Nel suo biglietto d'invito, Sua Grazia l'onorevole Lord Waldemar Richmond FitzCharles-Stuart, settimo Duca di Ravensbourne, si riferiva alla cena come a un cocktail and dinner party con aperitivo alle otto di sera e cena a partire dalle nove.
Specificava inoltre che quella serata non era da considerarsi un evento formale, per cui gli ospiti potevano sentirsi liberi di vestirsi come volevano. Lui avrebbe indossato lo smoking, ma era solo per abitudine.
Roberto aveva subito detto con Aurora che per nessuna ragione al mondo avrebbe indossato quel ridicolo farfallino: lui era per la cravatta senza se e senza ma, e col nodo Double Windsor, "sia ben chiaro", su questo non poteva transigere.
Aurora sostanzialmente era d'accordo ma gli chiese:
<<E se te lo chiedessi io?>>
<<Per te farei di tutto, tranne perdere la stima di me stesso>>
Questa frase ci suonava familiare e ci siamo chiesti se l'avesse detto qualcun altro, oltre a Roberto, per cui, così come citiamo i poeti e i filosofi e altri personaggi illustri, dobbiamo segnalare anche la canzone, intitolata "Per averti" e il suo interprete, che non ci è particolarmente simpatico come uomo, ma il suo mestiere lo sa fare bene, ed è sufficiente il suo nome di battesimo, e cioè Adriano. La trascriviamo con qualche nostra modifica che la rende più consona a quelli che potrebbero essere stati i pensieri di Roberto.
Per averti farei di tutto / tranne perdere la stima di me stesso / e se è questo che tu mi chiedi /
io ti perdo, ma stavolta resto in piedi / anche se qui dentro me qualcosa muore // sì, farei di tutto, / farei di tutto ma rinuncio con dolore / farei di tutto, farei di tutto / ma rinuncio, sì rinuncio senza amore // tu due cuori non li hai / e a me non basta la metà / se tu scegliere non sai / scelgo io, che male fa // Io non mi vendo, ma sto morendo / morsicato da un serpente e senza siero / disperato ma però un uomo vero...
Mentre Aurora sceglieva i vestiti per entrambi, Roberto concordava con lei sulle cose che avrebbero potuto dire e quelle che invece sarebbe stato meglio evitare.
Poi lei continuò a curare la parte estetica, mentre lui passò molto tempo nelle varie piscine del centro benessere, per poi tornare di sopra e prepararsi a sua volta.
Ed in effetti la scelta di lei gli piacque molto.
I due fidanzati si presentarono alla Royal Suite del Savoy in perfetto orario, alle otto di sera.
Entrambi erano, come sempre, molto eleganti, e nel contempo originali: Aurora voleva comunicare l'idea che loro fossero come due sposi, per cui Roberto avrebbe indossato un abito scuro e lei uno bianco.
Ma voleva anche apparire come una sposa di carattere e dunque aveva scelto di stupire tutti ancora una volta, indossando un abito con giacca bianca (con lievissime sfumature azzurre, che si potevano notare solo se l'illuminazione era dalla parte giusta), camicia bianca a collo alto e lungo, una cravatta bianca molto spessa e decorata, ampi pantaloni a palazzo bianchi (sempre con sfumatura azzurrognola) che arrivavano fino a terra (con sotto scarpe con tacco molto alto, affinché l'effetto complessivo le desse un aspetto da top model, da indossatrice in una sfilata).
Le erano sempre piaciute le divise, comprese quelle maschili, e questo la induceva, ogni tanto, ad osare abiti simili a quelli maschili, forse per controbilanciare l'aspetto angelico del suo volto, attribuendogli più carattere.
Aveva trascorso il pomeriggio nel solarium, per cui la sua notevole abbronzatura era particolarmente in sintonia col colore dei capelli.
Roberto aveva trovato un accordo con lei: avrebbe sì indossato lo smoking regalatogli da Aurora, ma con una cravatta scura color indaco.
Il farfallino rimase incellofanato, destinato a restare intonso, come certi libri comprati sull'onda dell'emozione del momento, ma la cui lettura era sempre posticipata a impossibili "tempi migliori".
Gli oggetti non usati, come i libri non letti, un giorno si vendicheranno.
Ogni feticista con tendenza ad accumulare oggetti inutili lo sa fin troppo bene: alla fine quegli oggetti avrebbero sommerso la casa e il suo stesso proprietario, che ne sarebbe morto, come la vittima di una valanga.
L'onorevole lord Waldemar Richmond FitzCharles-Stuart, Duca di Ravensbourne era invece, come anticipato, in smoking e quando vide i suoi ospiti, mostrò di apprezzare molto la scelta estetica di entrambi, specialmente, com'era ovvio, quella di Aurora.
Lui a sua volta appariva diverso: così vestito e pettinato sembrava aver messo da parte, almeno per quella sera, il suo aspetto androgino, preferendo un look adeguato al proprio rango.
Forse la riunione con i suoi soci in affari gli aveva fatto capire che certe sue pose troppo effemminate gli avrebbero fatto perdere credibilità.
Si era negli Anni Novanta del secolo scorso, quando ancora l'elite non aveva accettato certi atteggiamenti e comportamenti che ora sono diventati quasi una moda.
Ma il Duca voleva anche darsi un'aria principesca, persino regale ed era quello il suo intento, e se avesse avuto indosso la corona, il mantello di velluto blu con gigli d'oro, bordato di ermellino, la spada e lo scettro, avrebbe fatto impallidire anche Luigi XIV.
La Royal Suite al quinto piano del Savoy era ed è ancora un gioiello: un appartamento di sette stanze e tre bagni, collegate l'una all'altra lungo una direttrice open plan che si estende sul lato verso il fiume, con vista panoramica sul Tamigi e sui monumenti di Londra. Lo stile residenziale che soddisfava il desiderio del viaggiatore di lusso era un misto tra eleganza antica e comfort moderno. Questo stile era una armoniosa composizione di elementi classici con altre correnti artistiche, tra cui l'Art Nuveau e l'Art Deco. L'ingresso conduceva in un’ampia soggiorno con un bar privato di notevoli dimensioni. Vi era poi, collegato da una porta, un secondo salotto più intimo e tradizionale.
Dal secondo salotto si entrava nella sala da pranzo.
Nel ricordo di Roberto la sala da pranzo era molto luminosa, grazie sia alla vetrata con vista sul Tamigi, sia alla presenza di specchi e ornamenti chiari, con le pareti in stile neoclassico e l'arredamento che affiancava elementi liberty però più sobri.
Adiacente alla sala da pranzo, c'era la sala per il guardaroba da cui si dipartivano due bagni di cui uno per gli ospiti e, in fondo, c'era una stanza adibita a studio e biblioteca, con tanto di librerie, scrivanie e custodie per i documenti, lampade decorate e poltrone ergonomiche.
Le camere da letto con baldacchino erano nel reparto notte, e affiancato si trovava uno spazioso spogliatoio con armadi rivestiti in cedro e un maestoso bagno con profonda vasca idromassaggio Jacuzzi e tonificante doccia a vapore.
Lady Jessica Burke-Roche arrivò con un quarto d'ora accademico di ritardo, elegantissima, con un vestito lungo, azzurro, che le lasciava quasi del tutto scoperte le spalle, e una stola dello stesso colore che le avvolgeva il petto, passando sopra gli avanbracci.
I capelli castano chiari erano ravvivati da colpi di sole e il viso, pur mostrando tratti affilati, era addolcito da un make-up che riusciva a far apparire meno lungo il naso e più corpose le labbra.
Lo sguardo era magnetico, molto intenso, con un'espressione che oscillava tra il serio e il vagamente divertito, e infatti la prima cosa che disse, in un italiano privo di inflessioni, fu:
<<Chiedo scusa per il ritardo, ma per rendermi presentabile c'è voluto molto tempo. Un lavoro di restauro molto impegnativo. Più di così non poteva fare>>
Lord Ravensbourne si alzò andarle incontro e dopo un cortese baciamano disse :
<<Sei meravigliosa, Jessi>> e poi le indicò gli ospiti <<ti presento lady Aurora Visconti-Ordelaffi e il suo fidanzato Roberto Monterovere, nipote del celebre Filosofo Metafisico>>
Roberto si chiese come mai suo zio fosse stato citato come filosofo invece che come storico delle religioni. Forse i suoi studenti lo conoscevano meglio di quanto lo conoscesse lui.
Jessica porse la mano a entrambi con molta cordialità, poi concentrò inizialmente la sua attenzione sulla giovane Visconti:
<<Aurora, che splendido nome! E tu sei la ragazza più bella che io abbia mai conosciuto!
Io venderei l'anima al diavolo se potessi essere alta come te, avere le gambe così lunghe, poter indossare pantaloni come i tuoi e avere un viso d'angelo come il tuo.
Be', anche le tue tette non guasterebbero..,
Sarò anche una banale eterosessuale, ma per una come te potrei fare un'eccezione>>
Aurora rise, lusingata:
<<Ah ah, e io ci starei molto volentieri, perché guarda che anche tu sei un bel bocconcino. Ah sì, decisamente!>>
Jessica rise a sua volta:
<<Sì, ma a me c'è voluto tutto il giorno per rendermi vagamente appetibile, mentre io ci scommetto la testa che tu anche al naturale sei perfetta, cosa ne dici Roberto?>>
Chiamato in causa a sorpresa, Roberto sorrise e annuì:
<<Confermo, e infatti mi reputo un uomo molto fortunato>>
Jessica concentrò la sua attenzione e il suo sguardo magnetico su di lui:
<<Lo credo bene!>>
Roberto non poté fare a meno di notare il suo italiano perfetto:
<<Ma dove hai imparato a parlare così bene l'italiano?>>
Lei si aspettava quella domanda:
<<Be', vedi, noi inglesi abbiamo l'innegabile vantaggio di conoscere già l'inglese>> e qui tutti risero perché la battuta li aveva colti di sorpresa <<per cui abbiamo molto più tempo per dedicarci allo studio di altre lingue.
Io frequento un liceo classico con indirizzo linguistico, per cui sto studiando il greco e il latino, ma anche il francese e l'italiano. In più ho un'istitutrice italiana, che è la stessa che ha aiutato anche Wald a perfezionare il suo>>
Waldemar Richmond Fitzjames Stuart confermò:
<<Io e Jessica ci siamo conosciuti così. E' stata la nostra istitutrice a farci conoscere e a invitarci a parlare italiano tra di noi, in sua presenza, ed è stato un metodo molto efficace.
Ed è cosa pubblicamente nota che è da allora che ho cominciato, purtroppo ancora senza risultati incoraggianti, a corteggiare lady Jessica>>
L'attenzione di tutti si spostò di nuovo sulla giovane Burke-Roche:
<<No, Wald, se presenti le cose in questo modo dai l'idea che io sia una che se la tira, il che non è affatto vero. E' solo che ho paura di essere, come si dice... "sedotta e abbandonata".
Succede così quando si è corteggiati da un Duca che potrebbe aspirare a molto meglio>>
Roberto intervenne:
<<Non credo che lo farebbe mai. Sono io quello che deve preoccuparsi di più, se penso che Aurora potrebbe trovare qualcuno più degno di me>>
Jessica colse la palla al balzo:
<<Allora non resta che gli indegni lascino il posto alle divinità. Io e Roberto ci togliamo dal mezzo e così Aurora e Wald potranno generare una stirpe di eletti>>
Tutti presero quella frase come una battuta, ma tra loro Jessica era l'unica a conoscere quello che gli Iniziati chiamavano "Il Grande Disegno".
Aurora, volendo mostrare di essere altrettanto ironica e auto-ironica, disse:
<<Sì, però in questo modo tu e Roberto ci portereste via tutta l'intelligenza>>
Waldemar sollevò l'indice della mano destra:
<<Avrebbero dei rampolli con grande quoziente intellettivo, ma si dovrebbero assumere la responsabilità dei loro nasi>>
Tutti risero.
Jessica guardò il Duca con la sua tipica espressione maliziosa:
<<E va bene, allora. Mi hai convinto, Wald. Vorrà dire che mi sacrificherò e diventerò la Duchessa di Ravensbourne, il che in fondo è pur sempre meglio che lavorare>>
La risata corale che ne seguì, sancì il trionfo della giovane Burke-Roche.
Lo spirito di Jessica era contagioso, gli altri cercavano sempre di trovare arguzie migliori delle sue, ma era difficile riuscirci. Sembrava che fin da bambina avesse studiato un manuale su come rispondere in maniera intelligente e ironica in qualsiasi tipo di conversazione brillante.
Lord Ravensbourne ne era molto compiaciuto, e si vedeva chiaramente che amava Jessica, tanto che le fece sapere:
<<Quando vuoi, c'è un anello di fidanzamento con zaffiro e diamanti più grande di quello della tua cugina ricca, la Principessa di Galles>>
Jessica sorrise:
<<In una delle prossime serate, magari più intime, potremo riparlarne, ma mi raccomando, io sono una persona romantica, per cui, prima di inginocchiarti, assicurati che l'anello sia davvero più grande e più prezioso!
Il romanticismo si misura a carati, in Inghilterra, specie per quel che riguarda gli aristocratici caduti in disgrazia, come me>>
Roberto si sentì in dovere di precisare:
<<Io credo di essere l'unico plebeo qui, dal momento che l'unico quarto di nobiltà accertato è quello di mia nonna materna>>
Incredibilmente fu il Duca a smentirlo:
<<Tuo zio mi ha detto che anche i Monterovere sono nobili>>
Roberto rise:
<<Lorenzo sarà pure un grande "filosofo metafisico" come il suo maestro Franz Kranz, ma il resto è pura invenzione>>
Ancora più incredibile fu la smentita di lady Jessica:
<<Ma tu li hai letti i libri di tuo zio?>>
Imbarazzato, Roberto dovette ammettere la verità:
<<No. A dire il vero li ho acquistati solo di recente e non ho ancora avuto tempo per...>>
Jessica non accettò scuse:
<<Devi leggerli al più presto, soprattutto gli ultimi. Ci sono dei contenuti che ti faranno capire che il Professore è uno studioso le cui tesi sono accompagnate e suffragate da ricerche approfondite e da prove robuste. Se afferma qualcosa, qualsiasi cosa, non lo fa mai per caso e tanto meno per millanteria. Uno come lui non ne ha bisogno>>
Aurora cercò di capire meglio la situazione:
<<Si direbbe che tu conosca Lorenzo meglio di suo nipote e anche meglio di Waldemar>>
Era verissimo, per questo Jessica smentì in maniera categorica:
<<Io conosco i suoi libri, e le loro fonti, e so che su certi argomenti, come ad esempio le genealogie, ha consultato gli archivi di mezzo mondo. L'apparato delle note e la bibliografia dei suoi testi sono più che illuminanti al riguardo>>
Ci fu un momento di silenzio meditativo e ne approfittò il cameriere privato del Duca, che si offrì, in inglese, di preparare un aperitivo per tutti i presenti, se eventualmente volevano accomodarsi in soggiorno.
Per Waldemar l'anziano cameriere era come un secondo padre, perché subito disse:
<<Senza Archibald sarei perduto>>
Si sedettero nelle poltrone: erano le 20.45 e chissà cosa sarebbe successo, da lì a fine serata, o nottata, a seconda delle abitudini del Duca e di lady Jessica, la futura Duchessa.