giovedì 20 aprile 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 60. Ettore Ricci e la trappola dei lupi

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Un giorno, uscendo dall'asilo, Riccardo Monterovere trovò ad aspettarlo, al posto dei genitori, il nonno materno Ettore Ricci, con la sua vecchia automobile, una Prinz Sport NSU del '67.
La guida di Ettore era piuttosto spericolata e la macchina incominciava a risentirne.
<<Oggi ti porto in giro con me>> dichiarò laconico il vecchio.
<<Ma dove?>>
<<Lontano>>
Si inoltrarono in una valle e arrivarono ai piedi delle colline, in un posto dove c'era una vecchia baracca adibita a capanno da caccia.
La zona intorno era completamente selvaggia.
<<Questa era la casa di un mio vecchio zio pazzo, un certo Remigio. In realtà non era pazzo, ma faceva finta di esserlo, perché così poteva dire tutto quello che gli pareva senza temere le conseguenze. 
Un esempio fu quello che disse al circolo fascista quando venne in visita il camerata Baroncini. Nel bel mezzo del discorso di questo gerarca, lo zio Remigio saltò su ed esclamò in dialetto. "Viva Baroncini, che con un'arenga us fa magné una stmana!" (Viva Baroncini, che con un'aringa ci fa mangiare per una settimana).
Ovviamente Baroncini non apprezzò la battuta e gridò:  "Al confine!"
Poi però gli dissero che Remigio era pazzo e il gerarca lasciò correre
Tutto questo per dire che noi Ricci siamo gente schietta, non come gli Orsini, che non prendono mai posizione neanche sotto tortura!>>
A settant'anni, Ettore Ricci era un ometto arzillo, sempre con la battuta pronta, anche se la sua fibra non era più quella di una volta: il viso sembrava una prugna secca, il naso era pieno di venuzze violacee, il ventre era tormentato da calcoli alla cistifellea e da un'ernia inguinale, ma lui rifiutava qualunque tipo di intervento, per scaramanzia.
Consapevole del tempo che passava, sentiva il bisogno di trovare un erede per il suo impero, e per questo cercava di conoscere meglio i suoi tre nipoti, per stabilire quello che gli sembrava più idoneo e incominciare a istruirlo con i suoi insegnamenti.

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<<Vengo a caccia qui da oltre trent'anni. Ci sono fagiani in abbondanza e anche cinghiali. Devi stare attento al cinghiale: può essere pericoloso come un toro imbufalito. Se ti punta da vicino, meglio dargli una mela da mangiare per distrarlo. 
Oh, e poi ci sono anche i lupi da queste parti>>
Riccardo ascoltava affascinato:
<<Cosa facciamo se ci assale un branco di lupi?>>
Ettore ebbe un guizzo compiaciuto agli occhi, come se attendesse proprio questa domanda per rivelare una verità profonda:
<<I lupi non attaccano mai gli uomini direttamente, e mai da soli. Aspettano la notte e li sorprendono nel sonno, in branco. Ma io ho inventato una trappola per difendermi da loro>>
Il nipote era scettico:
<<Davvero?>>
Il nonno annuì:
<<Bisogna fissare dei coltelli a dei pali, e poi spalmarli di miele. I lupi arrivano, attirati dall'odore dolce, e si mettono a leccare il miele, e continuano, perché gli piace troppo, senza accorgersi che la lama gli taglia la lingua. Poi quei poveri scemi ingordi incominciano la leccare il loro stesso sangue sulla lama, fino a morire dissanguati. Hai capito?>>
Riccardo inarcò le sopracciglia:
<<Credo di sì>>
Ettore si accigliò:
<<No che non capisci! E' una metafora! Persino un contadino come me, con la terza elementare, sa cos'è una metafora>>
Riccardo rimase a bocca aperta:
<<Cos'è una metafora?>>
Ettore sbuffò:
<<E' un paragone abbreviato. Pensavo che avresti intuito la cosa, ma potrei essermi sbagliato su di te. Mi sa che era meglio se mi portavo dietro Fabrizio. O Alessio, magari è lui quello più furbo tra i miei nipoti!>> 
Riccardo si sentì punto sul vivo:
<<I lupi sono come gli uomini cattivi e la storia della trappola per i lupi è un avvertimento su come fare per difendermi da loro>>
Il nonno sorrise, impressionato:
<<Quando io non ci sarò più, tutti quei "lupi" si avventeranno sui miei eredi, per impadronirsi del patrimonio con minacce e intimidazioni.
Quel giorno, dovrai ricordarti di ciò che ti ho insegnato oggi: se vorrai salvarti da loro, dovrai attirarli in trappola con un'offerta ghiotta, a cui non possono resistere.
E più in generale, ogni volta che ti sentirai circondato dai nemici,  non dimenticare mai di spalmare il miele sul coltello>>