Alcuni anni fa, anche se sembra passato un secolo, la "lenzuolata" di liberalizzazioni del trasporto privato, promossa da Bersani quando era ministro delle attività produttive ai tempi di Prodi, naufragò clamorosamente quando lo sciopero dei tassisti paralizzò l'Italia.
Ma erano altri tempi, non era ancora stato messo in commercio l'I-phone e i cellulari servivano ancora, incredibilmente, come telefoni.
Sì, sembra passata un'era geologica da quei tempi.
Adesso con le app degli smarphone si può fare quasi tutto, compreso mettere in ginocchio i tassisti: tutta colpa di UBER.
Uber è una startup con sede a San Francisco, (USA). L'azienda offre ai propri clienti una rete di trasporto attraverso la sua applicazione software mobile (app) che attraverso un collegamento tra passeggeri e autisti, offre un servizio navetta per raggiungere la destinazione prescelta. La società è presente in decine di città in tutto il mondo.
Le auto possono essere prenotate con l'invio di un messaggio di testo o utilizzando l'applicazione mobile. Utilizzando l'applicazione, i clienti possono tenere traccia, in tempo reale, della posizione dell'auto prenotata.
L'11 giugno tutti i tassisti europei sciopereranno contro UBER, appellandosi alla normativa in vigore, che la app sarebbe riuscita ad aggirare. Ma la Uber non è Bersani e stavolta i guidatori di taxi rischiano molto di più.
Quod non fecit Bersani, fecerunt telefonini...