso di Vienna e dell'ordine europeo dell'età della Restaurazione (1815-1848).
Dopo la morte di Francesco I e la caduta del governo di Metternich, l'impero austriaco entrò in crisi.
Dopo alcuni tentativi di riforma costituzionale nel 1867, sotto il regno di Francesco Giuseppe, vi fu una parificazione di status con la parte ungherese del regno e quindi l'Impero d'Austria è conosciuto da quel momento col nome di Impero austro-ungarico.

Gli Arcani Supremi. Capitolo 54. La Congiura degli Insospettabili.



Lady Edith Burke-Roche, baronessa Fenroy, osservava quasi sempre la regola secondo la quale a tavola non si deve parlare di affari, ma quella sera si vide costretta ad ignorare le buone maniere.
In verità non avrebbe saputo di che parlare, altrimenti, con gli interlocutori che sedevano nella sua sala da pranzo, primo tra tutti l'architetto Richard Stoker, Priore della setta degli Iniziati agli Arcani Supremi.



Insieme a lui, a tavola, c'erano gli altri due congiurati.
Alla destra il miliardario Donald Fitzherbert e alla sua sinistra il giovane Steven Van Garrett, erede della famiglia più potente all'interno della setta degli Iniziati.
Lady Edith non era particolarmente felice di aver a che fare con loro.
Maggie ha ragione: sono uomini superficiali. Non hanno sofferto abbastanza per diventare persone profonde.
Ma spesso, per ragioni tattiche, era necessario scendere a patti con persone di quel genere.
<<Mi pare di capire, Richard, che l'iniziazione del giovane Oakwood stia procedendo secondo i piani>>
Stoker annuì:
<<Lo abbiamo guidato fin dove era possibile. Da questo momento però gli Iniziati non possono più proteggerlo dai Grandi Anziani. Solo la buon'anima di lady Vivien, duchessa di Albany, può salvarlo, ormai>>
I riferimenti a Viven Oakwood erano sempre problematici per lady Edith Burke-Roche.
La pensavamo diversamente su molte cose, ma in fondo eravamo consapevoli del nostro reciproco valore.



In fondo Vivien era pur sempre la figlia di Wallis Simpson, l'unica figlia, e lady Edith era stata devota da sempre alla causa della Duchessa di Windsor.
Vivien aveva una strategia diversa, ma i suoi obiettivi non erano poi così diversi da quelli di sua madre. 



L'obiettivo finale non era mai cambiato.
Rovesciare la dinastia dei Windsor, distruggere la Massoneria e il Nuovo Ordine Mondiale. Questa volta non falliremo!
Si rivolse al giovane Steven, che era un suo lontano parente:
<<Tu dovrai tenere d'occhio Robert Oakwood in ogni momento, ma senza farti scoprire. Il fatto di essere un suo lontano cugino non ti basterebbe per evitare reazioni spiacevoli. Dobbiamo essere informati su qualsiasi iniziativa di Oakwood e su ogni tentativo da parte di... entità umane o sovrumane... di venire in contatto con lui>>
Steven annuì:
<<Continuerò come ho fatto finora, zia. Sono riuscito a fargli avere tutte le carte dei Tarocchi che servivano come codice e a fargli trovare i vari indizi che lo hanno condotto all'iniziazione. Fino ad ora tutto è andato secondo le previsioni>>
Era vero.
Troppo bello per essere vero. Da qualche parte c'è una fregatura, ma ancora devo scoprire dove.
Forse ne sapeva qualcosa il misterioso uomo d'affari di Manhattan.
Lady Edith non gradiva affatto la presenza di un simile parvenu nella sua sala da pranzo, ma a quanto pareva gran parte dei finanziamenti della setta degli Iniziati arrivava da lui, che operava come faccendiere ubiquo ai casi e onnipresente su gli affari tenebrosi.
A meno che non sia vera la storia che discende da Maria Fitzherbert e da re Giorgio IV.



Il desiderio di spodestare i Windsor era talmente grande che tutti coloro che avevano una qualche parentela con le dinastie precedenti avevano fatto fronte comune.
<<E così, signor Fiztherbert, voi avreste in mano alcuni documenti in grado di giovare alla nostra causa... almeno così mi è stato detto>>
Fitzherbert era molto compiaciuto di poter trattare da pari a pari con la leggendaria lady Edith Burke-Roche e dava l'idea di voler fare una buona impressione, anche se la sua indole di fondo rimaneva ambigua.
<<Ho le prove che lady Diana Spencer, Principessa del Galles, è stata assassinata per ordine del Duca di Edimburgo, che assieme al Duca di Kent è uno dei capi della Massoneria mondiale>>
Lady Edith scosse il capo:
<<Filippo di Edimburgo? Filippo Mountbatten? No, è troppo stupido! Non saprebbe organizzare nemmeno una festa di compleanno. Quanto al Duca di Kent, lui è troppo intelligente per non aver intuito che la morte di Diana avrebbe fatto vacillare la monarchia stessa. No, non ci credo... certo, è probabile che la morte della principessa non sia stata un semplice incidente, ma da qui a sospettare i Windsor... insomma, non credo che ci fosse bisogno di un loro ordine diretto!>>
Fitzherbert non si scompose:
<<I Windsor sanno recitare bene la parte dei benevoli filantropi. Ma il loro dominio sulla Massoneria è ben noto. Inoltre sono stati capaci di rovinarsi la vita tra di loro. Elisabetta II nutre più affetto per i suoi cani che per i suoi figli. La regina Vittoria disprezzava il suo erede e il re Giorgio V trattava tutti i suoi figli come un ruvido nostromo avrebbe trattato dei mozzi appena imbarcati>>
La nobildonna annuì:
<<So tutto. Ho trascorso la vita all'ombra di quella famiglia. So persino quanti gin tonic si scolava la regina madre Lizzie a colazione!>>



Elizabeth Bowes-Lyon era stata la più grande rivale di Wallis Simpson e di conseguenza anche di lady Edith Burke-Roche.
Dietro a quell'aria di vecchietta simpatica c'era un carattere di ferro. Suo marito era un incapace e non muoveva un passo senza il suo consenso. E' stata lei a guidare il regno, prima come consorte e poi come madre. Era più intelligente lei di tutti gli altri messi insieme. 
Con lei era morto ciò che restava delle vestigia dell'Impero Britannico.
<<Lizzie era innamorata di Edward, che però già allora aveva un debole per le donne sposate, mature e con una vena di sadismo. Lei era disposta ad aspettarlo, a tal punto che aveva rifiutato più volte le proposte del povero Bertie, ma alla fine dovette farsene una ragione e trarre profitto dal suo nuovo ruolo di duchessa di York. Senza di lei, Bertie non avrebbe mai vinto la balbuzie e non sarebbe mai potuto diventare re. Lizzie portò a Buckingham Palace un moderato calore, dopo secoli di freddezza glaciale, conquistandosi l'affetto di tutti, popolo compreso. La verità, in fondo, è che Elisabetta II deve il trono molto più a sua madre che a suo padre>>
Fece una pausa, come per tributare alla defunta regina madre l'onore delle armi. Poi tornò alla carica:
<<In ogni caso, signor Fitzherbert, lei sa che noi Burke-Roche siamo imparentati con la madre di lady Diana, la compianta Frances Ruth Roche. Io la conoscevo bene, lady Frances: era una donna riservata, timida, di grande generosità. Parlai più volte con lei riguardo alla morte di Diana, ma Frances si mostrò sempre molto scettica di fronte alla teoria del complotto>>



Fitzherbert non si mostrò sorpreso:
<<Frances Roche sapeva molte più cose di quante ne volesse ammettere. Ma come avete detto voi, era una donna generosa, e non voleva mettere nei guai nessuno, tantomeno la famiglia dei suoi nipoti. In ogni caso, se vorrete avere una copia dei documenti a cui mi riferisco mi basta che acconsentiate ad una sola condizione. Io so di non essere degno dell'iniziazione, ma vorrei che mia figlia Barbara diventasse una dei vostri>>
Lady Edith dovette fare appello a tutte le sue energie per mascherare il suo sdegno.
Questo villano rifatto si permette di porre delle condizioni a me!
Lo fissò con freddezza:
<<Valuteremo la sua offerta, signore. Ma per il momento, tutti i nostri sforzi vanno concentrati sul piano volto a riaprire il Varco di Hollow Beach. E questo richiede che le nostre energie siano concentrate su Robert Oakwood. E' lui la nostra arma, per quanto inconsapevole!>>