venerdì 24 ottobre 2014

Moda anni '20









Anni ruggenti – in lingua inglese Roaring Twenties, ossia "i ruggenti anni venti" – è la locuzione che indica una specifica epoca del XX secolo, ovvero il decennio degli anni venti. Tale epoca è stata descritta da cinemaletteratura e musica. Favorita da un fenomeno di grande espansione industriale, poi rifluito nei disastri della grande depressione del 1929 e del proibizionismo, ha creato mode e determinato tendenze, praticamente in ogni aspetto del costume e dell'arte del tempo[1].
In quella fase storica l'utopia positivista del XIX secolo con il suo credo progressista abbandonava il campo dell'individualismo decadente e stravagante. Mentre negli Stati Uniti si assisteva all'esplosione dell'Età del jazz (e Francis Scott Fitzgerald dava alle stampe alcune sue opere, fra cui Il grande Gatsby, che bene descrive l'epoca) in Europa André Gide e Marcel Proust(quest'ultimo per un breve scorcio) davano un tocco personale alle nuove tendenze, in ascesa parallela rispetto a quella del movimento dada di Tristan Tzara e mentre il surrealismo di André Breton non era molto lontano. All'art nouveau succedevano i preziosismi dell'art déco.
Roaring Twenties come termine descrittivo degli anni venti è locuzione nata negli Stati Uniti, anche se ha avuto le relative traduzioni in varie lingue: in Francia e nel Canada francesequest'epoca fu definita années folles, in Spagna felices Años Veinte, in Germania goldene zwanziger. In pratica con Anni ruggenti si tende ad enfatizzare l'energia che caratterizzò specifici aspetti di un particolare periodo storico, con mutamenti che andavano ad interessare l'aspetto sociale, quello artistico e, soprattutto, quello del dinamismo culturale di un'epoca ritenuta per molti versi irripetibile.
Si registrarono nel periodo:
  • un ritorno alla normalizzazione politica dopo i disastri della prima guerra mondiale
  • l'esplosione del fenomeno della musica Jazz
  • l'evoluzione della femminilità che portò - oltre a mutamenti nella moda - a fenomeni di proto-femminismo come le suffragette e le anglosassoni flapper (equivalenti alle francesi garçonne o alle italiane maschiette)
  • lo sviluppo in campo artistico dell'art deco.




Sul piano del costume e della cultura, lo spirito degli Anni ruggenti fu segnato da una generalizzata percezione di discontinuità associata ad un bisogno di modernità conseguente ad una necessaria rottura con la tradizione. Tutto pareva poter essere assoggettato alle moderne tecnologie. Le nuove tecnologie, specialmente, l'automobile, il cinema e la radio erano l'espressione principale - come scoperta dell'uso dei mass media - di questa modernità.
Tale comune sentire ebbe rilevanti effetti formali nel campo architettonico e decorativo, anche nelle piccole cose di uso comune quotidiano. Il divertimento, lo svago e gli hobby furono influenzati dai cambiamenti.
Grazie anche alla diffusione del grammofono e del fonografo (con la nascita di colossi della discografia come la Victor), furono molte le persone che si avvicinarono più di quanto non fosse accaduto in passato alla musica (in particolare a quella jazz) e alla danza, quasi un riflesso incondizionato tendente a rimuovere il ricordo degli orrori del primo conflitto mondiale. Con l'avvento del sonoro nel 1927 viene prodotto Il cantante di jazz (The Jazz Singer), il primo film parlato della storia del cinema.



I capelli per la prima volta vengono tagliati corti e i cappelli sono piccole cloche calzate fino alle sopracciglia. La sera gli abiti, senza maniche e con spalline sottili, sono in tessuti leggeri e velati, come chiffontulleorganza e seta, spesso impreziositi con perline e frange.

 ora la donna, come un’eterna adolescente, deve avere seno e vita inesistenti e fianchi stretti. Anche nel fisico, come nell’abbigliamento, le curve vengono sostituite delle linee dritte. I primi reggiseni, che fanno la loro apparizione proprio in questi anni, sono infatti progettati per schiacciare il seno invece che valorizzarlo.

Bibliografia

  • Christine Bard, Les Garçonnes. Modes et fantasmes des Années folles, Parigi, Flammarion, 1998
  • Henri Behar, Michel Carassou, Dada. Histoire d'une subversion, Parigi, Fayard, 1990
  • Philippe Bernert, Gilbert Guilleminault, Les Princes des années folles, Parigi, Plon, 1970
  • Jean-Paul Bouillon, Journal de l'Art Déco, Genève, Skira, 1988
  • Michel Collomb, La Littérature Art Déco. Sur le style d'époque, Parigi, Méridiens Klincksieck, 1987
  • Marc Dachy, Journal du mouvement Dada 1915-1923, Ginevra, Skira, 1989
  • Matthew Gale, Dada & Surrealism, Londra, Phaidon Press, 1997
  • Henry Louis Jr. Gates & Karen C.C. Dalton, Josephine Baker et La Revue Nègre. Lithographies du Tumulte Noir par Paul Colin, Paris 1927, traduit de l'anglais par Delphine Nègre, Parigi, Editions de La Martinière, 1998
  • Richard Hadlock, Jazz masters of the twenties, New York, Macmillan, 1965
  • Jacqueline Herald, Fashions of a decade: the 1920's, Londra, B.T. Betsford Ltd, 1991
  • Jean-Jacques Lévêque, Les Années folles. 1918-1939, Parigi, a.C.R, 1992
  • Les Années folles, sous la direction de Gilbert Guilleminault, Parigi, Denoël, 1956


La Quarta Era. Capitolo 16. Silmarien ed Aelfwine: confidenze reciproche.



L'aria di Rohan era cristallina e fresca nel gelo del mattino, mentre il cielo sopra Nuova Edoras brillava alle prime luci dell'alba, e la vita, fremente e vigorosa, si apprestava a brulicare per le strade della città.
Alla principessa reale Silmarien di Andunie, quell'ora del giorno piaceva più di ogni altra.
Il vento le accarezzava i capelli e le morbide, soffici vesti di seta, a contatto con la pelle, le trasmettevano un senso di benessere e appagamento che la faceva sentire in pace con ogni singola fibra dell'universo.
C'è tanta bellezza nel mondo. Come mai molte persone lo dimenticano così facilmente?
In troppi, alla prima avversità, perdevano la cognizione del piacere derivante dalla contemplazione del bello.
Non sanno guardare senza bramare il possesso e distruggere qualunque cosa, se non è loro.
Le risultava incomprensibile l'idea che una civiltà evoluta tenesse in così poca considerazione l'esperienza estetica, la percezione e valorizzazione di ciò che i sensi rivelavano riguardo alla bellezza del creato.
Questo viaggio mi permette di scoprire le meraviglie delle terre oltre i confini del regno di mio padre. Bisogna essere curiosi, per essere felici.
Il suo sguardo si rivolse verso nord, lungo le sconfinate foreste che, ai margini delle montagne nebbiose, si succedevano senza soluzione di continuità da Fangorn fino a Lorien, dove un tempo regnava Galadriel, sua antenata.



Mentre assaporava la dolcezza di quell'istante, sentì dei passi avvicinarsi alle sue spalle.
Non si voltò. Non ce n'era bisogno.
<<Ti stavo aspettando, Aelfwine. Non ho dimenticato il tempo in cui guardavamo il sorgere del sole dalla vetta del Palazzo dei Re, a Minas Tirith. Anche tu amavi l'alba...>>
<<E la amo ancora, per quanto nessun cielo per me sarà mai altrettanto incantevole di quello della nostra adolescenza>> rispose il leggiadro sovrano di Rohan, rivolgendole un sorriso venato di malinconia.
<<Terre nuove e cieli nuovi attendono ciascuno di noi, se saprà volgere lo sguardo in avanti. Sei troppo giovane per vivere di ricordi, Aelfwine. Ogni mattina sorge un sole diverso. 
Guardami: sono un'esule, lontana da tutto ciò che ho amato e perduto, eppure la fragranza di questo mattino mi inebria di una volontà di vita e di avventura come mai ne ho provata in vita mia>>
Aelfwine annuì:
<<Vorrei essere come te...>>
Era una frase dai molti significati e Silmarien li colse tutti:
<<Sii te stesso. Ritrova te stesso. Diventa ciò per cui sei nato. Metti da parte il rancore, guarda avanti, cammina nella luce>>
Il viso di lui si illuminò:
<<Sei la migliore di tutti noi, Silmarien. Rivedo in te il meglio di ciò che furono i tuoi genitori, nei loro anni verdi>>



La principessa sorrise:
<<Sei gentile, ed io accolgo con gioia l'affetto con cui ricordi la gioventù dei miei genitori. 
So che mia madre ti ha fatto un grave torto. Non intendo giustificarla, ma ti prego: trova la forza di perdonarla. Fallo per me, ma fallo soprattutto per te stesso. Non cedere all'odio, non rovinare la tua vita>>
Aelfwine era commosso, ma intimamente combattuto:
<<Tu parli bene, ma che ne sai cosa mi hanno detto le tenebre, nelle amare veglie notturne, quando tutta la mia vita sembrava contrarsi e le mura della mia stanza mi si stringevano addosso come una gabbia pronta ad intrappolare qualcosa di selvaggio. Tu, così bella, così perfetta, come un mattino d'estate che porta ancora con sé la freschezza della primavera... tu non sai... tu non puoi sapere... tu non hai idea delle pietre che mi gravano sul cuore...>>
Silmarien lo fissò dritto negli occhi:
<<Credi di essere l'unico ad aver sofferto per amore? Pensi che dietro la mia vitalità non ci sia alcuna ferita? Forse anch'io coltivo nel mio cuore un amore impossibile>>
Lui allora capì:
<<Legolas... tu non vuoi che rinunci all'immortalità...>>
Lei annuì:
<<Non me lo perdonerei mai>>
Aelfwine sospirò:
<<Hai un cuore generoso, proprio come tuo padre. Ma c'è una differenza tra il tuo amore impossibile e il mio. Io sono stato rifiutato>>
Silmarien scosse il capo:
<<E' una ferita dolorosa, ma è passato molto tempo. Non farne una questione d'orgoglio, perché l'orgoglio in amore è un limite. Perdona Eldarion e rivolgi i tuoi sentimenti verso qualcuno che ne sia più degno. Esisterà pure, da qualche parte, qualcuno migliore di mio fratello!>>
<<Non a Rohan! Qui sarebbe uno scandalo>>
<<E allora a Gondor...>>
Aelfwine le rivolse uno sguardo che lo fece assomigliare per un attimo al prozio Theoden:
<<Gondor... Dov'era Gondor quando io ho dovuto rimettere insieme i pezzi di una vita distrutta? Dov'era Gondor quando il dolore mi toglieva il sonno e la voglia di vivere? Dov'era? Dov'eravate tutti  voi? Avete permesso che vostra madre mi esiliasse tra questi barbari! Non posso perdonarla, Silmarien. Tu mi chiedi troppo!>>
Lei gli pose una mano sulla spalla:
<<Io vorrei soltanto che tu riuscissi a voltare pagina. Non ascoltare i sussurri di Pallando. Con una mano ti userebbe come scudo contro Eldarion e con l'altra cercherebbe di soppiantarti! Niente di buono è mai derivato dal coltivare l'odio e dall'ascoltare i fomentatori di discordia>>



<<Tu biasimi Pallando, ma quando io stavo male, lui c'era. A differenza di tutti voi, lui era al mio fianco. Fu lui a salvarmi, quando tentai di togliermi la vita: stavo per gettarmi dalla torre, nello stesso punto in cui trapassò Denethor, figlio di Echtelion. In quel momento, quando già il mio corpo sporgeva verso l'abisso, fu la mano di Pallando a fermarmi. Se non fosse stato per lui, io sarei morto>>
Silmarien era sconvolta da quella confessione, ma trovò comunque la forza di rispondere in modo positivo:
<<Il non aver compreso appieno la profondità del tuo dolore mi tormenta più di ogni altra cosa. Ma ora io sono qui, ed è la mia mano a trattenerti dal baratro. 
Pallando è il Male e a volte il Male può strumentalizzare la sofferenza degli altri per assumere il controllo della loro anima. 
Cedere alla malvagità è peggio che morire. 
Tieni in mente queste parole, perché forse potranno salvarti>>