Sebbene la coltivazione delle piante per l'alimentazione umana e per gli animali risalga all'epoca preistorica e una prima idea di giardino possa farsi risalire ad un grafogramma sumero del 3000 a.C., raffigurante un triangolo con al centro disegnato un albero, le prime testimonianze dell'esistenza di giardini ornamentali realmente compiuti sono da considerarsi le pitture murali egiziane del 1500 a.C..
I giardini più rinomati del mondo occidentale antico furono i giardini di Tolomeo ad Alessandria d'Egitto e grande influenza ebbe la tradizione di giardinaggio importata a Roma da Lucullo. Le pitture murali di Pompei, insieme ai resti archeologici, sono testimonianze degli sviluppi elaborati che portarono anche alla costruzione di enormi giardini grazie alla grande ricchezza dei romani. I resti di alcuni di questi grandi giardini sono ancora oggi visibili, come ad esempio presso Villa Adriana a Tivoli. Purtroppo durante il XVI e il XVII sec. le antiche ville romane furono letteralmente spogliate dei loro marmi e delle loro statue, che furono portate in altri giardini patrizi, cardinalizi o papali. Da qui il detto "Ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini".
Bisanzio e la Spagna moresca mantennero vive le tradizioni dopo il VI secolo. Nel frattempo una tradizione di giardinaggio si era autonomamente sviluppata in Cina, e poi in seguito da qui in Giappone, dove si tradusse nella creazione di giardini aristocratici che riproducevano paesaggi in miniatura centrati attorno a laghetti oppure dei severigiardini zen presso i templi.
In Europa, l'arte del giardino rinacque durante il XIII secolo in Languedoc e nell'Île-de-France, e poi nei giardini delle ville italiane nel primo Rinascimento.
I parterre francesi, la cui tradizione risale alla fine del XVI secolo ebbe il suo massimo fulgore nelle interpretazione che ne diede André Le Nôtre nella progettazione dei principali giardini nobiliari di Francia.
Nel XVIII secolo il giardino di paesaggio inglese aprì nuove prospettive.
I parterre francesi, la cui tradizione risale alla fine del XVI secolo ebbe il suo massimo fulgore nelle interpretazione che ne diede André Le Nôtre nella progettazione dei principali giardini nobiliari di Francia.
Nel XVIII secolo il giardino di paesaggio inglese aprì nuove prospettive.
Il XIX secolo vide il fiorire del revival dei giardini storici e la nascita dei giardini romantici di cui una delle espressioni più note è quella dei cottage garden inglesi.
(Nelle foto, il parco di Sandringham House, residenza di campagna della famiglia reale inglese)
Dal XX secolo l'architettura dei giardini si evolvette integrandosi e sovrapponendosi con le nuove discipline dell'urbanistica, con il design, con l'arte delle installazioni, delle performance e della Land Art.
La prima testimonianza di un giardino egizio è un modellino di un edificio, noto come "Casa delle Bambole", in cui il giardino ha un ruolo predominante rispetto alla costruzione, ridotta ad un semplice portico con colonne. La "Casa delle Bambole" risale al 2000 a.C. e fu rinvenuta nella camera mortuaria di Mekere, cancelliere del faraone Monthuotpe II. Attualmente è conservata al British Museum.
Tuttavia l'esempio più prezioso di una testimonianza di giardino egizio proviene da un affresco tombale di un alto ufficiale del faraone Amenofi II, databile attorno al 1400 a.C., che raffigura un giardino a pianta quadrata, cinto da mura, in cui le coltivazioni sono scandite in aiuole geometriche, con piccole peschiere per le piante acquatiche, per l'allevamento dei pesci e degli uccelli acquatici, circondati da file di alberi di acacia e di palme oltre che di fichi, papiri, arbusti ornamentali e alberi di difficile identificazione. La perimetrazione con alti muri era necessaria per ombreggiare le piante, proteggerle dai venti e dalla sabbia, oltre che a scopo dissuasiorio nei confronti di intrusi.
Il giardino egizio, come quello persiano, tende ad isolarsi dal contesto esterno, plasma il deserto per rendere fertili terre sterili, irrigandole con l'acqua. Non è infatti casuale che i giardini più antichi si siano sviluppati nel bacino del Mar Mediterraneo e che abbiano in comune il fatto di avere un forte carattere di riservatezza, anche perché all'epoca i giardini ornamentali erano destinati solo alla frazione di popolazione più ricca e di posizione sociale elevata. Il giardino raffigurato nell'affresco tombale rappresenta un esempio di elevata simmetria e di composizione geometrica delle parti. In esso è anche compiuto il senso estetico che pregna i giardini, cioè quello del piacere della bellezza.
Acqua e ombra sono caratteristiche fondamentali dei giardini egizi e del bacino del Mediterraneo, non solo scopo di protezione delle colture e dall'intensa irradiazione solare, ma anche perché la canalizzazione dell'acqua permetteva una ripartizione rigorosa secondo modelli matematici che gli egizi avevano già concepito.
Piante con certezza coltivate presso gli egizi sono le palme da dattero, i fichi, i papiri, il loto, il sicomoro, l'uva, mandorli, olivi, melograni, tamerici. Da queste piante si ottenevano anche frutti, oli, unguenti per cosmetici e medicinali.
I fiori furono particolarmente cari agli egizi poiché avevano funzione rituale nel culto dei morti. Con essi si facevano corone per la testa o per il petto, tanto che la botanica si affida spesso ai reperti delle tombe egizie per datare la presenza di un genere o una specie.
(fine prima parte)