giovedì 15 ottobre 2020

Vite quasi parallele. Capitolo 89. Scacco al Re


La Procura di Forlì non tardò a seguire l'esempio di quella di Ravenna e sguinzagliò la Guardia di Finanza a controllare tutte le attività commerciali riconducibili ad Ettore Ricci.
Furono sequestrati tutti i bilanci che il defunto Michele Braghiri aveva sistematicamente redatto con "eccessiva creatività".
 Ne emerse un primo procedimento per "evasione fiscale".
Poi incominciarono gli interrogatori di tutti i pubblici ufficiali legati in qualche modo al clan Ricci-Orsini.
Nonostante questi ultimi avessero dichiarato di aver soltanto accettato qualche cesto di Natale con salumi e formaggi, qualche bottiglia di vino e ogni tanto un cartoccio con delle uova, un pollo o un coniglio, ci si accorse che il loro tenore di vita era eccessivo rispetto al misero stipendio che percepivano.
E così fu aperto un secondo fascicolo, sempre a carico di Ettore Ricci, per concussione.
Il terzo fascicolo riguardò invece l'accusa di utilizzo di lavoratori "in nero", non denunciati all'Inps.
Seguì poi una miriade di accuse minori, riguardanti l'abuso edilizio e il mancato rispetto di regole di tutela ambientale e paesaggistica.
Una di queste accuse era talmente dettagliata da risultare tragicamente ridicola.
Si segnalava infatti la presenza non dichiarata al catasto di un "bacino di deposito di deiezioni fisiche prodotte da adiacente struttura per allevamento di pollame".
Tradotto dal burocratese ci si riferiva, di fatto, ad un vero e proprio lago di merda (ci si perdoni il "francesismo") vicino ad un enorme pollaio.
E a quel punto, accadde l'inevitabile.
Il Giudice per le Indagini Preliminari confermò la richiesta della Procura, ossia l'ordine degli arresti domiciliari per Ettore Ricci.
La reazione di Ettore a tutto questo fu tipica rispetto a quanto sarebbe accaduto, pochi anni dopo nelle inchieste di Mani Pulite e nello scandalo di Tangentopoli, per quanto, ci sia concesso almeno questa difesa, l'entità delle colpe dei politici fosse molto superiore a quella degli imprenditori.
<<Ha fatto tutto Michele Braghiri, io non ne sapevo niente! E poi non capisco perché se la prendono con me, quando so che ci sono altri che hanno fatto molto peggio!>>
A rispondergli a tono fu Enrichetta Monterovere: <<Lo fanno perché lei è di destra, non l'ha ancora capito? Anni fa io le avevo consigliato di iscriversi al Partito Comunista, come abbiamo fatto noi Monterovere sin dall'inizio, e nel caso di mio nonno Enrico si trattò addirittura di un'adesione ideale. Mio padre si è visto aprire tutti i Salotti Buoni di Faenza, Forlì e Ravenna. Oltre tutto lei ha una figlia sposata ad un intellettuale di sinistra del calibro di mio fratello Francesco: sarebbe bastato farsi vedere ogni tanto nel suo Salotto Buono e nessuno avrebbe mai osato sfiorarla>>
Ettore non poté negare che il discorso di Enrichetta poggiava su presupposti non arbitrari.
<<Può anche darsi che le Procure e i Tribunali, specie in una Regione Rossa come l'Emilia-Romagna, siano stati presi d'assalto dai post-sessantottini, ma io sono certo che in Appello o in Cassazione ci sia ancora la vecchia guardia democristiana>>
Enrichetta sorrise:
<<Per il momento. Ma non ci conterei troppo, signor Ricci. Sarà meglio che si trovi un buon avvocato, meglio se di sinistra>>
Ettore sgranò gli occhi:
<<Ma esistono, secondo lei, avvocati di sinistra?>>
La Monterovere annuì:
<<Il mio defunto zio Umberto lo era. E così tutti gli avvocati del suo studio, tra cui i suoi figli. Ma lavorano solo come collaboratori esterni dell'Azienda Fratelli Monterovere. In ogni caso mi rendo conto che a Forlì gli avvocati sono solo missini o democristiani di destra, nel qual caso non sarà facile per lei avere un buon rapporto con il Tribunale>>
Ettore si sentì con le spalle al muro:
<<Finirò in galera?>>
Enrichetta scosse il capo:
<<Non credo. La giustizia in Italia è molto lenta e i reati vanno in prescrizione. E poi lei è anziano. Se saprà giocare bene le sue carte se la caverà. Ma il suo impero economico potrebbe comunque subire danni, se la gestione fosse commissariata. Anche qui, tutto dipende dall'avvocato che sceglierà>>
Ettore si rabbuiò ulteriormente:
<<Quelli più quotati hanno rifiutato di difendermi, e non perché mi ritengano colpevole, ma perché mi sono inimicato i loro clienti più illustri e potenti, oppure i loro protettori politici, e così alla fine mi sono dovuto rivolgere allo studio Calderisi, Orbace, Rodagni e Vanesio. 
Il vecchio Calderisi, fervente cattolico e democristiano doc, ha ottantasette anni e ormai si dedica quasi completamente all'esegesi del Libro del Profeta Ezechiele e crede che la Fine dei Giorni sia imminente. Forse quella dei suoi giorni lo è sul serio. 
E incomincio a pensare che anche il mio tempo sia finito, ma non è finito il mio impegno in difesa di tutto ciò che ho edificato in mezzo secolo di duro lavoro>>
Enrichetta annuì, più che altro per educazione:
<<E gli altri avvocati dello studio, come sono?>>
Ettore Ricci sollevò gli occhi al cielo:
<<Non valgono la corda per impiccarli, dico io, ma secondo i miei soci hanno importanti agganci in Tribunale. Orbace è il classico fascistone di Predappio, Rodagni è un aristocratico liberale che va a cavallo ed è iscritto alla Massoneria e poi c'è Marco Tullio Vanesio, un repubblicano che crede di essere Cicerone redivivo ed è sicuramente un personaggio piuttosto bizzarro, su cui si potrebbe scrivere un romanzo, o almeno un capitolo tragicomico>>
La Monterovere capì l'antifona:
<<In primo grado perderete di sicuro. In secondo grado la condanna sarà ridotta al minimo e in Cassazione lei sarà assolto, e le auguro di vivere così a lungo da vedersi scagionato da tutte le accuse>>
Ricci scosse il capo:
<<Ah, mi fa un bel coraggio. Comunque non credo che arriverò fino alla Cassazione. Ho settantacinque anni, sono agli arresti domiciliari, anche se la notizia non è trapelata, e incomincio a sentirmi braccato. E' partita la caccia al cinghiale e i miei nemici non si fermeranno finché non mi vedranno in ginocchio, sul lastrico, a implorare un tozzo di pane per la mia famiglia.
Ma giuro su tutto ciò che ho di più caro che io non darò mai a nessuno questa soddisfazione!
Se questa è la mia fine, sarà allora una "Grande Fine", degna di essere cantata per generazioni e generazioni!>>