L'indipendentismo è il fenomeno politico caratterizzato dal rivendicare l'indipendenza di un territorio dalla sovranità di uno Stato; spesso si usa anche il termine separatismo o secessionismo.
Un fenomeno pur analogo ma da ritenere distinto, in quanto meno radicale negli scopi e in genere fondato su considerazioni di diversa natura, è l'autonomismo, che si prefigge come scopo l'ottenimento di maggiori poteri nell'amministrazione di una località che rimane comunque sottoposta alla sovranità dello Stato.
È da notare che i fenomeni di indipendentismo spesso si basano sulla rivendicazione del principio di autodeterminazione dei popoli, così com'è riconosciuto nel diritto internazionale, e fondano la legittimità di tali rivendicazioni sulla storicità di una passata indipendenza del territorio o su una specificità culturale del popolo che lo abita. Talvolta si fa ricorso al principio e all'idea dello stato-nazione, rivendicando l'esistenza uno Stato sovrano per una diversa nazionalità del popolo che abita un territorio compreso all'interno di uno Stato che lo contiene.
L'autonomismo è il fenomeno politico caratterizzato dalla rivendicazione, da parte degli abitanti di una data località, ad ottenere maggiore potere decisionale rispetto alla sovranità statale, cui comunque rimane sottoposto il territorio; è anche la tendenza di uno Stato a realizzare il decentramento o l'autonomia amministrativa.
L'ideologia viene spesso correlata col federalismo oppure si riferisce a una forma di auto-governo delle regioni o delle entità amministrative minori rispetto al potere dello Stato centrale. Un fenomeno pur analogo, l'indipendentismo, è da ritenere distinto per volontà politica. Esistono movimenti politici autonomisti che appartengono a più correnti di pensiero.
In Europa la gran parte dei movimenti autonomisti si rifà principalmente a correnti di pensiero centriste, progressiste ed alcuni a venature cristiane od anche etnonazionaliste.
In Italia l'autonomia speciale nasce nel 1946 con la concessione dello Statuto speciale alla Sicilia; nel 1948 viene concessa l'autonomia alla Sardegna, alla Valle d'Aosta ed al Trentino-Alto Adige e, nel 1963, anche al Friuli Venezia Giulia.
Movimenti etnonazionalisti europei
Alcuni partiti politici, in Europa e nel mondo, fanno riferimento ad un nuovo concetto di nazionalismo delle minoranze senza stato, aperto alla modernizzazione ed al pluralismo democratico a volte, altre volte come nel caso dell'ETA o del movimento corso chiaramente terroristici. Nel Parlamento Europeo è presente il partito dell'Alleanza Libera Europea (nato nel 1981) che racchiude alcuni tra i più importanti movimenti nazionalisti del continente, che si dichiarano apertamente euroscettici almeno rispetto all'attuale configurazione dell'Unione europoea.
Il più grande movimento nazionalista di matrice indipendentista è il Partito Nazionale Scozzese di natura socialdemocratica, filoeuropeista sino al punto da dichiarare che se nel referendum indetto in UK prevarrà l'uscita dalla UE, esso indirà un secondo referendum per la secessione dal UK e la riadesione alla UE. Altri grandi movimenti etnonazionalisti in Europa sono il moderato Partito Nazionalista Basco; Interesse Fiammingo nelle Fiandre, il Partito della Libertà Austriaco (FPÖ) in Austria, il Partito Sardo d'Azione di origini socialdemocratiche, ma anche la Lega Nord, in Italia, che è stata considerata un partito di questo tipo[3][4][5][6][7], anche dallo stesso suo leader Umberto Bossi[8].
Alcuni tratti, che possono accomunare i movimenti etnonazionalisti, ma non necessariamente, sono:
- la lotta contro lo Stato-Nazione non pura dal punto di vista etnico, da essi considerato di matrice massonica e giacobina, mentre lo stato nazione etnico è il loro obiettivo;
- la difesa delle identità etnonazionali e delle tradizioni spirituali, culturali, linguistiche e storiche delle comunità, rare volte millenarie più spesso recenti, intese altresì come elementi in grado di evolversi;
- la battaglia per una maggiore giustizia sociale rispetto ad una globalizzazione omologante;
- la lotta contro il Megacapitale apolide e l'Alta Finanza internazionale;
L'etnonazionalismo è, dunque, quella corrente di pensiero politico secondo la quale ogni organismo statale dovrebbe avere come soggetto una popolazione il più possibile omogenea dal punto di vista etnico, culturale, linguistico, religioso e, quindi, necessariamente escludente perché l'etnicità costituisce il criterio fondante della Nazione. Lo Stato Etnico è l'unico a cui vengono attribuite, a lunga scadenza, reali prospettive di stabilità proprio per la sua natura omogenea. Precursore del Pensiero Etnonazionalista è l'Idea di Volk, che si sviluppò in Germania un secolo addietro. Nella visione etnonazionalista la mappa geopolitica dell'Europa deve essere ridisegnata, attraverso la nascita di una confederazione europea etnica, costituita da Regioni-Stato, etnicamente omogenee.
Esiste da tempo l'evoluzione di certi partiti nazionalisti verso un'apertura multiculturale e l'integrazione di altre minoranze etniche. Tra questi si segnalano in Europa il Partito Nazionalista Basco (riconducibile ad un centro-destra cattolico), la Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC) e, al di fuori dell'Europa, il Parti Québécois canadese e il Democratic Progressive Party di Taiwan.
Tuttavia altri partiti nazionalisti, considerati più vicini a ideologie della destra radicale (Partito Nazionale Britannico, Interesse Fiammingo, Lega Nord in Italia, etc) continuano ad opporsi ad una trasformazione dello Stato-nazione in senso etnicamente eterogeneo ossia in un tipo di società multirazziale, multietnica, multiculturale, multireligiosa e fondata sullo ius soli, al fine di ridare vita a comunità etnicamente omogenee e fondate sullo ius sanguinis. Il nazionalismo marxista di Batasuna nei Paesi Baschi è stato invece recentemente accusato dalle autorità iberiche di collusioni con il terrorismo dell'ETA.