Il Palazzo Ducale di Amnisia era una capolavoro di eleganza e di stile: slanciato e raffinato, imponente e cesellato nei particolari, era stato
costruito alcuni secoli prima nell’isola più grande della città lagunare, accanto allo sfarzoso tempio di Belenos lo Splendente, signore del sole nella religione dei Keltar.
Il Palazzo aveva
tre piani e due facciate, rivolte l’una verso la piazza e l’altra verso la Darsena,
nella quale confluivano tutti i canali di Amnisia. La sua f
orma era quadrangolare e nel cortile interno, interamente pavimentato, c’era una grande vasca con lo scopo di raccogliere l’acqua piovana, di grande importanza, data la scarsità dei pozzi di acqua dolce. Ovviamente
l’acqua raccolta veniva bollita prima di diventare potabile o comunque utilizzabile. Normalmente, comunque, l
a maggior parte dell’acqua dolce veniva portata in città via nave, dalle colonie di Amnisia sulla terraferma. Erano avamposti perfettamente fortificati e ben difesi, proprio per evitare che la città potesse essere “presa per sete” da un esercito assediante.
Lo stile architettonico del palazzo ducale era molto simile a quello delle residenze nobiliari di Lathéna, soprattutto a quelle costruite nell’epoca aurea imperiale, alcuni secoli prima, sotto il lungo e felice regno di Wechtigar XIV il Grande,
tra gli anni 661 e il 715 dalla fondazione dell’Impero Lathear.
La moda che si era imposta durante quell’epoca aveva come caratteristica uno
spiccato preziosismo e decorativismo, unito alla ricerca del movimento, della leggerezza e della verticalità. In quel periodo il Ducato di Amnisia era una provincia dell’Impero e il
Duca veniva scelto dall’Imperatore tra una rosa di cinque nomi indicati dal
Consiglio dei Decurioni amnisiani, di cui cinque appartenevano a famiglie di aristocratici Keltar e gli altri cinque a famiglie di burocrati Lathear. La carica di Duca, all’epoca, durava dieci anni e non era rinnovabile. Solitamente
l’Imperatore sceglieva in alternanza, dopo un Duca Keltar, un Duca Lathear e in questo modo si manteneva un certo equilibrio politico.
Sia al piano terra che al primo piano vi erano dei
colonnati di marmo bianco con capitelli elaborati e volte a tutto sesto nel piano terra e a sesto acuto nel primo piano. Al di sopra di essi poggiava l’enorme corpo del palazzo, dalla facciata in marmi intarsiati in disegni geometrici, con grandi finestre ogivali e un enorme balcone centrale. Il tutto era sovrastato da
una serie di guglie che creavano una sorta di “merlatura” del soffitto.
Sopra al portone campeggiava
lo stemma del Ducato, uno scudo con un’anguilla d’argento in campo azzurro e rosso, circondato da rami di quercia e sovrastato da un diadema.
Dallo stemma partiva l’asta della bandiera della Federazione Keltar, un drago azzurro in campo verde con la testa verso destra, a simboleggiare il fiume Amnis.
Marvin, dopo aver mostrato alle guardie ducali il suo documento di assunzione e di convoca, poté entrare nell’androne, dove
chiese all’usciere in che luogo solitamente venivano ricevuti i neoassunti. L’usciere lo guardò per un attimo dall’alto in basso, con aria di disapprovazione evidentemente dovuta al fatto che il ragazzo era un Mezzosangue. Dopo questa spiacevole accoglienza,
fu indirizzato al secondo piano lungo uno scalone laterale che portava a un corridoio pieno di uffici, ma notò che le istruzioni date dall’usciere erano sbagliate.
Vide passare un cameriere in livrea, al quale chiese dove avrebbe potuto essere ricevuto.
Molto freddamente gli fu indicato il terzo ufficio dopo l’angolo di sinistra. Lì avrebbe trovato
il responsabile del personale, tale Padre Sùlmen, un Lathear, sacerdote del Clero
appartenente all’Ordine della Grande Canonica.
Dopo aver finalmente trovato la porta dell’ufficio,
Marvin bussò e una voce secca e metallica gli disse <<Avanti!>>
Il ragazzo aprì la porta e vide uno studio di medie dimensioni, molto sobrio, con soltanto una scrivania, un seggio dietro di essa e due sedie piccole di fronte. Il sacerdote era magrissimo, di media altezza, calvo, con zigomi sporgenti, sguardo gelido e occhi indagatori.
«
Padre Sulmen?»
«
E voi sareste?» domandò con voce metallica.
«
Mi chiamo Marvin Vorkidian »
«
Ah…» socchiuse gli occhi con l’aria di chi la sa lunga «…
il nipote di Lady Ariellin...»
Marvin annuì, anche se non gli piaceva essere considerato in base alle proprie parentele.
Perché il Duca ha affidato la direzione del personale ad un sacerdote Lathear?
Forse il potere del Duca Gallrian aveva dei limiti, e non ci sarebbe stato da stupirsi se
Padre Sulmen fosse stato imposto nel suo ruolo dall’Imperatrice in persona, o dallo stesso Priore della Grande Canonica, il potentissimo Padre Izùmir Mollànder, che era stato il precettore di Ellis.
Marvin non si lasciò intimidire:
«
Ho superato l'esame per diventare diplomatico presso la Cancelleria»
«
Uhm…» borbottò Sulmen «
beh, ancora gli incarichi non sono stati definiti… comunque ne parlerò personalmente col Duca. Nel frattempo, ragazzo, potrai renderti utile aiutando i nostri archivisti a mettere un po’ d’ordine tra le carte dell’Amministrazione...»
La delusione di Marvin fu evidente e il reverendo Sulmen lo osservò, vagamente divertito.
Peggio di così non poteva cominciare…
Non aveva certo studiato la retorica per diventare un inserviente.
«
Puoi andare» gli disse e con la mano destra lo congedò indicandogli la porta.
Il caso volle che, mentre usciva triste e abbattuto e prima ancora di chiudere la porta dietro di sé,
Marvin si scontrasse con un plotone di guardie armate al cui centro spiccava un uomo grasso e panciuto, dai capelli castano-rossicci e dalla barba dello stesso colore, ma leggermente ingrigita, vestito di seta e oro.
Le guardie tentarono di spintonare Marvin lontano dal potente personaggio, ma costui con un solo gesto le fermò: «
Abbiamo una nuova recluta, vedo, Padre Sulmen!»
«
Ehm, sì Vostra Grazia» borbottò Sulmen facendo capolino dalla porta: «
uno scrivano… lo stavo giusto mandando agli archivi»
«
Ma è un Mezzosangue, come ha fatto a passare le selezioni? »
«
Pare abbia degli agganci… Vostra Grazia mi capisce…»
«
Ah, sì? » e poi rivolse l’attenzione al giovane «
Come ti chiami, ragazzo?»
«
Marvin Vorkidian, Vostra Grazia»
Il personaggio importante di colpo cambiò espressione e alla diffidenza subentrò un sorriso molto cordiale: «
Ah! Il nipote di Lady Ariellin… ma che piacere avervi tra noi! Se solo avessi saputo che entravate in servizio oggi, avrei organizzato un colloquio con me personalmente. Ma forse qualcuno si è… come dire… dimenticato di riferirmelo» e fissò con rimprovero Padre Sulmen , poi, di nuovo rivolto a Marvin: «
Voi non mi avete mai visto di persona, perché chiudo sempre le tende delle mie carrozze. Comunque, credo ormai che abbiate capito che sono Lord Gallrian de Bors, Duca di Amnisia!»
Marvin si inchinò baciò l’anello della mano che il Lord gli aveva teso, e poi lo guardò con la speranza che rimediasse all'accoglienza gelida degli altri.
Il Duca intervenne: «
Sicuramente il nostro buon Padre Sulmen deve avervi confuso con qualcun altro… io conosco troppo bene il nobile casato dei Vorkidian per potermi essere dimenticato di voi, giovane Marvin e credo proprio che agli archivi sareste sprecato» e diede nuovamente un’occhiataccia al prete «
Ma il destino ha prontamente ristabilito la giustizia, facendoci incontrare. Da questo momento voi sarete alle mie dirette dipendenze. Troverò io un incarico degno di voi e della vostra stirpe. Vostro padre era un mio buon amico!».
C’era qualcosa di teatrale nel modo di atteggiarsi del Duca.
Forse sapeva che mio padre era Masrek Eclionner, il fratello di Ellis...
Sarebbe stato interessante sapere in che rapporti era il Duca con la Reggente imperiale.
Marvin faceva fatica a pensare ad Ellis come a sua zia, eppure lo era.
Ma sarà al corrente della mia esistenza?
Forse il Duca di Amnisia sapeva tutto. Bisognava essere molto prudenti con lui.
Lord Gallrian gli poggiò una mano sulla spalla:
«Farò in modo che il figlio del mio caro amico possa continuare la carriera del padre e rendere lustro al cognome della madre»
Quella frase era allusiva:
Il cognome della madre... l'unico che si può pronunciare senza pericoli.
Marvin era frastornato, sia dalla doccia gelida di Padre Sulmen che dalla gentilezza ostentata del Duca
«Lo spero, Vostra Grazia. Sarà un onore per me servirvi!»
Il Duca lo guardò sorridendo:
«E’ incredibile vedere come in te i lineamenti di tuo padre e di tua madre si siano fusi così armoniosamente» Un complimento che di fatto non diceva nulla, ma poteva alludere a molte cose che era opportuno passare sotto silenzio, ma poi aggiunse: «Sai, tua madre mi era molto cara!»
Marvin pensò che il Duca avrebbe potuto risparmiarsi quella frase, ma Lord Gallrian continuò imperterrito:
«
Ah, caro amico, un’ultima cosa: d’ora in avanti, per qualunque questione, rivolgetevi direttamente a me! Padre Sulmen è esonerato dall’incarico di occuparsi del vostro reclutamento».
Detto questo se ne andò, seguito dalle sue guardie, e lasciò Marvin solo assieme a Padre Sulmen, che si era alzato e sostava davanti alla porta del suo ufficio.
Il sacerdote osservò Marvin con un’aria delusa e vagamente preoccupata:
«
Non rallegrarti troppo per le promesse del Duca, ragazzo! Lord Gallrian manda spesso i suoi uomini in missioni molto pericolose. Se tua nonna Lady Ariellin sapesse quali progetti ha per te il Duca, verrebbe qui a implorarmi perché ti rimandassi tra le scartoffie degli archivi: noiose, ma sicure!»
Quel prete era un enigma.
«
Non capisco di cosa stiate parlando, Padre»
Sulmen sscrollò le spalle:
«
Lo capirai ben presto. In ogni caso l’Ordine della Grande Canonica, a cui appartengo, ti terrà d'occhio, perché ti sei scelto gli alleati sbagliati, quelli che ti tradiranno»
Marvin si sentì accapponare la pelle:.
«
State accusando il Duca di tradimento?»
Sulmen inarcò le sopracciglia e sospirò:
«
Voglio solo metterti in guardia. Ti era stata concessa una vita protetta e tranquilla, in modo che non interferissi con eventi più grandi di te. Ma Eclion ha voluto diversamente, e forse non solo lui»
Marvin sgranò gli occhi, profondamente scosso da quelle parole:
«
Vi prego, Padre, spiegatemi cosa intendete dire!»
Il sacerdote scosse il capo:
«
Non posso. E comunque ormai è troppo tardi: il Duca ti ha visto e da questo momento tutti i meccanismi si stanno già muovendo secondo le peggiori previsioni»
Quelle parole non fecero altro che creare un ulteriore allarme.
«
Insomma, se volete aiutarmi, perché non mi dite nulla? Quali meccanismi? E quali previsioni?» insistette Marvin.
«
Sei stato appena arruolato nell’esercito perdente. Questa è l’unica verità che ti è concesso sapere».
Detto ciò, gli chiuse la porta in faccia.
Marvin, sconvolto e disorientato, rinunciò ad insistere con le domande.
Tutti mi nascondono qualcosa, tutti vogliono manovrarmi, tutti sanno tutto di me…
ed io non so nulla di loro...