La mia vita e quella di Vittoria Prinsivalli si incrociarono per la prima volta nel 2023, ma non di persona, bensì su Instagram, per puro caso e senza alcun contatto, quando lei ancora ambiva a diventare una famosa influencer di moda, ed aveva tutte le carte in regola per raggiungere quell'obiettivo. Dalle immagini e dai filmati che si potevano vedere quando ancora il suo profilo Instagram era pubblico, Vittoria era una giovane studentessa di 23 anni, di una bellezza indiscutibile, affascinante, attraente, elegante e di carattere determinato, brillante, ironico, allegro e sportivo. Alta, snella, slanciata, con meravigliosi occhi blu, lunghi capelli dorati e ondulati, e un viso dai tratti angelici, sebbene la sua espressione fosse quella di una ragazza sicura di sé e capace di essere dura, se la situazione lo richiedeva.
Tutte queste caratteristiche si potevano dedurre chiaramente osservando i suoi profili social, compreso quello di Tik Tok, che io sentivo però estraneo al mio carattere, a differenza di Instagram, Facebook o Youtube, e soprattutto di Pinterest, il social che amavo di più, dove, senza volerlo, avevo raggiunto, con mia stessa sorpresa, gli 11.300 follower.
Approdai al suo profilo mentre navigavo in rete cercando altro: succede sempre così.
Ma non fu solo il suo aspetto fisico a colpirmi, per quanto io sia troppo sensibile all'elemento estetico; fu anche il fatto che eravamo entrambi milanesi, frequentavamo la stessa università, sebbene in facoltà diverse, lei scienza della comunicazione, io lettere moderne, e avevamo in comune un elemento che per ora è giusto e prudente non rivelare.
Non l'avevo mai vista di persona, né l'avevo mai sentita nominare. Se fossi stato saggio non avrei dato corda e coltivato l'infatuazione immediata nei suoi confronti, ma la saggezza è una virtù che purtroppo io non ho mai posseduto.
Si dice che per innamorarsi basta un'ora, ma a me bastò molto meno, quando rimasi irretito nella regnatela dei profili social di Vittoria. Fu un colpo di fulmine, anche fuor di metafora, nel senso che all'infatuazione istantanea si accompagnò subito una sensazione negativa che conoscevo molto bene, ossia lo sconforto dovuto alla consapevolezza, già tante volte sperimentata, che io non ero alla sua altezza e non mi sembrava di aver niente da offrire ad una ragazza così apparentemente perfetta, "una con tutte stelle nella vita", per citare una famosa canzone.
Potevo solo contemplarla da lontano, come se fosse una creazione artistica esposta in una galleria molto esclusiva e dai prezzi vertiginosi.
Avevo sufficiente dignità e rispetto del vivere civile per aborrire la mentalità degli stalker, i pedinatori che non si rassegnano al fatto di essere esclusi dalla vita delle persone da cui sono attratti e vogliono distruggere tutto ciò che non possono avere.
Mi limitai quindi alla triste, ma innocente condizione di follower, che segue i suoi idoli sui social media, con curiosità e attrazione, ma nella consapevolezza di vivere molto al di sotto del loro Olimpo dove queste "divinità" baciate della fortuna degustano l'ambrosia mitologica negata ai comuni mortali.
Ciò non significa, tuttavia, che in un remoto angolo della mia mente lo struggimento per una attrazione impossibile non generasse un vago risentimento verso colei che mi aveva tolto la libertà di non amare, o meglio di non essere innamorato di un'illusione.
E' quel risentimento che mi portava a cercare in lei, soltanto nel suo profilo social, sia chiaro, dei difetti che potessero guarirmi dall'infatuazione dolorosa di cui mi sentivo vittima.
Credo sia un meccanismo più comune di quanto siamo disposti ad ammettere, perché nel momento in cui cadiamo sotto l'incantesimo di queste "divinità" inarrivabili, ci rendiamo anche conto dell'ingiustizia della sorte, che a livello di dotazione iniziale, alla nascita, è stata molto meno generosa con noi che con la persona da cui siamo attratti.
In generale, una persona molto fortunata dovrebbe trovare il modo di farsi perdonare la propria fortuna, ma Vittoria non faceva nulla in quella direzione. Già nelle poche righe di presentazione del profilo c'era una frase che suonava come una vanteria: "Sembro più giovane della mia età". Forse, volendo essere generosi, lei aveva sentito il bisogno di scrivere quella frase per tranquillizzare i follower riguardo alla sua maggiore età, quando anni prima si era iscritta e aveva incominciato a postare le prime immagini, ma era passato molto tempo da allora e c'erano già le foto dei compleanni con tanto di palloncini dorati a forma di cifre che dichiaravano senza timore gli estremi della sua nascita, e dunque perché compiacersi ulteriormente sottolineando una qualità per la quale il novanta per cento dell'umanità venderebbe l'anima al diavolo?
E poi nei suoi filmati autoironici c'era in realtà un inequivocabile un narcisismo, in cui ogni apparente autocritica in realtà era un'inezia di fronte alla bellezza travolgente e sconvolgente della sua immagine e all'allegria spensierata che si irradiava da lei come un caleidoscopio di luci.
C'è sempre, tra i personaggi che gli internauti seguono nei social network, un preferito o, nel mio caso, una preferita, che era appunto lei, Vittoria, che potevo anche illudermi di immaginare regalmente come la mia maitresse-en-titre, la favorita del re, in un'ottica che verrebbe subito tacciata di mentalità patriarcale, ma che in realtà era una divinità indifferente di fronte a cui mi prosternavo pur sapendo che c'era qualcosa di molto patetico e avvilente in tutto questo, che non deponeva a favore della mia intelligenza e della cultura che pure mi era di grande consolazione, perché artisti e poeti di grande fama e lustro erano caduti loro stessi vittime di questa deprimente condizione.
Ma sapevo anche che prima o poi quell'innamoramento idealizzato e lontano si sarebbe lentamente, ma costantemente, ridimensionato, fino ad arrivare a spegnersi col passare del tempo e con l'avvicendarsi degli eventi della vita reale, che grazie al cielo ci salva dalla trappola virtuale in cui altrimenti finiremmo prigionieri come Alice nel paese delle meraviglie che finisce per diventare un paese degli orrori.
Tutto sarebbe evaporato e rimasto un semplice ricordo, sempre più sbiadito, perso nel labirinto delle umane vicissitudini, se, per una malaugurata serie di casualità, non fosse accaduto, con mio grande sgomento e contro la mia volontà, Vittoria non fosse entrata, inconsapevolmente, nella mia vita reale, decidendo di seguire le lezioni di un insegnamento, storia dell'arte moderna e contemporanea, che apparteneva al mio obbligatorio piano di studi, mentre per lei rientrava negli esami opzionali.
Quando la vidi entrare le coronarie del mio cuore furono in serio pericolo e contrariamente a quel che mi sarei aspettato, l'emozione che mi dominò fu la paura, con un istinto che mi urlava da dentro di uscire immediatamente da quell'aula e dare quell'esame da non frequentante.
Il mio corpo però era paralizzato, soprattutto quando mi accorsi che, essendomi io seduto in fondo, nella "piccionaia" dei ritardatari, con molto posto ai miei lati, lei, che era alla ricerca di posti liberi e di spazio di manovra, si stava dirigendo proprio nella mia direzione.
Non potei fare a meno di guardarla di sottecchi, notando che, rispetto alle foto di Instagram, nella realtà il suo aspetto pareva più sobrio e riservato, ma questo la rendeva ai miei occhi ancora più bella.
Il caso volle, infine, che lei si sedette di fianco a me, e questo evento era destinato a cambiare la vita di entrambi, e non in meglio.