giovedì 9 marzo 2017

La Siria nell'Impero di Alessandro Magno e dei Diadochi

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Gli ultimi anni della dinastia achemenide furono segnati da debolezza e decadenza. Il potente e immenso impero collassò in soli otto anni sotto i colpi infertigli dal giovane re dei MacedoniAlessandro Magno.
La debolezza della Persia si svelò ai greci nel 401 a.C., quando Ciro il giovane, secondogenito di Dario II e satrapo di Sardi, ingaggiò diecimila mercenari greci per rafforzare le sue pretese al trono imperiale, occupato dal fratello maggiore Artaserse II, riuscendo ad arrivare a Cunassa vicino a Babilonia, dove morì in battaglia: questi fatti sono narrati ne l'Anabasi di Senofonte. Ciò rivelò non solo la debolezza militare ma anche l'instabilità politica degli ultimi anni del periodo achemenide.
Filippo il Macedone, padrone di gran parte della Grecia, e suo figlio Alessandro decisero di approfittare di questa situazione. Dopo la morte di Filippo, Alessandro portò il suo esercito in Asia Minore nel 334 a.C., e si impossessò rapidamente di LidiaFenicia ed Egitto, sconfisse i Persiani di Dario III ad Isso e conquistò la capitale dell'impero, Susa. Dopo aver debellato le ultime resistenze, l'impero Persiano cadde così definitivamente nelle sue mani.
Lungo il suo percorso di conquista, Alessandro fondò numerose città, tutte chiamate "Alessandria". Nei secoli successivi queste città furono i centri da cui si irradiò in Oriente la cultura greca, processo che viene detto ellenismo.
L'impero di Alessandro si frantumò subito dopo la sua morte, suddiviso tra i suoi generali, i cosiddetti Diadochi, ma la Persia rimase sotto il controllo dei greci. La Siria spettò inizialmente ad Antigono Monoftalmo, ma cadde ben presto sotto il dominio di Seleuco, fondatore della dinastia dei Seleucudu

La Siria come provincia dell'Impero Persiano Achemenide

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Dopo la caduta del regno degli Assiri, i Medi ne prendono il posto, regnando su una parte molto estesa dei territori assiri, e dominando una grande varietà di genti tra cui vi erano i Persiani, fino all'avvento di Ciro il Grande (Kuruš).
La prese di potere dei Persiani avvenne quando Ciro radunò tutti i clan sotto il suo comando, e nel 550 a.C. sconfisse i Medi di Astiage, il quale fu catturato dai suoi stessi nobili e consegnato a Ciro, ora shah, o imperatore, di un regno persiano unificato. Dopo aver assunto il controllo sul resto della Media e del suo esteso impero medio-orientale, Ciro condusse i Medi e i Persiani uniti verso ulteriori conquiste. Sottomise la Lidia in Asia Minore, e varie regioni orientali in Asia centrale. Infine nel 539 a.C., Ciro entrò trionfante nell'antica città di Babilonia. Dopo la sua vittoria, promise pace ai Babilonesi e annunciò che non vi sarebbero state rappresaglie, e che ne avrebbe rispettato le istituzioni, la religione e la cultura. Ciro fu ucciso in battaglia in Asia centrale, prima di poter compiere la conquista dell'Egitto, che fu portata a termine da suo figlio Cambise. Quest'ultimo venne assassinato e dopo il regno di un presunto usurpatore, divenne il Gran Re un parente di una linea collaterale degli achemenidi, Dario I, figlio di Istaspe. Sotto Dario I l'impero achemenide raggiunse la massima estensione: si spingeva infatti fino all'Indo ad est e fino alla Tracia ad ovest. Dario cercò di conquistare la Grecia, ma la sua spedizione fu sconfitta nella battaglia di Maratona. Suo figlio Serse I ritentò l'impresa, ma fu respinto dai greci, guidati da Temistocle, vittoriosi dopo la battaglia di Salamina (480 a.C.).
L'impero achemenide fu il più grande e potente impero mai visto fino ad allora. Ancora più rilevante, esso fu ben governato ed organizzato. Dario divise il suo impero in una ventina di satrapie (province), ognuna amministrata da un satrapo (governatore), molti dei quali avevano legami personali con lo shah, essendo per la maggior parte parenti del Gran Re. Istituì un sistema di tributi per tassare ogni satrapia, adottò e migliorò il già avanzato sistema postale assiro e costruì la famosa Strada Regia, collegando tra loro gli estremi dell'impero. Spostò l'amministrazione centrale da Persepoli a Susa, più vicina a Babilonia e al centro del regno. I Persiani furono tolleranti verso le culture locali, seguendo il precedente instaurato da Ciro il Grande, atteggiamento che ridusse notevolmente le rivolte dei popoli soggetti. Un esempio rilevante di questo atteggiamento tollerante fu il permesso dato nel 537 a.C. da Ciro agli ebrei (che erano stati deportati dai babilonesi in seguito all'esilio e alla distruzione di Gerusalemme), di tornare in Palestina e di ricostruire l'ormai distrutto tempio di Gerusalemme, evento profetizzato secoli prima dal profeta ebreo Daniele.
Durante il periodo achemenide, lo zoroastrismo divenne la religione dei sovrani e della maggioranza dei Persiani. Il suo fondatore Zoroastro visse intorno al 600 a.C. e riorganizzò il pantheon tradizionale nella direzione del monoteismo, enfatizzandone gli aspetti dualistici della lotta eterna tra il Bene e il Male, in attesa della battaglia finale ancora da venire. Lo Zoroastrismo sarebbe diventato, così come le pratiche misteriche della tribù dei Magi, un tratto caratteristico della cultura persiana.
La Persia achemenide riunì per la prima volta nella storia sotto un'unica guida popoli e regni molto diversi tra loro, che furono in contatto l'uno con l'altro entro i confini di un territorio vastissimo.
L'Impero achemenide stabilì inediti principi di diritti umani nel sesto secolo a.C. sotto Ciro il Grande. Dopo la sua conquista di Babilonia nel 539 a.C., il re promulgò il cilindro di Ciro, scoperto nel 1878, e oggi riconosciuto da molti come il primo documento sui diritti umani. Il cilindro dichiarava che ai cittadini dell'impero sarebbe stato permesso di praticare la loro religione liberamente. Aboliva anche la schiavitù, così tutti i palazzi dei re di Persia erano costruiti da lavoratori pagati in un'epoca di largo uso della manodopera servile. Queste due riforme trovano conferma nei libri biblici delle CronacheNeemia, e Esdra, che stabiliscono che Ciro liberò due seguaci dell'ebraismo dalla schiavitù e gli permise di fare ritorno alla loro terra. Il cilindro attualmente è conservato al British Museum, e una replica è conservata al Quartier Generale delle Nazioni Unite.
Nell'Impero achemenide, ai cittadini di tutte le religioni e gruppi etnici venivano concessi gli stessi diritti, e le donne avevano gli stessi diritti degli uomini. Il cilindro di Ciro documenta inoltre la protezione dei diritti di libertà e sicurezza, libertà di movimento, il diritto alla proprietà e diritti economici e sociali.

Le origini della Siria come parte occidentale dell'Impero Assiro

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Il nome Siria deriva da Assiria e stava ad indicare la parte occidentale dell'Impero Assiro nella sua prima espansione. Comprendeva le zone costiere del Mediterraneo tra Tarso e la Fenicia (esclusa) e si estendeva fino a Damasco.
In precedenza quella zona era stata abitata da numerosi popoli, in particolare gli Aramei, dalla cui fusione con gli Assiri derivò il primo nucleo del popolo siriano.
Con la successiva espansione dell'Impero Assiro, la Siria inglobò anche la Fenicia, corrispondente all'attuale Libano e si estese fino ai confini dei regni di Israele e Giuda.
Successivamente fu parte del Secondo Impero Babilonese e poi divenne una satrapia dell'Impero Persiano.

L'Isis si sta disgregando: Raqqa, Mosul e la valle dell'Eufrate stanno per essere liberate



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Sia in Iraq che in Siria lo Stato Islamico sta crollando. Da sud avanzano gli eserciti regolari del governo iracheno e di quello siriano (quest'ultimo supportato dall'esercito russo e dai gruppi armati scitti filo-iraniani). Da nord avanzano i Curdi, con il supporto di truppe speciali degli Stati Uniti, i cui marines sono entrati ufficialmente nello scenario bellico per sferrare il colpo definitivo all'Isis e al suo califfo Al-Baghdadi.
Le azioni si stanno concentrando nelle valli dell'alto Tigri e dell'alto Eufrate, in particolare intorno alle due capitali dell'Isis, Raqqa in Siria e Mosul in Iraq.
Mosul è circondata: la parte orientale è già stata liberata, la parte occidentale ha ceduto vari quartieri e la sua caduta è questione di giorni, forse solo di ore.

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Su Raqqa sta per essere sferrato l'attacco decisivo da parte delle truppe curdo-statunitensi.
Questa operazione ha un valore fortemente simbolico, dal momento che Raqqa è considerata la capitale dell'Isis ed è la sede del suo governo.
Queste vittorie contro il Daesh sono state rese possibili da una collaborazione tra gli schieramenti che fino a pochi mesi fa si facevano la guerra tra loro, specialmente in Siria.
Bisogna prendere atto che la nuova amministrazione americana di Trump ha reso più agevole un accordo informale, ma pragmaticamente efficace con la Russia di Putin, tramite un filo diretto che ha collegato la conferenza di pace di Ginevra con quella di Astana.
Di fatto l'accordo prevede, a livello tattico, i seguenti punti:
1) La suddivisione delle aree di competenza militare all'interno della Siria: a nord dell'Eufrate c'è l'area di competenza curdo-statunitense, a sud l'area di competenza siriano-russa.
2) Il blocco dell'avanzata turca da nord, con la suddivisione del territorio curdo di Manbji in due zone militari: una russo-siriana, a stretto contatto con quella turca, e una curdo-statunitense nella città stessa di Manbji, che era stata apertamente dichiarata dallo stesso Erdogan come "prossimo obiettivo dell'operazione Scudo dell'Eufrate". L'accordo russo-statunitense ha bloccato le ambizioni di Erdogan, che dovrà trovare un altro modo per tenere impegnato il suo inquieto esercito.
3) La cooperazione di tutte le forze in campo per la sconfitta definitiva dell'Isis
Certo la guerra non finirà con la caduta dello Stato Islamico, perché la Siria è comunque frammentata in un mosaico di zone di influenza sotto il controllo di numerosi gruppi armati che riprenderanno a combattersi per ragioni etniche, religiose e geopolitiche molto complesse.
L'Isis non è infatti l'unico gruppo terrorista operante in Siria.
C'è anche il Fronte Al-Nusra, che pur avendo cambiato nome ed essendosi mascherato dietro alleanze con altri gruppi del Fronte Islamico sunnita, resta comunque un'organizzazione terroristica e jihadista di stampo fondamentalista islamico facente capo ad Al-Qaeda.
E' possibile che, all'interno dei territori controllati dalle forze che vogliono rovesciare il presidente siriano Assad, possa avvenire una resa dei conti, approfittando della tregua in corso.
Nei pressi di Idlib, capoluogo del Fronte Islamico, c'è stato uno scontro tra il gruppo Tharir al-Sham, guidato da Al-Nusra, e il gruppo Ahrar al-Sham, che pur professando un islamismo fondamentalista sunnita e jihadista di matrice salafita e wahabita, rifiuta però l'affiliazione ad Al-Qaeda e i metodi terroristici basati sugli attentati (per questa ragione tale gruppo rientra nell'ambigua coalizione dei cosiddetti "ribelli moderati", che non sono affatto moderati, ma che risultano, per ora, meno feroci degli altri).

Russia e Stati Uniti collaborano per fermare l'avanzata turca contro i Curdi siriani

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Continua, nel nord della Siria, una guerra fra tre schieramenti per il controllo della riva sinistra dell'Eufrate, nella zona del distretto di Mambji Hierapolis Bambyce.
Tre schieramenti a cui appartengono 4 stati sovrani e 2 gruppi etnici e religiosi.
Il primo schieramento, quello che detiene la sovranità legale del territorio, fa capo al legittimo governo della Siria e al suo alleato strategico, la Russia, ed è indicato in rosa.
Il secondo schieramento fa capo alla Turchia, che ha di fatto invaso il nord della Siria, con l'operazione Scudo dell'Eufrate, per schierarsi a fianco dei gruppi jihadisti che con un ridicolo eufemismo sono chiamati "ribelli moderati" e che invece sono fondamentalisti islamici legati ad Al-Qaeda. La zona controllata da questo schieramento è contrassegnata in verde.
Il terzo schieramento fa capo agli Stati Uniti (con il supporto di Gran Bretagna e Francia) ed è intervenuto per affiancare i Curdi Rojava dell'YPG nella guerra contro l'Isis, arrivando ad assediare la loro capitale, Raqqa. La zona controllata da questo schieramento è contrassegnata in giallo.
Il punto di maggiore contesa tra questi tre schieramenti è la provincia di Manbji, dove, al fine di evitare un'offensiva turca, gli altri due gruppi si sono divisi le zone da difendere.
I russo-siriani difendono la zona ovest, a diretto contatto con i Turchi.
Gli americano-curdi presidiano Manbji e la zona orientale fino all'Eufrate.
In queste ore si stanno tenendo in Turchia colloqui tra i rappresentati delle parti in causa per evitare che questo conflitto si infiammi.
Il grafico qui sotto rappresenta la complessa rete di rapporti tra le parti in causa.
Bisogna tenere presente che la situazione è in continuo mutamento e che i gruppi jihadisti ed islamisti cambiano spesso nome, raggruppamento di appartenenza e coalizione, arrivando anche a combattersi tra loro, contrariamente all'idea che i mainstream media vorrebbero propagandare riguardo ad una presunta unità delle opposizioni armate al governo siriano.
Per esempio il Fronte Al-Nusra, che è una vera e propria organizzazione terroristica saldamente legata ad Al-Qaeda e comandata dall'autoproclamato emiro di Idlib, Abū Muḥammad al-Jawlānī  ha cambiato nome in Jabhat Fateh al-Sham ("Fronte per la conquista del Levante") e il 26 gennaio 2017, il gruppo si è fuso con quattro formazioni minori, assumendo il nome Hayat Tahrir al-Sham ("Organizzazione per la liberazione del Levante").
La motivazione è quella di confondere gli osservatori internazionali, evitando di essere chiaramente riconosciuta come organizzazione terroristica.
Inoltre gli jihadisti di Aḥrār al-Shām (in arabo: أحرار الشام‎, che significa "Uomini liberi della Grande Siria") gruppo islamista siriano che raduna varie formazioni minori d'impronta ideologica islamista e salafita, che formarono all'incirca una brigata, è confluito all'interno del Fronte Islamico, il quale a sua volta si nasconde dietro la bandiera falsamente democratica dell'Opposizione siriana.