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mercoledì 11 aprile 2012

Gothian. Capitolo 40. Ellis e Bial: l'addio.


Da quando era giunta alla Vedetta Lathearica, Ellis Eclionner aveva trascorso molti giorni in volontario isolamento e meditazione.


La Vedetta era una fortezza situata in riva all'Oceano Orientale, a sud della Grande Muraglia e ad est dela Sublime Porta, tra la pineta e il mare. 


Era una costruzione antichissima, di grande fascino.


Il silenzio della stanza personale di Ellis, profumata di incensi, venne interrotto da una implorazione:
«Maestà, vi prego tornate in voi!»
 La voce dell'eunuco Bial era roca, ed egli si passava nervosamente le mani tra i lunghi capelli neri, che sul suo corpo snello e androgino lo facevano apparire una triste odalisca.


«Ho già deciso»
Nelle parole di Ellis c’era la tranquilla fermezza di chi aveva preso una decisone irrevocabile.
Bial non capiva.
Ellis, perché lo fai?
Provò a ripetere per l'ennesima volta le solite obiezioni.
«Mia signora, al di là della Grande Muraglia troverete solo nemici! Da decenni covano il desiderio di vendetta contro l'Impero. Non ci hanno perdonato l'aggressione ad Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di sangue.»
La sovrana pareva una statua, nella sua bellezza sovrumana: il suo collo alto e sottile era coperto di ricami neri, ed il suo volto dai tratti aristocratici era immobile, e non lasciava trasparire emozioni.


«Non entrerò come una conquistatrice, ma come una supplice. Come ultimo mio atto politico, offrirò le mie legioni per proteggere la Federazione Keltar dalla grave minaccia che viene da Nord, da Gothian...»
L'eunuco non era convinto. Secondo i Servizi Segreti che lui dirigeva da diciotto anni, i Keltar non avrebbero affatto gradito che quindici legioni di Lathear alle dipendenze di Ellis varcassero la Sublime Porta per giungere in loro "soccorso".
Espresse questo suo pensiero all'impeatrice madre, la quale non si scompose.
«Mio padre e mio fratello mi aiuteranno»
«E come? Sono loro che hanno partecipato alla spedizione di Elenna sul Dhain! Le loro legioni hanno violato il patto! Hanno sulla coscienza la Primavera di Sangue!»
«E allora li aiuterò a ripulirsi la coscienza! E' la loro ultima occasione per redimersi, ed anche la mia»
La sua voce calma era qualcosa a cui Bial si doveva abituare, ma non ne avrebbe avuto il tempo.
Nobile semplicità e serena grandezza: Ellis non è mai stata così bella.
Bial non credeva di poter provare attrazione per una donna, ma avrebbe ingannato se stesso se non avesse ammesso che in quegli ultimi mesi ciò che provava per lei era diventato un sentimento importante.
Sapeva che ogni suo discorso ormai era inutile, eppure continuava a ribattere:
«Lo Sciancato e l'Eremita non sono affidabili. Mi è giunta voce che potrebbero persino sostenere un candidato al trono diverso da Elner. Siamo vicini a scoprire un segreto che ci è stato abilmente nascosto per diciotto anni. Masrek potrebbe aver avuto altri figli, forse anche legittimi!»
Ellis scrollò le spalle, e con un secco gesto del capo spostò i cepelli che le erano scesi sulla fronte.
«Masrek si trova a Colonia Fluvia. Tra pochi giorni gli parlerò e chiariremo tutto! Ho atteso fin troppo questo momento!»

L’eunuco scosse la testa: «Vi fidate troppo di Masrek. I tanti anni di eremitaggio potrebbero averlo cambiato. Se gli affidere il comando delle legioni, tutto il Continente sprofonderà nell’anarchia, e la Vedetta Lathearica brucerà come tutte le altre fortezze, fino alla stessa Lathena! »
Ellis annuì, con gli occhi lucidi: «Lathena… la città dai cieli di zaffiro… che io non vedrò mai più»


Quel tono così rassegnato e definitivo preoccupava l'eunuco più di ogni altra cosa.
«Voi potete vincere la guerra e tornare a Lathena da Imperatrice Regnante!»
La risposta di Ellis fu rapida e incontrovertibile:
«No! Lascerò ad altri il compito di vincere questa guerra, ammesso che vincere le guerre sia un merito. Ora io ora sono un’altra persona, ho altre speranze.  Devo porre rimedio a tutto il male che ho fatto. Ho commesso peccati imperdonabili, guidata solo dalla lussuria, dalla rabbia, dall’invidia, dalla superbia e dalla sete di potere! E ora cosa sono… Bial guardami mentre ti parlo! Guardami in faccia... non vedi i segni del male sul mio viso?»
Bial non li vedeva.
«Maestà, voi siete più bella che mai: non vedete che meraviglia vi restituisce il vostro specchio di argento?»
La donna scosse il capo: «Guarda meglio. Vedrai nel mio volto le ferite dell'anima»
Bial era sempre più sconvolto:
«Ma... se per caso Masrek non volesse collaborate? » si azzardò a chiedere, con un filo di voce.
Ellis pareva aver contemplato anche questa eventualità.
«Se lui non vuole, allora, per me, finisce qui» ebbe un attimo di smarrimento, poi: «Ti lascerò un testamento, ci saranno le mie ultime volontà, ed eredità per tutti, riconoscimenti e lasciti per ognuno di voi, e in particolare per te, amico mio. Io esco di scena, esco dalla Grande Storia, forse, ma non dalla storia di questa famiglia, gli Eclionner, che cercano un riscatto dopo mille anni di dispotismo e prevaricazione. Dobbiamo tutti pagare, ed io più di tutti gli altri!»
Parlava mantenendo gli occhi fissi, che non guardavano nulla, ma riflettevano la profondità del suo pensiero. Non c’erano più le pagliuzze violacee di rabbia, anzi, l’indaco degli Eclionner quella sera si era attenuato e addolcito in una sorta di color lavanda.
Bisognerebbe ritrarla ora, scolpirne ora l’effigie: rimarrebbe un’icona nei millenni.


«Non potete parlare sul serio, Maestà»
Ellis sorrise e gli accarezzò il volto: «Amico mio, qualunque cosa mi accada, racconta la mia vita ai posteri, fa’ che conoscano chi ero, nel bene e nel male, senza trascurare nulla. E’ l’ultimo mio desiderio, prima di iniziare questa avventura senza ritorno…»
Bial chinò il capo, per nascondere le lacrime che rigavano il suo ancor efebico viso da fanciulla: «Maestà… voi siete tutta la mia vita»
La sovrana finalmente lo guardò, e anche i suoi occhi blu si sciolsero in lacrime, ma continuò a sorridere nel pianto, e poi, abbracciò l’amico di sempre.
Si scambiarono, sussurrandole, parole dolcissime.
Poi Ellis abbandonò l’abbraccio e tornò ad essere statuaria e determinata:
 «Domattina mi guarderai per l’ultima volta mentre me ne andrò via. Ma non ti abbandonerò mai del tutto: entrerò nei tuoi pensieri, in una notte che non dormi, e mi sentirai vicina. Entrerò dentro ai tuoi sogni, quando sarà già mattino, e per quel giorno tu mi porterai con te...»


N.d.A.

Ellis Eclionner è ritratta in questo capitolo come una Dark Lady o una Dark Queen, una regina delle tenebre. Nei capitoli successivi sarà invece interpretata da Eva Green nel ruolo della fata Morgana di Avalon in "Camelot".
La Vedetta Lathearica è ispirata come posizione nella mappa alla città alta di Ancona e come roccaforte al Castello Aragonese di Ischia, che compare anche nella foto.
Lathena ha "i cieli di zaffiro" così come Bandalong, la capitale del pianeta Tleilax nell'universo di Dune di Frank Herbert, ha "i cieli carneliani" cioè del colore della corniola.
Il tema dell'espiazione delle colpe non solo proprie, ma anche degli antenati, avvicina Ellis Eclionner alla figura di Ermengarda, nell'Adelchi: "tu della rea progenie degli oppressor discesa... te collocò la provvida sventura infra gli oppressi / muori compianta e placida, scendi a dormir con essi / alle incolpate ceneri nessuno insulterà".
Le due righe finali del capitolo sono state ispirate dalla canzone "Non è mai un errore" di Raf.



domenica 18 marzo 2012

Gothian. Capitolo 28. Ellis e Marigold: giochi pericolosi a corte


L'Imperatrice Vedova ostentava un’aria di grande sicurezza quando prese posto nella sala del trono per la  tradizionale riunione del Senato Imperiale, che si teneva a metà dicembre, a Corte, per discutere sulle condizioni dello Stato. Ciò che colpì maggiormente i senatori era che la Reggente aveva deciso di non indossare più gli abiti del lutto, dopo tanti anni, e di sfoggiare un vestito che ne sottolineava la bellezza.


Devono pensare che sto bene, che sono sana e forte più che mai! 
Era fondamentale, nei momenti di crisi, cercare di trasmettere una immagine di potenza.
Davanti a lei c'era tutta l'aristocrazia dell'Impero: militari, burocrati, nobili di ogni grado, preti, rappresentanti delle corporazioni.
La mia base di consenso è ancora ampia.
Ma non poteva illudersi troppo. Con l'avvicinarsi del Millennio, e quindi della scadenza del Patto, tutte le forze che da decenni tramavano nell'ombra sarebbero presto uscite allo scoperto.
«Onorevoli senatori» incominciò con voce ferma «l'anno che sta per concludersi, il diciassettesimo del regno di mio figlio Elner, ha visto aggravarsi alcune problematiche da tempo irrisolte. Nei territori che sono fuori dal dominio del nostro Impero, la situazione sta precipitando. Intere zone della Federazione Keltar sono sotto il dominio di due pericolose organizzazioni criminali, l'Alleanza di Tupile, che esercita la pirateria sui mari, e la Piovra di Terramara, che controlla i fiumi e le foreste della valle amnisiana. Tutto ciò non è più tollerabile!»
Un gradito applauso confortò la sovrana.
«E’ mia intenzione colpire questi criminali al più presto, per evitare che consolidino le loro posizioni. A tal fine ritengo necessario che il mio incarico di Reggente sia confermato anche per il prossimo anno, ed accresciuto con nuovi poteri operativi. A tal fine ho preso accordi con i miei collaboratori...» e indicò Fuscivarian, Tucker e Bial.
Le apparvero del tutto inadeguati alla gravità del momento.
Tre incapaci che non sanno più nemmeno allacciarsi le scarpe!
Ma non poteva fidarsi di nessun altro.
«... affinché provvedano nelle sedi opportune a rafforzare i poteri istituzionali della Reggenza, e ad inasprire le punizioni verso tutti coloro che vi si oppongono»
Un silenzio cupo accolse questa dichiarazione.
Che mi odino pure, purché mi temano!
Occorreva però, dopo il bastone, usare anche la carota.
«A tutti voi che costituite l'aristocrazia imperiale, io offro la possibilità di estendere i vostri poteri, le vostre terre, le vostre ricchezze e la vostra gloria, se collaborerete con me e con i miei consiglieri al fine di preparare un'operazione di sicurezza nelle terre della Federazione Keltar» 
Un applauso accolse quella proposta, che era stata già fatta circolare ampiamente, per valutarne il gradimento.
Operazione di sicurezza. Un ottimo eufemismo... merito di Marigold! 
E lanciò un rapido sguardo alla Dama Gialla, che stava in piedi a sinistra del trono dell'imperatrice, ed osservava il Senato con espressione minacciosa.



Ellis trovava divertente il fatto che due donne riuscissero a terrorizzare quell'assemblea di maschi così presuntuosi ed arroganti.
«Mentre il nostro stimato Primo Ministro Tucker continuerà ad occuparsi dell’ordinaria amministrazione dei territori sotto il legittimo controllo della Dinastia...»
Si fermò un istante per guardare in faccia il suo fedelissimo, in piedi alla sua destra.
Tucker non sa nemmeno contare fino a dieci, ma è l'unico che mi può garantire piena fiducia.
Inspirò per riprendere fiato:
«...l’eunuco Bial avrà il compito di coordinare l’attività strategica e diplomatica nella conduzione dell'operazione di sicurezza, insieme ai capi dell’esercito e della marina»
Come si aspettava, alla sola pronuncia del nome dell'eunuco, tornò il silenzio gelido.
Ci sarà da ridere a vedere quella femminuccia di Bial che tiene testa a quei militari fanfaroni...
Sorrise al pensiero.
«Bene! Ora, per domande, dubbi e chiarimenti, vi lascio in buona compagnia, con il nostro saggio e beneamato senatore Fuscivarian...»
Il tono era decisamente ironico.
Non vi invidio affatto per tale "buona compagnia"... 
Guardò di sottecchi l'anziano avo materno, che osservava la scena con occhi semichiusi e teneva le mani occupate gingillandosi con alcune monete d'oro.


«... e nel prendere congedo, invoco su di voi la benedizione di Eclion!»
Si alzò dal trono e sollevò le mani al cielo, con i palmi aperti, mentre tutti cadevano in ginocchio davanti a lei.
Provò un senso di ebbrezza di fronte a quella manifestazione del proprio potere.
Mi mancherà tutto questo... mi mancherà terribilmente...
Si voltò per nascondere la sua improvvisa commozione, e fece cenno alla Prima Dama di seguirla.
Tutti conoscevano di fama la Contessa di Gothian, e parevano attendere il giorno in cui la Dama Gialla li avrebbe liberati dalla tirannide della Vedova Nera.
Passerebbero dalla padella alla brace... Marigold ed Elner sarebbero centomila volte peggio di me e dei miei ridicoli collaboratori!
Le due donne uscirono dalla sala, e camminarono lungo corridoi e scale interminabili, salutate militarmente dalle guardie, fino al arrivare ai piani nobili della reggia.
«Vorrei parlare con te in privato, Marigold... seguimi nelle mie stanze!» 
La Contessa di Gothian annuì leggermente, impassibile.
Quando arrivarono al soggiorno, Ellis fece uscire le ancelle e disse alle guardie che sostavano dietro la porta: «Non voglio essere disturbata a meno di eventi gravissimi e questioni improrogabili»
Una volta che la porta fu chiusa, l'imperatrice cambiò completamente espressione, e lanciò a Marigold uno sguardo gelido.
Adesso vediamo se è veramente lei la Fanciulla Dorata delle Nevi!
Si avvicinò ad un vecchio seggio. 
«Marigold, aiutami a togliermi questo abito»
La Dama Gialla obbedì, con aria guardinga.
Ellis rimase con indosso soltanto un corpetto di color vermiglio e oro.
Guarda il mio corpo: sono ancora giovane, bella e forte!



Si accomodò sulla poltrona e fissò la sua dama di compagnia con occhi sospettosi.
 «Marigold, io non sono sicura di potermi fidare di te»
La Dama Gialla non reagì come Ellis si era aspettata.
Non parlò, assunse un'insolita espressione di dolcezza, e gentilmente, con la mano destra, bianchissima e morbida, toccò il ginocchio sinistro dell'imperatrice, senza dire nulla.
Un brivido passò dalla donna bionda a quella mora.
Ecco la sua risposta... il suo tocco magico!
Ellis avrebbe voluto ironizzare su quell'assurda manifestazione di intimità, e togliere la mano dell'altra donna, che stava pericolosamente risalendo verso la coscia, ma si sentiva come ipnotizzata, e non trovava le forze.
Cercò, almeno, di trovare le parole: «Guardami, Marigold, e rispondimi! Sei tu la Fanciulla Dorata delle Nevi di cui parla la profezia di Padre Mollander? Sei tu colei che mi toglierà tutto ciò che ho di più caro?» 
La Dama Gialla scosse il capo, e la sua espressione divenne incredibimente triste.
Appariva sinceramente addolorata.
Mi guarda come se avesse davanti l'immagine di qualcuno che è morto da molto tempo. 



Ellis non sopportava quello sguardo compassionevole, e tanto meno quel silenzio ostinato.
«Di' qualcosa, maledizione!»
La Contessa di Gothian, allora, sussurrò: 
«Io sono devota ad Eclion e voi siete una Eclionner. Questo significa molto per me»
Non era una risposta esauriente, ma c'era qualcosa di vero.
E' una sacerdotessa di Atar, che a sua volta è un servitore di Eclion... questo ha un senso, ma non basta... non ha negato di essere la Fanciulla Dorata della profezia!
Marigold si avvicinò e con l'altra mano spinse di lato l'altra gamba dell'imperatrice.
Ellis sentì il profumo dolcissimo della donna bionda, e fu percorsa da un nuovo brivido.
Questa incantatrice mi sta stregando!
La Vedova Nera non aveva mai permesso ad alcuna donna di osare tanto, nemmeno a quella mezza donna che era il suo eunuco.
Non era mai stata attratta dalle donne, ma la Contessa di Gothian era come una calamita, attirava tutto ciò che aveva attorno. Bisognava fermarla!
«Non andare oltre! Non sono mai stata fortunata negli amori trasgressivi...» 

Marigold la guardò negli occhi.
Aveva compreso al volo: «Vi riferite a Masrek, vero?»
Ellis sospiro, ripensando al suo dolce fratello.


Sentì un improvviso bisogno di confessare alla Dama Gialla il suo tormento.
 «Sì, è la sua ombra che mi perseguita...  pensa che a volte sogno che siamo ancora bambini, e gli dico: "Masrek, credevo che fossimo grandi, e che tu fossi fuggito via". E lui mi  risponde: "E' così infatti! Lascia che la mia fuga immobile possa dare speranza a chi crede che la partita sia ancora aperta, perché la partita è chiusa solo per chi si arrende..."»
Marigold parve sinceramente turbata da quel racconto:
«E il sogno continua?»  
Ellis annuì, doveva farle capire che si era pentita.
«Io gli urlo: Pietà! Pietà per il perdente e per chi ha vinto, pietà per chi si sbaglia o ha già sbagliato, pietà per chi non sa Chi è il Bene e il Male, pietà per chi lo sa, per chi lo dice... pietà per chi lo ignora e brancola nel buio...» 
La Dama Gialla era sconvolta. Ellis aveva mostrato un'intuizione pura degli Arcani Supremi. Questo la rendeva molto più consapevole, imprevedibile, e pericolosa.
«Maestà, il vostro dolore è più forte di quanto immaginassi. L'ombra di Masrek vi sta cambiando...» 

La sovrana scosse il capo:
 «No, Marigold, non sto cambiando, sto solo ritrovando me stessa...» 
sospirò «... quella che ero prima, la fanciulla il cui unico peccato era di amare la persona sbagliata»



La Dama Gialla chiuse gli occhi, e parlò con voce suadente:
«Amare non è mai un errore»
Le sue mani ripresero ad avanzare lungo i fianchi dell'imperatrice.
Ellis non credeva a questo lato sentimentale e passionale di Marigold.
Decise di accusarla fino in fondo, e nel contempo di accusare se stessa.
 «E invece sì che può esserlo! E' un errore quando pretendiamo il possesso della persona amata! E' uno sbaglio quando la persona che amiamo diventa solo un mezzo per soddisfare i nostri piaceri. Tutto questo conduce al disprezzo per gli altri e per se stessi. Amore e odio si confondono, diventano le facce della stessa medaglia. Questo amore mi ha fatto diventare cinica, crudele ed io... io odio ciò che sono, ciò che sembro... mi sono allontanata così tanto dalle virtù classiche da non trovare più un'anima che mi stringa forte di notte e mi dia una ragione sincera per risvegliarmi la mattina»
Gli occhi di Marigold brillavano, e questa volta non per la rabbia, ma per la passione.
E' sincera, dovette ammettere Ellis, ma questo non la rende meno pericolosa...
Ora sapeva senza ombra di dubbio che Marigold era la Fanciulla Dorata della Profezia e che avrebbe causato la sua rovina. Solo l'Antico Patto l'aveva trattenuta, ma dopo...
Ellis ormai aveva deciso: avrebbe lasciato Lathena allo scadere del Millennio, per guidare il suo esercito verso l'ultima battaglia. Ormai i preparativi erano stati avviati. Presto sarebbe dovuta partire. Avrebbe lasciato Elner alla Dama Gialla, e sarebbe andata alla ricerca di Masrek.
Ma non ora! Ora ho bisogno di Marigold, del suo fuoco che riscaldi il mio cuore di ghiaccio! Lei è la mia consolazione e la mia nemesi, la mia espiazione e la mia redenzione... 
Sarebbe giunto presto tra loro il tempo dell'odio, ma non quel giorno, non in quel momento, non lì.
Oggi siamo due persone che hanno perduto troppo presto il loro unico amore, e hanno l'bisogno l'una dell'altra, pur sapendo che presto una sola delle due si potrà salvare.



N.d.A.

Marigold di Gothian è Cersei Lannister interpretata da Lena Headey.
Masrek Eclionner è rappresentato da Finrod Felagund, re degli Elfi Noldor nella Terra di Mezzo. Finrod è figlio di Finarfin e fratello di Galadriel, regina degli Elfi di Lothlorien.
Ellis Eclionner è rappresentata come Morgana di Avalon, la fata celtica del ciclo bretone, sorella di re Artù di Camelot.
Sibelius Fuscivarian (o Fujiwara) è rappresentato da Viserys II Targaryen.

domenica 29 gennaio 2012

Gothian, Capitolo 1, Ellis Eclionner: Bellezza, Potere e Delitti di un'Imperatrice



Lathena, 25 giugno 999 dalla fondazione dell'Impero Lathear (I.L.)17 anni dopo il matrimonio dei Conti di Gothian, nell'anno della Primavera di Sangue.


Data: 25 giugno dell'anno 999 dalla fondazione dell'Impero Lathear (I.L.)17 anni dopo il matrimonio dei Conti di Gothian, nell'anno della Primavera di Sangue.

Alla base della Piramide Imperiale, in fondo all’immenso salone delle udienze pubbliche, vi era una scalinata, alla cui sommità risplendeva il Trono del Sole, d'oro massiccio decorato e consacrato al dio Eclion.



Lassù, a malapena, si poteva scorgere, avvolto in pesanti vesti di seta e pietre preziose, un esile ragazzo di diciannove anni, che dormiva beatamente. La sua testa era reclinata sulla spalla sinistra, sulla quale ricadevano i lunghi capelli neri dai rilessi blu, tenuti fermi da un diadema aureo tempestato di scuri zaffiri color indaco. 
«O Figlio del Sole, noi ti supplichiamo!» dichiarò, genuflesso, a grande distanza dal trono, un vecchio ambasciatore, dalla pelle olivastra e dall’aria afflitta: «La siccità sta bruciando tutto il nostro raccolto, e noi siamo ridotti alla fame!» 
Era difficile che la sua voce potesse essere udita fino in cima trono, e infatti l’unica risposta del giovane fu un russare sommesso e discreto, ma persistente. 
«O Figlio del Sole, sfama i tuoi sudditi che muoiono a causa dell’ira di Eclion per i peccati commessi dagli impuri! Perché se il dio Sole ci manda la siccità, non è per punire noi devoti, ma gli empi che ovunque e persino qui, nella Città Santa, hanno peccato nel delitto e nella fornicazione!» 
Non ci furono reazioni da parte del ragazzo addormentato, né la corte se li attendeva da lui, che pure formalmente era l’Altissimo, Sua Celeste Maestà Imperiale Elner XI Eclionner, imperatore dei Làthear, Signore del Continente Centrale e Discendente del dio Eclion.
«O divino, aiutaci! Eclion lo Splendente ha revocato il Mandato Celeste alla Dinastia! Se vuoi placare la sua ira, assisti i tuoi sudditi fedeli e punisci gli empi e i depravati, che affamano il popolo e che anche in questa santa corte hanno corrotto i costumi… » 
I cortigiani non sapevano dove guardare, ma attendevano l'inevitabile. E l'inevitabile avvenne.
«Adesso basta! » tuonò una voce femminile decisa e potente da un solido seggio di granito scuro ai piedi del sontuoso trono dorato. Seguì totale, e il supplicante si prosternò a terra. 
         La donna era alta e snella, sui trentacinque anni, vestita di abiti scuri, vedovili, ma ricercati, che facevano risaltare la sua bellezza inquietante. Era lei, l'Imperatrice Vedova, detta anche la Vedova Nera.



La prima cosa che colpiva in lei era la chioma di capelli neri lisci, con riflessi blu scuri, che toccavano terra e che risaltavano nel viso sensuale. Poi gli occhi, spietati, fermi, irremovibili.
«Date a questo plebeo venti monete d’oro e venti frustate. Così non dimenticherà la generosità della Dinastia e si ricorderà che le prediche, qui a Palazzo, le possono tenere soltanto i vescovi!» 
Il vecchio, terrorizzato, cercò di scusarsi: «Perdonami, o divina Ellis… sono il tuo umile servo… abbi pietà… » 
La donna fece cenno alle guardie di sbrigarsi, e mentre i pretoriani portavano via il vecchio supplicante, si rivolse al Maestro del Cerimoniale: «Chi è il prossimo?»
Nessuno si fece avanti. Il Gran Ciambellano dovette intervenire: «Vostra Maestà, ci sarebbe l’ambasciatore della tribù dei Songu, per quella disputa con la tribù degli Hazli. Il conflitto è… » 
Ellis sollevò una mano.
«Non mi interessa un accidente di quei selvaggi! Prendete i due ambasciatori e se si rifiutano di fare la pace, date venti frustate a entrambi e rispediteli al loro sudicio paese!» 
Il Ciambellano chinò il capo, con costernazione: «Ai tuoi ordini, o sacra Ellis» 
Poi la donna guardò, con irritazione, in alto verso il trono dorato, dove suo figlio continuava a russare, e poi, rivolta al pubblico, sentenziò: «Queste ridicole questioni annoiano Sua Maestà». 
Poi si avvicinò al Trono del Sole, salì i gradini fino ad arrivare ai piedi del giovane sovrano, finse si inchinarsi e di baciargli l’anello di zaffiro. In realtà gli diede un morso nel dito, che lo fece sobbalzare e svegliare di soprassalto, terrorizzato: «Eh… cosa...»
«Taci e fai quel che ti dico, idiota!» sibilò Ellis e poi, ad alta voce: «O Figlio del Sole, illuminaci con le tue sante parole!»
«Cosa devo dire, madre? » sussurrò Elner XI stropicciandosi gli occhi. 
«Dichiara chiusa l’udienza. Per oggi ne ho avuto abbastanza di ascoltare questi straccioni!» 
L’imperatore obbedì alla madre, come era sua abitudine fin da quando era nato. 
Seguì un silenzio imbarazzato rotto solo da una protesta dell’Arcivescovo di Lathena, il magro Cardinale Augustin Arenga: «Ehm... venerabile Ellis…la città santa sta traboccando di pellegrini giunti per vedere il Sommo Sacerdote». 
Ellis dominò la sua rabbia: di fronte al Clero di Lathéna, che venerava il dio del sole, Eclion lo Splendente, persino il potere imperiale incontrava dei limiti.: «Eminenza…se i pellegrini sono venuti qui per vedere il Sommo Sacerdote e non l’Imperatore, è al Sommo che spetta l’onore e la gioia di ospitarli» 
La sfumatura ironica della frase non passò inosservata, e molti ridacchiarono, ma il Cardinale con un mezzo inchino rispose impassibile: «Gli alloggi di proprietà del Santo Clero sono già colmi della devozione dei nostri pellegrini, o venerabile Ellis» 
Gli occhi dell’imperatrice parvero scintillare di pagliuzze blu scure: «Che soluzione propone Vostra Eminenza? » 
Con un sorriso forzato, il Cardinale Arenga dichiarò: «Se la Corona ci fornisse i mezzi finanziari per poter compensare i proprietari delle locande, potremmo forse riuscire a… » 
Ellis guardò verso i ministri più eminenti per trovare alleati e infatti una voce si levò: «Le casse dello Stato sono vuote!» fu il secco commento del ministro delle finanze «Mentre non si può dire altrettanto di quelle del Clero!» 
La Reggente sorrise: adorava mettere l’uno contro l’altro i vari cortigiani. Era il modo migliore per scaricare tutte le colpe sugli altri ed evitare che si formassero alleanze contro di lei. 
In questo modo, da anni, Ellis Eclionner era riuscita a dominare indiscussa su tutto l’Impero. La sua ascesa al potere era incominciata quando suo nonno paterno Wechtigar XVI Barbablù era morto dopo aver bevuto un calice di vino, nell'anno della Primavera di Sangue.



             La sua morte era avvenuta pochi mesi dopo che il figlio Sephir e il nipote Masrek erano stati dichiarati morti in guerra.



 Il Trono era così passato a Elner X, di cui Ellis era cugina e consorte da meno di un anno. 
Non era stato propriamente un matrimonio d'amore, ma  otto mesi dopo le nozze, con leggero anticipo, era nato il futuro Elner XI.
Due soli mesi era durato il regno di Elner X, deceduto improvvisamente, sempre nell'anno della Primavera di Sangue,  lasciando Ellis come unica reggente e detentrice del supremo potere, che esercitava con l’aiuto del fedelissimo eunuco Bial, capo dei Servizi Segreti, del senatore Sibelius Fuscivarian, suo nonno materno e del primo ministro, il burocrate Rowland Tucker. 
Quando era vivo Elner X, e persino negli ultimi anni di regno del vecchio Wechtigar, Ellis aveva mantenuto un profilo basso, ma era una finzione necessaria per non essere sospettata di nulla.
Ripensava spesso a quella sua rapida ascesa e si ripeteva che:
Il potere deve spettare a chi ha la forza per prenderlo e l'astuzia per conservarlo! 
Suo padre, il principe della corona Sephir Eclionner, era stato, almeno ufficialmente, ucciso da lord Fenrik Steinberg, Conte di Gothian, durante la battaglia di Elenna sul Dhain, nell’anno della Primavera di Sangue.



Di questo omicidio non potranno certo accusare me! Almeno non direttamente...
In seguito, pochi giorni prima del decesso di Wechtigar XVI, era stato dichiarato "defunto" anche il fratello di Ellis, il principe Masrek, il cui presunto cadavere era stato fatto ritrovare, dietro lauto compenso, nei pressi di Lathena, da una banda di disertori agli ordini dello Sciancato, un sopravvissuto alla battaglia Elenna sul Dhain, che aveva incominciato a delinquere in quei mesi.
E' stato lo Sciancato! E' lui che si è macchiato le mani di sangue! E non si sa nemmeno se quel sangue fosse veramente di mio fratello.
La madre di Ellis e Masrek, Wensy Fuscivàrian, la dolce principessa della corona, tanto amata dal popolo, era distrutta per il dolore del figlio prediletto, dopo quella del marito. Pochi giorni dopo era stata trovata morta ai piedi di una torre, dalla quale, presumibilmente, si era gettata per la disperazione.
Adorava Masrek, come tutti, e ignorava me... non ho motivo di averne pietà... per quanto...
Non terminò il pensiero che la sua coscienza le aveva ispirato. Sarebbe stato troppo ammettere che forse non si era trattato di suicidio, e che probabilmente lei, Ellis, avrebbe potuto impedire quella morte, se solo avesse voluto.
I lutti si erano succeduti uno dietro l’altro, lasciando Ellis sola e indiscussa guida suprema della Dinastia e dell'Impero, seppur con la finzione della Reggenza. 
E' stata la volontà di Eclion!
Ellis se l’era ripetuto talmente tante volte, negli ultimi diciotto anni, che ormai si era convinta della indiscutibile verità di quelle affermazioni. 
Dopotutto il suo destino le era stato profetizzato quando ancora era una bambina. 
Sovrana tu sarai, fino a quando non giungerò la Fanciulla Dorata delle Nevi e ti porterà via tutto ciò che hai di più caro e sacro... oh,ma che sciocchezza!
Ellis non credeva alla profezia del suo anziano precettore, padre Izùmir Mollànder, un sensitivo e occultista, divenuto poi Priore della Grande Canonica, il più prestigioso ordine sacerdotale del Clero di Lathena. 
In realtà alla sovrana piaceva solo credere alle parti “fauste” della profezia, mentre riguardo alle parti “infauste”, si sforzava di dimenticare ciò che non avrebbe mai voluto sentirsi dire. 
La sua forza era sempre stata la capacità di convincersi dell’assoluta giustezza delle cose che le facevano comodo e della totale infondatezza di tutte le altre. 
Da questo traeva origine l’energia implacabile con cui, fin da ragazzina, aveva perseguito e puntellato la sua inarrestabile ascesa al potere, nonostante le minacce sia interne che esterne all’Impero e alla Dinastia. 
Era necessario! Solo io potevo salvare l'Impero dalla disgregazione!
Persino la stupidità di suo figlio Elner XI era diventata una risorsa per lei: solo così poteva esercitare la reggenza senza alcun disturbo.Quel pensiero la entusiasmava.
Io sono la discendente del Sole Eclion! La Predestinata secondo l'Antico Patto! Colei che unificherà il Continente e il mondo intero sotto un'unica bandiera!
E guardò la statua dorata di Eclion, perdendosi nella sua scintillante bellezza.