Al Liceo Scientifico Statale "Fulcieri Paulucci di Calboli", a Forlì, era consuetudine, almeno all'epoca della lunga presidenza del prof. Celso Zappi, sostenitore della linea "vivi e lascia vivere", che l'orario provvisorio dei primi quindici giorni, esposto sulla bacheca dell'avveniristico edificio (almeno nelle intenzioni), concepito dall'architetto Sacripanti, "il Fuksas de Noantri", prevedesse per il primo giorno soltanto tre ore, il che era cosa buona e giusta, almeno a seconda di quali prof. fossero stati scelti per quell'ouverture.
Nel caso della classe 4°A, quella di Roberto, era previsto che alla prima ora ci fosse la docente di lettere, grande latinista e persona integerrima, all'antica, legata al mos maiorum, tanto da essersi meritata il soprannome "la Donna Onesta", coniato dallo stesso Roberto. Era esigente, ma equilibrata e assolutamente imparziale.
Alla seconda ora c'era la prof. di scienze naturali, un'attempata vedova simile a Gloria Swanson in Viale del tramonto, spietatamente soprannominata "la Tardona", anche per i suoi vuoti memoria e l'imbarazzante tendenza a trascorrere l'orario di lezione confidandosi con gli alunni riguardo alla vita scapestrata del figlio e ai propri dolori articolari. Con lei si poteva stare tranquillissimi, era innocua, tranne quando si dimenticava di aver interrogato qualcuno e dopo un po' o lo reinterrogava o gli metteva un voto a casaccio, ma non scendeva mai sotto al sette, e con Roberto mai sotto all'otto, forse perché lui era l'unico che, a lezione, la stava ad ascoltare.
Fin qui tutto bene, ma, a conferma del detto "in cauda venenum", alla terza ora c'era Amelio Sarpenti, il Severus Piton della situazione, il che significava, per Roberto, un'interrogazione su tutti gli argomenti svolti l'anno precedente "per fare un ripasso, seppure con uno studente non brillante". Nel migliore dei casi, se proprio il nostro eroe fosse riuscito a rispondere a tutte le domande correttamente, avrebbe potuto sperare in un 5, forse persino in un 5 e 1/2.
Ma l'incognita di quel giorno non riguardava solo il grado di sadismo di Sarpenti, bensì, e forse soprattutto, il comportamento degli amici di Roberto e dei compagni di classe in generale, che erano rimasti scossi dall'Affaire du Savoy e diffidati dallo stesso Sarpenti a non frequentare "quello sciocco di Monterovere, se non volete fare la sua stessa fine".
Nei giorni precedenti, Roberto aveva provato a sondare il terreno, telefonando a Ludovico Corzani, il quale gli diede prova di amicizia e di lealtà, ma anche di sincerità, dicendogli:
<<Hai fatto bene a telefonare prima a me. Noi siamo amici da dieci anni, da quella famosa vacanza in Val d'Aosta, a Gressoney-La-Trinité, con la Libertas, e non dimenticherò mai che quando mi sono slogato una caviglia mentre tornavamo dall'escursione sul Monte Rosa, tu sei stato l'unico che mi ha aiutato, ti sei preso il mio zaino sulle spalle, e sei sempre stato lì a sorreggermi.
Quel giorno ho capito che sei persona generosa, anche se ti rovini con quella linguaccia tagliente, quelle tue battutine, quelle tue imitazioni, per non parlare degli scoppi d'ira: queste cose ti fanno sembrare peggiore di quello che sei.
Poi figurati adesso che sono tutti invidiosi perché ti sei messo con la ragazza più figa del pianeta Terra, che oltre tutto ti paga le vacanze al Savoy, capirai... siete diventati la "favola" di tutta la città!
E non in senso buono: non hai idea del vespaio che avete sollevato! Dicono che il vostro fidanzamento è stato combinato dai vostri genitori, che è stata un'unione dinastica, che siete ricchi da far schifo, che piove sempre sul bagnato, che soldo chiama soldo e cose del genere.
Non aspettano altro che vederti alla gogna.
Io ti ho difeso "a viso aperto" come Farinata degli Uberti! Ma Claudio Destri e Alex Panza sono stati zitti. Alex è succube di sua madre, che ha sputato veleno contro tutti i Monterovere come se l'intera stirpe le avesse fatto un torto personale. Ma quella donna ha dei problemi seri.
Claudio Destri ti avrebbe anche difeso, ma ha una paura tremenda di Sarpenti. In matematica è un disastro e non ha un protettore influente in famiglia, se capisci cosa voglio dire.
Io sono al sicuro perché mio padre è il Presidente del Rotary e conosce tutti quelli che contano, per cui non corro rischi, anche se il mio indice di gradimento subirà una certa flessione.
Ma a me interessa solo cosa pensa Valentina, la compagna di banco di Aurora, per cui se io e te stiamo in banco assieme, e loro nel banco dietro, tu e Aurora potreste aiutarmi a intortare la Vale.
Ma non pensare che io ti aiuti per interesse!
Ti aiuto perché so chi sei, una persona onesta e leale, che aiuta gli altri, o almeno cerca di farlo per quanto gli altri glielo consentono. Io so chi sei, e sono dalla tua parte!>>
Roberto, commosso, accettò la proposta:
<<Ti ringrazio dal profondo del cuore. Saremo compagni di banco e io e Aurora ti aiuteremo con Valentina. Abbiamo creato un quadrato perfetto!>>
Dopodiché Roberto riferì tutto ad Aurora la quale aveva già un piano in mente:
<<E' andata come avevi previsto. Ludovico è con te, e quello è importante, perché non sono riusciti ad isolarti. Starete in banco assieme, ed io starò ancora in banco con Valentina, a cui Ludovico piace, e dunque la fortuna è dalla nostra parte.
Ci sistemeremo come al solito nei primi due banchi a destra, voi davanti e noi dietro, cercando di mantenere i contatti con Elena e Lucia, dietro di noi.
Il padre di Elena è il Vicepreside e un pezzo grosso della Cgil, e quello di Lucia è il Segretario Provinciale della DC, per cui anche loro sono protette.
Saremo una forza compatta di sei persone in una classe di diciotto: un terzo!
Nel mezzo ci staranno quelli neutrali, come Claudio, e nella fila a sinistra i nemici, vedrai che Felix e Vittorio saranno compagni di banco, con Alex Panza a completare il trio...>>
Diciotto persone! E pensare che erano partiti in ventisette!
Roberto ebbe un'improvvisa premonizione:
<<Mi è venuta in mente una cosa. Immagino ti ricorderai che l'anno scorso, negli ultimi giorni, Sarpenti chiedeva se qualcuno si voleva offrire volontario per una bella interrogazione, faceva dei nomi, ma poi, qualunque fosse la risposta, cambiava idea e interrogava me.
Stavolta potrebbe agire in maniera ancora più subdola: potrebbe chiederlo a te, sia per ammonire gli altri mostrando cosa succede alle persone che mi sono più vicine, sia per capire quanto sarebbero disposte a rischiare immolandosi al mio posto.
Non credo che oserebbe interrogarti a sorpresa, perché non vuole inimicarsi la tua famiglia, e quindi alla fine chiamerebbe me comunque, ma se dovesse chiederti se vuoi offrirti volontaria, non voglio che tu corra rischi per me: per cui, mi raccomando, se te lo chiedesse, di' di no!>>
Aurora lo interruppe:
<<Ma io sarei pronta a farmi interrogare al tuo posto! Farei di tutto per te! L'ho già dimostrato. Non c'è cosa che io non abbia fatto per te!>>
Una voce dalle memorie ancestrali di Roberto si risvegliò all'improvviso e reclamò in latino la sua attenzione: "Nihil enim non tua causa feci", ANTONIVS COS S. D. M. CICERONI , fonte Cicero Ad Atticum XIV ep. 13a , ossia l'allegato A della lettera 13, libro 14°, in cui Marco Antonio scrive a Cicerone, a cui quest'ultimo aveva fatto riferimento nella lettera 13 ad Attico, dicendo "M. Antonius ad me scripsit de restitutione Sex. Clodi", ossia Marco Antonio mi scrisse "riguardo al richiamo dall'esilio di Sesto Clodio". Antonio aveva scritto quella lettera nell'aprile del 44 a.C, poco dopo l'uccisione di Cesare, con cui quell'anno condivideva il consolato, per chiedere a Cicerone un favore, di poco conto, ma in realtà per ammonirlo a non schierarsi contro di lui.
E' interessante notare come Antonio, con quel nihil non tua causa feci , millanti di aver favorito Cicerone in tutti i modi, probabilmente durante la dittatura di Cesare, cosa che l'Arpinate nega, scrivendo ad Attico, e ricordandogli di aver sempre rifiutato di scendere a patti con Cesare. Cicerone accetta comunque la richiesta di Antonio, per temporeggiare in attesa dello sviluppo degli eventi, ma dichiara ad Attico che il tono minaccioso del nuovo capo dei Populares gli fa rimpiangere persino la morte di Cesare, che almeno aveva dimostrato clemenza nei confronti degli avversari. Gli eventi successivi, dalle Filippiche ciceroniane alla Battaglia di Modena dimostrarono che Antonio e Ottaviano non erano né clementi né leali quanto Cesare. (Chiusa la parentesi)
Roberto non ne volle sapere:
<<Ti ringrazio, ma non voglio assolutamente che se la prenda con te.
Lasciamogli pure credere che non mi vuoi abbastanza bene, la cosa lo renderà meno velenoso, pur rimanendo una Serpe>>
Arrivò dunque il primo giorno.
La prima ora era dalle 9 alle 10. La Donna Onesta, come c'era da aspettarsi, partì con la sintassi latina, introducendo il fondamentale capitolo del Tantucci-Mariotti sulla consecutio temporum.
Roberto era tranquillo: sua madre gli aveva instillato tale concetto fin dai tempi delle medie.
Durante la seconda ora, dalle 10 alle 11, la Tardona di scienze naturali, dopo aver informato la classe che sua madre aveva compiuto cent'anni ed era più lucida di lei (nessuno ne dubitava), che suo figlio aveva cambiato facoltà universitaria per la centesima volta passando da Scienze alimentari a Scienze motorie e che lei aveva avuto un po' di tregua dall'artrosi, grazie al caldo estivo e alla piscina termale di Castrocaro, introdusse l'argomento delle Scienze della Terra con un discorso piuttosto involuto dal quale si poteva comunque evincere che la Terra era indiscutibilmente rotonda.
Alle 11, la figura sinistra e iettatoria di Amelio Sarpenti comparve sogghignando e sfregandosi le mani.
Dopo un minuzioso appello e uno sguardo minacciosamente rivolto alla fila destra, dichiarò:
<<Dunque, vediamo, per prima cosa devo verificare che non ci siano registratori in classe: chiederei agli alunni Braghiri e Porcu di accertarsene in maniera scrupolosa.
Molto bene, oggi direi di fare un bel ripasso di alcuni argomenti dell'anno scorso. C'è qualcuno che si offre volontario? Nessuno. Nemmeno tu Visconti? No? Eh, a giudicare dall'abbronzatura non direi che sei stata molto sui libri di matematica, ma vedo che anche il nostro caro Monterovere è abbronzato e mi è giunta voce che quest'estate si è parecchio divertito. Me ne compiaccio, ma è mio dovere verificare che non abbia trascurato gli studi.
Vieni pure, Monterovere, porta il quaderno dei compiti, spero che sia diventato almeno un po' più ordinato. Sai, tuo padre tollera i pasticcioni, ma io e la professoressa Sanguineti non siamo d'accordo con lui, in questa e in molte altre cose>>
Roberto si alzò, con disciplina militare prussiana, e consegnò a Sarpenti un quaderno ordinatissimo.
La Serpe non gradì:
<<Uhm, questo ordine è sospetto. Non è per caso che questi compiti li abbia fatti qualcun altro? Sarebbe molto grave sai. Per ora mi limiterò a scrivere un appunto nel registro, poi vedremo.
Ma voglio darti credito, e quindi, ammesso in linea teorica che questi esercizi li abbia svolti tu, sarebbe inutile farteli rifare, per cui direi di esercitarci su qualcosa di diverso.
Allora, dunque, vediamo... disegnami due assi cartesiani perfettamente ortogonali, pensi di esserne capace?>>
Due terzi della classe rise, dalla fila di destra ci furono solo lievissimi sorrisi.
Roberto riuscì nell'impresa.
La Serpe lo osservò con aria schifata:
<<No, no, cancella... non vedi che sono storti?>>
Roberto li osservò e disse:
<<A me non sembra. Ho la squadra nello zaino e posso dimostrare che sono perpendicolari>>
Sarpenti si accigliò:
<<Aggiungo sul registro di classe un rapporto al Preside per sottolineare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la tua palese insolenza nei confronti dei docenti e di me in particolare>>
Anche quella mossa era ampiamente prevista e si era dimostrata un'arma inefficace.
Poi tornò a guardarlo:
<<Ora cancella e ridisegnali. E ti avverto, non tollererò alcun atto di insubordinazione>>
Roberto eseguì l'ordine.
Dopo una pausa ad effetto, la serpe pronunciò una battuta che probabilmente aveva preparato per tutta l'estate:
<<Oh, mi dispiace di aver urtato la tua sensibilità quando ti ho dato dello stupido: pensavo ne fossi al corrente...>>
Due terzi della classe risero a crepapelle, il rimanente terzo rimase impietrito.
Roberto, che sapeva riconoscere le battute divertenti, accennò un sorriso, il che autorizzò anche la terza fila a sorridere.
Sarpenti si era aspettato una reazione ben diversa, conoscendo il carattere focoso dei Monterovere, per cui parve irritato:
<<Allora, dunque, vediamo... disegnami un'iperbole con assi di simmetria perpendicolari, ma non equivalenti con gli assi cartesiani, e stavolta falli per bene, quegli assi, e poi individua la funzione omografica che ne sta alla base>>
Roberto si limitò a constatare che:
<<In programma c'era solo il caso dell'iperbole equilatera con equazione x = 1 / y >>
La Serpe lo guardò con aria annoiata:
<<Tutte scuse per non far niente! Oppure mi stai forse accusando di non essere riuscito a terminare il programma? Ma no, tu non ci puoi arrivare, l'avrai sentito dire da tuo padre, che mi critica perché è invidioso di me, lo sanno tutti. Ma io sono superiore a queste miserie. Vedi come sono tollerante nei tuoi confronti. Allora disegnami questa iperbole equilatera e poi me la definisci e mi definisci anche il concetto di iperbole in generale>>
Lui la disegnò e rispose:
<<L'iperbole equilatera è un'iperbole avente come assi di simmetria gli assi cartesiani.
In generale l'iperbole è il luogo geometrico dei punti del piano per i quali è costante la differenza delle distanze da due punti fissi detti fuochi. L'iperbole non è una curva chiusa ed è costituita da due rami distinti>> e li indicò sulla lavagna.
Sarpenti scosse il cranio:
<<Quella figura è tutta pasticciata. La definizione è troppo generica. Ti ricordi almeno che ho introdotto il concetto di assi di simmetria come asintoti dell'iperbole? Sì? Definiscimeli, allora!>>
Lui rispose:
<<Gli asintoti sono una coppia di rette che interseca l'iperbole in un punto all'infinito>>
La Serpe si sdegnò:
<<Una coppia! Che volgarità! A quanto pare non riesci a pensare proprio ad altro in questo periodo>>
A quel punto fece uno strano cenno col capo rivolto a Porcu e a Braghiri, i quali si misero a comunicare qualcosa agli altri, provocando una serie di risatine che si propagò per tutta la classe.
Sarpenti, che di solito pretendeva il silenzio assoluto, quella volta sorrise e poi disse:
<<Definiscimi i concetti di fuochi e di vertici nell'iperbole>>
Roberto si sentiva come una recluta dei Marines davanti al Sergente Istruttore.
Non tediamo oltre il lettore scendendo nei particolari delle "meraviglie" della geometria analitica.
Diciamo solo che ogni risposta era sostanzialmente corretta, ma fu accolta da Sarpenti in modo da farla sembrare imprecisa, incompleta, errata o addirittura offensiva nei suoi confronti.
Alla fine, la Serpe fece una domanda sorprendente e quasi filosofica:
<<Dimmi, Monterovere, secondo te qual è il numero perfetto? Ti limito l'insieme a quello dei numeri interi positivi>>
Roberto rimase interdetto:
<<Ma è una domanda di aritmetica?>>
Sarpenti sospirò:
<<Io so che tuo padre fa questo genere di domande, perché crede di poter insegnare la filosofia di Pitagora e dei pitagorici al posto della docente di ruolo. Pensavo che ne avesse parlato anche con te e speravo che tu potessi condividere con noi questa sapienza>>
Era chiaramente una trappola e qualsiasi risposta avesse dato sarebbe stata giudicata male:
<<Non me ne ha parlato. Il mio docente è lei ed io studio quello che lei dice che devo studiare>>
La Serpe si finse delusa e prese persino le difese dell'odiato collega:
<<Ah, aveva ragione Shakespeare : "quanto è più crudele del morso del serpente l'ingratitudine di un figlio"! >>
Roberto scosse la testa, ma non replicò.
Sarpenti allora continuò il suo monologo:
<<Volevo solo metterti a tuo agio con una domanda elementare, visto che con le altre hai fatto una gran confusione. Comunque ti dirò una cosa: per me il numero perfetto è tre, e questo non solo perché il concetto di Trinità è fondamentale nella teologia cristiana, ma anche perché lo è in quella induista, che io professo. Nell'induismo c'è la Trimurti, la forma triplice dell'Essere supremo, che si manifesta nelle tre divinità di Brahmā (il creatore), Vishnu (il preservatore) e Shiva (il distruttore), ed esercita il suo potere salvifico per mezzo degli avatar.
Io credo che tre possa essere anche il tuo numero perfetto, e per una ragione ben precisa: è il voto che meriti in questa interrogazione e temo anche nelle prossime, se non migliorerai>>
Roberto, quasi divertito dall'idea che tutta la domanda fosse una premessa ad un voto che non stava né in cielo, né in terra, non poté fare a meno di ironizzare:
<<Forse tre è troppo. Io credo che il numero perfetto sia due, che sta ad indicare Dio e il Diavolo, le due equipotenti Fonti dell'Universo secondo il mio credo diteista>>
La Serpe fu colta alla sprovvista e non seppe replicare nel modo che sarebbe stato più appropriato, ovvero l'ironia. La sua sorpresa era tale da farlo reagire emotivamente nella maniera più strana, ossia la paura
<<Tu non sai di cosa parli... certi argomenti non dovrebbero essere trattati con leggerezza>>
Roberto scosse il capo solennemente:
<< Le garantisco che ho parlato con la massima serietà e convinzione. Lei mi ha posto una domanda e mi ha fatto un esempio tratto dalla sua fede religiosa, di cui ho il massimo rispetto. Io ho risposto alla sua domanda allo stesso modo, ossia facendo riferimento alla mia convinzione religiosa>>
Ci fu un silenzio di tomba.
Roberto teneva gli occhi fissi sul docente, con aria molto minacciosa, senza muovere in muscolo.
Sarpenti era impallidito e a voce bassa disse:
<<Tu non ti rendi conto di...>> e poi si fermò e riprese a parlare ad alta voce <<...oggi non sei lucido, è chiaro che non ti senti bene... facciamo finta che non sia successo niente... non ti metto tre, era solo un semplice ripasso, tutto qui... non voglio infierire su un animo turbato...>>
Quell'improvvisa retromarcia della Serpe deluse molto i nemici di Roberto, che non capirono come fosse possibile che le assurdità pronunciate dal giovane Monterovere fossero riuscite ad ammansirlo in quel modo.
Ma Amelio Sarpenti aveva capito benissimo ed era terrorizzato.
Aveva compreso di essere stato ingannato da gente molto pericolosa.
Ma il ragazzo lo inquietava ancora di più.
Conosce i Misteri. E con quale assoluta certezza ha parlato! E io che credevo che fosse soltanto una pedina di suo padre o al massimo di suo zio, e invece è andato oltre!
Non è più una pedina di nessuno: tra tutti i Monterovere è il più pericoloso, perché è imprevedibile.
La situazione ci è sfuggita di mano.
Abbiamo sottovalutato l'apporto dell'altra stirpe. Sua nonna gli ha impartito l'insegnamento profondo senza che nessuno se ne accorgesse. L'ha fatto per renderlo in grado di difendersi e c'è riuscita.
I quattro talenti si stanno risvegliando prima del tempo, prima della Prova, prima dell'Iniziazione.
E adesso può succedere di tutto.
I piani vanno rivisti. E forse non basterà, perché ad ogni nostra mossa, lui risponderà sempre in modo inaspettato.
Proprio adesso che incominciavo a divertirmi, mi ha messo sotto scacco con una frase buttata là in maniera istintiva, ma consapevole!
La vita è davvero ingiusta!>>