lunedì 25 aprile 2016

Gli Iniziati di Estgot. Capitolo 44. Virginia e Jessica



C'era un punto, nell'enorme terrazza panoramica del parco di Villa Dracu, a Malibù, da cui era possibile osservare il tramonto del sole sull'oceano comodamente adagiati in un lettino sotto l'ombrellone, oppure immersi nell'acqua limpida illuminata e tiepida della piscina e dei vari idromassaggi.
L'aria della baia di Santa Monica, quella sera, aveva un chiarore cristallino che non si vedeva da tanto tempo. Non c'era una nuvola in cielo, solo le diverse gradazioni dal blu al rosso, e le luci delle ville circostanti, e delle strade che conducevano a Los Angeles, verso una vita fremente e famelica di divertimento, che con l'ora dell'aperitivo dava inizio al rito quotidiano della movida.





Quello era il momento della giornata che Virginia Dracu amava più di ogni altro, forse perché si poteva concedere qualche minuto di spontaneità, mentre la brezza della sera le scorreva tra i capelli e le rinfrescava la pelle, e il sole sembrava tingere di sangue il cielo e il mare.
Era il momento in cui persino una donna fatale come lei poteva lasciar fluire in sé una leggera vena romanticismo e di poesia.
L'ora che volge 'l disio ai naviganti e 'ntenerisce il core lo dì c'han detto ai dolci amici addio...
La conoscenza di Dante le derivava da uno dei periodi più belli della sua vita.
Nei suoi anni più verdi, infatti, Virginia aveva studiato Filologia Romanza in Italia, non certo per caso o per scelta, ma perché lì, in quel momento, stava facendo il dottorato di ricerca l'uomo che lei era stata mandata a sedurre e a uccidere. 
Poi le cose erano andate diversamente.
Waldemar era stato l'amore della sua vita.
Se mai era vera la storia dell'anima gemella, allora quell'anima gemella era lui.
Lui che era lontano, in un altro mondo, lui che dopo tanto tempo, sempre, rimaneva al centro dei suoi pensieri.
Ma quanto tempo, e ancora, ti fai sentire dentro, quanto tempo, e ancora, rimbalzi tra i miei sensi, quanto tempo, e ancora, ti metti sempre al centro, quanto tempo, e ancora, mi viene da star male...

Verso quell'ora le capitava spesso di incontrare Jessica, sua sorella e sua ospite, a godersi il paesaggio e la dolce stagione, come equo risarcimento, con tanto di interessi, per tutto il lungo, gramo periodo della sua vita trascorso in quel tetro nido d'aquile del castello di Estgoth,

<<Come va sorellina?>> le chiese Virginia

<<Mah... insomma, oggi è stato fin troppo caldo>> rispose Jessica con il consueto tono di rimprovero, come se persino il tempo meteorologico fosse responsabilità di sua sorella.
C'era sempre una critica più o meno esplicita, nel modo con cui Jessica si esprimeva, come se ce l'avesse costantemente contro tutto l'universo, persino in quel paradiso di delizie.

Virginia lo sapeva, ed era paziente con la sorella-clone, di dieci anni più giovane.
La considerava più una figlia che una sorella: era ancora così adolescenziale, nei modi, come un frutto ancora acerbo e un grappolo d'uva ancora verde.
<<Adesso si sta divinamente, Jessica. La temperatura è ideale>>

Rimase assorta nei suoi pensieri a lungo, finché il tramonto non divenne un crepuscolo e si incominciò a vedere la luna,



<<Che cosa stai complottando, Virginia?>>

<<Nulla! Guardavo, pensavo e ricordavo. Quando si osserva un tramonto sul mare, è d'obbligo andare col pensiero a coloro che amiamo o che abbiamo amato>>

Jessica scosse il capo:
<<Vorrei che tu non avessi condiviso le tue memorie con me. Innestare i ricordi in una personalità diversa rende tutto incomprensibile, come se fosse un film in lingua straniera, e visto, per giunta, dal buco della serratura>>

<<Lo so, ma era necessario che tu conoscessi com'era lui prima di perdermi. Era indispensabile che tu sapessi quello che gli era venuto a mancare. 
Era un altro uomo, quando stava con me, pieno di passione, di desideri, di energia vitale. 
La sua riserva di energia era inesauribile. E' anche per questo che mi sono innamorata di lui e ho conosciuto la felicità>>

<<Sì, e poi hai sbattuto la porta in faccia a quella felicità! Sei tornata da Vlad a implorare la sua clemenza! E lui non solo ti ha risparmiata, ma ti ha anche donato questa bella magione, in cambio del ruolo di guardiana dei tuoi cloni, a cui hai immesso persino i tuoi ricordi. 
Ci hai preparate ad affrontare e a sedurre l'uomo che amavi! Questa è pura follia!>>

Virginia si voltò, in modo che le si vedesse solo il profilo: il naso leggermente aquilino, le labbra sottili, gli occhi malinconici
Sul suo volto aristocratico apparve l'ipotesi di un sorriso, ma era il sorriso ambivalente e misterioso di una donna di trentacinque anni vissuti intensamente, riconoscibile da un'inconfondibile caratteristica: la bocca sorrideva, ma gli occhi no.
E lei ne era pienamente consapevole.
In fondo la differenza tra una ragazzina ingenua e una donna vissuta sta in questo piccolo dettaglio: gli occhi della donna vissuta non ridono mai.


<<Conosci bene le motivazioni che mi hanno costretto a lasciarlo e a fingermi morta.

Lui era il Prescelto, colui che doveva riportare l'Equilibrio tra il Bene e il Male.  Tutti i presagi lo indicavano. Gli Iniziati ne erano certi.
Del resto i tempi erano maturi. Nonostante il finto e melenso buonismo dell'Oligarchia, il Male sta prevalendo. Se non lo fermiamo non sarà più possibile impedire la Conflagrazione Universale. Abbiamo delle responsabilità. 
Guarda quei bambini che giocano: nei loro disegni c'è il mare, nei loro occhi c'è il cielo, e devono continuare... capisci... devono avere una speranza! 

E' questo il senso del nostro Grande Disegno! La sopravvivenza dell'umanità in un universo pacificato.

Io ero un ostacolo a tutto questo. Un ostacolo a un Bene superiore. 
 da soli contro tutto l'Ordine degli Iniziati non avremmo vinto mai! Io non avevo più nulla da offrigli, ma lo amavo, e lo amo, tu non sai quanto! E le mie mani e il mio corpo e la mia mente lo vogliono ancora, ma questo è un pensiero egoistico: un amore vero sa rinunciare, quando è necessario. Un giorno anche tu mi capirai>>

<<L'unica cosa che ho capito, Virginia, è che sei una manipolatrice. Con me ti è andata bene, ma con Joelle e Jennifer non so. Vlad adesso punta tutto su Joelle>>

<<E' prematuro parlarne>>

<<Tu sei sempre quella rimanda le cose all'infinito, come certa gente che crede di essere immortale, ma tu non lo sei, non sei mai voluta diventare una Non Morta. Vlad non si fiderà mai di te del tutto>>

<<Vlad ha ben altro a cui pensare, per il momento. Goditi il presente, Jessica! Cerca di essere allegra: sei qui di tua spontanea volontà, io non ti trattengo, l'unica condizione che la famiglia Dracu ti richiede è di non avere più contatti con gli Iniziati, almeno non per il momento>>

<<Questa clausola mi impedisce di vedere mia figliaNon puoi chiedermi di essere allegra. C'è troppo male nel mondo e io sono troppo sensibile, e poi, se vogliamo proprio dirla tutta, le persone sempre allegre o fanno finta di esserlo o sono oche giulive!>>

Virginia ormai era abituata ai giudizi tranchant di sua sorella e cercò di ammorbidirla:
<<Guarda che bel tramonto! Guarda che vita di delizie che hai a disposizione. Puoi rifarti una vita qui, in California! Quanti ti invidierebbero! E riguardo a tua figlia, lo hai detto tu stessa che non sei tagliata a fare la madre di famiglia, che non ti interessa. Hai un futuro a tua disposizione, con tutto l'aiuto degli Iniziati, e un presente di gran lusso. E per quel che riguarda i ricordi che ti ho dato, in fondo sono per lo più ricordi di felicità>>





<<Oh, avanti, Virginia! La felicità passata non è più felicità! E' la stessa differenza che passa tra il mangiare una buonissima torta e il ricordarsi di averla mangiata, molto tempo fa. 
Ah, io dovrei odiarti per aver riempito in questo modo la mia vita di nostalgia e di rimpianto! 

Una vita che peraltro io non ti avevo chiesto, mentre tu hai avuto la suprema presunzione di farti clonare, per ben tre volte, e spedire gli embrioni a madri surrogate, tranne quello di Joelle, naturalmente, la tua preferita!>>

Dietro agli occhiali da sole, gli occhi di Virginia erano due laghi di un azzurro profondissimo, ombreggiati da qualcosa che oscillava tra l'indifferenza, la noia e la malinconia.

<<Non essere melodrammatica, Jessica. Ti sto ampiamente risarcendo per gli anni passati ad Estgoth e per la tua fedeltà alla causa degli Iniziati. Guarda: ora tutto ciò che è mio è anche tuo. Abbiamo condiviso tutto, il pane e il sale. E riguardo ai ricordi, in fondo si tratta di dolci ricordi d'amore>>

Jessica si alzò di scatto dal lettino e le puntò l'indice contro:
<<La parola "amore" no, non basta più, non è più qui. E questo è un vivere a metà!.>>

<<Santo cielo, Jessica, tu vedresti nero anche il sole!  Eppure sei così giovane e bella, hai tutta la vita davanti. Goditi questa bella primavera, e l'estate che verrà. 
E non è vero che l'amore non è più qui, perché hai il mio. Quando guardo te, è come se rivedessi me stessa com'ero a vent'anni. Come potrei non amarti, sorellina?>>

Jessica aggrottò le sopracciglia:
<<Per te la parola "amore" significa decidere al posto delle persone che dici di amare>>

<<Te l'ho già spiegato, Jessica. A volte amare significa fare delle rinunce in nome del bene della persona amata. E a volte significa anche imporre a chi amiamo queste rinunce, per la loro salvezza, per salvare la loro vita e a volte anche quella di tante altre persone>>

Jessica fissava l'orizzonte, che si tingeva di viola, e il crepuscolo sfumava i contorni nel cobalto, nell'oltremare concavo, nell'indaco, nei passi freddi delle tenebre:
<<Per me tutto questo non ha senso. L'amore dovrebbe essere condivisione di ogni scelta!>>

Virginia sapeva che in fondo Jessica aveva le sue buone ragioni, e provava per lei un senso di colpa misto alla tenerezza di una istitutrice che non riesce a essere severa quanto dovrebbe:
<<L'amore come lo intendi tu vuol dire tanto, a volte troppo, ma non è abbastanza per far funzionare le cose. Lo capisci? Non è abbastanza.
La situazione è sempre un po' più complessa.
Ci sono altri fattori, altri elementi da considerare.
A volte amare significa sacrificarsi, farsi da parte, per permettere alla persona che amiamo di diventare ciò per cui è nata>>

Jessica si vide servita la sua argomentazione principale su un piatto d'argento:
<<Tu gli hai spezzato il cuore! E' come se lo avessi ucciso! E questo è imperdonabile!>>

Virginia distolse lo sguardo dal tramonto e lo fissò sul prato, osservando il vento che accarezzava l'erba.
<<Anche il mio cuore si è spezzato, cosa credi? Io ho sofferto persino più di lui!
E' come se fossi morta dentro. E anch'io sono tormentata dai sensi di colpa.
Ma a volte bisogna fare qualcosa di imperdonabile in nome di un Bene superiore>>

Jessica ebbe un ricordo immediato:
<<Waldemar, mi disse la stessa frase, proprio il giorno in cui lo conobbi, quando io gli chiesi come mai l'avevano esiliato ad Estgoth>>

<<E' una frase che ho imparato da lui, come tante altre. Lui pensava che io non lo ascoltassi, e invece quasi tutto ciò che gli scrissi nel biglietto d'addio erano frasi che lui mi aveva insegnato>>

Jessica, per la prima volta nella sua vita, incominciò a capire veramente chi era Roman Waldemar:
<<E io sono stata tua complice in tutto questo. Ricordo quell'assurdo biglietto d'addio, e la sua frase più terribile:"Ti farò male per non farlo alla tua vita">>

<<Ed era vero, Jessica: tutto quel dolore era necessario perché lui diventasse un Iniziato, anzi, il Gran Maestro dell'Ordine degli Iniziati, il Profeta, il Prescelto, colui che salverà l'umanità dalla catastrofe e che conquisterà mondi lontani, fondando colonie fino al capo opposto della Galassia.
La mia rinuncia ha permesso tutto questo>>

Jessica scosse il capo:
<<La tua è una rinuncia temporanea, vero? Dimmi la verità! Io devo capire da che parte stai, nel Grande Gioco del Potere. Credi di essere in grado di ingannare Vlad un'altra volta?>>

Virginia la fissò per alcuni istanti, prima di parlare:
<<Sto giocando una partita autonoma rispetto a Vlad, ma non è ancora il momento di scoprire le carte.
Presto tutte le pedine si saranno posizionate sulla scacchiera, e allora io farò la mia mossa, e anche tu dovrai decidere da che parte stare>>










P.s  starring Elizabeth Debiki as Virginia Dracu, née Burke-Roche



La caduta di Costantinopoli (poesia contro l'invasione degli stranieri islamici)




Ascoltaci Grande Sultano:
noi siamo i figli e gli eredi,
la rea progenie dissipata,
e un dì tutti erano ai piedi
degli avi nostri, nel lontano tempo
in cui fu loro onore conquistare imperi;
e normale assoggettare e convertire:
poi si pentirono, chiesero perdono
e l'impero s'era già sfasciato
ma credevano ancora di stare al centro,
per non sentire il suono dei vostri eserciti
avanzanti a forza di demografia e di Corano.
Abbi pietà, Grande Sultano:
noi siamo i figli e gli eredi
di questo cumulo di memorie
che non è tutto da buttare:
e mentre entrate nelle sedi
del privilegio consumato,
non infierite su noi sterili rampolli esangui,
che già trascina, come vedi, la corrente,
perché siamo i figli e gli eredi,
ma voi siete il futuro che cammina:
di noi spiriti inquieti riderete,
e saremo statuette negli arredi vostri
sulla nostra rovina.


di Riccardo Querciagrossa,

Parodie fantasy











E adesso inizia la Sesta Stagione!



Una friendzone è per sempre



Trova l'intruso



E mo' so' cazzi...



Il Morbo Grigio di Sir Jorah



Poco elfico



Cersei in versione sommellier



Numerologia funesta



Gandalf si riferiva ai libri di Tolkien



Io accetto termini e condizioni senza aver letto una riga, invece Bilbo...




Il più pericoloso dei Nani



Rewind: la vera storia di Gollum



A volte arrendersi può essere giusto, parola di Balrog



Reazione più che giustificata



Saruman ammonisce severamente Gandalf



La famosa Pietra di Legolas





Seconda colazione



La storia non è finita...



Il buon senso incompreso di Boromir