La mitologia celtica è l'insieme dei miti, delle saghe e delle credenze religiose diffuse tra la civiltà dei Celti. Tra i principali dei del politeismo celtico si devono ricordare Lúg a cui è associata la festa di Lughnasad (1° agosto, festa del primo raccolto). Lugh riceve l'epiteto di samildanach ("che possiede tutte le arti") e che è a metà strada tra Apollo e Mercurio romano, Taranis dio del tuono, rappresentante il Dis-Pater, Il dio Ogmios che si dice essere stato l'inventore dell'alfabeto irlandese: l'ogham.
Un legame c'è tra Apollo e Belenus o Belenos la divinità solare e luminosa, che propizia la fertilità, a cui è associata la festa di Beltane (1° maggio)
Belenos è figlio di Dagda che è signore degli Inferi e dell'aspetto notturno e crepuscolare delle forze della natura. Secondo altre tradizioni i morti invece si recano dal dio irlandese Donn "lo Scuro", una divinità minore che abita nel Tech Duinn presso le coste irland
Esistono divinità silvestri come il dio Cernunnos ("cornuto"), che ha le corna di cervo ed è il dio delle foreste.
Tra le divinità femminili vanno ricordate Brigit che spesso viene associata a Minerva, Epona dea dei cavalli e della fertilità da associare alla romana Demetra e Sirona dea delle acque dolci e della bianca luce lunare.
La Grande Madre è Dana o Ana o Ceridwen.
Morrigan è la dea della guerra.
Il dio della medicina è invece Dian Cecht, che prepara una mirabile protesi d'argento per Nuadu Airgetlam a cui in combattimento era stata mozzata una mano.
Ecco le immagini delle divinità principali:
1) Lugh
2) Belenos
3) Taranis
4) Cernunnos
Molto importante è il culto della natura e in particolare degli alberi.
Ad ogni mese dell'anno è associato un albero e da questo deriva l'oroscopo celtico.
Il più importante tra gli alberi venerati dai Celti è la quercia (dru), dal cui nome deriva quello dei massimi sacerdoti celtici, i Druidi, che tramandano, di generazione in generazione, la conoscenza delle tradizioni e delle leggi, oltre che quella delle piante e delle erbe di guarigione.
Sacro e beneaugurale è anche il vischio, che cresce come pianta autonoma sulle querce, ed essendo senza radici è considerata di natura celeste.
Il druido, vestito di bianco saliva su un albero e tagliava il vischio con un falcetto d'oro nel sesto giorno della luna nuova. Seguiva il sacrificio di due tori bianchi tra canti religiosi. È ipotesi ormai assodata quella del legame tra il culto druidico e i megaliti, in particolare i menhir. I druidi avevano conoscenze astronomiche testimoniate dal misterioso sito di Stonehenge, interpretato come un antichissimo calendario celeste in grado di prevedere cicli stagionali ed eclissi in base all'incidenza dei raggi solari tra i monoliti, .
Ad ogni mese dell'anno è associato un albero e da questo deriva l'oroscopo celtico.
Il più importante tra gli alberi venerati dai Celti è la quercia (dru), dal cui nome deriva quello dei massimi sacerdoti celtici, i Druidi, che tramandano, di generazione in generazione, la conoscenza delle tradizioni e delle leggi, oltre che quella delle piante e delle erbe di guarigione.
Sacro e beneaugurale è anche il vischio, che cresce come pianta autonoma sulle querce, ed essendo senza radici è considerata di natura celeste.
Il druido, vestito di bianco saliva su un albero e tagliava il vischio con un falcetto d'oro nel sesto giorno della luna nuova. Seguiva il sacrificio di due tori bianchi tra canti religiosi. È ipotesi ormai assodata quella del legame tra il culto druidico e i megaliti, in particolare i menhir. I druidi avevano conoscenze astronomiche testimoniate dal misterioso sito di Stonehenge, interpretato come un antichissimo calendario celeste in grado di prevedere cicli stagionali ed eclissi in base all'incidenza dei raggi solari tra i monoliti, .
Il culto delle Matronae
Le celtiche Matronae sono l'incarnazione della maternità. Nelle figurazioni non compaiono mai sole, ma sempre in gruppo e formano quasi sempre una triade: la Vergine, la Madre e la Vecchia. Esse rappresentano un complesso insieme di forze positive ornate di spighe e frutti a simbolo di una perenne fruttuosità. Non appartengono al pantheon ufficiale, ma rappresentano precise realtà locali o sociali, il loro culto è legato ad un'idea di fiducia gratuita. Prima di esistere nella religione celtica, appartenevano già ai culti indoeuropei, come le Moire greche, le Parche romane e le Norne germaniche.
Tradizioni gallesi
Due famose collezioni del XIV secolo, il "Libro bianco di Rhydderch" e il "Libro rosso di Hergest" contengono alcune tradizioni gallesi come quella della raccolta detta "Mabinogi". Altri racconti gallesi contengono tradizioni che gli studiosi definiscono come sciamaniche, il cui protagonista è Cei che si trasformerà nel lugubre Key del ciclo arturiano. Infine il modello gallese di Merlino è il poeta mago Taliesin che si vanta di possedere tutte le arti magiche dell'Europa e dell'Asia. Ma anche altri personaggi come Math, Gwydion, figlio di Don (la dea Dana), Llwyd (possibile originale per Lancillotto), Gwenhivar (Ginevra) ecc. sono capaci di imprese favolose. Dal nome della dea Artio, protettrice degli orsi, deriva il nome Arhur, meglio noto come re Artù.
Tradizioni irlandesi
Queste tradizioni ci raccontano la storia mitica dell'isola dopo il diluvio. I primi immigrati subiscono continuamente gli attacchi dei Fomori, esseri crudeli arrivati da oltremare. Una nuova ondata di immigrati porta le leggi e la società civile. Sono seguiti dai Túatha Dé Danann, le tribù della dea Dana, iniziati al sapere magico. Essi sono guidati dal Dio Lugh in persona nella grande battaglia di Magh Tuiredh contro la razza dei Fomoriani che vinta verrà per sempre bandita dall'Irlanda. Dopo la battaglia arriveranno i primi celti provenienti dalla Spagna. Le relazioni fra i celti e i Tuatha restano tese, come dimostrano le diverse battaglie che combattono gli uni contro gli altri. Finalmente i Tuatha si ritirano nell'Annwn e cedono lo spazio visibile ai Celti.
Il ciclo eroico
Questo ciclo è detto di Ulster e ha come protagonista l'eroe Cù Chulainn, che risiede alla corte del re Conchobar, a Ulster. La regina Medhbh di Connacht invia un'armata per impadronirsi del toro bruno di Cuailnge e la gente di Ulster, per effetto di un sortilegio, non è capace di opporle resistenza. Ma Cù Chulainn lotterà da solo contro l'armata degli avversari e un combattimento feroce tra il toro bruno di Cuailnge e il toro di Connacht metterà fine all'epopea. La carriera del semi-dio Cù Chulainn sarà breve, perché i suoi avversari lo uccideranno attraverso i loro poteri magici. Tra gli eroi mitici non si può scordare anche Fionn mac Cumhail, capo dei Feniani, una confraternita di guerrieri iniziati. Fionn possiede poteri magici che utilizza per eliminare le forze sovrannaturali che minacciano il suo paese.
Da questi cicli eroici trarrà ispirazione il James Macpherson per la composizione del suo poema, I Canti di Ossian, figlio di Fingal.
Sidhe (ʃiːə, approssimativamente scii) è la parola gaelica che indica il popolo fatato o Piccolo Popolo. Significa "Popolo delle Colline".Daoine Sidhe (si pronuncia diine scii) è il nome assunto dai Tuatha De Danann (discendenti della Dea Danu) quando i Milesi (invasori dell'Irlanda) li respinsero sottoterra.
Da questi cicli eroici trarrà ispirazione il James Macpherson per la composizione del suo poema, I Canti di Ossian, figlio di Fingal.
I Sidhe e il mondo di Faerie
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Quando i Tuatha De Danann, antichi sovrani dell'Irlanda arcaica, si allontanarono dall'isola, non si sa bene dove si diressero: c'è chi afferma che la loro migrazione li portò dalle coste fino all'entroterra, in un posto chiamato Færie, con una conseguente integrazione culturale, e chi sostiene invece che tornarono nell'isola da cui arrivarono.
Ma le leggende li mostrano anche come un popolo fatato e semidivino dell'Annwyn (l'aldilà celtico) i cui membri, immortali e potenti maghi, partecipavano a eterni banchetti in luoghi fuori dallo spazio e dal tempo, collocati spesso all'interno degli antichi tumuli o in prossimità di dolmen o dei laghi, oppure danzavano sotto la luna, oppure ancora rapivano bambini.
La magia di questi luoghi sacri ne rievocano infatti lo spirito. Si narra che le fate (fairy, fairies) gli elfi siano tutto ciò che resta dei Tuatha de Danaan, guardiani dei laghi irlandesi e scozzesi.
Le feste celtiche
Il calendario celtico si basava su un computo complesso, regolato sia dal ciclo solare che da quello lunare. Il ciclo solare scandiva l'anno in due fasi, segnate dalla festa di Samhain (pronuncia: Sa'win) e di Beltane; queste due fasi principali erano ulteriormente divise in due parti uguali, segnate dalle festività minori di Lughnasadh (pronuncia: Lùnnasad) ed Imbolc (pronuncia: Ìmmolc). Nella festa di Samhain, il trentuno ottobre, ha inizio la parte oscura dell'anno. In tale occasione le porte degli inferi si aprivano e gli spiriti dei morti tornavano a vagare nel mondo terreno. Il 1º maggio incominciava invece la parte luminosa dell'anno, con la festa di Beltane che significava "fuoco di Bel" dedicata probabilmente a Belenus. Il primo agosto era la volta della festa di Lughnasadh in cui si festeggiava la mietitura e il nuovo raccolto, celebrando la fertilità della terra, dedicato al dio Lúg. Il 1º febbraio si celebrava invece la festa di Imbolc (letteralmente"latte di pecora") che era una festa di purificazione e rinascita, in cui si celebrava la Dea Madre e si festeggiava la nascita degli agnelli. Durante la celebrazione il latte veniva versato copiosamente sulla terra a simboleggiare la fertilità. Accanto a queste che erano le date più importanti del calendario solare, c'erano delle date variabili legate al calendario lunare.
Al centro di tutto c'è Oiw, l'Assoluto.
Poi ci sono sfere concentriche.
Gwynvyd rappresenta il mondo della Coscienza Spirituale.
Poi si passa, per vari strati, rappresentanti gli elementi, al mondo fisico e alla coscienza umana.
Il cerchio più esterno è Annwn o Annwyn, l'oltretomba celtico, un mondo parallelo felice che può essere interpretato sia come mondo invisibile abitato dal "Buon Popolo" o "Piccolo Popolo", come spesso è chiamato (folletti, fate, elfi, gnomi, ecc.), o più semplicemente come l'immagine evocativa del mondo spirituale.Tale mondo, tuttavia, è considerato da alcuni solo una tappa dell'aldilà, in cui lo spirito dei defunti perde progressivamente coscienza (salvo tornare nella notte di Samhain), fino a che, avendo obliato tutta la propria vita precedente, è pronto a tornare all'Assoluto per rimanervi oppure ricominciare il ciclo della Coscienza.
Filosofia e concezione del mondo
Al centro di tutto c'è Oiw, l'Assoluto.
Poi ci sono sfere concentriche.
Gwynvyd rappresenta il mondo della Coscienza Spirituale.
Poi si passa, per vari strati, rappresentanti gli elementi, al mondo fisico e alla coscienza umana.
Il cerchio più esterno è Annwn o Annwyn, l'oltretomba celtico, un mondo parallelo felice che può essere interpretato sia come mondo invisibile abitato dal "Buon Popolo" o "Piccolo Popolo", come spesso è chiamato (folletti, fate, elfi, gnomi, ecc.), o più semplicemente come l'immagine evocativa del mondo spirituale.Tale mondo, tuttavia, è considerato da alcuni solo una tappa dell'aldilà, in cui lo spirito dei defunti perde progressivamente coscienza (salvo tornare nella notte di Samhain), fino a che, avendo obliato tutta la propria vita precedente, è pronto a tornare all'Assoluto per rimanervi oppure ricominciare il ciclo della Coscienza.
Bibliografia
- Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, La saga irlandese di Cu Chulainn, Mondadori, Milano 1982.
- Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, Saghe e racconti dell'antica Irlanda, Mondadori, Milano 1993.
- Giordano Berti, Il sogno di Oengus, Lo Scarabeo, Torino, 1991 (illustrazioni di Milo Manara).
- Giordano Berti, Miti dei Celti d'Irlanda, Lo Scarabeo, Torino, 1994 (illustrazioni di Giacinto Gaudenzi).
- Melita Cataldi, Antiche storie e fiabe irlandesi, Torino 1985.
- Giovanni Giusti, Antiche liriche irlandesi, Salerno Editrice, Roma 1991.
- Augusta Gregory, Dei e guerrieri d'Irlanda, Studio Tesi, Milano 1991.
- Françoise Le Roux e Christian-J. Guyonvarc'h, I Druidi, ECIG, Genova, 1990; nuova ediz. 2000.
- Elena Percivaldi, I Celti. Un popolo e una civiltà d'Europa, Giunti, Firenze-Milano, 2005
- Thomas W. Rolleston, I miti celti, Longanesi, Milano 1994.