La camera da letto di Maria Antonietta a Versailles
La locuzione Ancien Régime (in italiano "Antico Regime") derivante dalla lingua francese viene utilizzata inizialmente dai rivoluzionari francesi per designare, con connotazioni peggiorative, il sistema di governo che precedette la Rivoluzione francese del 1789, cioè la monarchia assoluta della dinastia dei Borbone.
Venne usata per estensione alle altre monarchie europee che mostravano sistemi di governo simili o assimilabili, e venne sostituito successivamente da quello di Nouveau Régime (in Spagna, Régimen Liberal), usato in chiara contrapposizione al precedente.
Dal punto di vista artistico, l'Ancient Regime indica in primo luogo lo stile Rococò, del periodo di regno di Luigi XV e Luigi XVI, e per estensione anche il Barocco del periodo di regno di Luigi XIV, soprattutto dopo il trasferimento della corte reale a Versailes.
Sotto: Maria Antonietta suona l'arpa circondata da un gruppo di nobili, di J.G.Dagoty
Immagini dal famoso e fastoso capolavoro cinematografico di Sofia Coppola, Marie Antoinette
Sotto, abito in stile "ancien regime", disegnato da John Galliano per Dior, nella collezione Haute Couture a/i 2007
I giardini del Petit Trianon e in particolare l'Hameau de la Reine, piccolo villaggio rurale in stile inglese, furono teatro dei convegni d'amore tra Maria Antonietta e il suo amante, il conte Hans Axel di Fersen.
Il Petit Trianon è un piccolo edificio situato nei giardini della Reggia di Versailles a Versailles, in Francia.
Fu progettato da Ange-Jacques Gabriel, per volere di Luigi XV, per la sua amante più celebre, Madame de Pompadour. Fu edificato tra il 1762 e il 1768.
Madame de Pompadour morì un anno prima che l'edificio fosse concluso; di conseguenza questo venne occupato da Madame du Barry, la nuova preferita del re.
Dopo essere salito al trono nel 1774, Luigi XVI diede in dono il Petit Trianon e la zona di parco circostante alla regina Maria Antonietta, per i suoi svaghi personali.
Ancora pregno di amorosi ricordi, questo palazzo fu, essenzialmente e senza esagerazioni, il centro della vita di Maria Antonietta. Qui ella si rifugiava dall'asfissiante corte di Versailles con pochi eletti, qui l'etichetta e le formalità erano completamente assenti, non c'era restrizione alcuna e la vita trascorreva leggera e senza preoccupazioni di sorta. La famosa regina infatti detestava qualsiasi tipo di impegno o costrizione mentale, nonostante fosse donna di spiccata intelligenza, e il Petit Trianon si figurò come luogo perfetto per le sue aspirazioni di vita all'insegna della spensieratezza.
Ricevuto come dono di nozze dal consorte, ella passò moltissimi anni a ristrutturare i giardini e ad abbellire l'edificio, tant'è che successivamente vi si trasferì in modo permanente. Ciò provocò scandalo e dissenso da parte non solo del popolo, che vedeva inappropriato da parte di una regina immergersi in una vita pseudo bucolica, ma anche della corte intera, in quanto una parte di questa viveva per potersi asservire totalmente alla regina. D'un tratto si trovarono "disoccupati" (al Petit Trianon, come detto, l'etichetta era completamente abolita, perciò le varie contesse e duchesse, oltre a non essere ammesse nel Trianon, non poterono più usufruire del privilegio di porgere i guanti alla regina, o la salvietta, o il nuovo paio di scarpe) e ciò fu causa di aspre lamentele e rancori da parte di molti aristocratici.
Paradossalmente, in un certo senso, il Petit Trianon fu una delle cause del declino di Maria Antonietta: se fosse rimasta a Versailles, in mezzo all'aristocrazia francese e alle sue tradizioni, avrebbe avuto al suo fianco anche nell'ora del pericolo i principi e l'esercito dei nobili. Se d'altra parte si fosse accostata maggiormente al popolo, al pari del fratello Giuseppe, le folle di Parigi e della Francia l'avrebbero idolatrata.
Maria Antonietta invece non si accattivò le simpatie né dei nobili né dei popolari; per colpa del Trianon guastò i suoi rapporti col primo, col secondo e col terzo stato. Volle malauguratamente troppo a lungo essere sola nella fortuna; si trovò isolata nella sventura.
Bibliografia
- Stefan Zweig, Maria Antonietta - Una vita involontariamente eroica, 1932.
- Augusto De Angelis, Maria Antonietta, 1934.
- Evelyne Lever, Maria Antonietta - L'ultima regina, 2001.
Architettura e stile
Il Petit Trianon è un magnifico esempio dell'architettura del periodo di transizione dal Rococò al Neoclassicismo. La costruzione ha forma cubica. L'esterno dell'edificio è semplice e calibrato; ciascuna facciata è stata disegnata per accordarsi con la parte della tenuta su cui si affaccia. L'uso dei gradini compensa il dislivello su cui sorge l'edificio.
Di architettura semplice, vagamente ispirata a forme classiche, spiccante nella sua bianchezza fra il bel verde dei giardini, isolato e pur vicino a Versailles, questo palazzo prima di una favorita e poi di una sovrana non è neppure lussuoso, avendo in tutto sette o otto locali, un'anticamera, una sala da pranzo, un salottino e una sala, il bagno e infine una piccola biblioteca.
In questo palazzo Maria Antonietta nel corso di tanti anni non ha mai portato mutamenti essenziali, e neppure vi ha introdotto lusso o fasto di arredi; nulla di indiscretamente prezioso in queste camere che cercano effetti intimi; al contrario, ella intona tutto a una chiarezza delicata e riservata, a quel nuovo stile discreto e semplicissimo, tanto più vicino al nostro moderno sentire e che ingiustamente ha preso il nome da Louis Seize. Da lei, da questa donna gentile, agile, elegante dovrebbe aver nome: stile Maria Antonietta dovremmo dire, perché quelle forme fragili e graziose non rammentano certo il massiccio Luigi XVI, né il suo gusto grossolano.
Armonico dal letto al portacipria, dal clavicembalo al ventaglio d'avorio, dal divano alle miniature, sempre si avvale del materiale più scelto e meno vistoso, di fragile apparenza eppure durevole, armonizzando linee antiche e grazia francese, il gusto per la delicatezza che sostituisce la drammatica pompa del Louis Quinze e del Louis Quatorze. Il salotto, dove si chiacchierava e ci si intratteneva con disinvolta tenerezza, diventa centro della casa al posto dei pretenziosi e lussuosi saloni; i rivestimenti in legno a doratura sostituiscono il gelido marmo, la mutevole lucentezza della seta e la lievità tenue della batista soppiantano l'opprimente velluto e il pesante broccato, i teneri colori crema pallido, fior di pesco, azzurro di primavera iniziano i loro discreto trionfo; non si mira alla grandiosità prepotente e alla imponente teatralità, ma alla discrezione più lieve, non si vuole sottolineare il potere di una regina, ma la grazia di una giovane donna che trova la sua eco in tutti gli oggetti di cui si circonda.
Solo nell'ambito di tale cornice preziosa e armonica acquistano la giusta misura e il loro vero senso le statuette di Clodion, i quadri di Watteau e di Pater, l'argentea musica di Boccherini e tutte le altre elette creazioni di quest'arte minuta, incomparabile espressione della spensieratezza della vigilia del terrore.
I giardini
I giardini sono completamente ristrutturati da Maria Antonietta, e rivisti in chiave bucolica e "rousseauiana". Raduna i migliori e più raffinati artisti del tempo, perché escogitino nel più artificioso modo possibile quel colmo di naturalezza. In questo giardino "anglo-cinese" non si vuole rappresentare solo la natura, ma la natura intera nello scorcio di pochi chilometri quadrati: piante francesi, indiane, africane, tulipani d'Olanda, magnolie del Sud, un laghetto e un ruscello, un monte e una grotta, una rovina romantica e casette campestri, templi ellenici e pagode cinesi, mulini a vento di Fiandra, il Nord e il Sud, l'Oriente e l'Occidente, tutto artificioso e per tutto autentico (da principio l'architetto avrebbe voluto inserire anche un vulcano eruttante fuoco, ma il progetto risultò troppo dispendioso).
Venne creato il ruscello che si riforniva di acqua da Marly con chilometri di tubi. Questo poi sbocca nel laghetto artificiale con l'isoletta artificiale e passa docile mormorando sotto ponti minuscoli, popolato dal leggiadro candore dei cigni. Viene eretta la grotta d'amore e il romantico Belvedere; nulla lascia supporre che questo paesaggio così commovente ed ingenuo sia stato preparato su innumerevoli disegni a colori, e che di tutto il giardino siano stati fatti per prova venti modelli in gesso.
In apparenza sparsi casualmente, in realtà esattamente calcolati dal romantico architetto, piccoli gioielli stanno disseminati nel giardino ad aumentarne la grazia. Un tempietto dedicato alla divinità di quell'epoca, il Tempio d'Amore, si erge su una collinetta, e la sua classica rotonda ospita una delle più belle statue di Bouchardon, un Amore che si ritaglia dalla clava di Ercole un arco lungisaettante. Il boschetto è percorso da sinuosi sentieri, i prati sono costellati di rari fiori, occhieggia fra il verde un piccolo padiglione per la musica, un ottagono candido, e tutto è disposto con tanto gusto che in realtà fra tanta grazia non si avverte più l'artificio.
Per naturalizzare ancora più astutamente la natura, per dare alle quinte la raffinatezza della verità, si fanno venire in questo preziosissimo e perfettissimo scenario pastorale le comparse adatte: veri contadini e contadine, veri stallieri con autentiche mucche e vitelli e maiali e conigli e pecore, veri mietitori e pastori e cacciatori e lavandai, che mietano, lavino, mungano e ingrassino. Poco dopo, viene creato, sempre per ordine di Maria Antonietta, accanto al Trianon, un villaggio a grandezza naturale, con le sue stalle, i granai, la piccionaia e il pollaio: l'Hameau.
Il grande architetto Mique e il pittore Hubert Robert disegnano e costruiscono otto case coloniche perfettamente simili a quelle in uso in Francia, con i loro tetti di paglia e i loro pollai. Per dare un tocco di realismo, vengono simulate esteriormente decadenza e miseria: si praticano fessure nei muri a martellate, si fa sì che l'intonaco si sbricioli romanticamente; Robert pratica raschiature nel legno per dargli un aspetto fradicio e vecchio, i fumaioli vengono affumicati. All'interno però alcune di quelle casupole in apparenza miserrime sono addobbate con ogni comodità.
Hameau de la Reine
Il borgo della Regina (in francese hameau de la Reine) è una dipendenza del Petit Trianon che si trova nel parco di Versailles inFrancia. La costruzione di questo borgo fu commissionata durante l'inverno 1782-83 dalla regina Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena per allontanarsi dai vincoli della corte di Versailles, presa dalla nostalgia per uno stile di vita più rustico ispirato dagli scritti di Rousseau e desiderosa di un luogo dove il teatro e le feste le avrebbero fatto dimenticare la sua condizione regale.
Questo luogo campestre, adibito anche a fattoria, è uno dei simboli dell'influenza delle idee di fisiocratici e filosofi illuministi sulla nobiltà del tempo. La costruzione fu affidata all'architetto Richard Mique, mentre le opere pittoriche interne furono realizzate dal pittore Hubert Robert.
Intorno a un lago artificiale destinato alla pesca di carpe e lucci, Mique fece erigere dodici edifici con pareti di legno e tetto di paglia, di ispirazione normanna o fiamminga, situate nella parte nord dei giardini di Versailles, vicino al Petit Trianon e in prosecuzione con il giardino inglese. Furono costruiti: una fattoria per la produzione di latte e uova destinati alla regina, una torre a guisa faro, un boudoir, una stalla, un mulino, una torre colombaia, una casa per il corpo di guardia personale della regina. Ciascun edificio era circondato da un orto, unfrutteto o un giardino. L'edificio maggiore era la casa della regina, situata nel centro del borgo; quest'ultimo era diviso in due da un fiumiciattolo che si dipartiva dal lago ed era attraversato da un piccolo ponte di pietra.
Abbandonato dopo la Rivoluzione francese, il borgo fu oggetto di tre tentativi di restauro: il primo e più importante fu deciso da Napoleone Bonaparte nel 1810, il secondo per volere dell'imprenditore e mecenate statunitense John Davison Rockefeller jr negli anni trenta e il terzo negli anni novanta per merito di Pierre-André Lablaude.